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Sviluppo dei popoli / Più di 11 milioni di euro dell’8xmille per sostenere donne, bambini e poveri

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Sanità, educazione, promozione sociale con una particolare attenzione alle donne, ai bambini e alle persone con disabilità. Sono questi gli ambiti principali dei progetti approvati dal Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli nella riunione del 24 e 25 novembre. Si tratta di 53 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 11.088.174 così suddivisi: € 6.991.622 per 27 interventi in Africa, € 1.755.898 per 12 interventi in America Latina; € 1.476.177 per 9 interventi in Asia, € 543.065 per 4 interventi in Medio Oriente e € 1.321.412 per 1 intervento in Europa.

Tra i progetti più significativi, otto saranno realizzati in Africa: In Burkina Faso, le figlie di San Camillo, che nella città di Ouagadougou gestiscono il centro medico “Saint Camille” (nel 2022 ha erogato 60mila visite ambulatoriali, 1.132 parti, 8600 ecografie, 30.000 esami di laboratorio), costruiranno ed equipaggeranno un nuovo reparto di radiologia. In Madagascar le suore francescane di Maria, per migliorare il servizio offerto dall’ospedale Policlinico San Francesco di Assisi, acquisteranno nuovi dispositivi sanitari per il blocco operatorio. In Cameroun, la diocesi di Edea amplierà l’offerta formativa professionale e tecnica rivolta ai giovani del villaggio di Mogong: per loro saranno costruiti un dormitorio e un laboratorio d’informatica e verrà avviata un’attività di piscicoltura. A Capo Verde, la diocesi di Santiago de Cabo Verde realizzerà un Centro educativo per prevenire l’abbandono familiare e scolastico di bambini e giovani che abitano nella Baia de Alcatraz, quartiere di São Domingos, zona periferica, altamente popolata con un alto tasso di povertà e di abbandono scolastico (aumentato nel 2022-23 del 17,7%). In Sud Sudan, a Maker Kuei, nella diocesi di Rumbek, le suore dell’Istituto della Beata Vergine Maria (conosciute come le Dame Inglesi) intendono sostenere e promuovere l’accesso delle ragazze ad un’istruzione di qualità. Nella Repubblica Democratica del Congo, le Suore Oblate delle Assunzione costruiranno un Centro per accogliere gli orfani di Beni in un ambiente sicuro e protetto, fornendo loro assistenza di base e educazione. In Tanzania, “L’Africa Chiama ODV” supporterà i bambini disabili della regione di Iringa, potenziando l’accesso ai servizi sanitari e riabilitativi, attraverso la diffusione di un sistema di prevenzione e diagnosi precoce a livello regionale e la partecipazione attiva delle famiglie. In Etiopia, C.V.M (Comunità Volontari per il Mondo) migliorerà l’accesso alle fonti di acqua pulita per le strutture igienico-sanitarle di base nei distretti di Besketo, Semen Ari-e-Geze-Gola e sensibilizzerà le comunità sull’importanza delle pratiche igienico-sanitarie per ridurre il rischio di trasmissione di malattie. Sono previsti interventi di costruzione o riabilitazione di sistemi idrici, di formazione, di sviluppo di piccole cooperative e di nuove attività generatrici di reddito.

Dei 12 progetti finanziati nel Continente latino-americano, grande rilevanza assume quello promosso in Brasile dalla diocesi di Paraiba che, nel quartiere di Taquara, costruirà il Centro sociale Sao Jose per dare ai giovani la possibilità di frequentare corsi professionali; il tutto per contrastare fenomeni come il disagio sociale, il traffico di droga e la prostituzione. In Colombia, a Medellin, le Suore Oblate del S. Redentore aiuteranno le donne vittime di prostituzione e tratta con strumenti di formazione finalizzati a raggiungere una autonomia personale ed economica. Il progetto si svolge in sinergia con le autorità locali e con il “Centro di Attenzione nell’Area Giuridica e Psicologica” dei Padri Francescani dell’Università di San Buenaventura e del National Learning Service (SENA).

Nel Continente asiatico, uno dei progetti vedrà la luce in Bangladesh: le suore Salesiane, che da quattro anni hanno istituito un “Collegio Infermieristico” per formare 200 giovani infermieri, amplieranno la struttura del “Nursing College di Mymensingh” che ha come destinatari i più poveri e vulnerabili della comunità adivasi. In India, ad Harmoti, in Assam, la diocesi di Saint John Chrysostom of Gurgaon dei Siro-Malankaresi costruirà una nuova scuola (dotata di un ostello) che accoglierà 600 studenti, ovvero il doppio di quelli che attualmente sono ospitati in un edificio fatto di bambù, fango e lastre di metallo.

30 novembre 2023

Caritas Italiana / Presentato il Rapporto Povertà 2023 “Tutto da perdere” |

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È stato presentato il 17 novembre a Roma, presso la sede di Caritas Italiana, il Rapporto 2023 su povertà ed esclusione sociale in Italia dal titolo “Tutto da perdere” (comunicato stampa in allegato). La data scelta è strettamente collegata alla VII Giornata Mondiale dei Poveri del 19 novembre.

Il Rapporto, a quasi un trentennio dalla sua prima edizione, si sofferma anche quest’anno sulla povertà e l’esclusione sociale nel nostro Paese, riportando numeri e storie, evidenze empiriche e tendenze di lungo periodo, problemi e risposte. Il focus centrale e trasversale è dedicato in questa edizione al fenomeno dei working poor, ossia di quelle situazioni di povertà, personali e familiari, in cui non manca il lavoro, ma il reddito non è sufficiente a una vita dignitosa.

Su questo aspetto è stata realizzata un’indagine nazionale, di taglio sperimentale e qualitativo, la prima di tipo partecipativo mai realizzata da Caritas Italiana, che ha coinvolto in tutte le fasi di studio (dalla progettazione del disegno della ricerca fino all’analisi dei risultati), un gruppo di persone che vivono sulla propria pelle la condizione di fragilità economica e lavorativa. In questo modo le persone si rendono protagoniste e non solo destinatarie di aiuto.

