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8xmille per lo sviluppo dei popoli / India: dove anche una “firma” può generare vita

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Pubblichiamo l’articolo di don Enrico Garbuio; collaboratore del Servizio Promozione della CEI, pubblicato su “Nostro Tempo” a settembre.

UN FRULLATO DI FOTOGRAFIE DALL’INDIA
Dove la tua firma genera vita

Oggi pomeriggio sono salito in soffitta e in un vecchio baule della nonna ho trovato un enorme album di fotografie. Di fronte a oltre 200 fotografie di formati differenti, a colori e in bianco e nero, mi sono sentito avvolto dalla vita, avvolto da quanto una semplice firma 8xmille alla Chiesa cattolica ha generato vita. Nasce la voglia di cercare il particolare in ogni inquadratura, di ammirare i dettagli.

Un album degno di essere sfogliato. Un album dove indugiare. Per accorgerti della vita, della sua bellezza e della sua fragilità. Ammirare è la strada per apprezzare. E apprezzare è la strada per custodire. Se apprezzi un oggetto sicuramente lo tratti con cura. Vale per ogni cosa. Chi apprezza il vino non lo butta giù d’un fiato, ma lo beve a piccoli sorsi. Chi apprezza i libri li maneggia con cura e li conserva nella propria biblioteca con grande attenzione. Fermarsi a contemplare qualche fotogramma sul mio viaggio in India è l’occasione per accorciare le distanze con i destinatari dell’8xmille.

L’India è un fiume in piena che travolge con le sue contraddizioni che non puoi cercare di capire a tutti i costi, ma solo vivere, abbandonandoti ad essa e alla sua illogicità. Se vuoi amarla devi prenderla così com’è, non puoi decodificarla con i tuoi schemi europei che parlano un altro linguaggio, dove quello che a te sembra folle è la normalità. Dove i ragazzini improvvisano giochi con nulla e sorridono a chiunque. È davvero un mistero la luminosità di quei sorrisi, soprattutto dei più piccoli che mi circondavano da ogni parte allungando la mano per un chocolate o la innalzavano verso si me per salirmi in groppa e poter così avere l’onore di un selfie ad alta quota. Sceso dall’aereo, l’ansia e la paura non hanno preso il sopravvento. Ho camminato per giorni interi lungo le strade delle città o dei villaggi – accompagnato inizialmente dalle Figlie della Chiesa e successivamente dai Padri Carmelitani Scalzi – e lì vi assicuro che non sentivo né caldo, né stanchezza, sarei rimasto per ore sotto il sole cocente ad osservare questo «mondo» così diverso dal mio. Talvolta mi sembrava di essere come in un frullatore di suoni (dal rumore assordante dei clacson, al coro dei richiami dei venditori lungo le strade); in un frullatore di colori (da quelli sgargianti e splendidi dei sari, al nero di occhi così profondi che puoi soltanto annegarci); in un frullatore di profumi (aromi di spezie deliziose che coprono con irruenza quelli meno appetibili della povertà e dell’indigenza). Ho visitato tante città, tanti villaggi sperduti: Hyderabad, Bangalore, Mandya, Mysore, Savanour, Trivandrum, Kollam, Alappuzha, Kochi, Ernakulam, Verapoly, Kothagudem, Khammam, Warangal, Eluru, Guntur, Vijayawada, Nawabupeta, etc.

Ho incontrato davvero tante realtà: dalle case-famiglia agli ospedali, dai centri di accoglienza per bambini malati di AIDS alle scuole per bambini sordomuti…tutte opere finanziate con i fondi 8xmille. Dai finestrini del fuoristrada o dal tuk-tuk ho visto scorrere l’India delle città e dei villaggi: case di legno più dignitose lungo le vie trafficate delle città, case di bambù immerse nella vegetazione dove talvolta si affacciavano donne e bambini che con il sorriso mi invitavano ad entrare per un coconut water, un pezzo di papaya, una banana o semplicemente per decorarmi il volto come segno di accoglienza.

Nello Stato del Karnataka, a Bangalore, le Figlie della Chiesa sono particolarmente impegnate nel dialogo interreligioso e lavorano nel campo infermieristico. A Savanour hanno realizzato – grazie ai fondi dell’8xmille – una casa-famiglia dove accolgono oltre quaranta bambine orfane o semi-orfane, assicurando loro vito e alloggio, ma soprattutto studio ed educazione umana e spirituale, nel rispetto della religione di ciascuna. Nella città di Mandya, in collaborazione e con il sostegno dell’Aifo, hanno fatto un lavoro capillare di ricerca dei malati di Hansen, sia in città che nei villaggi intorno, per istruire la gente sulla prevenzione della malattia e curare sistematicamente i malati. La lebbra non è del tutto debellata, nonostante il problema sia negli anni piuttosto ridimensionato.

I Padri Carmelitani Scalzi – sempre grazie ai fondi 8xmille – hanno realizzato in molti villaggi un servizio di promozione sociale della donna, attraverso la micro-economia di autoaiuto. Con il sostegno di vari benefattori hanno realizzato alcuni ambienti dignitosi in cui accolgono bambini e ragazzi malati di AIDS, prendendosi cura di loro con grande amore. Sono riusciti a inserirli nella scuola pubblica e li seguono somministrando le terapie che rendono meno dolorosa la loro situazione e consentono loro di fare una vita quasi normale.

