Category Archives: Formazione

Benedetta povertà: provocazioni su Chiesa e denaro

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È di pochi giorni fa la notizia che il Santo Padre ha nominato Vescovo di Carpi Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Metropolita di Modena-Nonantola e finora Amministratore Apostolico di Carpi, unendo in persona Episcopi le sedi di Modena-Nonantola e di Carpi.

Ed è proprio Mons. Castellucci l’autore di un libro da poco pubblicato dal titolo Benedetta povertà? Provocazioni su Chiesa e denaro (Ed. EMI, 11 euro).

«Beati i poveri», dice Gesù. Ma la Bibbia chiede anche giustizia per gli ultimi e riscatto per gli oppressi. Dunque, la povertà è faccenda benedetta o maledetta? I poveri li avremo sempre con noi, afferma il Vangelo: ma è un destino ineluttabile per alcuni non raggiungere un decente livello di vita?

In queste pagine, ricche di riferimenti biblici e di sapienza umana, Erio Castellucci ci aiuta a distinguere tre povertà diverse: una da scegliere, e si chiama sobrietà; una da combattere, per ottenere equità; e una da riscattare, per raggiungere la fraternità. Anche la Chiesa è chiamata in causa: le sue ricchezze possono esistere solo per costruire condivisione, non per affermare prestigio o potere.

Il rapporto tra fede e denaro deve svilupparsi dentro una prospettiva evangelica, alla scuola di maestri come Francesco d’Assisi. «Ricordarsi dei poveri» significa non attaccarsi ai beni materiali, alla «roba», individualmente e come comunità, ma aprirsi alla fraternità. In definitiva, vuol dire «andare incontro a quei poveri che ci salveranno, perché risveglieranno in noi le energie migliori».

«La conversione economica è una delle più faticose. Oggi la testimonianza dei cristiani si gioca in buona parte sul rapporto con i beni» (Erio Castellucci).

Ricordiamo Mons. Castellucci come nostro relatore al Convegno nazionale di Abano Terme 16-18 aprile del 2013 con una relazione su Sovvenire: fede e carità.

8xmille senza frontiere: “Le nostre opere devono tornare a parlare”

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Fino al 31 dicembre le testate della FISC possono partecipare al bando 2020 8xmile senza frontiere “Speciale Covid” scrivendo articoli legati alle iniziative realizzate dalle e nelle Chiese locali con i fondi 8xmille proprio come risposta concreta all’emergenza che la pandemia ha portato con sé.

In attesa di questi articoli vi proponiamo uno dei vincitori del 2019. Si tratta in realtà di uno “Speciale 8xmille” che Il Nuovo Giornale della diocesi di Piacenza-Bobbio pubblicò il 26 settembre 2019 (Firmo dunque Dono pag. 17 e seguenti). Tante pagine tutte dedicate alle opere 8xmille, completo di interviste e testimonianze per spiegare il valore sociale ed ecclesiale di una firma.

Qui vi proponiamo il contributo sul Viaggio tra le opere di solidarietà coordinate dalla Caritas. “Siamo compagni di viaggio della gente”: la testimonianza del direttore Mario Idda e del responsabile dell’area promozione Massimo Magnaschi.

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Il settore della solidarietà occupa un posto di rilievo nella destinazione dei fondi 8xmille da parte della Conferenza episcopale italiana e delle diocesi. A Piacenza nel 2018 per questo settore sono giunti oltre 683mila euro. Quasi un terzo di questa somma è stata impiegata a sostegno delle opere messe in atto dalla Caritas in collaborazione con il territorio. La restante parte è stata destinata per progetti messi in atto da altre realtà ecclesiali.

L’opera della Caritas
Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica è un gesto concreto di solidarietà, si tratta di una firma che sostiene progetti concreti come quelli delle Caritas diocesane fra cui quella di Piacenza-Bobbio. Ne parliamo con il direttore Mario Idda e il responsabile della promozione Caritas, Massimo Magnaschi.

“Innanzitutto la Caritas – afferma Idda, da pochi mesi alla guida dell’ente di via Giordani a Piacenza – è l’organismo istituito dal Vescovo al fine di promuovere, anche in collaborazione con le altre istituzioni, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale diocesana e di quelle parrocchiali, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica. La vicinanza agli ultimi si esprime attraverso l’incontro, l’ascolto e l’accompagnamento”. “Nelle tappe del percorso di aiuto – aggiunge il direttore – si rendono necessarie opere che sostengano le persone nei momenti difficili (mensa, accoglienza notturna, appartamenti sociali, etc.). L’agire della Caritas è nel territorio e con il territorio ed in questa prospettiva la comunità è un elemento centrale”.

