Category Archives: Insieme ai sacerdoti

Uniti nel dono / A Livorno don Cristian, il parroco “eremita”

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Si può essere eremiti in mezzo alla gente? Don Cristian Leonardelli, una delle ultime storie pubblicate su www.unitineldono.it, ha fatto questa scelta e la sua comunità parrocchiale, quella di S. Giovanni Gualberto, sulle colline di Livorno, ne respira tutta la spiritualità.

Don Cristian, classe 1974, ordinato sacerdote nel 2008, è arrivato a Livorno dalla Val di Non e dopo aver svolto il suo ministero in alcune parrocchie della diocesi, è stato destinato dal vescovo, monsignor Simone Giusti, alla parrocchia di Valle Benedetta.

Appena sono arrivato in questo luogo ho sentito una chiamata per tutta la vita, senza riserve – racconta – come un seme gettato, totalmente consegnato, trasparente a me stesso e trasparente all’amore di Dio”.

La comunità di Valle Benedetta abbraccia un’ampia zona boscosa e dall’alto veglia sulla città; da lassù nelle giornate più limpide lo sguardo arriva fino al mare da un lato e alle Alpi Apuane dall’altro. La pace che vi si respira invita alla meditazione e all’armonia con la natura, per questo la scelta di don Cristian, di diventare un prete eremita, ha trovato il consenso di tutta la comunità, che ha appoggiato e accompagnato questa vocazione.

«È una scelta che ha armonizzato e riordinato il mio modo di essere prete – continua il “don” eremita – e con questa scelta sento di essere più vicino alla gente. L’eremita nell’umiltà che viene dall’Amore, ascolta e vive il silenzio per divenire ascoltatore di Dio e poter essere meglio ascoltatore dell’uomo».

L’impegno di don Cristian e questa sua scelta spirituale sono maturate incontrando ed ispirandosi ad altri sacerdoti e parroci eremiti presenti in tutta Italia, come don Gianluca Romano in Sicilia, don Fulvio Calloni in Garfagnana, don Raffaele Busnelli e il venerabile padre Romano Bottegal, sacerdote veneto, poi monaco trappista, poi eremita diocesano in Libano. Ma questa scelta, prima di tutto, è nata in sintonia con il Vescovo, che ha seguito passo dopo passo questa intenzione del sacerdote, e con la comunità parrocchiale, che ha sostenuto il giovane prete nel suo cammino di studio e preparazione.

Come si fa a coniugare la spiritualità eremitica e l’attività pastorale ordinaria di una parrocchia? Con l’aiuto di Dio tutto è possibile, direbbe don Cristian.

Ci sono dei punti cardine su cui il sacerdote ha incentrato il suo impegno: la preghiera in primis, l’essenzialità di una vita sobria, il lavoro e l’accoglienza. Su queste fondamenta ha intessuto la sua vocazione e nel tempo ha saputo offrire i frutti di questa spiritualità anche ai fedeli della parrocchia di S. Giovanni. Chiunque può unirsi a lui nei momenti di riflessione e adorazione, di attività operosa e di condivisione. A questo si aggiungono i consueti impegni di ogni parroco: la celebrazione dell’Eucaristia feriale e festiva in parrocchia; la visita agli ammalati e agli anziani; gli incontri con le famiglie ed il catechismo ai ragazzi ed in più il servizio con gli scout, di cui don Cristian è assistente ecclesiastico.

“Un tempo gli eremiti avevano la barba lunga, erano vestiti in modo rude, stavano nelle grotte, erano gli uomini del silenzio, della solitudine, della povertà – ha sottolineato fratel Benedetto, monaco dell’eremo di Agliati, durante la celebrazione del luglio 2021, quando don Cristian ha pronunciato la sua professione di fede -. Oggi lo fanno in maniera diversa ma la sfida è sempre la stessa: cercano un cuore che ascolta, che ascolta la natura, la scuola, la società, il mondo. Noi sentiamo di avere questo dono”.