Quanto vi ho narrato sono solo alcuni attimi stampati su un album fotografico, memorie scritte in un diario, ma niente è come averli impressi nel proprio cuore. Ogni attimo vissuto in un’opera finanziata con i fondi dell’8xmille è un motivo in più per firmare.

Dove arriva la tua firma? / 8xmille per lo sviluppo dei popoli sulle pagine del “Nostro Tempo”

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La rubrica “Dove arriva la tua firma” nasce un anno fa in Terra Santa, poco prima dei tragici fatti del 7 ottobre 2023. Esattamente durante il viaggio organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della CEI in collaborazione con la Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), per premiare i vincitori delle edizioni 2019 e 2020 del concorso giornalistico “Selezione nazionale 8xmille senza frontiere”.

La finalità di questo itinerario consisteva nel conoscere, ascoltare e vedere alcune opere realizzate attraverso i fondi 8xmille nei territori di Betlemme, Gerusalemme e Nazareth. Ad accompagnare gli oltre 50 giornalisti è stato don Enrico Garbuio, in qualità di Collaboratore del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli.

Il racconto di questo giovane sacerdote è stato chiaro, completo e conciso. Con tanta spontaneità e naturalezza è riuscito a comunicare in modo significativo e coinvolgente l’impatto di “una firma che fa bene” in una terra ferita da paradossi, ingiustizie e contraddizioni.

Condivisione, corresponsabilità e prossimità sono state le parole che hanno sintetizzato questa esperienza. Il ruolo della Chiesa cattolica in Italia nel sostenere le Chiese sorelle è davvero segno di comunione e universalità. L’esempio vissuto dai missionari – toccato con mano – ha gridato molto più forte di tante parole.

Nasce così il desiderio di raccontare ai lettori di “Nostro Tempo” dove arriva la firma di migliaia di contribuenti che ogni anno scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. A tale proposito, la redazione del Settimanale della Diocesi di Modena-Nonantola, dorso di Avvenire, ha affidato la rubrica mensile a don Enrico, affinché possa raccontare il bene, il buono e il vero constatato durante i suoi viaggi (ora in qualità di Collaboratore del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica).

Condividiamo volentieri anche qui i testi di don Enrico Garbuio a partire dal suo viaggio in Sri Lanka.

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I COLORI DELLO SRI LANKA
Dove la tua firma lascia il segno

Stupore, ammirazione, gioia: non ti sto narrando la mia ultima visita alla mostra di Van Gogh al Museo Revoltella di Trieste, piuttosto il mio recente viaggio in Sri Lanka per constatare quanto una semplice firma 8xmille alla Chiesa cattolica si trasformi in migliaia di gesti d’amore anche in paesi così lontani. Lo Sri Lanka è tutto e il suo contrario. È il paese degli estremi, dove l’impossibile diventa normalità. È sicuramente un’esperienza difficile da sintetizzare, poiché ogni attimo vissuto è un’opera d’arte da raccontare o una scultura asiatica da condividere.

Ogni attimo vissuto in un’opera finanziata con i fondi dell’8xmille è un motivo in più per firmare. Come guardare un quadro o una statua, allora? Mi sono lasciato guidare dalle emozioni senza pregiudizi… e così questo «mondo» dalle emozioni estreme, dai toni forti, amore o odio, che non contempla le mezze misure, mi ha accolto. Non è stato facile arrivare a Mannar per visitare la residenza per i giovani del “St. Xavier Boys College”. Questa piccola isola, collegata alla terraferma da un ponte, si trova a sette lunghe ore di distanza dalla capitale.

Il ponte per Mannar è controllato dall’esercito, segno della guerra civile che si è conclusa nel 2009, ma che è ancora vivida nelle storie e negli occhi di chi ho incontrato. Mannar, circondata dal verde degli alberi e dal blu dell’Oceano Indiano, ospita case umili, spesso prive di servizi essenziali come l’elettricità e l’acqua. Le strade sono animate da biciclette, tuk tuk, mucche e caprette, mentre i mezzi pubblici sono quasi inesistenti. La popolazione, di origine Tamil, una minoranza a lungo emarginata, si sostiene con la pesca o l’agricoltura di sussistenza.

Ad accompagnarmi lungo le strade di Mannar i Fratelli La Salle (FSC) con il loro abito bianco. Qui sono conosciuti da tutti e per tutti sono un riferimento. Nelle loro scuole, hanno accolto bambini e giovani provenienti da questa zona fragile, credendo in loro e guidandoli verso il successo.

A Mannar tutti conoscono la scuola amministrata dai Fratelli da oltre 70 anni, con oltre 1800 studenti dalla primaria alla secondaria. I valori che ispirano la loro scuola sono profondamente radicati nella tradizione Lasalliana, che si propone di insegnare alle menti, toccare i cuori e trasformare le vite attraverso un’educazione umana e cristiana.

