SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Caritas italiana / Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale

Alla vigilia della Giornata internazionale di lotta alla povertà (17 ottobre), la Caritas Italiana ha diffuso il Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale dal titolo “Oltre l’ostacolo” (pdf in allegato). Esso prende in esame: le statistiche ufficiali sulla povertà, i dati di fonte Caritas, il tema dell’usura e del sovra-indebitamento, la crisi del settore […]
25 Ottobre 2021

Alla vigilia della Giornata internazionale di lotta alla povertà (17 ottobre), la Caritas Italiana ha diffuso il Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale dal titolo “Oltre l’ostacolo” (pdf in allegato).

Esso prende in esame: le statistiche ufficiali sulla povertà, i dati di fonte Caritas, il tema dell’usura e del sovra-indebitamento, la crisi del settore turistico, lo scenario economico-finanziario, le politiche di contrasto alla povertà. Come sottolinea il titolo, l’obiettivo è di cogliere e di evidenziare, a partire dalle situazioni e dalle storie incontrate sul territorio, elementi di prospettiva e di speranza. Esempi di risposta e resilienza, da parte di tanti attori, pubblici e private e in particolare delle comunità locali, capaci di farsi carico delle situazioni di marginalità e vulnerabilità affiorate nel corso della pandemia. Tale capacità spesso si è incrociata con le risposte istituzionali offerte a livello nazionale ed europeo, dando luogo ad una serie di triangolazioni positive, che hanno evidenziato l’importanza di lavorare in rete, assumendo responsabilità diverse ma condivise.

Caritas e pandemia
Come si legge a pag. 44 del Rapporto “Di fronte alle forti difficoltà di questo tempo, le Caritas si sono mobilitate nelle diocesi con progetti innovativi, diversificati, mai sperimentati prima, realizzati grazie alla rete degli oltre 6mila servizi (parrocchiali e diocesani) e anche ai contributi straordinari che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione durante l’emergenza sanitaria dai Fondi Otto per Mille”.

I destinatari di tali forme di aiuto sono stati italiani e stranieri senza distinzioni. Tra le tante risposte, spesso frutto dell’azione sinergica con vari soggetti dei territori (pubblici e privati, ecclesiali e non), in primo luogo c’è da annoverare l’attività di ascolto realizzata in modalità inedite anche durante il primo e più severo lockdown. E di fatto, è bene sottolinearlo, i dati presentati in questo contributo sono proprio l’esito di percorsi di accompagnamento e di presa in carico fatti attraverso ascolti attenti e spesso reiterati, che dimostrano come anche in tempo di emergenza sanitaria le nostre Caritas sono state dei veri e propri presidi di socialità sui territori.

In dodici mesi (nel 2020) la rete Caritas, potendo contare su 6.780 servizi a livello diocesano e parrocchiale, e oltre 93mila volontari a cui si aggiungono circa 1.300 volontari religiosi e 833 giovani in servizio civile, ha sostenuto più di 1,9 milioni di persone. Di questi il 44% sono “nuovi poveri”, persone che si sono rivolte al circuito Caritas per la prima volta per effetto, diretto o indiretto, della pandemia. Disaggregando i dati per regione civile si scorgono alcune importanti differenze territoriali che svelano quote di povertà “inedite” molto più elevate; tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri” si distingue la Valle d’Aosta (61,1%,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%).

Ma la crisi socio-sanitaria ha acuito anche le povertà pre-esistenti: cresce anche la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente) che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%; oltre la metà delle persone che si sono rivolte alla Caritas (il 57,1%) aveva al massimo la licenza di scuola media inferiore, percentuale che tra gli italiani sale al 65,3% e che nel Mezzogiorno arriva addirittura al 77,6%. Siamo quindi di fronte a delle situazioni in cui appare evidente una forte vulnerabilità culturale e sociale, che impedisce sul nascere la possibilità di fare il salto necessario per superare l’ostacolo.  Il 64,9% degli assistiti dichiara di avere figli; tra loro quasi un terzo vive con figli minori. Il dato non è affatto irrisorio se si immagina che dietro quei numeri si contano altrettante, o forse più, storie di povertà minorile che ci sollecitano e allarmano. Rispetto alle condizioni abitative, oltre il sessanta per cento delle persone incontrate (63%) vive in abitazioni in affitto, Il 5,8% dichiara di essere privo di un’abitazione, il 2,7% è ospitato in centri di accoglienza. Percentuali queste ultime che si legano chiaramente alla condizione degli “homeless”, i cui numeri anche per il 2020 risultano tutt’altro che trascurabili. Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas sono state 22.527 (pari al 16,3% del totale), per lo più di genere maschile (69,4%), stranieri (64,3%), celibi (42,4%), con un’età media di 44 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.

Delle persone sostenute dal circuito Caritas, oltre un terzo (il 37,8%) è supportato anche da alcuni servizi pubblici con i quali a volte le Caritas sui territori svolgono un lavoro sinergico e coordinato soprattutto in questo tempo di criticità. Una persona su cinque (19,9%) di quelle accompagnate nel 2020, dichiara di percepire il Reddito di Cittadinanza (RdC).

Oltre l’ostacolo
Allargando lo sguardo al 2021 la fotografia che emerge dai primi otto mesi dell’anno (gennaio-agosto) è la seguente:

- rispetto al 2020 crescono del 7,6% le persone assistite;

- le persone che per la prima volta nel 2020 si erano rivolte ai servizi Caritas e si trovano ancora in uno stato di bisogno rappresentano il 16,1% del totale;

- rimane alta la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%); più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali;

- preoccupa anche la situazione dei poveri “intermittenti” (che pesano per 19,2%), che oscillano tra il “dentro- fuori” la condizione di bisogno, collocandosi a volte appena al di sopra della soglia di povertà e che appaiono in qualche modo in balia degli eventi, economici/occupazionali (perdita del lavoro, precariato, lavoratori nell’economia informale) e/o familiari (separazioni, divorzi, isolamento relazionale, ecc.).

Dati questi che - come ha sottolineato il Presidente della CEI, card. Gualtiero Bassetti, lo scorso 27 settembre aprendo i lavori del Consiglio Permanente -  si prestano a una lettura ambivalente. Da una parte, possono essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostrano che ancora troppe persone continuano a “non farcela” e rischiano di vedere in qualche modo “cristallizzata” la propria condizione di bisogno. È dunque indispensabile che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia. Senza lasciare nessuno indietro.

In allegato il Rapporto completo.