E proprio in ragione di questa vocazione sacerdotale e parrocchiale, il comune di Collesalvetti (confinante con quello di Livorno) e la regione Toscana hanno affidato in comodato d’uso alla comunità di S. Giovanni Gualberto l’eremo di Santa Maria alla Sambuca alla Valle Benedetta: un’affascinante struttura medievale voluta dai padri Agostiniani nel XIII secolo per il loro eremitaggio. Un sito storico e ricco di spiritualità che don Cristian, insieme ai suoi parrocchiani, si è impegnato a restaurare e valorizzare, perché torni al suo antico splendore e alla sua vocazione di luogo sacro, destinato all’incontro con Dio.

(Chiara Domenici – foto e video di Giovanni Panozzo)

Offerte / Fare squadra intorno ai sacerdoti per fermare il calo della raccolta

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Sempre meno persone aiutano il clero italiano. Le incertezze della guerra in Ucraina che rischia di espandersi, le conseguenze economiche e sociali per l’Italia, le paure e le difficoltà di molte famiglie che devono fare i conti con bollette salate e inflazione galoppante, sono all’origine del brusco calo delle offerte per i sacerdoti. Nei primi quattro mesi di quest’anno, infatti, la raccolta complessiva diminuisce di circa un sesto, le Offerte per il clero calano di un quarto e i donatori crollano di circa un terzo rispetto all’anno precedente. Solo l’Offerta media cresce di quasi 5 euro. Per questo oggi più che mai c’è bisogno del lavoro prezioso degli incaricati diocesani del “sovvenire”: per invertire la tendenza e dare una mano per tornare a fare squadra intorno ai sacerdoti.

Calano le offerte per il clero
Dopo un inizio 2022 che faceva ben sperare rispetto ai risultati ottenuti nell’anno precedente, a partire da marzo e aprile di quest’anno tutti gli indicatori registrano perdite consistenti. La raccolta complessiva si ferma a 1 milione 393mila euro, con una contrazione del 16,2% rispetto al 2021. Le Offerte per il clero si attestano a circa 21mila e 800, con un crollo del 24,7%. Solo l’Offerta media, pari a 63,92 euro, registra un segno più dell’11,3%. Ma il calo più pronunciato riguarda i donatori che sono circa 16mila e 900, con una diminuzione del 31,9% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Contro ogni previsione, dopo due anni di crescita costante delle Offerte che non era stata interrotta dalle difficoltà legate alla pandemia, è bastata la guerra in Ucraina, il timore per l’espandersi del conflitto e la paura dell’inflazione, a penalizzare le Offerte per il clero.

Crescono i sacerdoti di prossimità
“Sono un testimone del Vangelo. Mi prendo cura degli ultimi. Sono sempre stato un sacerdote che si è preoccupato di incontrare il prossimo e non perché ero un prete moderno, ma semplicemente perché questo è il principale compito della Chiesa”. Così si presenta il cardinal Matteo Maria Zuppi, nuovo Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nominato da Papa Francesco il 24 maggio 2022. E’ il volto solidale e missionario della nostra Chiesa attenta agli ultimi, vicina ai fragili, a servizio dei deboli, capace di dialogare con tutti e di dare sostegno e conforto a chi ne ha bisogno. Come “don” Matteo (Zuppi), oggi sono migliaia i preti in Italia che non hanno paura di uscire per le strade, nelle nostre campagne come nelle periferie delle nostre città, per rimboccarsi le maniche e mettersi al servizio di tutti i fratelli, soprattutto di quelli più poveri.

Per fare squadra, servono i nostri incaricati
In questo momento difficile per l’Italia e per le nostre comunità cristiane, la sfida da raggiungere è molto più ardua che in passato. Per questo è fondamentale il ruolo degli incaricati diocesani del “sovvenire” che con passione e costanza si dedicano a far crescere il senso di corresponsabilità e di compartecipazione nei confronti del clero italiano. Occorre fermare il brusco calo delle Offerte, trovando modi nuovi e diversi per stimolare la raccolta e sensibilizzare sempre più persone, soprattutto i fedeli, a donare per il clero con le Offerte (deducibili nella dichiarazione dei redditi fino a 1.032,91 euro). Perché tutti possiamo dare una mano e tornare a fare squadra intorno ai nostri sacerdoti.