Vi segnaliamo da pag. 70 e seguenti e a pag. 166 del Rapporto (qui) il box con i progetti finanziati grazie ai fondi 8xmille destinati dai contribuenti alla Chiesa cattolica.
Si legge tra l’altro sul fronte progetti per il lavoro:

“Il problema del lavoro è ormai, da anni, diventato una vera e propria emergenza sociale, conseguenza di una ultradecennale crisi economica, acuita dagli effetti della pandemia, che è all’origine delle tante situazioni di disagio che le Caritas Diocesane si trovano quotidianamente ad affrontare e per le quali hanno iniziato a sviluppare misure di intervento specifiche. Sono, infatti, 59 le Caritas Diocesane che hanno presentato progetti in ambito lavoro sui fondi CEI 8xmille Italia per l’annualità 2023, per un totale di 61 progetti che ci restituiscono una fotografia dei rispettivi territori accumunata da situazioni di crisi socio-economica e precarietà occupazionale per una fascia sempre più ampia di popolazione, con un conseguente incremento di persone in difficoltà che si rivolgono in Caritas per essere aiutate nel soddisfacimento di bisogni primari e con la necessità di trovare una stabilità lavorativa come unica possibilità per uscire dallo stato di bisogno”.

DESTINATARI

39 progetti si rivolgono a target ampi di destinatari rappresentati da persone inoccupate, sottoccupate e working poor, indipendentemente da età, sesso, situazioni soggettive e provenienza. 22 individuano, invece, target più specifici, quali giovani e, in alcuni casi minori, disabili, persone con dipendenze o ex dipendenza, immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, persone senza dimora. Il progetto della Caritas Diocesana di Pompei, “Un mestiere per il futuro… a scuola di cucina, a scuola di cultura”, si rivolge, ad esempio, a ragazzi e ragazze, prevalentemente minorenni, seguiti dal Centro di accoglienza oratoriale “Bartolo Longo” e dal Centro Educativo “Beata Vergine del Rosario”, ai quali offre percorsi formativi professionalizzanti e percorsi di accompagnamento finalizzati a sostenere e sviluppare le soft skill. Caritas Imola, invece, con il progetto “Worklab” si rivolge a 12 NEET tra 16 e 36 anni, per supportarli nella ricerca di lavoro attraverso un corso di Smartphone, grazie al quale scoprire le potenzialità dello strumento per la redazione di un CV e per un bilancio di competenze; una “Palestra digitale” per simulazione di colloqui di lavoro e approfondimento di tecniche di comunicazione; attività di mentoring individuale, finalizzata alla ricerca di lavoro; tirocini rivolti ai partecipanti con maggiori fragilità. Diversi sono i progetti destinati in modo specifico alle persone con disabilità che prevedono strumenti di supporto all’inserimento socio lavorativo diversificati, spesso integrati, quali laboratori, corsi di formazione per l’apprendimento di competenze trasversali, manuali o più tecniche, tirocini o inserimenti in vere e proprie realtà lavorative, create con la specifica finalità di offrire opportunità lavorative ad hoc per questa tipologia di destinatari. Un esempio è rappresentato dal progetto “Non solo autismo. Dall’accoglienza all’inclusione” presentato dalla Caritas di Civita Castellana che si rivolge a giovani adulti affetti da autismo e grave disagio psico-sociale, per i quali prevede 2 opportunità di inserimento socio – lavorativo: presso un birrificio già avviato e presso un’azienda agricola da creare nel 2023, dove realizzare laboratori terapeutici ed occupazionali, corsi di formazione e avviamento professionale al giardinaggio e all’agricoltura e percorsi di inserimento lavorativo e inclusione sociale.

TIPOLOGIA DI INTERVENTI

La maggior parte dei progetti prevede azioni diversificate che utilizzano più strumenti di intervento in ambito lavorativo, spesso integrate con progettualità in altri ambiti – casa, aiuti materiali, salute – nell’ottica di una presa in carico globale, caratteristica dello “stile Caritas”, che mette al centro la persona – con tutte le sue fragilità, bisogni e risorse – e la relazione, attraverso cui accompagnarla nel percorso di fuoriuscita dallo stato di necessità. Lo strumento principale utilizzato dalle Caritas per affrontare il problema del lavoro è quello dei tirocini extracurricolari e/o di inclusione sociale e delle borse lavoro, realizzati in accordo con le disposizioni regionali che regolano la materia e che possono variare da regione a regione. Sono, infatti, 41 i progetti che offrono questa opportunità. Emerge, dall’analisi dei progetti, anche la sperimentazione di strumenti particolari, come i tirocini di gruppo, proposti dalla Diocesi di Aosta con il progetto “Verso il lavoro”, rivolti a persone con maggiori fragilità, che prevedono la creazione di squadre eterogenee di destinatari, per esperienza, età, provenienza, guidate da un capo squadra/educatore, che si misurano in alcune semplici attività lavorative con l’obiettivo di verificare le competenze di base, aiutare a riprendere il ritmo del lavoro. Le attività vengono realizzate prevalentemente presso le parrocchie e prevedono la sistemazione di spazi comunitari con la finalità, non secondaria, di favorire l’incontro tra i destinatari e la comunità parrocchiale. I tirocini di gruppo rappresentano un banco di prova per proseguire il percorso con altre misure di inserimento lavorativo. I corsi di formazione rappresentano un altro strumento di intervento ricorrente, presente in 32 progetti, realizzati con modalità differenziate: organizzazione diretta da parte della Caritas o dei soggetti gestori o cogestori, collaborazioni con Enti di formazione accreditati, doti formazione, training on the job, laboratori, e-learning. I contenuti dei corsi sono i più diversi e spaziano da tematiche trasversali – potenziamento di soft skills, strumenti per la ricerca di lavoro, corsi di lingua italiana per stranieri, corsi di informatica di base – a interventi professionalizzanti, individuati normalmente in base alle tendenze nazionali o alla domanda del mercato del lavoro locale – corsi di grafica e design, cucina e somministrazione (panificazione, pasticceria, pizzaiolo, barman, aiuto cuoco) carrellisti, …
Presenti, in diversi casi, anche proposte formative fortemente legate alla vocazione del territorio: “Mestieri del mare” e “Trullaro e paretaro”, proposti dalla Caritas di Brindisi – Ostuni con il progetto “Impara l’arte”; “Myriam Sartoria ecclesiastica”, della Caritas di Monreale, che propone un laboratorio di sartoria altamente professionalizzante per la realizzazione, restauro e conservazione di tessuti e paramenti sacri. Sartoria e agricoltura sociale sono 2 settori di riferimento per diverse Caritas nello sviluppo di percorsi di supporto all’inserimento lavorativo. Corsi e laboratori di sartoria, sono, infatti, considerati da 8 Caritas lo strumento principale di intervento per aiutare donne in difficoltà a “rimettersi in gioco”, favorendo il loro protagonismo, sviluppando competenze trasversali, trasmettendo competenze tecniche per reinserirsi nel mondo del lavoro. Il settore agricolo, scelto come ambito principale di intervento da parte di altre 8 Caritas è, invece, considerato particolarmente adatto per il reinserimento socio-lavorativo di persone con basse competenze o con disabilità.

