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della Conferenza Episcopale Italiana

Uniti nel dono / Una piccola Betlemme nella periferia romana

Molto più di un presepe vivente, quello allestito al Villaggio Prenestino da don Dario insieme a un piccolo esercito di volontari. È una potente catechesi sull’accogliere Cristo al centro della vita, e contribuirà, con i fondi raccolti, a ridare spazi (un campo di pallone) e speranza ai ragazzi del quartiere. Servizio di Giulia Rocchi, foto […]
19 Dicembre 2022

Molto più di un presepe vivente, quello allestito al Villaggio Prenestino da don Dario insieme a un piccolo esercito di volontari. È una potente catechesi sull’accogliere Cristo al centro della vita, e contribuirà, con i fondi raccolti, a ridare spazi (un campo di pallone) e speranza ai ragazzi del quartiere.

Servizio di Giulia Rocchi, foto e video di Cristian Gennari

Il censore dà il benvenuto ai visitatori nella “Piccola Betlemme”. Si entra così nell’antica città, con le botteghe del ramaio e della tessitrice, e il mulino ad acqua funzionante. C’è anche un piccolo lago, i pastori con le pecore, il fabbro… Al centro, la capanna, con Maria, Giuseppe e Gesù Bambino. A riscaldarli, il fiato del bue e dell’asinello. Si torna indietro nel tempo, grazie al presepe vivente allestito dalla parrocchia di Sant’Eligio, che anche nella sua disposizione vuole mandare un messaggio importante: «Al centro delle nostre vite deve esserci Gesù Cristo».

Lo ripete con forza don Dario Frattini, parroco della comunità del Villaggio Prenestino, estrema periferia Est di Roma.

L’idea di allestire un presepe vivente è stata sua, arrivato a guidare la comunità da poco più di due anni. «Il cammino sinodale che sta portando avanti la Chiesa italiana è fondato sull’ascolto e, come ha più volte sottolineato il nostro cardinale vicario Angelo De Donatis, non si tratta di un qualcosa da fare “in più”, quanto piuttosto di avere uno stile diverso – spiega –. Lo stile deve essere quello di rimettere al centro Gesù Cristo, in tutto quello che facciamo. Questa è la prima azione da compiere. Nell’ascolto, nella relazione con l’altro, le cose funzionano se c’è Gesù al centro. Se ti ascolto nel nome di Gesù, lo farò con carità, sarò disposto magari a chiudere un occhio o mezzo occhio. In questo modo tutto prende una sfumatura diversa. Il “fare” è frutto di uno stile di vita». Così anche realizzare un presepe vivente diventa un segno, un modo per evangelizzare. Lo sa bene don Dario, che porta avanti questa proposta da quando era parroco a San Giulio, a Monteverde; grazie all’allestimento della natività e alle offerte raccolte era stato possibile risistemare il tetto della chiesa.

Il sogno, per la comunità di Sant’Eligio, è invece quello di realizzare un campo di pallone per i ragazzi del quartiere.

«Qui abbiamo tantissimo spazio, ma va sistemato», dice il sacerdote. La parrocchia sorge in via Fosso dell’Osa, dove la città lascia spazio alla campagna, tra i prati e le case basse, venute su senza progettualità. Mancano i servizi e i luoghi di aggregazione. Uno spazio per i ragazzi sarebbe, per tanti di loro, la salvezza. «In periferia le difficoltà non mancano – riflette il parroco –. Qui i problemi ci sono, per i giovani. C’è il rischio delle dipendenze… tanto che organizziamo anche incontri e attività in collaborazione con la Comunità Nuovi Orizzonti. Proponiamo cene, appuntamenti, ma la cosa più importante, e su questo insisto, è sempre mettere al centro Cristo.

Se io mi accosto agli altri mostrando le mie piaghe, in quelle si insinua il maligno. Invece quando entriamo in contatto con gli altri dobbiamo donare il meglio, il bene, la grazia che abbiamo ricevuto nella nostra vita».

Tra le grazie ricevute da don Dario, c’è l’incontro con Madre Teresa di Calcutta. «Ho vissuto con lei per tre anni in India e lì ho imparato tantissimo», racconta. L’amore per gli altri, il donarsi senza risparmiarsi. La passione per il presepe vivente è nata invece a Piubega, in provincia di Mantova, dove ha passato i primi anni da sacerdote. «Qui a Sant’Eligio c’è un bel gruppo di persone che ha preso a cuore questa iniziativa e ci sta lavorando con grande impegno – sottolinea il parroco –; hanno realizzato tante cose nuove, lavorando soprattutto il sabato e la domenica».

Coordina il gruppo degli ottanta volontari impegnati nell’allestimento Pietro Fiore: «Abbiamo iniziato a lavorare al presepe da settembre – spiega –. L’area interessata è la stessa dell’anno scorso, cioè più di 1.800 metri quadri, all’interno della quale ci saranno oltre trenta scene diverse, dal mercato al palco di Erode». La novità di quest’anno è un grande mulino ad acqua, perfettamente funzionante, costruito dai volontari di Sant’Eligio per l’occasione, dove il grano verrà realmente macinato. Solo la ruota è alta più di due metri. In tutto saranno coinvolti fino a 140 figuranti, tutti parrocchiani e abitanti della zona. Il presepe vivente “La piccola Betlemme” è realizzato con il patrocinio di Roma Capitale ed è a ingresso libero; sarà inaugurato giovedì 8 dicembre alle 16 e verrà replicato la domenica seguente, sempre dalle 16 alle 19. Dall’11 al 18 dicembre sarà aperto la mattina per le visite delle scuole romane. Poi di nuovo nei pomeriggi del 25 e 26 dicembre, domenica primo gennaio e venerdì 6 gennaio. «Per l’Epifania – annuncia Fiore – arriveranno i Re Magi a cavallo».