Paolo Cortellessa

Uniti nel dono / Don Yuriy: “La mia casa per chi fugge dalla guerra”

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A Novara è stata eretta la prima parrocchia in Italia di cattolici ucraini di rito bizantino. Don Yuriy, il loro parroco, ha ceduto la propria abitazione ad alcune donne in fuga dalla guerra. Ma tutta la comunità sta mettendo in campo uno straordinario sforzo per la prima accoglienza. E non solo…

«Nessuno si aspettava una guerra, l’arrivo delle sfollate ci ha travolto» allarga le braccia don Yuryi Ivanyuta, 44 anni, parroco di Santa Maria del Carmine a Novara. «Dopo due mesi, passata l’emergenza iniziale – racconta – grazie alla generosità di tanti italiani i bisogni non sono più tanto quelli primari, di vitto e alloggio, ma di sostegno psicologico: la maggior parte delle mamme arrivate qui si chiedono che cosa fare, come affrontare il futuro, se rientrare in Ucraina o restare qui in attesa che la guerra finisca». È domenica mattina e tante ucraine, alcune residenti qui da anni e altre da poche settimane, sciamano sul sagrato della splendida chiesa secentesca di Santa Maria del Carmine, nel cuore del centro storico di Novara. Qui è stata infatti istituita nel dicembre 2021 la prima (e per ora unica) parrocchia per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino nel nostro paese, all’indomani dell’erezione nel 2019 da parte di papa Francesco dell’Esarcato apostolico d’Italia. E qui, secondo gli ultimi dati della Protezione civile, sono ospitate la maggior parte delle ucraine giunte in Piemonte dalla fine di febbraio: al 4 maggio risultavano 2829 gli ucraini presenti a Novara, seguiti da 2150 a Torino, 1111 nel Verbano-Cusio-Ossola, alcune migliaia nelle altre province. Proprio nel Novarese si è formata una delle maggiori comunità ucraine in Italia e qui don Yuryi, originario di Sternopil nell’Ucraina occidentale, esercita il suo ministero dal 2002. Il Piemonte registra infatti da anni un indice di aspettativa di vita tra i più alti d’Italia (83 anni contro la media di 80,3 in Europa), dal quale deriva l’alta domanda di lavoratori impiegati nella cura della persona.
Oggi sono circa 10.400 gli ucraini residenti in Piemonte (l’80 per cento sono donne), la metà registrati fra Novara e la provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Una forza lavoro spesso molto qualificata ma che, per tutti i Paesi al di fuori dell’Unione europea come l’Ucraina, non vede riconosciuti i propri titoli di studio.

«In Ucraina insegnavo inglese e tedesco alle scuole medie, il lavoro che sognavo. Ma qui in Italia – racconta Mariana, dal 2015 in Italia – se vuoi crescere dei figli, devi adattarti a fare la badante. Da quando è scoppiata la guerra, don Yuryi mi ha chiesto di dargli una mano con la Questura e ho iniziato a lavorare come interprete: mi piacerebbe continuare con questo lavoro». «Fino al 2008 a Leopoli – le fa eco Oksana, 46 anni – insegnavo musica e canto. Ma da quando sono arrivata qui ho svolto lavoro domestico: il mio sogno è che mia figlia si laurei in ingegneria e faccia una vita diversa» sorride questa signora, da anni direttrice del coro parrocchiale. Con la loro eleganza e il loro sorriso, Mariana e Oksana rappresentano il volto maggioritario dell’immigrazione in Italia: più della metà degli immigrati secondo l’Istat, il 52 per cento, sono infatti donne, europee, di cultura e religione cristiana. Sono donne anche il 42 per cento degli occupati stranieri nel nostro Paese.

«Don Yuryi – sorride Oksana – è sempre stato ed è ancora oggi il punto di riferimento della comunità, non solo come parroco: molti di noi per qualsiasi problema di documenti, di salute o per un semplice consiglio si rivolgono a lui. In questa emergenza, grazie all’aiuto del Comune e dei cittadini cerca di dare una mano a tutti».