Legami di comunità
La Caritas, ed in particolare l’area promozione – sottolinea Massimo Magnaschi – accompagna e segue lo sviluppo dei gruppi Caritas parrocchiali, circa 50 presenti in diocesi, che sono espressione di un’esperienza innervata nel territorio e di una comunità attenta agli ultimi là dove essi vivono. “Siamo impegnati in un percorso di formazione e di condivisione – aggiunge Magnaschi – per aiutarci reciprocamente. L’esperienza di questi anni ci ha insegnato che la risposta ad un bisogno deve avere come primo requisito l’attivazione di legami di comunità. Solo attraverso una corresponsabilità ed una condivisione all’interno della comunità si può andare oltre la semplice assistenza e creare percorsi di uscita dalle situazioni di povertà. Paradossalmente se una Caritas fosse così ricca da poter offrire beni materiali come un dispenser «a domanda risposta», sarebbe lontanissima da quello che ha voluto Paolo VI quando l’ha istituita. Quello che ci prefiggiamo è far vivere ad ogni persona che appartiene ad una comunità un’esperienza di carità che si esprima prevalentemente attraverso relazioni buone e fraterne, cosa molto diversa da un puro assistenzialismo”.

Ascoltare, osservare e discernere
Tre sono i verbi-cardine dell’attività della Caritas – aggiunge Magnaschi: non si può essere vicino alle persone senza l’ascolto, l’incontro, senza capirne i bisogni e senza diventarne compagni di viaggio. L’osservazione è cercare di riflettere e sistematizzare le cose che si vedono, è una prospettiva, un impegno per scoprire le cause che stanno dietro alle problematiche, per costruire dei percorsi.

Il discernimento, a fronte dell’incontro con le persone ed all’individuazione del problema, consiste nella responsabilità di fare delle scelte che cerchino di dare risposte concrete a quei bisogni.

La Caritas inserita nella pastorale diocesana
Parola, eucaristia e carità, sono i fondamenti dell’attività pastorale della Chiesa – afferma il direttore Idda -. La Caritas non è un ente autonomo, è sempre legato alla vita pastorale della Chiesa locale. Non a caso il nostro prossimo Convegno annuale sabato 9 novembre sarà dedicato proprio al tema «L’animazione comunitaria della carità, vivere la quotidianità nelle comunità pastorali». Stiamo camminando insieme alla diocesi nel progetto delle nuove Comunità pastorali. Siamo nella Chiesa per far crescere e sviluppare la testimonianza della carità”. La Caritas è in rete con i gruppi parrocchiali, ha in programma tappe di formazione per l’animazione di comunità, con un’agenda di incontri per andare localmente ad ascoltare esperienze, difficoltà ed esigenze.

Spiritualità e valori del Vangelo
Il direttore Idda mette in evidenza come gli operatori Caritas nella sede di via Giordani iniziano ogni mattina la giornata con la preghiera delle Lodi, in una stanza della sede trasformata in una piccola cappella. “Preghiamo poi andiamo ad incontrare le persone”. Questo radicamento nella fede è un aspetto molto sentito nella Caritas dove si cerca di agire nel nome del Vangelo, con lo stile del Buon Samaritano. L’ispirarsi alla Parola è caratterizzato dalla fiducia in Dio. “È come se Cristo ci affidasse delle persone in difficoltà – aggiunge Magnaschi – e ci dicesse di curarle senza preoccupazione di sorta perché Lui non ci farà mancare nulla. Siamo anche noi persone immerse nella fragilità, ci riteniamo però – aggiunge Mario -, come diceva di sé Santa Teresa di Calcutta, «una matita nelle mani di Dio» a servizio di coloro che incontriamo nel nostro percorso”.

 


Caritas Italiana pubblica un Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia

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Il rapporto di Caritas Italiana, pubblicato su www.caritas.it in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà, cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. I dati della statistica pubblica definiscono lo scenario entro il quale ci muoviamo: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil; l’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione.

Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico del 2008 è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers.