Un impegno particolare è rivolto ai giovani, soprattutto a coloro che provengono da contesti economicamente svantaggiati. Una decisione strategica è stata quella di introdurre nella scuola l’insegnamento della lingua inglese, mirando a superare la discriminazione subita dai bambini e giovani tamil, i cui contesti culturali prevedono il tamil come lingua madre. La mancata conoscenza della lingua cingalese, necessaria per molte posizioni lavorative, è stata così affrontata, aprendo nuove opportunità di crescita e sviluppo per i beneficiari del progetto. Accanto alla scuola c’è la nuova residenza per studenti, realizzata grazie ai fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica.

La residenza è stata costruita per permettere a 80 studenti di continuare gli studi senza dover percorrere lunghi spostamenti, dando loro acqua, pasti caldi ed elettricità, al contrario delle case da cui provengono. In un ambiente protetto e sicuro, questi ragazzi possono essere finalmente solo ragazzi, crescere a pochi passi dalla scuola e concentrarsi sul loro futuro. Senza questa residenza, molti di loro sarebbero stati costretti ad abbandonare la scuola e la possibilità di un domani migliore.  Questa residenza gioca un ruolo cruciale nel garantire che i bambini provenienti da famiglie vulnerabili e in condizione di estrema indigenza possano frequentare stabilmente la scuola.

Grazie ai fondi dell’8xmille, è stato trasformato in un ambiente sicuro, fornendo condizioni di vita e apprendimento adeguate. Completare la scuola secondaria dà agli studenti l’opportunità di proseguire gli studi o cercare lavoro, contribuendo a rompere il ciclo della povertà. La residenza è stata costruita grazie ai 651 mila euro dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

Lo Sri Lanka non ti prende a schiaffi, lo Sri Lanka ti accarezza e, come una madre amorevole, ti racconta una storia tenendoti stretto a sé, ti spiega perché la vita di ogni creatura del mondo merita rispetto, ti insegna a non avere paura della precarietà, a non temere la diversità o gli imprevisti. Lo Sri Lanka ti include chiunque tu sia e in un attimo ti ritrovi nel suo vortice. In Sri Lanka vale la pena andarci… e se non puoi partire… almeno firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica!

 

 

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Sperare e agire con il Creato, insieme

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Sostenere la rinascita della Creazione “che geme”, contribuendo, come chiede Papa Francesco, a “passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura, ridotta a oggetto da manipolare, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del Creato”. È quanto fa la Chiesa in Italia, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli e grazie ai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.

Dal 1991 sono stati finanziati 107 progetti volti a contrastare il degrado ambientale, il cambiamento climatico e a salvaguardia delle ricchezze naturali e tutela degli ecosistemi in 31 Paesi, per un totale di oltre 11,5 milioni di euro.

“Spera e agisci con il Creato” è l’invito di Papa Francesco per la Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato che si celebra il 1° settembre. Sperare e agire con il Creato significa anzitutto unire le forze “nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”. Un lavoro “sinfonico” e “armonico” per la riduzione delle emissioni, l’educazione degli stili di vita, i finanziamenti innovativi e l’uso di soluzioni collaudate basate sulla natura.

Del resto, lo spettro del cambiamento climatico minaccia l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici, ma anche la salute pubblica. Sono oltre tre miliardi e mezzo coloro che vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni provocate dalla crisi ambientali, che provocano anche migrazioni forzate delle famiglie, con milioni di persone che perdono la vita in viaggi disperati. Il degrado ambientale, poi, causa guerre, accresce la povertà che, a sua volta, può aumentare, in un circolo che si autoalimenta.

Sono sempre i poveri della Terra a risentire maggiormente dell’inquinamento atmosferico, nonostante contribuiscano in misura minore al problema. I 46 Paesi meno sviluppati – per lo più africani – rappresentano solo l’1% delle emissioni globali di CO2, mentre le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% di queste emissioni. Si tratta di sfide sistemiche distinte ma interconnesse che accrescono disparità e disuguaglianze: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il degrado ambientale.

Proprio per questo occorrono cooperazione e solidarietà globale. È necessario agire con urgenza e insieme. “È incluso nel nostro piano strategico quinquennale per la pastorale complessiva, avviato nel 2022”, sottolinea monsignor Fulgence Muteba, Arcivescovo di Lubumbashi e Presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo. “Le priorità – aggiunge – ruotano attorno all’educazione ambientale, all’operazione ‘Wangarii Maathai’ consistente nella piantumazione di alberi, al supporto ad azioni di conversione ecologica, alla promozione della saggezza ecologica già presente nella cultura tradizionale, alle iniziative di sanificazione ambientale e gestione responsabile dei rifiuti”.

Come avviene anche nella Diocesi di Bukavu, dove la popolazione più povera soffre di problemi di approvvigionamento di acqua e di igiene nonché di mala gestione dei rifiuti domestici che rendono insalubre l’acqua e i terreni circostanti. Grazie a un progetto sostenuto dalla CEI è stato possibile formare donne e giovani e avviare 24 imprese agro-ecologiche per il riciclo, lo smaltimento e la trasformazione dei rifiuti organici utilizzati nelle colture domestiche per migliorare il rendimento agricolo di orti e campi.