È significativo l’elogio che don Yuryi ha rivolto alla capacità organizzativa messa in piedi non solo dalle istituzioni e dalla Caritas diocesana, ma dalle numerosissime associazioni di volontariato che in questi mesi hanno teso le mani e aperto le loro case agli ucraini. Come Patrizia Torresan, la proprietaria dell’hotel Parmigiano chiuso da più di un anno e messo in vendita, che ha offerto gratuitamente l’albergo dal quale sono già passati oltre 400 sfollati, poi indirizzati da famiglie novaresi, trasformando questa struttura nel quartier generale dell’accoglienza. Il Comune ha poi messo a disposizione dei locali dove è stato allestito il centro di raccolta e distribuzione di alimenti forniti dal Banco alimentare, abiti per bambini, farmaci e prodotti di igiene personale.

«È qui in Italia che ho scoperto l’associazionismo – osserva don Yuryi – perché in Ucraina in 70 anni di dittatura era impossibile aggregarsi. In questi mesi ho toccato con mano ancora di più la grande capacità degli italiani di sviluppare comunità, mettersi d’accordo, fare rete: stiamo imparando moltissimo da voi». Secondo i dati della Prefettura il 92 per cento dei profughi accolti nel Novarese sono donne con bambini: anche per questo don Yuryi ha deciso di cedere il suo appartamento a tre giovani mamme, due delle quali negli ultimi mesi di gravidanza (proprio l’8 aprile Svitlana ha partorito Milania, la prima bimba ucraina nata a Novara) e di trasferirsi in parrocchia. «Era il minimo che potessi fare: queste donne – commenta – hanno tra i 30 e i 40 anni come le mie sorelle».
Ora il compito più arduo: tenere alto il morale delle connazionali con la speranza, fondamento della fede: «Dico sempre che dobbiamo imparare prima a pregare, e poi a fare. Non il contrario. Solo la preghiera ci dà la forza di affrontare la precarietà del presente e del futuro».

di Manuela Borraccino –  Foto di Matteo Pallanza – Video di M. Borraccino (testo, voce e regia) e M. Pallanza (riprese e montaggio)

Sovvenire di giugno / Novità sul formato digitale

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Da questo secondo numero del 2022 Sovvenire in formato digitale diventa un’esperienza ancora più coinvolgente, tutta da vivere: non solo articoli da leggere ma anche video, podcast audio e fotogallery! La vita vissuta delle nostre comunità e dei nostri sacerdoti, raccontata con passione e competenza, arriva in una modalità più immediata e fresca.

Il numero di giugno è stato pensato per accompagnarci tra la Pasqua e la Pentecoste. La storia di copertina è la meravigliosa testimonianza di don Claudio, un parroco torinese che da alcuni anni vive sulla carrozzina e che di fronte ad una terribile malattia degenerativa ha abbracciato la croce, permettendo alla luce della Risurrezione di trasformare le sue ferite in luminose feritoie. Oggi la sua parrocchia, a Collegno, è un modello di inclusione e superamento delle barriere, umane prima ancora che architettoniche.

Il dossier, firmato dal sacerdote salesiano Beppe Roggia, è un invito a riscoprire il ruolo fondamentale dello Spirito Santo nella nostra vita di fede: un ruolo molto spesso trascurato e poco considerato.

Il personaggio celebre che abbiamo incontrato, infine, è un calciatore amatissimo, che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Milan e della Nazionale: Demetrio Albertini. Non tutti sanno, però, che ha anche una bella storia di fede e un fratello sacerdote per la diocesi di Milano.

Allora buona lettura e buona Pentecoste a tutti!

Offerte per i sacerdoti / Segno di pace e di solidarietà

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Il Covid, la crisi economica e la guerra in Ucraina. Tre elementi che inevitabilmente finiscono per influire sulle Offerte per il clero, che registrano nei primi tre mesi di quest’anno un significativo calo. Nel solo mese di marzo, in particolare, si registra quasi il 50% in meno nella raccolta e circa la metà delle Offerte rispetto al 2021, a causa del conflitto e delle conseguenze economiche delle sanzioni. Per questo oggi più che mai abbiamo bisogno dell’aiuto degli incaricati diocesani per far comprendere a tutti che le Offerte per il clero sono il segno concreto di un impegno contro la logica della guerra. Ma dietro un semplice gesto c’è un alto valore simbolico, quello di rimettere al centro i sacerdoti che hanno bisogno del sostegno economico dei laici per costruire strade di pace.

