UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Campioni nella Memoria

Storie di atleti deportati nei campi di concentramento
19 Gennaio 2023

di Barbara Trevisan*

Da anni sono impegnata nell'organizzazione di eventi in occasione del Giorno della Memoria, nella convinzione che questo compito spetti a tutti, ma in modo particolare a chi è stato colpito da questi tristi eventi, come è successo alla mia famiglia.

La mostra “Campioni nella Memoria” nasce nel 2012 in seguito ad un articolo apparso su “Sportweek” inserto della Gazzetta del Sport. La giornalista raccontava le vicende di alcune atlete tedesche ebree, che alla fine degli anni '30 in Germania erano conosciute per i loro record; queste imprese erano però scomparse dagli annali sportivi nel dopoguerra.

Incuriosita da queste storie ho iniziato a fare delle ricerche e subito mi sono imbattuta nelle vite di atleti come il nuotatore Nakache, l'allenatore di calcio Arpad Weisz,  il calciatore  Julius Hirsch, tutti di religione ebraica e tutti tragicamente deportati in campi di sterminio tedeschi. La furia razzista dei nazisti ha infatti colpito tutti i settori della società e lo sport non è rimasto di certo indenne, le sue giovani vittime sono state numerosissime, “si è calcolato che il loro numero possa avvicinarsi a 60.00, di cui 220 circa di alto livello[1].

Durante la mia ricerca mi sono ricordata della storia che una mia carissima amica, guida a Dachau, mi aveva raccontato a proposito di un pugile di origine sinti, Jakob “Johnny” Bambeger, rinchiuso per sei anni in diversi lager nazisti[2], anche se aveva combattuto per la Germania nella Prima Guerra Mondiale. A quel punto ho deciso che il mio progetto si sarebbe dovuto ampliare, perché il Giorno della Memoria ricorda tutte le vittime della tirannia nazi-fascista. Da allora la mia ricerca si è incrementata diventando quasi maniacale, spasmodica, il mio scopo era quello di trovare più persone sportive possibili per dare loro una seconda vita.

Dopo un anno di lavoro il 27 gennaio 2013 la mostra è stata allestita in parte alla biblioteca di Scandicci e in parte presso l'istituto Spinelli della stessa località dove insegnavo e dove contavo di coinvolgere i miei studenti.

Per la mostra “Campioni nella Memoria”, i ragazzi, coadiuvati dai docenti, hanno difatti curato l'esposizione e creato un logo che potesse racchiudere tutto il significato del loro lavoro. Le insegnanti di lettere e di educazione musicale hanno coinvolto gli studenti in una rappresentazione teatrale molto toccante, nella quale interpretavano gli atleti deportati, parlando in prima persona e raccontandone la vita. Mi preme specificare che sono stati i ragazzi stessi a scegliere gli sportivi da interpretare, trovando anche degli escamotages scenici e testuali per riuscire a raccontare “dal di dentro” la storia di chi avrebbero voluto impersonare.

L'evento teatrale ha avuto successo di pubblico ed è stato rappresentato a scuola e, successivamente, presso il Teatro Studio di Scandicci.

Oggi non posso che essere contenta e fiera, perché i miei giovani atleti, che continuo ad allenare, seguitano a “vivere” emotivamente l'esposizione che, grazie anche all'Unione Veterani per lo Sport, ha viaggiato per tutta Italia venendo allestita presso sedi prestigiose come il Museo della Comunità Ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, l'European University Institute di Fiesole, il Comune di Marzabotto in occasione di un Seminario di studi su Sport e Resistenza organizzato dalla Società Italiana di Storia dello Sport e in diversi istituti scolastici italiani.

Ad oggi questo viaggio non è ancora terminato e la mostra sarà allestita dal 1 al 18 febbraio 2023, per il decimo anniversario, presso il Liceo Sportivo Francesco Severi di Salerno, con la speranza che la Memoria continui a sopravvivere, soprattutto negli occhi dei ragazzi.

*Curatrice della mostra – Insegnante di Scienze Motorie Sportive presso la Scuola Secondaria di Primo Grado “Altiero Spinelli” di Scandicci

[1] Sergio Giuntini, Sport e Shoah, ed. Sedizioni, Roma 2014.

[2] Jakob Bambeger inizialmente era stato rinchiuso nel blocco 37 di Dachau dove fu sottoposto, dal dott. Hans Eppinger, all’esperimento medico sulla potabilità dell’acqua marina. Di questo episodio riferì in seguito durante il processo di Norimberga: “Ho sofferto gli esperimenti con l’acqua di mare. Questi esperimenti sono stati effettuati al fine di sapere quanto tempo sarebbero sopravvissuti, senza acqua potabile, i piloti tedeschi abbattuti e caduti in mare, senza cibo e acqua potabile solo acqua salata, nient’altro. Sono stato costretto a bere l’acqua del mare per tutto il tempo, fino a quando sono svenuto dopo diciotto giorni.” La maggior parte dei detenuti cedeva dopo 4 o 5 giorni, Jakob resistette invece per 18 giorni, grazie alla buona costituzione fisica e all’allenamento. Vedi http://www.campioninellamemoria.it/jakob-johnny-bamberger/ e il Catalogo della Mostra “Campioni nella Memoria. Stroie di atleti deportati nei campi di concentramento”, a cura di Barbara Trevisan, edizioni Scandicci Cultura 2013.