Un altro approccio, nel rispetto dell’ambiente, è dunque possibile quando i piccoli si organizzano. Lo testimoniano, ad esempio, i progetti che, con i fondi 8xmille, hanno consentito a cooperative locali nel Nord est del Brasile di rafforzare reti formative innovative per l’agricoltura comunitaria e le filiere alimentari. “Abbiamo lavorato – evidenzia la nutrizionista Clara Terko Takaki – sulla sovranità e sulla sicurezza alimentare basate sul bioma amazzonico e sulle stagioni dell’anno, sulla valorizzazione delle abitudini alimentari regionali e il pieno utilizzo di questi alimenti con eccedenze fermentate e disidratate, in particolare la manioca. In questo modo possiamo evitare gli sprechi, eliminare i gas che aumentano l’effetto serra, ridurre la fame, migliorare le difese immunitarie e generare reddito”. Nello specifico il progetto sulle filiere alimentari ha contribuito alla formazione di un centinaio di giovani e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale di Santa Luzia e Limoeiro do Norte tramite il rafforzamento delle proposte formative in ambito agro-zootecnico e la creazione di una rete di collaborazione tra entità formative brasiliane per un periodico scambio di conoscenze, esperienze, buone pratiche e competenze, per facilitare uno sviluppo agricolo sostenibile delle aree rurali coinvolte.

Sviluppo dei popoli / Oltre 15 milioni di euro dall’8xmille per sanità e formazione

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Offrire assistenza sanitaria e migliorare le condizioni di vita delle persone più fragili sono alcune delle sfide che la Chiesa in Italia ha raccolto con decisione e dedizione, facendosi prossima a tutti, in ogni angolo del mondo. Lo dimostrano i numerosi progetti realizzati in diversi Paesi con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.

Nella sua ultima riunione (11 e 12 luglio), il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato 81 nuovi progetti. È stato deciso lo stanziamento di € 15.262.116, che permetterà di concretizzare 38 iniziative in Africa (€ 8.106.569), 19 in America Latina (€ 2.689.321), 22 in Asia (€ 4.268.302), 1 in Europa (€ 148.580) e 1 in Medio Oriente (€ 49.344). Tra queste, molte riguardano l’ambito sanitario e della cura.

Come, ad esempio, quella promosso in Costa d’Avorio dalle Suore Maestre di Santa Dorotea, Figlie dei Sacri Cuori, che aiuteranno – grazie a materiali, attrezzature e trattamenti farmacologici personalizzati – 50 bambini con patologie gravi, congenite e croniche. Ad Oweri, in Nigeria, i Servi della Carità dell’Opera Don Guanella amplieranno l’attuale Centro di salute mentale che potrà così garantire riabilitazione, consulenza e cure a 60 ragazzi, dai 6 ai 25 anni, affetti da varie patologie, dalla sindrome di Down e da disturbi dello spettro autistico. Il nuovo edificio erogherà anche trattamenti ambulatoriali ad altri 20 giovani.

In India, le Soeurs des Missions Etrangeres, che gestiscono un Centro a Rawthankuppam nella Diocesi di Pondicherry and Cuddalore, offriranno assistenza sanitaria, alloggio e pasti ai malati di lebbra oltre che formazione professionale agli abitanti di 129 villaggi rurali.

In Kazakhstan, la Diocesi di Karaganda costruirà la “Casa della misericordia”, un luogo dove verrà promosso lo sviluppo integrale di adolescenti e giovani disabili attraverso fisioterapia specifica e percorsi professionali formativi volti all’inserimento sociale e lavorativo. Per assicurare l’approvvigionamento energetico all’ospedale “Holy Family” che fornisce assistenza medica a circa 60.000 persone l’anno, l’Arcidiocesi di Karachi, in Pakistan, installerà un impianto fotovoltaico.

In vista di un miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali, la Caritas della Diocesi di Buea, in Camerun, costruirà nuovi pozzi per 3.600 nuclei familiari di 40 comunità per un totale di oltre 12.000 persone. In particolare, interverrà a favore di 200 disabili che vivono situazioni particolarmente difficili sul piano agro-alimentare. L’accesso all’acqua potabile e le attività di formazione aiuteranno a combattere inoltre l’epidemia di colera e altre malattie dovute alla scarsa igiene. In Zambia, invece, le Suore Salesiane di Don Bosco realizzeranno un “Training Centre” all’interno del Centro Agricolo Valponasca per offrire corsi formativi nel settore agricolo e dell’allevamento così da sviluppare le competenze, le conoscenze e i talenti degli agricoltori, in particolare dei più giovani.
Grande resta l’impegno della CEI sul fronte della formazione: in Rwanda, la Congregazione delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico costruirà una scuola primaria per assicurare la continuità didattica ai 145 bambini che frequentano la scuola dell’infanzia, evitando loro di doversi allontanare diversi chilometri da Kibeho dove non sono presenti altri istituti scolastici primari. In Somalia, l’Associazione Soomaaliya Onlus amplierà l’edifico scolastico di Dalsan, nel Galmudug, per accogliere un maggior numero di alunni, estendendo così il diritto all’educazione anche alle fasce più vulnerabili, ovvero le famiglie di allevatori nomadi e seminomadi.

In Bolivia, la Diocesi di Bergamo doterà il collegio “Marien Garten” per la formazione tecnico-professionale (frequentato da circa 2000 studenti) di nuovi laboratori con l’obiettivo di facilitare l’avviamento al lavoro. La nuova struttura sarà dedicata a Mons. Eugenio Scarpellini, missionario e già direttore del collegio.