LA RETE TERRITORIALE

La capacità di “Fare rete” presenta un’importanza fondamentale per migliorare la qualità ed ampliare la tipologia dei servizi offerti a livello territoriale, sperimentata dalla maggior parte delle Caritas. La quasi totalità dei progetti presentati prevede, infatti, il coinvolgimento, nella fase di ideazione e/o realizzazione degli interventi, di una rete territoriale, più o meno estesa, rappresentata non solo dalla comunità ecclesiale locale – parrocchie, CdA parrocchiali e, in alcuni casi, altri uffici pastorali – ma anche da enti pubblici e soggetti privati del territorio con cui sviluppare sinergie per diversificare la tipologia dei servizi e migliorare l’efficacia degli interventi di accompagnamento in un percorso di inserimento o re-inserimento lavorativo.
Caritas Roma, ad esempio, con il progetto “Officina delle Opportunità”, ha in corso interlocuzioni con diverse realtà pubbliche e private quali COL – Centri di Orientamento al Lavoro, Centro per l’impiego Portafuturo, Associazioni di categoria, Enti di formazione, APL e con piccole attività artigianali. Prevede, inoltre, un coinvolgimento capillare delle parrocchie e di oltre 150 volontari che consente di offrire un servizio in grado di raggiungere tutto il territorio della Diocesi di Roma. Anche Caritas Piacenza – Bobbio, con il progetto “Lavoro… d’insieme” prevede una stretta collaborazione con le parrocchie, finalizzata ad assicurare un’adeguata accoglienza abitativa e un supporto relazionale alle tante persone che arrivano nei territori della Diocesi attratti da opportunità lavorative nel settore della logistica, che spesso si rivelano solo temporanee e non consentono di accedere ad affitti regolari. A questo, si accompagna un importante lavoro di rete con soggetti del territorio – enti pubblici, enti di formazione, aziende, APL, finalizzato a garantire una continuità lavorativa ai destinatari, offrendo opportunità di lavoro presso diversi committenti.

Sviluppo dei popoli / Più di 12 milioni di euro 8xmille per sviluppo, formazione e sanità

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Il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, nella riunione del 6 e 7 ottobre, ha approvato 87 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 12.285.100 così suddivisi: € 7.059.453 per 38 progetti in Africa, € 2.485.580 per 30 progetti in America Latina; € 2.676.991per 18 progetti in Asia; € 63.076 per 1 progetto in Europa.

Tra gli interventi più significativi, quattro sono in Africa: in Benin, le Suore Vincenzine di Maria Immacolata – Albertine amplieranno la Scuola primaria “Frederic Albert” per aumentare il tasso di scolarizzazione dei bambini del quartiere di Okédama (isolato rispetto al centro di Parakou) e contribuire così alla riduzione della povertà, allo sviluppo socioeconomico della zona e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. In Etiopia sarà invece il “Gruppo Missioni Africa Onlus” a promuovere un’istruzione di qualità in ambito rurale con la costruzione di un nuovo complesso scolastico nel villaggio di Gununo. In Guinea Conakry, le Suore della Congregation des Filles du Saint Coeur de Marie realizzeranno un reparto di maternità nel villaggio di Segueyah per consentire alle donne di partorire in sicurezza e con un’adeguata assistenza sanitaria. In Burkina Faso, infine, “Acqua nel Sahel Onlus” costruirà dieci pozzi in altrettanti villaggi della periferia della città di Kaya per migliorare la qualità di vita delle famiglie sfollate a causa degli attacchi terroristici.

Dei 30 interventi finanziati nel Continente latino-americano, grande rilevanza assume quello promosso dall’“Associazione per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo Ets – Coopermondo” che in Colombia formerà 20 dipendenti locali in 7 filiere produttive che, a loro volta, condivideranno le loro conoscenze e competenze con i membri di organizzazioni che si occupano di gestione e amministrazione delle imprese secondo i principi dell’economia sociale e solidale. Il progetto prevede anche l’allestimento di un centro di consultazione, monitoraggio e assistenza tecnica nella città di Mocoa. In Bolivia, l’equipe della Pastorale sociale – Caritas della diocesi di Potosì sosterrà l’acquisto dei materiali e la messa in opera di 140 cucine ecologiche per le famiglie di diverse comunità, mentre in Brasile, nel territorio di Parà, “No one out Ets” supporterà i piccoli produttori incentivando attività di agroecologia e economia solidale, attraverso l’offerta di formazione, la costruzione di vivai e la ristrutturazione del centro di formazione della diocesi. In Guatemala, “Progetto Continenti” promuoverà la sicurezza alimentare di 200 famiglie indigene che abitano nel Dipartimento del Quiché con programmi educativi, realizzazione di orti e di sistemi di filtraggio dell’acqua, acquisto di piante e sementi. In Honduras, la Caritas diocesana insieme alle parrocchie di San Lorenzo Martir, San Antonio de Padua e Inmaculada Concepción costruirà una rete idrica comune per ottimizzare la produzione agricola a beneficio di un centinaio di famiglie.

