UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo: in dialogo con Mons. Fisichella

Con la bellezza ognuno di noi fa esperienza di serenità, di pace
6 Dicembre 2022

di Alessandra Valente

Salvatore Fisichella Salvatore Fisichella, detto Rino, è un arcivescovo cattolico, teologo e accademico italiano. Lo abbiamo intervistato a Santiago di Compostela, in occasione del VIII Congresso Mondiale per la Pastorale del Turismo, 5 - 8 ottobre 2022.

1. Pastorale del Turismo nell’alveo dell’Evangelizzazione, cosa significa?

Significa innanzitutto dare la priorità all’evangelizzazione e sapere che portare oggi il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo richiede tante mediazioni. Una delle mediazioni certamente più privilegiata è quella del turismo, perché il turismo, per sua stessa natura, consente alle persone di mettersi in viaggio e questo mettersi in cammino fa sì che si riscopra la bellezza del creato, la bellezza della cultura e di tutto quello che è il patrimonio che abbiamo ricevuto in eredità.

2. Quanto la Pastorale del turismo può trovare spazio nell'agenda della chiesa universale? 

Diciamo che fin dai tempi di Pio XII la Chiesa ha prestato un'attenzione particolare alla pastorale del turismo e ci sono i primi documenti che risalgono proprio a papa Pio XII. Inoltre, certamente il Concilio, da parte sua, proprio nella costituzione in cui si parla dei rapporti con la Chiesa e con il mondo, ha voluto imprimere un sigillo particolare a questa iniziativa. Non dimentichiamo poi che il magistero successivo con Paolo Sesto, con Benedetto XVI e Papa Francesco, attualmente, hanno desiderato dare il loro contributo. Il fatto che la Santa Sede partecipi all’Organizzazione Mondiale del turismo è anche questo un segno peculiare attraverso il quale si vuole prestare attenzione ad un ambito che possiede anche una giornata mondiale.

3. Ricollegandoci al discorso che lei ha tenuto sulla Bellezza, durante questo Congresso, le chiedo: quanto la via della bellezza può essere linguaggio della pastorale del turismo?

La via della bellezza è un linguaggio universale, perché comprende quel desiderio che ogni persona possiede di esprimere sé stessa e, nello stesso tempo, anche di andare anche oltre sé stessa. Con la bellezza noi sperimentiamo qualcosa di particolarmente grande e l’uomo dà spazio a quelle che sono le sue capacità creative: ciò che realizza, dunque, rimane dopo di lui. Questo fa comprendere come l'opera d'arte acquisti tanti volti, tanti significati. Se pensiamo alle varie arti, dall'architettura, alla pittura, alla musica, alla letteratura comprendiamo quanto tutto quello che noi conosciamo non si ferma al momento presente, quello della realizzazione, ma continua oltre la persona che l’ha realizzata. Le opere del Bernini, del Borromini, di Mozart, di Beethoven (solo per fare alcuni nomi tra i più conosciuti) non fanno altro che esprimere proprio questo: l’uomo è capace di grandi cose che rimangono dopo di lui, ma questo permette a ogni persona di cogliere un'esperienza fondamentale, quella di essere aperta all'infinito.

4. Potremmo, dunque, far riferimento ad una sorta di decodifica di quel messaggio che l'artista aveva dato, facendolo rivivere in ogni individuo che osserva o ascolta.

Esatto, il messaggio che aveva impresso l’artista nell’opera d’arte continua oltre la sua creazione. Gli antichi amavano definire la Bellezza Id cuius ipsa apprehensio placet. Con la bellezza, ognuno di noi fa esperienza di serenità, di pace, ed è quello di cui gli uomini e donne del nostro tempo hanno bisogno. Nella nostra epoca stiamo vivendo un cambio culturale che è tra i più straordinari, perché la scienza e la tecnica ci pongono davanti a degli obiettivi che oggi sembrano fantasia, al contrario, invece, questi obiettivi saranno realtà nei prossimi decenni, forse già lo sono. Questo cambio culturale, quindi, là dove c’è il predominio della tecnica, si prefigge di umanizzare, attraverso la via della bellezza, che, in tal senso diventa uno spazio fondamentale. Con questo non voglio dire che non ci sia la bellezza nei prodotti della scienza e della tecnica. Al giorno d’oggi già abbiamo e in un prossimo futuro ne avremo ancor di più, alcuni musei dove vengono esposti i primi cellulari, i primi iPad; questo per ribadire che la bellezza ha tanti volti e l'uomo si ritrova con quella bellezza di cui è capace di esprimere la sua epoca.

5. Qualche delegato nazionale ha presentato la necessità di un nuovo direttore per la Pastorale del turismo. Sarà un suo impegno realizzarlo?

La sezione del nostro dicastero dell'evangelizzazione ha ricevuto questa nuova competenza da appena una settimana, che ovviamente non fa altro che esprimere ancora di più l’importanza che il Papa dà all’evangelizzazione. Io sono convintissimo che c'è un grande lavoro da fare in continuità con quello che è stato realizzato nei decenni precedenti. C’è continuità con quello che è stato realizzato nei decenni precedenti. Viviamo nel momento della comunicazione più immediata, quindi è ovvio che nei prossimi giorni dovremmo anche inserire questa nostra competenza nella pagina del nostro dicastero e incominciare a creare quelle prime forme di comunicazione, anzitutto con tutte le conferenze episcopali. Quest’ultime, infatti, hanno una commissione per la pastorale del turismo.

6. Cosa significa per Lei essere qui a Santiago?

Essere stato qui a Santiago a questo VIII Congresso Mondiale per me è stato un motivo di grazia. Innanzitutto, io ero stato invitato come responsabile dell'evangelizzazione e del Giubileo, nel frattempo è arrivata anche questa nuova competenza e questo mi ha permesso di conoscere direttamente molti rappresentanti di tante conferenze episcopali, dall'Europa all'America Latina.  È un primo passo che intendo portare avanti con lo stesso entusiasmo con cui dobbiamo esprimere l'evangelizzazione.

Santiago de Compostela, 6 ottobre 2022.