Punta alla formazione professionale anche il progetto promosso in Guinea Bissau dai Giuseppini del Murialdo che rinnoveranno i laboratori del CIFAP di Bissau, promuoveranno l’aggiornamento del corpo docente e attiveranno nuovi corsi di meccanica, idraulica, edilizia, saldatura e informatica.

Nell’ambito delle attività educative e culturali, la Diocesi di Verona ristrutturerà in Brasile un edificio messo a disposizione dell’Associação Amigos de Nazaré do Pico che dal 2017 porta avanti iniziative di valorizzazione della storia e della cultura locali. Grazie al progetto, una sessantina di bambini e adolescenti residenti nel distretto di Nazaré do Pico potranno frequentare laboratori di introduzione alla musica strumentale, al canto e alla danza popolare. In Paraguay, le Figlie della Misericordia del Terzo Ordine Regolare di San Francesco realizzeranno “El tinglado”, un luogo dove svolgere attività sportive e ricreative all’interno del Centro di promozione sociale di Itagua.
Non manca infine un’attenzione verso i carcerati: in Burkina Faso, la Diocesi di Manga costruirà una sala polivalente per favorire – con il supporto di 50 educatori – la socializzazione, il reinserimento sociale e l’accompagnamento di 250 detenuti.

Il “Sovvenire in radio” / Su Radio Kalaritana si racconta l’opera OAMI, destinata all’assistenza anziani e persone con disabilità

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Ospiti della V puntata della trasmissione “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, Luciano Damiazzi, responsabile OAMI Sardegna e la dottoressa Bianca Caredda, psicologa, educatrice e responsabile del Centro diurno per persone con disabilità dell’OAMI. Fondata nel 1965 da don Enrico Nardi, assistente spirituale UNITALSI, anche grazie ai fondi dell’8xmille diocesano del 2023 il progetto porta avanti un impegno importante accanto ad anziani e persone con disabilità nei suoi centri a Pirri e ad Assemini.

Ascolta la puntata

Avvenire / Caritas. Progetti aperti alle comunità. Con i poveri e spazio ai giovani

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Vi segnaliamo questo articolo, pubblicato sul quotidiano Avvenire del 19 luglio scorso, sui progetti Caritas e il tentativo di orientarli in modo “animativo”. Che significa lo spiega Marcello Pietrobon, coordinatore dell’unità Amministrazione e responsabile del Servizio progettazione in Italia di Caritas italiana.

I progetti 8xmille di Caritas italiana nel 2023 sono stati in tutto 430 per quasi 28 milioni di euro di finanziamenti. Gli ambiti sono quelli abituali, dall’abitare al sostegno di mense ed empori, dalla formazione professionale e l’inserimento lavorativo a cura, accompagnamento e ascolto. «Ma la novità – spiega Marcello Pietrobon – è stato il tentativo di orientare tutti i progetti in modo animativo».

Cosa significa?
Lo sono sempre stati, ma occorre domandarsi che impatto abbiano, come quel che le Caritas fanno sui territori trasforma le comunità. Insomma, occorre capire il senso del servizio, altrimenti resta una attività filantropica. Quindi abbiamo iniziato a guardare i progetti dicendo alle Caritas diocesane di riflettere su questo tema, vedere come le mense classiche, gli empori, i servizi a bassa soglia vengano presi in carico dalla comunità.

Esistono progetti animativi della Caritas?
È uno sguardo trasversale
. Occorre valutare come i servizi vengano resi ai poveri attraverso le comunità e non come servizio sociale. La Caritas è per statuto deputata all’animazione della carità.

Ma come viene valutato l’impatto di un progetto Caritas su una comunità?
Quest’anno ci aiuta nella valutazione una équipe accademica del Sant’Anna di Pisa per capire in che modo possiamo misurare il cambiamento della comunità attraverso un determinato progetto
. Ovviamente è misurabile sul lungo termine, non nel tempo della realizzazione. Proviamo perciò a inserire nella riflessione alcuni elementi: primo se si è fatto un progetto per i poveri o con i poveri; secondo come le comunità accompagnano i percorsi. La nostra non è una misurazione numerica perché la logica della Caritas non è aumentare i servizi, l’obiettivo è invece diminuirli non per indifferenza, ma perché il problema è stato risolto o preso in carico dalla comunità e dagli enti pubblici. La trasversalità è il valore autentico perché evidenza il carattere animativo dei progetti.

Quanti sono stati valutati?
Un terzo che segnalano 11mila volontari coinvolti, oltre 700 partner territoriali, 1.400 realtà ecclesiali o 600 associazioni e organizzazioni territoriali impegnate. Per noi è questo il senso della animazione. In questi 150 progetti, 48 mila persone hanno ricevuto beni alimentari, ma più che altro conta chi li ha donati. Mediare l’intervento rendendo protagonisti i poveri e coinvolgendo la comunità è infatti più faticoso, ma sedersi al tavolo ad ascoltare aiuta anche a capire nuovi bisogni. Chi incrementa solo i servizi magari lo fa anche meglio di noi, ma spesso non ascolta.