In caduta libera, da quando è scoppiata la guerra

Nel primo trimestre di quest’anno, l’importo raccolto registra un calo del 19,7% rispetto all’anno precedente: se nel 2021, infatti, la raccolta era di 1.224.878 euro, quest’anno si attesta a 984.147 euro. Ma anche il numero delle Offerte è in grande affanno e registra una diminuzione del 29%: 20.793 offerte nel 2021 contro le 14.763 di quest’anno. Solo l’importo dell’Offerta media è in crescita: da 58, 91 euro nel 2021 sale a 66,66 euro nel primo trimestre di quest’anno. Analizzando i dati a fondo, tuttavia, ci si rende conto che il crollo delle offerte è legato al mese di marzo e coincide proprio con la guerra in Ucraina e le conseguenze economiche delle sanzioni alla Russia. Nel solo mese di marzo 2022, infatti, la raccolta è quasi dimezzata, passando da circa 450mila euro nel 2021 ai 270mila euro di quest’anno. Ma anche il numero di Offerte è pari alla metà dell’anno precedente: nel marzo 2021, infatti, le Offerte raccolte erano state 8.668 offerte contro le 4.023 di quest’anno.

Le Offerte per il clero, segno concreto di pace

“La logica della guerra si è imposta ancora un’altra volta, perché non siamo più abituati a pensare nella logica della pace. Siamo testardi, siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino” ha detto Papa Francesco in un tweet, anche in lingua russa e ucraina, il 4 aprile di quest’anno, riprendendo quanto detto durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dal viaggio apostolico a Malta. La nostra Chiesa e il Papa sono l’unica voce fuori dal coro contro la logica della guerra. E anche le Offerte per il clero diventano oggi più che mai un segno concreto di pace, perché consentono ai nostri sacerdoti di accogliere le persone in difficoltà, sostenere quelli che fuggono dalla guerra e portare cibo e materiali di prima necessità a coloro che restano in Ucraina.

Le Offerte per il clero, segno simbolico di solidarietà

Uniti possiamo. Le Offerte per il clero hanno un altro e alto valore, quello simbolico. Rimettono al centro della Chiesa, infatti, la figura del sacerdote, del prete come alter Christus, che per poter completare la pienezza del sacerdozio ha bisogno del sostegno e dell’aiuto dei laici. Per questo oggi più che mai abbiamo bisogno del lavoro strategico dei nostri incaricati diocesani per stimolare i fedeli a continuare a sostenere i nostri sacerdoti con le libere Offerte deducibili, nonostante il momento difficile e incerto che tutti stiamo vivendo. Perché anche una piccola Offerta diventa un grande segno simbolico di solidarietà ai nostri sacerdoti per costruire strade di pace.

Paolo Cortellessa

Eccomi / Da Palermo la storia di don Sergio Ciresi per TV2000

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Tra i 33mila preti diocesani la CEI segnala in Sicilia, don Sergio Ciresi, vice direttore della Caritas diocesana di Palermo e parroco di Maria SS Immacolata in Montegrappa, in prima linea durante l’emergenza coronavirus.

Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle Offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza. Il sacerdote per svolgere il proprio compito ha bisogno di sostegno e supporto per vivere una vita decorosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Le Offerte rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere concretamente tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. Tanto più in questo lungo periodo segnato dal Covid in cui da ormai due anni i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità provate dalla pandemia, promuovono progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri”.

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le Offerte deducibili sono ancora poco comprese ed utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani e che rappresenta un segno di appartenenza e comunione.

I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto delle comunità – aggiunge Monzio Compagnoni – Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione”.

Senza solidarietà non si va da nessuna parte. Ne è convinto don Sergio Ciresi, cinquantaduenne vice direttore della Caritas diocesana di Palermo e parroco di Maria Santissima Immacolata in Montegrappa, al servizio di tutti, nessuno escluso.

Classe 1970, nato a Palermo in una famiglia benestante, di stampo cattolico, amante del mare, da ragazzo ha vissuto inseguendo il divertimento e le mode, fino a un cambio radicale che lo ha portato a diventare sacerdote e a dedicarsi agli ultimi.