Nel Continente Asiatico, uno dei progetti vedrà la luce in India, dove la “Fondazione MAGIS – Movimento e Azione dei Gesuiti italiani per lo Sviluppo” attiverà processi di protezione sociale e mitigazione dagli effetti di cambiamento climatico in 8 aree (urbane e rurali). Grazie al progetto, si costituirà una rete dinamica e partecipativa guidata da leaders di comunità (480 persone di cui 50% donne) a beneficio di 14.000 famiglie nello stato di Goa e 12.980 famiglie nello stato di Maharashtra. Nelle Filippine, invece, l’Istituto delle Suore Teresiane doterà il Polo Scolastico “Carmelite Learning Center” dell’isola di Tagbilaran di un impianto fotovoltaico.

Nell’area europea, l’intervento riguarderà l’Albania dove la Caritas di Rreshen sosterrà la ripresa della produzione di frutticoltura e viticoltura, attraverso la fornitura di nuove piante e attrezzature al piccolo villaggio di Bukuire, particolarmente povero e ancora segnato dagli effetti di un incendio del 2022.

Ravenna / Un fiore in mosaico per segnalare le opere realizzate grazie all’8xmille

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Un fiore in mosaico per dire dove “è fiorita” la solidarietà dell’8xmille a Ravenna. È una delle novità che verranno presentate sabato 14 ottobre in occasione del convegno “Il ruolo della Comunità: sostenere la Chiesa e i suoi sacerdoti”, organizzato dal Servizio di Promozione e sostegno economico della Chiesa cattolica a livello diocesano con il Sovvenire CEI. Si tratta di una targa in mosaico denominata “Gerico, che io riabbia la vista”, che ha il compito di segnalare in Diocesi i beni finanziati con i fondi 8xmille.

«La pietra ha tre finalità: attirare l’attenzione, rendere visibile il bene compiuto – spiega Paola Zepparoni, referente diocesana del Sovveniree ringraziare chi ha firmato per l’8xmille. Lo scopo di questa pietra d’inciampo è rendere visibile l’amore di Dio espresso in ogni atto di solidarietà», con un gesto semplice come una firma. Accanto ai fiori che parlano dell’impegno di tutta la comunità contro la violenza sulle donne, ci sarà quello che dice dell’impegno di chi firma per l’8xmille per la sua comunità.

Qualche esempio? Quest’anno i fiori saranno collocati all’emporio don Angelo Lolli, alla casa Famiglia per disabili di Argenta, nella parrocchia di Portomaggiore per la ristrutturazione dei locali, alla casa di riposo di Castiglione e alla casa-famiglia della Papa Giovanni XXIII di Gambellara. Ma il sostegno dell’8xmille in Diocesi assume tantissime forme.

Se ne parlerà appunto al convegno del 14 ottobre in Seminario, occasione nella quale verrà anche presentato il bilancio dell’Arcidiocesi e la rendicontazione dell’8xmille 2022. Per i saluti interverranno Paola Zepparoni, referente diocesano del Servizio promozione sostegno economico della Chiesa Cattolica, e don Dario Kesicki, presidente dell’Istituto diocesano Sostentamento Clero. Dopo l’introduzione dell’Arcivescovo di Ravenna-Cervia, Monsignor Lorenzo Ghizzoni, i relatori dell’inconto saranno Paolo Cortellessa, incaricato del servizio studi e ricerche per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della CEI “Sovvenire”, don Graziano Donà, membro Comitato nazionale “Sovvenire” e Davide Martini, referente regionale “Sovvenire” che presenterà il progetto “Uniti Possiamo”. La tavola rotonda sarà moderata da Enrico Maria Saviotti, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi.

(risveglio2000.it)

 

8xmille / A Cagliari il progetto “Marina” aiuta le donne immigrate

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Un nuovo appuntamento “8xmille” a firma di Maria Chiara Cugusi su il Portico, settimanale diocesano di Cagliari (ilporticocagliari.it). Si tratta del progetto “Marina” per le donne immigrate. Un luogo dove incontrarsi, acquisire nuove competenze, fiducia in se stesse, e guardare al futuro.
Nell’ambito del progetto “Marina”, attivato circa un mese fa a Cagliari grazie ai fondi 8xmille (fondo carità vescovo), alcune donne immigrate hanno iniziato una nuova vita, affiancate dalle volontarie e dalle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Il progetto prende il nome dalla sua sede, l’Asilo della Marina, luogo storico della Congregazione, in un quartiere, oggi multietnico, dove le Suore arrivarono nel lontano 1864 per aprire una scuola. Qui operarono Suor Giuseppina Nicoli (proclamata beata nel 2008) e Suor Teresa Tambelli. Grazie al loro impegno le Suore diventarono un punto di riferimento anche per i cosiddetti “piccioccus de crobi”, i ragazzi di strada muniti di ceste per ripararsi dal sole, dalla pioggia, ma anche nella speranza di qualche lavoretto di facchinaggio. «Questo progetto – spiega la responsabile Suor Caterina Bua – ci permette di rivalorizzare questo luogo simbolico, recuperando la sua missione fin dalla sua fondazione». Inoltre «esso ci consente di raggiungere le donne in modo più immediato. Il loro desiderio è essere autonome, trovare un lavoro regolare, emanciparsi da situazioni spesso segnate da sfruttamento lavorativo e violazione di diritti».