Viene valutato anche il coinvolgimento dei giovani nei progetti?
Sì, ma non necessariamente per il volontariato immediato, perché magari al momento hanno bisogno di lavorare o non possono impegnarsi subito. Ma si può misurare la proposta nel loro dna. E magari diventeranno volontari tra 20 anni. Poi dobbiamo essere capaci di arrivare all’essenziale, oppure la gente rischia di seguire quello che emoziona di più. Se dalle risposte non passano lo stile e il senso di quello che fai, il cuore del messaggio evangelico, rischiamo di non venire più seguiti.

Radio Kalaritana racconta il “Sovvenire in radio” / 8xmille: ospite del 14 luglio il direttore della Caritas don Lai

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Maria Chiara Cugusi conduce insieme a don Alessandro Simula, responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire, una nuova puntata del podcast “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, il programma di Radio Kalaritana dedicato ai temi del sostegno economico alla Chiesa cattolica e che comprende i due filoni dell’8xmille e delle offerte per i sacerdoti “Uniti nel dono”.

In questo primo ciclo di puntate si parlerà dell’8xmille. Ospite della terza puntata don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana.

Tra le destinazioni dell’8xmille, oltre agli interventi di culto e pastorale, gli interventi di carità. Anche in questo senso l’8xmille ha delle ricadute importanti da un punto di vista sociale: è un moltiplicatore concreto di risorse e servizi per le persone più fragili, è un volano per incrementare le attività di welfare comunitario, anche attraverso la costruzione di reti solidali e il rafforzamento di una vera e propria cultura del volontariato.

Qui la puntata da ascoltare

Il “Sovvenire in radio” / Su Radio Kalaritana l’economo don Camboni descrive il vero “valore” dell’8xmille

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Maria Chiara Cugusi conduce insieme a don Alessandro Simula, responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire, la nuova puntata del podcast “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, il programma di Radio Kalaritana dedicato ai temi del sostegno economico alla Chiesa cattolica e che comprende i due filoni dell’8xmille e delle offerte per i sacerdoti “Uniti nel dono”.

In questo primo ciclo di puntate si parlerà dell’8xmille.

Ospite del secondo appuntamento don Giuseppe Camboni, l’economo della diocesi di Cagliari, per descrivere come vengono usate queste risorse sul territorio e spiegare come dietro i numeri ci siano tante persone, tanti volontari, sacerdoti, religiosi, tante energie buone che si mobilitano a favore del prossimo.

E accanto alle storie, ai volti e alle speranze di tante persone destinatarie di progetti si ricordano anche i valori che ruotano intorno all’8xmille, come l’idea di Chiesa comunione – che il Concilio Vaticano II ci ha insegnato – corresponsabilità, solidarietà, partecipazione e trasparenza.

Qui la puntata del 7 luglio

Arcidiocesi di Cagliari / Mons. Baturi: l’8xmille costruisce un futuro migliore mobilitando le energie migliori della società

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Lo scorso 15 giugno si è svolta, nella sala Benedetto XVI della Curia arcivescovile di Cagliari, la presentazione dei progetti e dell’utilizzo dei fondi 8xmille nella diocesi di Cagliari, promossa dal Servizio diocesano del Sovvenire in collaborazione con l’Ufficio per le comunicazioni sociali e con la Fondazione Kalaritana Media, ed il supporto dell’economato e dell’Ufficio tecnico per l’edilizia di culto e per i beni culturali. La notizia sul portale dell’Arcidiocesi chiesadicagliari.it.

La mattinata di lavori, coordinata dalla direttrice di Radio Kalaritana e vicedirettrice dell’Ufficio comunicazioni sociali Maria Luisa Secchi e dalla referente della comunicazione del Servizio diocesano del Sovvenire Maria Chiara Cugusi è stata scandita da due momenti fondamentali.

Il primo – informa la diocesi – dedicato al racconto dell’importanza dell’8xmille e dell’utilizzo di questi fondi nella in diocesi e il secondo riservato ad alcune testimonianze di esperienze concrete portate avanti grazie a questo prezioso strumento.

Nella prima parte sono intervenuti l’Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI Monsignor Giuseppe Baturi, il responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire don Alessandro Simula, l’economo don Giuseppe Camboni, l’architetto dell’Ufficio tecnico per l’edilizia di culto e per i beni culturali Terenzio Puddu, e il referente della progettazione della Caritas diocesana Marcello Porceddu.

Nella seconda parte, le testimonianze dell’avvocata Silvia Cocchiara, membro del Servizio diocesano tutela minori, del responsabile OAMI Sardegna Luciano Damiazzi, della psicologa, psicoterapeuta, formatrice e consulente Ai.Bi. Associazione Amici dei bambini ETS Marcella Griva, dell’animatrice del Progetto Policoro di Chiara Durzu, e della missionaria diocesana fidei donum nell’Arcidiocesi di Mbeya, Tanzania Giada Melis,.

In occasione di questo incontro è stato prodotto e presentato un video documentaristico che racconta le esperienze dell’8xmille sul territorio.

