Author: sEEd_aDm_wP

Non ho nessuno che mi immerga. Universalità e diritto alle cure.

vai all’articolo
Come prendersi cura di qualcuno è un tema che da sempre affascina l’umanità. Abbiamo iniziato dalla semplicità di piccoli gesti di aiuto per poi definire nel tempo forme di cura organizzata sempre più evolute. La sapienza del cristianesimo e il senso di una solidarietà diffuse hanno generato l’ospedale insieme ad altre strutture specializzate. Nel tempo, tutti i paesi nel mondo si sono dotati di un sistema più o meno ampio di assistenza.

In Italia, la cura delle persone affette da problemi di salute ha un carattere universalistico. Chiunque risieda, anche temporaneamente, sul nostro territorio ha diritto ad essere curato. Oggi, questo sistema presenta punti di crescente criticità. Cosa pensare? Che fare? Quali correttivi applicare? Quale contributo può dare la comunità cristiana?
Sono alcune delle domande che questo convegno nazionale vuole affrontare.

Per le modalità di iscrizione e il Programma provvisorio in continuo aggiornamento visita il Sito web del Convegno nazionale di Pastorale della salute CEI

Note organizzative

 


Corso FC24.1 – Perché un segno così fragile

vai all’articolo
Primo di quattro webinar di formazione su “Non vi lascerò orfani: verro da voi (Gv 14,18). Il compimento della promessa di Gesù“, dal titolo: Perché un segno così fragile. Il Corso sarà tenuto online, giovedì 4 aprile 2024 dalle ore 15,00 alle ore 16,30.

I destinatari sono i Ministri straordinari della Comunione e quanti sono interessati.

La partecipazione ai Corsi è gratuita ma è necessario iscriversi online. L´iscrizione viene fatta per l´intero Corso scelto e non per ogni singolo appuntamento. Il giorno della lezione verrà inviato via mail il link per accedere al canale YouTube.

Ricordiamo che spetta alle Diocesi la valutazione dell´idoneità dei Ministri Straordinari; la partecipazione a questo Corso di aggiornamento e informazione non abilità allo svolgimento del servizio.

Per informazioni contattare:
Segreteria Ufficio Liturgico Nazionale: 06.66398.234 – uln@chiesacattolica.it
Segreteria Ufficio Nazionale per la pastorale della salute: tel. 06.66398.477 – salute@chiesacattolica.it

Relatore del corso: Don Angelo Auletta – Teologo, diocesi di Tricarico

Iscriviti online
Programma completo del Corso


La via di frate Francesco

vai all’articolo
800 anni sono trascorsi dalla vicenda umana e dalla morte del santo di Assisi! Eppure, la sua memoria, carica di un messaggio evangelico ancora valido, resta viva ed efficace. Le celebrazioni previste nel triennio 2023-2026 costituiscono allora un’opportunità preziosa per ripercorrere la sua via cristiana alla Vita e ricordare la sua morte avvenuta il 3 ottobre del 1226.

Questo libro, nel tentativo di ricostruire gli ultimi anni dell’esistenza dell’Assisiate vuole fornire chiavi narrative capaci di consolare e incoraggiare il lettore, permettendogli di incontrarsi con la “santità umana” di frate Francesco. Per lui il tempo finale della sua vita, tanto difficile e doloroso, fu altrettanto prezioso perché lo trasformò definitivamente non in un “eroe cristiano” ma in un “uomo cristiano”.In queste pagine si ripercorrono i tre anni conclusivi della vicenda umana di Francesco per vivere gli eventi celebrativi dell’ottavo centenario non tanto come atti di devozione al santo, ma come occasioni importanti per credere ancora alla via del Vangelo, quale via buona alla vita.

Disponibile online e in tutte le librerie


L’allarme. Per l’Aris le nuove tariffe sanitarie sono insostenibili

vai all’articolo
Si avvicina l’entrata in vigore del nuovo Tariffario per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali, prevista per il prossimo 1° aprile, e il mondo della sanità privata accreditata è in fermento. Infatti se da un lato i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) approvati nel 2017 hanno introdotto nuove prestazioni a disposizione dei pazienti nel Servizio sanitario nazionale (Ssn), frutto di avanzamenti tecnico-scientifici, dall’altro la rimodulazione delle tariffe ha portato a una riduzione dei rimborsi riconosciuti per molte prestazioni. Che rischiano di mettere in crisi molte strutture, specialmente quelle non profit.