«Le destinatarie – spiega Francesca Pitzalis, coordinatrice del progetto – riescono a instaurare con noi un rapporto di confidenza, fiducia, in modo da far emergere anche eventuali situazioni di sfruttamento lavorativo, far sì che prendano coscienza dei loro diritti». Loro – di età tra i 20 e i 35 anni – vengono da diversi paesi, arrivano attraverso il passaparola o perché già aiutate dalla stessa Congregazione. «Il progetto ci consente di dare loro risposte immediate». Il tutto nell’ambito del lavoro della Congregazione, già impegnata da anni sul tema della tratta/sfruttamento lavorativo.

«Le aiutiamo – spiega Laura Serra, volontaria del progetto – a usare il computer, in modo tale che possano scrivere il proprio CV, cercare lavoro, adempiere alle pratiche burocratiche. Sono convinta che impareranno ad auto-gestirsi, a cavarsela da sole, e a integrarsi realmente».

«Entriamo in contatto con loro – aggiunge Silvia Argiolas, volontaria del progetto – tenendo conto del loro background culturale. Qui si sentono al sicuro, cerchiamo di trasmettere loro empatia, vicinanza, la gratuità del servizio. La cosa più gratificante è renderle indipendenti, sapere che stanno bene anche senza di noi».

Tra le donne, anche Carla (nome di fantasia), arrivata dall’Indonesia una ventina di anni fa. Dopo anni di sfruttamento lavorativo, qui ha iniziato a guardare al futuro. «Avevo l’esigenza di cambiare la mia vita. Quando parlo con le volontarie mi sento libera, sento che mi posso confidare, perché loro non mi chiedono nulla in cambio se non sorrisi. Per me si è aperta una luce dopo anni di buio – continua commossa – . Sto imparando a usare il computer, vorrei trovare un lavoro con i bambini. Sto acquistando fiducia in me stessa e nelle mie capacità».

Crema / Mons. Daniele Gianotti sull’importanza di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica

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Sull’importanza della firma dell’8xmille a favore della Chiesa cattolica, il settimanale diocesano il Nuovo Torrazzo di Crema ha sentito il Vescovo Mons. Daniele Gianotti (in allegato).

  1. Qual è il valore della firma per l’8xmille nella Chiesa cattolica?
    È senz’altro anche un modo tutto sommato semplice per contribuire indirettamente alle necessità della Chiesa e sostenere le sue attività in molti ambiti: attività che, almeno in parte, sono anche un bene per la nostra società nel suo insieme (per fare un esempio: la conservazione e il restauro del patrimonio culturale) e per situazioni di sviluppo, contrasto alla povertà, sostegno educativo e così via, che pure contribuiscono al bene di tutti.  Quindi possiamo affermare che ha sia un valore solidarietà come di sussidiarietà per tutti i settori che ne beneficiano sia direttamente che indirettamente.
  1. Purtroppo c’è un calo di coloro che firmano a favore della Chiesa. A cosa è dovuto, secondo lei? Non c’è anche poco promozione da parte delle comunità? Quali potrebbero essere le scelte per bloccare questo allontanamento?
    Le cause di questa diminuzione sono molteplici. Senz’altro dobbiamo riconoscere il peso della cattiva testimonianza, data in particolare, in questi ultimi anni, dalle rivelazioni degli scandali per abusi nei confronti dei minori come per mala gestione economica. Ma c’entrano anche aspetti organizzativi del sistema fiscale (specialmente per quanti non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi), come pure il fatto che alcuni eventi (la pandemia del 2020-21 in particolare) hanno fatto spostare un po’ di firme verso il sostegno allo Stato. Senza dubbio, poi, gioca un suo ruolo la poca informazione circa le diverse attività e progetti sostenuti con l’8xmille…Questo è senz’altro un aspetto su cui si può lavorare: è importante, e anzi doveroso, ad esempio, che i fedeli delle parrocchie che beneficiano di contributi 8xmille per il restauro di una chiesa, di un oratorio ecc., siano informati adeguatamente. E si può lavorare ad es. sul piano degli enti di assistenza fiscale (CAF ecc.), perché indichino correttamente le possibilità di scelta per quanto riguarda la firma per l’8xmille, ma anche cercare di sensibilizzare maggiormente le nostre associazioni e movimenti ecclesiali.
  1. Gli abitanti della diocesi di Crema, in percentuali, sono tra i primi nel firmare per la Chiesa. È un dato di merito che dobbiamo riconoscere?
    I fedeli della diocesi di Crema sono tra i primi, a livello italiano, in tanti aspetti di generosità: nelle raccolte Caritas, nelle offerte per le Missioni, nell’Obolo di San Pietro…Quando si vanno a vedere i dati, nelle Offerte pro capite i Cremaschi sono spesso ai primi posti! Ed è così più in generale per l’attenzione alle necessità della Chiesa, e nel riconoscimento della sua attività. Dobbiamo essergliene molto grati.
  1. I settori sostenuti dai fondi dell’8xmille sono la carità, l’attività pastorale, il sostegno del patrimonio artistico-culturale e il sostentamento del clero. Quali attività, possibili grazie all’8xmille, vorrebbe indicare come le più significative nella nostra diocesi?
    Non saprei quantificare con esattezza, ritengo che i tre grandi ambiti, sostentamento clero, carità e culto-pastorale, (quest’ultimo comprende anche il recupero del patrimonio artistico), sono tutti ambiti che possano beneficiare in modo equilibrato del sostegno derivante dall’8xmille. La divisione delle risorse disponibili dipende solo in piccola parte dal Vescovo, (unicamente la parte assegnata alla Diocesi) i capitoli principali sono stabiliti per legge e concretamente determinati, di anno in anno, dalla Conferenza Episcopale Italiana. Mi piacerebbe che un po’ più di risorse fossero disponibili per le singole parrocchie (al di là di quanto esse possono ricevere per progetti precisi di intervento su immobili come le chiese, gli oratori, le case parrocchiali…), specialmente per l’attività pastorale: su questo, però, al momento abbiamo un margine molto ridotto di azione. Il patrimonio di edifici che abbiamo, come Chiesa, è notevole, ma è anche un peso, la cui gestione è onerosa in termini di impegno, tempi ecc., e costosa sul piano economico. Mi auguro che la revisione che stiamo facendo al riguardo (anche nel corso della visita pastorale) aiuti la Diocesi e le parrocchie a razionalizzare un po’ le cose, e anche a liberare un po’ di risorse.
  1. Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica significa anche sostenere numerose attività caritative che la Chiesa realizza in tutto il mondo. Un’apertura al mondo intero molto bella e significativa.
    Certo! Questo è, peraltro, intrinseco a una Chiesa che si definisce appunto “cattolica”, cioè ad apertura universale, e non guarda solo ai confini limitati della propria comunità o diocesi. Ma, l’ho già detto, sotto questo profilo i cremaschi sono generosi e disponibili, e lo possono testimoniare anche i nostri missionari. Del resto, quando si ripete il famoso slogan “aiutiamoli a casa loro” (slogan che, peraltro, avrebbe bisogno di un bel po’ di precisazioni…) bisogna poi darsi da fare, e guardare davvero con attenzione e intelligenza al di là dei propri confini.
  1. In conclusione, oltre a un ringraziamento, cosa vorrebbe dire ai Cremaschi per restare sempre più uniti alla Chiesa cattolica anche con la firma e alle comunità per promuoverla?
    Desidero, sì, ringraziare di cuore per la sensibilità e l’attenzione per la Chiesa e la sua opera, che si esprime anche con la firma dell’8 per mille per la Chiesa. Vorrei però anche mettere in guardia da un rischio. Anni fa, quando fu avviato tutto il sistema attuale di sostegno economico alla Chiesa, si pensava che l’8 per mille dovesse essere solo una parte di questo sistema: e neanche la parte più rilevante. C’è tutto l’altro capitolo, che va sotto il titolo di Sovvenire alle necessità della Chiesa. È un capitolo sul quale si dovrà assolutamente ritornare, perché è quello che riguarda il contributo diretto dei fedeli (ed eventualmente anche di altri) alle necessità della Chiesa. L’8 per mille ha un suo lato pericoloso, rischia di far dimenticare questo aspetto più diretto e coinvolgente per i fedeli, come è stato nel passato: grazie alle offerte di vario tipo, a cominciare dalle offerte deducibili per il clero, sino ai lasciti testamentari, ecc. Devo dire che anche sotto questo aspetto, in Diocesi di Crema, la generosità non manca, ma per tante ragioni i contributi diretti dei fedeli alle necessità della Chiesa sono diminuiti. È necessario lavorarci su, in modo che questi due aspetti, Offerte dirette (“Sovvenire”) e indirette (8xmille) si integrino meglio. Non per arricchire la Chiesa (non le farebbe bene…), ma solo per permetterle di svolgere in modo evangelico la sua missione. L’8xmille e le Offerte deducibili per il clero appaiono quindi il modo concreto per esprimere l’appartenenza alla Chiesa corpo mistico e mistero di comunione, per partecipare alla vita della Chiesa intera, oltre ogni particolarismo, e per aiutare tutta la Chiesa, a partire dalle sue “membra” più povere o più vicine ai poveri. In Italia e nel mondo.