Ero molto legato alle cose materiali, all’apparenza, all’immagine – spiega don Sergio Ciresi a Gianni Vukaj, regista di Eccomi la docuserie dedicata alla vocazione al sacerdozio in onda su TV 2000 – a tutto ciò che è superfluo. Da ragazzo ero molto mondano, partecipavo alle feste, facevo di tutto per esserci. Nella Palermo degli anni 80- 90 c’erano pochissimi locali, le feste si vivevano a casa ed ero convinto che fosse importante far parte di un certo giro e di avere un determinato look”.

L’attenzione ai più fragili era già nel dna del futuro sacerdote che si occupò, dopo l’ingresso nel mondo del lavoro presso l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo del Tribunale per i Minorenni del Ministero della Giustizia, anche di servizi di assistenza agli anziani presso il villaggio dell’ospitalità Maria SS. immacolata – (OPCER) e all’Ismett, oltre che presso l’Ufficio Catechistico Diocesano.

Una vicinanza alla Chiesa sempre presente sin da quando era ragazzo ed andava a messa tutte le domeniche con la mamma. Poi la scoperta della vocazione che lo ha portato alla scelta del sacerdozio da adulto, a 47 anni.

Oggi don Sergio si confronta quotidianamente con le fasce più deboli che, in una città come Palermo duramente colpita dall’emergenza coronavirus, hanno avuto molte difficoltà dovute al reddito insufficiente o alla disoccupazione. In questo contesto il Don rappresenta una mano tesa per tanti.

Mi capita di fare dormire persone in canonica per alcune notti – aggiunge il parroco- e di dare corpo ad alcuni sogni. La scorsa estate, ad esempio, sono riuscito ad organizzare, grazie alla provvidenza divina, dei fine settimana al mare per famiglie povere. Un’iniziativa rivolta a persone che non vanno mai in vacanza, che non sanno cosa sia andare in spiaggia e fare un bagno al mare. Un piccolo gesto che ha significato tanto per loro”.

Il suo impegno per una Palermo più inclusiva e più attenta ai diritti degli invisibili gli è valso l’importante riconoscimento delle “Tessere preziose del Mosaico Palermo”, una delle onorificenze più alte che Palermo assegna a quanti hanno dato il proprio contributo al tessuto sociale della città

La Tessera, conferita il 4 gennaio 2021 dal sindaco Leoluca Orlando, parla di un sacerdote “attento all’essenziale ed ai poveri della città”, come si legge nelle motivazioni, soprattutto in un lungo periodo segnato dalla pandemia e dalle sue ricadute sociali ed economiche, “è quello di chi sa di essere “pane spezzato” per tutti coloro che chiedono aiuto”.

Oggi più di prima, a mio avviso, siamo chiamati ad essere testimoni – conclude Don Sergio – come lo sono state le comunità nascenti e gli apostoli. La pandemia deve aiutare tutti, e noi preti per primi, a capire che senza condivisione, senza solidarietà, non andiamo da nessuna parte. Questo stile di vita ci porterà davvero a ottimizzare le risorse”.

Questa è solo una delle tantissime storie di salvezza e aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità. I sacerdoti sono sostenuti in queste opere dalle Offerte liberali dedicate al loro sostentamento.

Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati su storie come queste che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.

Le Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, sono espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi. L’Offerta è nata come strumento per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose.

Le Offerte raggiungono circa 33mila sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3mila sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle Offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi.

Uniti nel dono / Don Claudio e la sclerosi: una croce che diventa luce e abbatte le barriere

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A Collegno, nel Torinese, un parroco ha trasformato la sua malattia in un’opzione preferenziale per i malati e i disabili. Con la sua comunità ha abbattuto le barriere architettoniche e spirituali. Aprendo strade di comunione e di inclusione. Una bella storia pubblicata su www.unitineldono.it che vi proponiamo in questa pagina di In Cerchio.