In questo tempo inedito, gli interventi della rete Caritas sono numerosi e diversificati. Una vivacità di iniziative e opere realizzate anche grazie all’azione di circa 62mila volontari, a partire dai giovani impegnati nel Servizio Civile Universale. Sono 19.087 gli over 65 che si sono dovuti fermare per ragioni di sicurezza sanitaria e 5.339 le nuove leve (under 34), attivate in questo tempo di emergenza. Da Nord a Sud del Paese, continuano a non far mancare la loro prossimità e generosità verso i più poveri e i più vulnerabili e sono segnali della presenza di “anticorpi della solidarietà” che aiutano a diradare le nebbie della crisi in atto. Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; addirittura per il 15% del campione il calo è di oltre la metà del reddito complessivo.

Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, di fronte a queste sfide drammatiche e forti criticità, Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti. Per cercare di avere un quadro complessivo dell’attività svolta e tentare di descrivere l’impatto economico e sociale della pandemia, sono stati realizzati tre monitoraggi nazionali: uno ad aprile in pieno lockdown, il secondo a giugno, dopo la riapertura dei confini regionali e il terzo a settembre dopo il periodo estivo. I dati raccolti testimoniano due grandi fasi attraversate finora, che corrispondono in parte ai diversi step di avvio delle misure e dei provvedimenti governativi: la prima, della “dura emergenza” coincidente con il blocco totale delle attività e con i 69 giorni nei quali gli italiani sono rimasti a casa, durante la quale si è pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, sul fronte dei contagi e dell’impatto economico; la seconda, vissuta nei mesi estivi, nella quale si è avviata una lenta ripartenza, dai contorni e confini incerti.  In ciascuna delle due fasi le azioni messe in campo dalla rete Caritas sono state preziose.

Entrando nello specifico delle attività, la prima cosa da evidenziare è la riapertura dei centri di ascolto “in presenza”, per lo più su appuntamento o ad accesso libero; un ascolto di prossimità che va tuttavia in parallelo con i servizi telefonici e on line ancora molto diffusi. Da sottolineare poi tutta la preziosa attività sul fronte dell’accompagnamento e orientamento rispetto alle misure previste dal Decreto “Cura Italia” e “Decreto Rilancio; sono state azioni molto utili, che hanno permesso a numerose persone e famiglie in difficoltà di poter accedere a tali sostegni pubblici (l’83% delle diocesi ha svolto questa specifica attività).

C’è infine il tema del lavoro, in particolare quello della sofferenza sperimentata da tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi: rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici, in ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.). Complessivamente sono stati 2.073 i piccoli commercianti/lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo.

Caritas Italiana ha anche esaminato il funzionamento delle misure emergenziali disposte dal Governo in particolare di quelle volte a sostenere i redditi di famiglie e lavoratori, anche per individuare i difetti e le criticità da evitare in futuro. Da una rilevazione ad hoc condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il REM è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%).

Il REM è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e monogenitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. Si tratta di un profilo del tutto sovrapponibile a quello di coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza (32,5%) all’interno dello stesso campione intervistato: nuclei a reddito molto basso (49,7%), single (45,3%) e coppie senza figli (43,7%), prevalentemente anziani (42,2%). Questo dice che tra le due misure, rispetto alle caratteristiche dei beneficiari, vi sia sovrapposizione piuttosto che compensazione.

Inoltre coloro che hanno ricevuto dalle Caritas servizi di orientamento hanno fatto domanda per il REM tre volte di più rispetto a chi non ha ricevuto tale supporto dalle Caritas e hanno accresciuto di un sesto la possibilità di ottenerlo effettivamente. Orientamento e supporto fanno la differenza, in genere, soprattutto in situazioni di emergenza. Ecco perché nella indagine sulle misure di emergenza, nella metà dei casi (50,1%) i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e sostegno, sia concreto che psicologico durante l’emergenza Covid.

Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà e stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese.  Di fronte a una situazione “inedita”, occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto. In particolare ci sarà dunque bisogno di:

mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto;

realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche;

concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulle vite delle persone vengano periodicamente “aggiustate” per poter adeguarsi e meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l’incertezza;

intercettare le cause della povertà, come dice papa Francesco: “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi” (3 ottobre 2020). Solo in questo modo invece di accettare passivamente e in blocco il presente, si forniscono elementi a partire dai quali proiettarsi in un futuro di concreto cambiamento.

Covid-19: vantaggi fiscali per le donazioni in parrocchia

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Il Decreto Legge n. 18/2020 (c.d. Decreto Cura Italia) ha introdotto per l’anno 2020 una agevolazione fiscale per incentivare le erogazioni liberali effettuate a favore o per il tramite di determinate entità e finalizzate esclusivamente al finanziamento di:

  • interventi in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19
  • misure di solidarietà alimentare

Queste offerte liberali possono essere effettuate da persone fisiche, enti non commerciali e soggetti che svolgono un’attività economica (imprenditori, società, ecc.).