Emilia-Romagna / Mons. Perego: 8xmille, strumento fondamentale per tener vive le comunità

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Intervista all’Arcivescovo Mons. Gian Carlo Perego, delegato per il Sovvenire della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna: argine contro la povertà, risorsa per cultura e parrocchie. I lavori previsti in Diocesi

Pubblicato sulla “Voce” dell’8 settembre 2023

Mons. Perego, l’8xmille è un importante gesto di corresponsabilità. Perché in questo periodo storico è ancora più decisivo per le nostre comunità?

«L’8xmille per le nostre Chiese è stato uno strumento di corresponsabilità di tutti nelle attività pastorali, di religione e di culto e di carità, ma anzitutto un gesto di libertà definitiva della Chiesa dallo Stato, secondo il dettato Costituzionale. In questi anni, poi, attraverso anche la firma dell’8xmille – che ricordo non è una tassa – ogni cittadino credente ha potuto sentirsi protagonista nella vita e nelle attività della Chiesa: nella comunicazione, nel restauro dei beni ecclesiastici, nel dotare di una chiesa un nuovo quartiere, nel favorire progetti di carità per i nostri poveri, ma anche progetti di cooperazione allo sviluppo nei Paesi più poveri. La firma dell’8xmille ha favorito nel concreto la cattolicità, l’universalità delle nostre Chiese, una nota fondamentale della Chiesa. In questo periodo storico, l’8xmille può salvaguardare beni fondamentali del patrimonio storico e religioso a rischio anche di fronte a calamità ambientali che si sono succedute, può sostenere la libertà di informazione, può costituire uno strumento importante di sussidiarietà, a fronte di uno Stato che mentre chiede soldi anche dell’8xmille per realtà già finanziate dalla tassazione comune – per la salute, la scuola – sta tagliando le risorse destinate a queste realtà».

Venendo al nostro territorio diocesano, soffermiamoci innanzitutto nell’ambito della carità: i dati Caritas locali ci dicono di un aumento delle famiglie bisognose, sempre più italiane, e sempre più di giovani che chiedono aiuto…

«Dopo il sostentamento del clero, le risorse dell’8xmille sono destinate soprattutto alla carità in Italia e nei Paesi poveri. Si tratta di milioni di euro che finanziano ogni anno circa 8.000 progetti di carità e sviluppo realizzati nelle 200 diocesi italiane dalle Caritas, dalle Migrantes, da Associazioni e ONG cattoliche, da istituti religiosi. Il volto della carità della Chiesa si indebolirebbe indebolendosi l’8xmille, perché dovrebbe contare su meno risorse, in un momento storico in cui le famiglie sono in difficoltà e che vede anche indebolirsi l’azione sociale dello Stato, che chiede maggiore sussidiarietà la quale, talora – si veda nel mondo dei migranti e dei richiedenti asilo – fatica a garantire l’assistenza. Anche l’indebolimento del reddito di cittadinanza o comunque di un reddito di inclusione sta vedendo la crescita – già alta dopo il Covid – del 305% dei poveri, soprattutto italiani che si avvicinano alle nostre mense della Caritas, alle parrocchie».

