UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il tempo libero dopo la pandemia

Una sfida e una speranza per la comunità cristiana
14 Febbraio 2022

Una riflessione sul legame tra pandemia e tempo libero nasce dalla convinzione che la Chiesa non può sottrarsi a una significativa e articolata presa di coscienza sul significato e sulle conseguenze pastorali del CoVid19. Un’emergenza come quella che da più di due anni investe la totalità del mondo deve, infatti, necessariamente incoraggiare la comunità ecclesiale a ripensare alcune sue istanze tradizionali, giacché è evidente che le emergenze sanitarie globali provocano notevoli mutamenti degli stili vita andando a impattare sulle dimensioni costitutive del vivere sociale.

La pandemia diventa così per la comunità cristiana un’opportunità per rielaborare nuove idee, visto che le misure messe in atto per contrastare il virus l’hanno toccata sia direttamente, attraverso la sospensione delle funzioni religiose, sia indirettamente, attraverso la vita delle persone toccate nel lavoro, nelle relazioni, negli affetti e nelle attività quotidiane.

Si è certamente molto scritto e disquisito a proposito di smart working, di didattica a distanza e delle più svariate piattaforme digitali preposte a sostituire le esperienze presenziali. Parziale, invece, è stato l’approfondimento sul senso del “tempo pandemico”, inteso perlopiù come un continuum, un contenitore famelico di tutte quelle pratiche che fino a prima erano ben distinte, piuttosto che come qualcosa di nuovo e su cui interrogarsi.

Ma, se durante l’emergenza è accettabile farsi travolgere dagli eventi, oggi, mentre si aprono spiragli concreti di un ritorno alla “normalità”, è necessario passare dal tempo della diagnosi a quello della terapia. Si tratta di un’esigenza collettiva, ma anche comunitaria. Ci riguarda come persone in società, ma anche come cristiani impegnati e sollecitati da Papa Francesco (in Evangelii gaudium) a una continua conversione pastorale che abbondoni la logica dello spazio (da occupare) e dia priorità al tempo (e ai tempi).

La pastorale del tempo libero (e non solo) ha, quindi, questo compito che è allo stesso tempo una Grazia: porsi come seminatore privilegiato sul terreno complesso e incerto del rapporto tra fede e società attribuendo al tempo libero un “religious sensemaking”: non un tempo “da perdere”, residuale e meno importante, ma un tempo per sé e per gli altri. Ovvero un tempo benedetto e «abitato in modo speciale da Dio, un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana». (Papa Francesco, Udienza generale, 12 agosto 2015).

Massimiliano Padula, Sociologo dei processi culturali e comunicativi - Pontificia Università Lateranense