Tra le entità destinatarie di queste erogazioni sono indicati dalla norma – oltre allo Stato, Regioni ed altri – anche gli enti religiosi civilmente riconosciuti (ad esempio le parrocchie) che – come le altre entità – possono utilizzare gli importi ricevuti solo per le finalità evidenziate ai numeri 1) e 2).

Misura e destinatari dell’agevolazione

Alle persone fisiche ed agli enti non commerciali spetta una detrazione dall’imposta lorda ai fini dell’imposta sul reddito (IRPEF) pari al 30% dell’importo della erogazione, per un importo non superiore a 30.000 euro (ad esempio: su una donazione di 1.000 euro si beneficia di una detrazione dall’IRPEF di 300 euro).

Per i soggetti che svolgono un’attività economica l’offerta è invece deducibile dal reddito fiscale dell’impresa.

Come deve essere effettuata l’erogazione liberale

Al fine di poter usufruire dell’agevolazione, l’erogazione deve essere “tracciabile” e dunque può essere effettuata dal donatore tramite:

  • bonifico bancario
  • bonifico postale
  • carte di debito
  • carte di credito
  • carte prepagate
  • assegni bancari e circolari

Le erogazioni in contanti non consentono dunque la fruizione della agevolazione.

Documentazione attestante il sostenimento dell’onere

Per quanto riguarda la documentazione attestante il sostenimento dell’onere, è necessario che dalla ricevuta del versamento bancario o postale effettuato dal donatore oppure – in caso di pagamento del donatore con carta di credito, carta di debito o carta prepagata – dall’estratto conto della società che gestisce tali carte, sia possibile individuare:

  • il soggetto beneficiario dell’erogazione liberale
  • il carattere di liberalità del pagamento e che lo stesso sia finalizzato a finanziare gli interventi in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Nel caso di assegni bancari e circolari nonché nell’ipotesi in cui dalla ricevuta del versamento bancario o postale o dall’estratto conto della società che gestisce le carte non sia possibile individuare gli elementi sopra evidenziati è da ritenere che, in questi casi, possa rendersi applicabile la procedura prevista dall’Agenzia delle Entrate per donazioni analoghe previste da altre norme.

Pertanto, il donatore dovrà essere in possesso della ricevuta rilasciata a suo favore dall’ente religioso (quindi ad es. dalla parrocchia) dalla quale risultino, oltre al beneficiario:

  • Il donante
  • la modalità di pagamento utilizzata
  • il carattere di liberalità del pagamento e che lo stesso sia finalizzato a finanziare gli interventi in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 oppure a finanziare misure di solidarietà alimentare.

 

“Uniti in Rete” / Il 29 ottobre nuovo webinar per presentare i corsi di formazione

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All’appuntamento dello scorso 24 settembre, dedicato alla presentazione dei primi due corsi progettati per gli operatori del Sovvenire, non tutti gli incaricati e collaboratori diocesani hanno potuto partecipare. Pertanto è stato organizzato un altro webinar sullo stesso argomento per il 29 ottobre.

Di cosa si parlerà? Dopo un’introduzione su come accedere all’area di formazione, saranno presentati il corso Il Sovvenire (sulla storia, i valori e la struttura del Sovvenire, oltre e a due approfondimenti su 8xmille e Offerte deducibili) e il corso Comunicazione (sulle basi della comunicazione efficace, i materiali di comunicazione, gli eventi in presenza e online, e come misurare gli obiettivi di comunicazione).

Invitiamo tutti gli incaricati e collaboratori diocesani, che non erano potuti intervenire all’incontro del 24 settembre, ad iscriversi all’evento e partecipare al webinar collegandosi martedì 29 ottobre (ore 17-18) a questo link Zoom:

https://us06web.zoom.us/webinar/register/WN_HCK3P_QSSpeV6o7if8qs7Q

Un consiglio – Per chi non avesse mai utilizzato strumenti come la videoconferenza o la chat online durante un webinar, potrebbe essere utile farsi affiancare da una persona esperta per rendere l’esperienza più semplice e fluida.

RICORDA!

Martedì 29 ottobre dalle ore 17 alle 18

Il webinar sarà registrato e la partecipazione è gratuita.