Culto e pastorale: l’aiuto alle parrocchie, sempre più in difficoltà (penso soprattutto a quelle nei piccoli paesi), o ad esempio ai nostri Uffici pastorali, è un aiuto che va ben oltre le necessità della nostra comunità ecclesiale…

«Il sostegno alle attività di culto e di pastorale – che per la nostra Arcidiocesi è di oltre 600.000 euro – è una risorsa importante sia per sostenere le attività di Curia – che oggi ha 12 dipendenti e collaboratori – sia per l’attività degli Uffici pastorali, ma anche per la ristrutturazione degli ambienti parrocchiali. Ad esempio, il prossimo anno inizieranno i lavori di ristrutturazione del Centro giovanile Pio XII di Comacchio e della chiesa di S. Agostino di Ferrara, grazie a un milione di euro dell’8xmille. Ma un altro aspetto importante è che con questa risorsa possiamo sostenere il fondo del clero in difficoltà e le parrocchie più povere. Nella nostra Diocesi iniziamo a sentire il peso, che sarà sempre più significativo nei prossimi anni, di quasi cento parrocchie piccole, che con difficoltà riescono a pagare l’assicurazione e le utenze e che, di fronte a un lavoro su chiesa o opere parrocchiali, sono in difficoltà. Con le sole nostre risorse degli affitti riusciremo appena a pagare i dipendenti, ma a non avere le risorse per le attività. È chiaro che un valore aggiunto importante nel culto e nella pastorale è il lavoro gratuito di volontari ed educatori: nei Consigli, nel tenere in ordine gli ambienti, nelle attività estive, sportive e culturali, nella Liturgia. Ma sappiamo anche come stanno diminuendo queste persone in ogni parrocchia».

A oltre 10 anni dal sisma, vi sono ancora alcune chiese chiuse, nonostante a fine anno riapriranno il Duomo e San Paolo. È importante che ogni comunità ritrovi la propria “casa fra le case”…

«La ferita del terremoto è ancora aperta, anche se sono solo cinque le chiese parrocchiali ancora chiuse, tre delle quali cantierizzate, una da cantierizzare e una ancora in conclusione di progettazione. Speriamo di concludere tutti i lavori nel triennio, come anche di aprire il Palazzo vescovile di Ferrara per il Giubileo. La burocrazia, purtroppo, non solo allunga i tempi, ma rende ancora più costosi gli interventi. Speriamo che di fronte alle nuove emergenze lo Stato, con le Regioni, mantenga fede alle risorse promesse. Un passo importante a settembre è la riapertura del Palazzo vescovile di Comacchio con una Scuola-Museo. In collaborazione con l’Aeca – il circuito delle scuole cattoliche dell’Emilia-Romagna- e la Città del Ragazzo di don Calabria – si aprirà una scuola professionale e in collaborazione con l’Unità pastorale di Comacchio verrà inaugurato un primo nucleo del Museo dell’Antica Diocesi. Passi importanti e risorse importanti per valorizzare il nostro patrimonio culturale, storico e artistico».

I fondi per l’edilizia e i beni culturali vengono utilizzati ad esempio anche per le biblioteche e gli impianti di sicurezza…

«Sì, una piccola risorsa, anche se significativa, riguarda il finanziamento degli impianti di sicurezza delle nostre chiese. L’impossibilità di avere custodi in tutte le chiese, e i numerosi furti avvenuti negli ultimi anni hanno trovato negli impianti di sicurezza una risposta importante per tutelare i nostri beni culturali e le offerte dei fedeli. Anche le risorse per le biblioteche e gli archivi – nel nostro caso soprattutto per la Biblioteca del Seminario – hanno permesso il restauro di alcune delle nostre circa 2.000 cinquecentine e di alcune pergamene antiche. Anche la Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Ferrara – che ha oltre 100.000 libri, tra cui un fondo importante antico e di storia ferrarese – rappresenta un patrimonio fondamentale per la nostra città e la nostra Chiesa. Purtroppo, però, non è sostenuto da fondi pubblici».

Infine, ma di certo non meno importante, sostenere i nostri sacerdoti attraverso l’8xmille, significa sostenere un servizio quotidiano a favore di tutti…

«Esatto. Circa la metà dell’8xmille sostiene i nostri circa 150 sacerdoti. Grazie a questa risorsa possono ricevere uno stipendio che varia da 1400 euro per il Vescovo e i sacerdoti quiescenti ai circa 1000 euro del giovane sacerdote. Il sacerdote non è ricco, come si vede. Questa risorsa gli permette di dedicarsi completamente alla sua parrocchia e alle parrocchie a Lui affidate nell’Unità pastorale; permette anche una libertà di azione, perché non dipende da altri nel suo sostentamento. Il Sostentamento del clero ha pensato anche a una risorsa assicurativa per i sacerdoti ricoverati come – sia per il Vescovo che per i sacerdoti anziani e malati o non autosufficienti -, a un contributo aggiuntivo che varia dai 350 agli 800 euro, che si aggiungono a un eventuale accompagnamento da parte dell’INPS. Sappiamo, infatti, quanto costa oggi entrare in una RSA e senza queste risorse – che talora non bastano e per questo abbiamo un Fondo clero – sarebbe difficile affrontare i costi di un ricovero».