«Questa iniziativa – spiega l’Arcivescovo – si inserisce in un cammino consolidato di trasparenza. Vogliamo che i fedeli e tutti i contribuenti sappiano come la Chiesa destina i propri fondi per poter apprezzare la capacità di bene per tutti: non si tratta di avvantaggiare certe categorie ma di contribuire alla diffusione del bene per l’intera collettività. L’aspetto quantitativo – prosegue – di cui si dà doverosamente conto è solo un indice del bene che mobilita tanti volontari, sacerdoti, persone di buona volontà a favore del prossimo, affinché tutto il tessuto della nostra società sia più solidale. Anche da questo punto di vista l’utilizzo dell’8xmille, che qui vogliamo raccontare attraverso esempi concreti, costruisce un futuro migliore mobilitando le energie migliori della nostra società».

L’8xmille è una delle principali fonti di finanziamento delle opere e attività pastorali della Chiesa, tra cui quelle destinate alle persone più fragili, alle famiglie, ai giovani, alle missioni.  Esso non solo è un moltiplicatore concreto di risorse e servizi per i bisognosi, ma è anche uno strumento di promozione e salvaguardia del lavoro, di valorizzazione e tutela del patrimonio artistico, culturale, architettonico. Inoltre, esso è un volano per incrementare le attività di welfare comunitario, anche attraverso la costruzione di reti di solidarietà e il rafforzamento di una vera e propria cultura del volontariato.

Qui l’intervista rilasciata da Mons. Baturi per rainews.it (TGR Sardegna).

Caritas Roma: progetti innovativi grazie all’8xmille

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«Il mandato che abbiamo ricevuto da San Paolo VI nel 1972 è soprattutto quello pedagogico, cioè di “sensibilizzare la comunità al senso e al dovere della carità in forma consona ai bisogni e ai tempi”». A parlare è Giustino Trincia, diacono permanente, da tre anni direttore della Caritas diocesana di Roma, che in questa intervista – raccolta da Angelo Zema per romasette.it – racconta l’impegno dell’organismo pastorale della diocesi e si sofferma su alcuni progetti sostenuti dai fondi 8xmille.

La Caritas diocesana di Roma è stata tra i promotori della serie di convegni che hanno ripercorso in questi mesi i grandi temi del convegno diocesano del 1974 (scuola, sanità, casa, lavoro, ecc.) rimasto nelle cronache come quello sui “mali di Roma”. Qual è stato il senso di questo impegno? E quali frutti ne potrebbero derivare?

La scelta fatta a livello diocesano è stata di celebrare quell’evento guardando soprattutto al presente e al futuro della città, attraverso l’impegno comune di diversi uffici pastorali della diocesi e la ricerca del coinvolgimento diretto delle comunità parrocchiali e religiose. È un percorso che si concluderà in autunno, dopo quattro tappe diocesane di riflessione nelle periferie romane, perché è da lì che oggi è più facile leggere la Capitale d’Italia e i germogli di speranza per superare le tante, le troppe sofferenze accumulatesi. Tutto questo accade nell’anno “sapienziale” del cammino sinodale della nostra Chiesa, attraverso quell’ascolto pluriennale delle grida e delle attese di giustizia della nostra città alle quali la nostra Chiesa locale di Roma sarà chiamata a dare voce e al tempo stesso speranza, unita a delle testimonianze di carità evangelica.

Tre i grandi insegnamenti profetici di quel grande convegno del 1974 che sono ancora di insegnamento: quello pastorale, di una comunità corresponsabile nella Chiesa e nella città, in grado di leggere e di interpretare la realtà, dal punto di vista dei poveri, di chi è ai margini e di dimostrare come questo punto di vista sia quello più efficace per promuovere il bene comune e tutelare l’interesse generale. Questa è la via della fratellanza universale che accoglie tutti e non esclude nessuno, riconoscendo ad ognuno diritti, doveri, poteri e responsabilità. È fondamentale ricordare che il tavolo della convivenza è composto di queste quattro gambe e che ognuna di esse è coessenziale alle altre. È il tavolo del primato del noi, rispetto a quello dell’io che sta portando alle tante povertà che ci circondano.

Il secondo insegnamento profetico, per la comunità dei credenti, è quello di restituire centralità alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio per riuscire nel difficilissimo compito di discernere i segni dei nostri tempi. Il terzo è quello dell’urgenza di riscoprire lo stretto legame che c’è tra carità e giustizia, perché non si può continuare a dare per elemosina ciò che spetta per diritto. Il corollario di questo insegnamento è il rilancio della partecipazione diffusa, nelle forme e con i metodi del terzo millennio e dunque senza nostalgici sguardi al passato, in un processo aperto alle comunità ecclesiali, alle reti della società civile e ai diversi poli di responsabilità, nella Chiesa e nella città. Dobbiamo aiutare chi abita, chi vive Roma a trovare nuove motivazioni verso l’impegno e la corresponsabilità, a riscoprire l’orgoglio di appartenere ad una delle città più belle del mondo, quanto a cultura, a tradizioni religiose e civili e a calore umano, a fare di Roma la “città della speranza”, nell’anno giubilare e non solo.

Questo impegno spinge a riflettere sul ruolo che la Caritas esercita per la comunità ecclesiale e per quella civile, un compito di animazione della carità, mentre spesso si tende a vederla solo come un organismo assistenziale.