«Quando la strada manca, inventala» diceva il fondatore degli Scout Robert Baden-Powell ai suoi lupetti ed esploratori. Ed è quello che è avvenuto 14 anni fa nella parrocchia di San Massimo Vescovo di Torino a Collegno, quando la diagnosi sconvolgente formulata a don Claudio Campa di esser stato colpito da una malattia degenerativa ha aperto le braccia di un’intera comunità agli ammalati. «Esiste una testimonianza dei disabili all’interno della Chiesa: l’an­nuncio del Vangelo della gioia di essere chiamati figli di Dio, che si manifesta con chiarezza la domenica» dice oggi con il sorriso negli occhi. «C’è una forza vitale e comunicativa nelle liturgie cui partecipano i disabili, che diviene dono e testimonianza per tutta la comunità. Dei disabili è lo spazio del bello e della gioia. Dei disabili è lo spazio della liturgia».

«Il ritrovarmi a tutti gli effetti tra i portatori di handicap mi ha stimolato ad una riflessione: come trasformare un problema in una risorsa?». Così la comunità si è stretta intorno al suo parroco: sono nate la commissione pastorale per la salute e la disabilità, la Charta di San Massimo, che è un tavolo di dialogo tra le parrocchie e il Comune, i sabati aggregativi con il pomeriggio di laboratori, la Messa e la cena. «Abbiamo promosso eventi di sensibilizzazione sulla disabilità cognitiva, sensitiva e motoria, il caffè Alzheimer e il “dopo di noi”. Ma soprattutto – ricorda – c’è il lavoro quotidiano con i ragazzi con disabilità che frequentano il catechismo, la Messa per i sordi con interprete LIS, gli scout, l’estate ragazzi, le “convivenze guidate” e le associazioni: quanti nomi, quanti volti, quante storie! Da quando sono sulla sedia a rotelle ci sono più carrozzine in chiesa e una persona anziana una volta mi ha detto: “quando sto male, penso a lei e mi faccio coraggio”».
Decine di disabili sono usciti dalle loro case e hanno iniziato a frequentare l’oratorio e le attività. «Il riscontro più bello che abbiamo dall’esterno – racconta Silvia Lova, capo scout e tra le più strette collaboratrici di don Claudio – è che chi arriva da fuori respira questa accoglienza e fraternità, e che qui la malattia e l’handicap è accolta come qualcosa di normale, che può far parte della vita dei singoli e delle famiglie».
La sfida resta per tutti passare dall’isolamento all’inclusione, dal disagio alla condivisione. «Mi piace pensare che quando mi avvicino ai ragazzi per la comunione – chiosa don Claudio – la mia carrozzina elevata sia sorretta dalle mani di Dio. Mani che ti avvolgono e ti custodiscono. Sento le mani del Signore come il mio rifugio, la mia forza, la mia sicurezza, la mia casa».

(testo di Manuela Borraccino – foto e video di Cristian Gennari – Agenzia Romano Siciliani)

Per saperne di più – Don Claudio Campa ha raccontato la sua esperienza con la collaboratrice Silvia Lova nel volume Elogio della fragilità (attualmente non disponibile). Poi tre anni fa la sua storia è comparsa con quella di altri 12 preti nel bellissimo Come un seme che germoglia. Sacerdoti nella malattia di Vittore De Carli (Libreria editrice vaticana 2019, pagg. 144), nel quale ha ripercorso l’inaspettata fecondità pastorale scaturita dalla sua patologia.

Do you know widget? / Strumenti per la promozione dei siti del “sovvenire”

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Cosa sono i Widget? E perché il Servizio Promozione CEI inizia a parlare in maniera complicata?

La risposta è semplice: iniziamo a parlare di widget perché sono degli strumenti utilissimi per la promozione dei siti del “sovvenire”. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.

In pratica si tratta di una specie di banner che però non è statico ma aggiorna in automatico il suo contenuto poiché è collegato al sito cui è linkato.

Sono delle sorte di scorciatoie da inserire sulla Home o sulle pagine dei siti ad esempio della diocesi o dei siti dei periodici diocesani, grazie alle quali è possibile visualizzare un estratto delle informazioni presenti sul sito ad esempio di Uniti nel Dono.

Sono efficacissimi e lo abbiamo visto nella pratica del sito Uniti nel dono: quando diverse testate diocesane hanno iniziato ad inserirli sono schizzati in alto gli accessi al nostro sito e dalle statistiche abbiamo visto che il traffico proveniva in gran parte dai widget! E quindi via libera a questa nuova modalità di promozione!