Di qui la protesta di diversi attori della sanità privata, in particolare da parte di coloro che, come l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris), sono accreditati nel servizio sanitario pubblico, e hanno quindi gli stessi doveri, ma non possono contare sugli stessi finanziamenti. L’ultimo allarme è stato lanciato dal presidente dell’Aris, il camilliano padre Virginio Bebber, che intravvede grandi rischi per i pazienti dall’introduzione del nuovo Nomenclatore tariffario: «Le liste di attesa si raddoppieranno».

Per questo domani è in programma un incontro di una rappresentanza dell’Aris con il ministro della Salute Orazio Schillaci con l’intento di illustrare le ragioni della forti preoccupazioni della sanità non profit di area cattolica, che con le sue 262 strutture (con 40mila posti letto e 100mila dipendenti), garantisce tra i 10 e 12 milioni di prestazioni ambulatoriali l’anno, offrendo un apporto insostituibile al sistema sanitario pubblico.

«Le tariffe – spiega Bebber – ovvero quanto viene riconosciuto alle strutture che erogano gli esami, sono assolutamente inadeguate, irrealistiche e porteranno in futuro enormi problemi. Un esempio per capire meglio: le visite specialistiche (cardiologiche, ortopediche, neurologiche, ecc.) hanno una tariffa di 22 euro, cifra che è insufficiente a coprire i costi del medico specialista, del personale infermieristico, del servizio di prenotazione, delle utenze e delle pulizie. Ogni visita genera una perdita almeno di 25 euro. Sono molte le prestazioni che hanno tariffe che non coprono neanche i costi diretti di produzione, anzi, rispetto al tariffario precedente, si ha una riduzione complessiva del 30% (facendo il calcolo su tutte le prestazioni). In sintesi: è un sistema non sostenibile».

Il rischio, quindi, secondo Aris, è che l’abbassamento medio dei rimborsi – combinato con il tetto di spesa stabilito per le strutture sanitarie non profit – conduca a una riduzione del numero di prestazioni effettuate, e quindi a un allungamento delle liste d’attesa. Un altro possibile risvolto è che le Regioni con un bilancio più solido possano garantire meglio i rimborsi, a differenza di quelle in difficoltà finanziaria (o in piano di rientro), generando così diseguaglianze nell’erogazione dei Lea.

A essere preoccupati per il nuovo Nomenclatore tariffario sono anche i rappresentanti di altre categorie della sanità privata: ospedali for profit (Aiop), ambulatori, piccole industrie, che paventano possibili risvolti di natura occupazionale, se i tagli metteranno in difficoltà le imprese.

Il mese scorso, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, precisando che il lavoro con le Regioni sul nuovo tariffario che risale al 2017 è ancora in corso, aveva ammesso: «C’è stato ovviamente un abbassamento del prezzo di alcune prestazioni, penso alla medicina del laboratorio o ad alcune prestazioni specialistiche».

Ma aveva aggiunto che «ci sono dei fondi, soprattutto dall’anno prossimo, che possono essere utilizzati sia per introdurre le prestazioni, sia per aumentare il rimborso per alcune di queste che sono state limate». Concludendo con l’invito a collaborare: «Siamo al tavolo con tutti i rappresentanti, anche soprattutto della medicina del laboratorio, per trovare delle soluzioni condivise, sempre nel primario interesse dei pazienti».

Tuttavia non aveva prodotto risultati, un mese fa, un incontro al ministero della Salute con i rappresentanti dell’Unione ambulatori e poliambulatori (Uap) – che comprende Confapi Salute, università e ricerca, Anisap, Federlab Italia, Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi), Unindustria, Fenaspat e Federlazio – teso a chiedere un rinvio dell’entrata in vigore delle nuove tariffe.

E il prossimo 20 marzo è in programma a Roma un altro incontro delle associazioni di categoria rappresentative degli ambulatori e poliambulatori privati per valutare i possibili esiti di un tariffario che, secondo Uap, «bloccherà l’abbattimento delle liste d’attesa con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro».

Scarica l’articolo di Avvenire