Se si separa la carità dalla giustizia, è inevitabile cadere nell’assistenzialismo e in forme vecchie e nuove di dipendenza (poco evangelica) tra chi dà e chi riceve. Il mandato che abbiamo ricevuto da san Paolo VI nel 1972 è soprattutto quello pedagogico, cioè di “sensibilizzare la comunità al senso e al dovere della carità in forma consona ai bisogni e ai tempi”. La strada classica seguita a Roma e altrove è stata quella delle “opere segno” – ostelli, comunità alloggio, case famiglia, mense, empori, ambulatori, centri di ascolto, spazi per l’infanzia – in cui la comunità ha l’opportunità di incontrare i fratelli e le sorelle in difficoltà, prendere coscienza delle ingiustizie e delle solitudini. La chiamiamo “pedagogia dei fatti”. Si tratta di luoghi di incontro e di prossimità verso i più deboli in grado di operare, grazie alla decisiva sinergia tra i volontari e gli operatori professionali della Cooperativa “Roma Solidarietà” promossa proprio dalla Caritas di Roma. Stiamo parlando di strutture, in gran parte purtroppo ancora necessarie, ma oggi cosa e quali sono le opere segno al passo con i tempi attuali? A me sembra che occorra pensare ad opere segno più legate alla capacità di incidere sulle relazioni tra le persone e tra le comunità; sulle terribili piaghe moderne: le varie forme di solitudine che colpiscono drammaticamente molti minori e giovani, tanti anziani e donne sole con bambini; il lavoro sempre più precario e spesso povero; la povertà educativa e culturale che investe molte generazioni disarmate rispetto al “bombardamento” della società dei consumi; la povertà abitativa, scandalosa quanto a dimensioni; le dipendenze nascoste provocate da droghe, alcool, sesso, sovraindebitamento e azzardo; la scarsa accoglienza e la poca integrazione dei molti che fuggono dalle guerre, dalla miseria, dalla crisi climatica del sud del pianeta; la grande crisi del Servizio sanitario nazionale che spesso provoca rinuncia alle cure sanitarie o altri debiti familiari. Ciò detto considero una grazia di Dio le tante opere segno promosse direttamente dalla Caritas grazie alla Diocesi; quelle nate su iniziativa delle comunità parrocchiali o religiose e da altre associazioni.

Può darci qualche cifra dell’impegno della Caritas a Roma? E indicarci in quali ambiti si esprime in particolare?

Il collant di questa rete di presenze è costituito da “sensori” qualificati, cioè dalle 332 comunità parrocchiali con ben 218 Centri di ascolto parrocchiali collegati tra loro in rete e dai nostri tre centri diocesani di ascolto nei quali la differenza tra poveri italiani e stranieri si va sempre più affievolendo. Questa rete di solidarietà nel 2023 ha distribuito 322mila pasti, accolto 1.727 persone, incontrato oltre 13mila persone nei Centri di ascolto, curato negli ambulatori 5mila pazienti esclusi dal Servizio sanitario nazionale, assistito nelle loro case 500 famiglie, distribuito alimenti nei cinque empori a 1.720 famiglie.

Quale importanza hanno i fondi 8xmille per la carità in diocesi?

Il 10% delle risorse necessarie per finanziare tutto ciò è stato assicurato attraverso i fondi dell’8xmille, come finanziamento diretto della diocesi oppure attraverso i progetti della Conferenza episcopale per la carità. Il resto delle risorse proviene per il 78% da servizi in convenzioni con gli enti locali – Comune, Regione, Asl, prefettura – e per il 12% da donazioni di privati cittadini. Mi fa piacere dire a tutti grazie!

Quali sono i progetti più significativi della Caritas sostenuti quest’anno dall’8xmille? Ci può fare qualche esempio?

Nel corso del 2024 sono otto i progetti finanziati attraverso Caritas italiana. Vorrei sottolineare l’innovatività e l’estrema attualità di tre di essi. “Giovani periferici” intende cogliere e rafforzare le potenzialità, l’autostima e la fiducia nei gruppi di giovani a rischio, motivandoli a partecipare e promuovere delle iniziative, ad essere una presenza significativa per riconoscere il proprio quartiere come una risorsa. Un progetto che vuole incidere sulle situazioni di disagio giovanile e sui percorsi di devianza per invertire i processi di emarginazione, soprattutto nelle parrocchie di periferia. Il progetto di housing sociale dedicato a “Don Roberto Sardelli” è rivolto alle persone più fragili, che vivono in strada o in alloggi precari, per fornire loro strumenti, informazioni ed elementi in grado di supportare ciascuno nel proprio percorso di autonomia abitativa rendendolo forte, consapevole dei propri diritti e dei propri doveri. “Officina delle Opportunità” è un servizio di accompagnamento, orientamento e inserimento lavorativo, rivolto in particolare alle persone che versano in condizione di fragilità e di povertà, per facilitarne l’inclusione lavorativa, prendendo atto della necessità di essere accompagnate e sostenute in un percorso che consenta loro di ritrovare la dignità e l’autonomia attraverso la formazione e il lavoro.

Ce ne sono altri?

Gli altri progetti puntano a rafforzare la rete parrocchiale delle Caritas: gli Empori della solidarietà, a ottobre inaugureremo il sesto centro diocesano nella zona Don Bosco; il Manuale operativo dei diritti, strumento a supporto dei Centri di ascolto con le misure di welfare istituzionale sempre aggiornate e iniziative di formazione permanenti; l’assistenza domiciliare agli anziani soli.