SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Il “sovvenire” alle necessità della Chiesa come antidoto…dell’Avarizia

Sarà pubblicato nel numero dell'Amico del Clero di marzo (mensile della FACI), un articolo molto interessante a firma di don Graziano Donà (già incaricato diocesano di Ferrara-Comacchio, referente regionale Emilia Romagna) ora membro del Comitato CEI per il sostegno economico alla Chiesa. Siamo lieti di potervelo offrire in anteprima. ****************** Il cammino in risposta all’universale […]
21 Febbraio 2021

Sarà pubblicato nel numero dell'Amico del Clero di marzo (mensile della FACI), un articolo molto interessante a firma di don Graziano Donà (già incaricato diocesano di Ferrara-Comacchio, referente regionale Emilia Romagna) ora membro del Comitato CEI per il sostegno economico alla Chiesa.

Siamo lieti di potervelo offrire in anteprima.

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Il cammino in risposta all’universale chiamata alla santità passa, per ciascuno di noi, attraverso la quotidiana lotta contro le tentazioni le cui radici profonde le troviamo in quelle realtà che il catechismo definisce come i 7 vizi capitali. Banalmente potremmo dire che la battaglia contro i vizi consiste nel cercare e nell’utilizzare qualche antidoto che gestisca e sconfigga le tentazioni.

Sovvenire alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi e le usanze, oltre ad essere un precetto generale, è anche un ottimo antidoto per affrontare le tentazioni attivate dall’Avarizia.

L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali (1Tim 6,10), così scrive San Paolo al discepolo Timoteo. Nell riflessione spirituale della Chiesa, Avarizia e Superbia si sono sempre contese il primato tra i vizi, ma tra i due è proprio l’Avarizia ad essere sempre stata quella più temuta.

L’Avarizia la si può definire come l’amore smisurato per un bene; l’attaccamento a tutti gli splendori mondani; il desiderio di gloria e di potere; il desiderio di denaro. Possedere beni e denaro è legittimo ma il problema è il loro cattivo uso cioè quando diventano un fine e ci posseggono o ci ossessionano, fino all’estremo che porta a dire: “io sono ciò che ho”.

I modi con cui si esprime l’avarizia sono molteplici e la sua pericolosità sta nel fatto che con grande facilità la si sminuisce sostenendo che sia un vizio minore, facilmente correggibile o addirittura la si giustifica quasi da trasformarla in una virtù perché riconducibile ad atteggiamenti che nascondono o manifestano una certa nobiltà d’animo. Non a caso, nei testi di economia, non si parla mai di atteggiamenti o comportamenti avari.

Anche l’arte, la letteratura e la cinematografia hanno dedicato tante opere all’avarizia, ma la considerazione finale è sempre la stessa e cioè che ogni forma di avarizia rompe la Comunione e costituisce il fallimento della ragione: l’uomo non ama se stesso ma ciò che possiede e non sa indirizzare la volontà sul bene che vuole possedere. Anche Papa Francesco nell’omelia del 20 settembre 2013, ha detto con forza che il denaro allontana da Dio, che l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali e che il potere del denaro ammala il pensiero e la fede a tal punto da far perdere la fede.

L’antidoto a questo fallimento della ragione diventa allora l’educazione, in particolare alla logica del dono, del vero spirito ecclesiale e al senso di Partecipazione. Più semplicemente potremo parlare di “Educazione al Sovvenire” dove, posto che la legge suprema nella Chiesa è la salvezza delle anime, che i fini verso cui orientare i beni sono l’organizzazione del culto divino, il dignitoso mantenimento del clero, il sostentamento delle opere di apostolato e di carità, specialmente a servizio dei poveri (PO17), diventa chiaro che reperire risorse ed amministrare i beni nella Chiesa non è solo una questione puramente economica ma è sempre in ordine ad una Comunione.

L’impegno dell’educazione al Sovvenire è di tutti e per tutti ma in particolare dei sacerdoti. I Vescovi Italiani nel documento “Sostenere la Chiesa per servire tutti” del 2008, al n. 17, rivolgendosi ai presbiteri scrivono così:

Siete chiamati, insieme a noi, a educare voi stessi e i fedeli a considerare il denaro per quello che è: uno strumento e non un fine. E’ un mezzo che ci viene dato con il preciso impegno di impiegarlo unicamente per annunciare il Vangelo e per alleviare povertà e sofferenza. Proprio per questo motivo non dobbiamo avere ritegno ad affrontare questi temi con i fedeli, garantendo al contempo la massima trasparenza nel far conoscere la situazione economica e i conti delle nostre parrocchie e di tutte le realtà ecclesiali. La nostra disponibilità personale ad una vita sobria e autenticamente evangelica rafforzerà la credibilità alla nostra opera educatrice.

Don Graziano Donà – Membro del Comitato CEI del Sovvenire