Al momento sono disponibili i widget  per le offerte a questo link

https://www.unitineldono.it/widgets/

Basta copiare e incollare sul proprio sito et voilà il gioco è fatto!

Ora tocca ai nostri incaricati condividere questa modalità di promozione.

Offerte per il sostentamento / Segno di vicinanza, compassione e tenerezza

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L’importo complessivo delle donazioni per i sacerdoti supera nel 2021 gli 8,4 milioni di euro, con un leggero calo rispetto all’anno precedente. Il numero delle Offerte si attesta sopra 106mila, con una leggera contrazione rispetto al 2020. Quanto alla media della donazione di ciascuno, si conferma il risultato dell’anno precedente, pari a 79 euro. Per far crescere le Offerte deducibili destinate ai nostri sacerdoti, quest’anno viene esteso a 5mila parrocchie il progetto speciale di raccolta in collaborazione con gli Istituti diocesani, nato nel 2021 in via sperimentale, grazie al ruolo fondamentale svolto dagli incaricati diocesani.

I numeri del 2021, in dettaglio
In sostanza, la raccolta complessiva si attesta sopra gli 8,4 milioni di euro (bilancio non ancora del tutto definitvo), con un lieve calo rispetto al 2020, del 3,3%. Anche il numero delle Offerte per il clero nel 2021 si ferma a quota 106mila, con un 3,6% in meno rispetto al 2020. L’importo dell’Offerta media, invece, conferma il dato dell’anno precedente, con 79 euro. I risultati ottenuti, tuttavia, non possono essere presi come un riferimento puro, oggettivo e neutrale della generosità degli italiani verso il nostro clero, dal momento che risentono dell’eccezionalità storica del periodo 2020-2021: due anni di pandemia e di difficoltà economiche che hanno riguardato la vita complessiva del nostro Paese e di tutti noi.
Inoltre si è verificato, proprio nel mese di novembre, un disservizio di Poste Italiane. In una circolare diffusa lo scorso gennaio, Poste Italiane aveva infatti comunicato che l’emergenza sanitaria, causata dal Coronavirus, e la diffusione dei contagi avrebbe potuto generare “impatti e ripercussioni sulle tempistiche di erogazione dei servizi di recapito”. In altri termini, proprio nelle ultime settimane del 2021, ci sono stati fortissimi ritardi nei recapiti postali anche delle nostre comunicazioni relative alle Offerte. Alcuni donatori ci hanno scritto di aver ricevuto gli auguri di Natale a febbraio!

La novità, un progetto speciale di raccolta
Nel 2021 sono state coinvolte un centinaio di parrocchie, 98 per la precisione, sparse in tutta Italia in un progetto speciale che ha previsto nuove modalità di raccolta: buste cartacee consegnate durante le funzioni religiose e un’urna di cartone in Chiesa
. Ma soprattutto questo progetto ha rimesso al centro della vita parrocchiale il tema delle Offerte per il clero: grazie a incontri formativi, gruppi di lavoro creati ad hoc, reti di relazioni tra divere parrocchie, iniziative collaterali che hanno visto il coinvolgimento del territorio. La valutazione delle parrocchie che hanno aderito al progetto è stata positiva e i risultati ottenuti ottimi: nel 2021 tramite gli Istituti diocesani sono stati raccolti 74mila euro, 1/5 di quanto gli Istituti raccolgono di norma con le quietanze. L’iniziativa verrà replicata in tutta Italia in 5mila parrocchie.

Gli incaricati diocesani, artigiani del “sovvenire”
Il progetto speciale di raccolta e altre iniziative analoghe non si potrebbero realizzare senza la creatività, il talento e la ricerca dei nostri incaricati diocesani, veri e propri artigiani del “sovvenire”. Sono loro, infatti, che all’interno delle parrocchie promuovono la raccolta e facilitano le donazioni: forniscono i materiali informativi, organizzano incontri a tema, parlano apertamente e con credibilità del sistema di aiuto al clero. Ma soprattutto, con il loro esempio e la loro testimonianza, sensibilizzano ai valori di comunione e partecipazione, per far comprendere a tutti che le Offerte deducibili sono un segno di vicinanza, compassione e tenerezza nei confronti dei nostri sacerdoti.

Paolo Cortellessa