Andrea Musacci

Edilizia di culto: quando 8xmille fa rima con…rispetto del creato

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La nuova casa canonica della Parrocchia Madonna di Lourdes in Capoterra-Poggio dei Pini (CA), realizzata con i contributi provenienti dal fondo 8xmille per l’edilizia della CEI (175.500 €), dell’Arcidiocesi di Cagliari (55.000 €) e della medesima Parrocchia (70.000 €), risulta essere una costruzione eccellente dal punto di vista dei consumi energetici.

La certificazione energetica dell’unità abitativa, frutto della collaborazione con l’Ufficio per l’Edilizia del Culto e tecnico nell’ambito di un master in Economia Circolare frequentato da un giovane seminarista della diocesi, stabilisce che l’edificio appartiene alla classe energetica A4 (la migliore in assoluto). Inoltre, la nuova canonica risulta essere un edificio nZEB (nearly Zero Energy Building), vale a dire un edificio che presenta fabbisogni energetici quasi nulli: infatti sono richiesti bassi contributi di energia per la climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria, i quali sono interamente coperti dall’impianto fotovoltaico.

Le elevate prestazioni energetiche sono state ottenute grazie a studiate scelte progettuali sia nei materiali da costruzione sia nelle tecnologie degli impianti termici installati. Le murature perimetrali, insieme alla copertura e al solaio di base, sono state realizzate con ottimi materiali isolanti; gli infissi in PVC con triplo vetrocamera limitano le dispersioni di calore verso l’esterno e le schermature per la radiazione solare bloccano l’apporto termico da radiazione, mantenendo l’ambiente più fresco anche nelle calde estati sarde. L’impianto di climatizzazione (invernale ed estivo) è costituito da un’efficiente pompa di calore multisplit e analoga tecnologia è stata scelta per il bollitore per acqua calda sanitaria; gli impianti termici sono integrati con l’impianto fotovoltaico (da 14 kW) installato sulla falda orientata a sud del tetto dell’abitazione. Di conseguenza, l’edificio non utilizza nessuna fonte fossile e non rinnovabile, poiché le pompe di calore utilizzano esclusivamente l’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico. L’edificio così è pienamente corrispondente al paradigma di sostenibilità ambientale, in linea con quanto proposto dall’attuale magistero.

Ma la canonica di Poggio dei Pini non è l’unico intervento ben realizzato con i fondi dell’8xmille: sempre a Capoterra, nella confinante Parrocchia di S. Efisio, nel 2019 è stata terminata la costruzione della nuova chiesa dedicata a San Francesco, con gli annessi locali pastorali e la nuova casa canonica. Grazie a un incessante lavoro, opportunamente coordinato e monitorato, in soli due anni e mezzo la comunità parrocchiale ha potuto vedere le fasi costruttive dalla posa della prima pietra (13/08/2017) alla dedicazione della chiesa e dell’altare (31/03/2019). I lavori, realizzati in virtù all’importante finanziamento della CEI (2.622.000 €), si sono dimostrati ottimi dal punto di vista energetico: la nuova casa canonica ha una certificazione di classe A3, raggiunta mediante la scelta di impianti a pompa di calore integrati con un impianto fotovoltaico (con celle in silicio monocristallino da 15 m2) e un impianto solare termico (con collettori a tubi sottovuoto con assorbitore piano) che garantisce la produzione di acqua calda sanitaria.

I due interventi realizzati a Capoterra dimostrano come la diocesi di Cagliari sia attenta all’utilizzo serio dei fondi 8xmille, promuovendo scelte tecniche di sostenibilità rispettose dell’ambiente e del creato.

Firmo perchè / Le testimonianze di chi firma

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Sul sito 8xmille.it sono presenti alcune testimonianze di persone che decidono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica e ci raccontano il perché della loro scelta.

Come ad esempio Pasquale, 79 anni pensionato di Grosseto, che afferma di firmare perché la parrocchia è l’estensione della sua famiglia.

“Nel mio cammino di vita cristiana, all’interno della mia comunità parrocchiale, ho sentito man mano crescere il senso di appartenenza al punto da considerare la stessa comunità come la mia seconda famiglia. Il senso di appartenenza e il senso di responsabilità, maturati nel proprio cammino di vita, sono il giusto percorso che induce ad apporre il segno sull’8xmille alla Chiesa cattolica, nella dichiarazione dei redditi. Questo rende possibile realizzare opere di aiuti umanitari e vera carità laddove è più necessario e dove neanche la nostra immaginazione è capace di arrivare, per spazio e per conoscenza. La comunità parrocchiale è per me e mia moglie l’estensione della nostra famiglia, il luogo dove sentiamo forte e presente il nostro senso di appartenenza. E questo implica responsabilità e compartecipazione nella crescita spirituale, ma non meno importante, il dovere di contribuire all’amministrazione e al mantenimento delle cose materiali”.

Oppure Daniela Fazzolari, 46 anni , attrice, Piazza Armerina (EN) che firma perché così, scrive, si può fare qualcosa per gli altri, perché gli altri siamo anche noi.

“L’8xmille alla Chiesa cattolica è un dono che fai soprattutto a te stesso, che arricchisce la tua anima, che ti dà la gioia di vivere e di guardare agli altri con occhi di sole, gratitudine e bellezza. Possiamo fare qualcosa per gli altri perché gli altri siamo anche noi. È un gesto semplice, espressione di-retta e concreta di un sostegno che da anni arriva al cuore di chi ha bisogno o di chi improvvisamente si trova ad affrontare un momento particolare della vita. Penso ad esempio, ai terremotati del centro-Italia nel 2009 o agli ultimi dove tante volte lo Stato tante volte non arriva, come ad esempio le vittime dell’usura o della pandemia del Covid che ha fatto regi-strare centinaia di storie di sofferenza e abbandono. Io scelgo l’8×1000 alla Chiesa Cattolica anche perché amo l’Italia ed il suo patrimonio artistico. Ci sono migliaia di Chiese dal valore inestimabile che oggi sono fruibili grazie all’intervento dei fondi Cei che ne hanno permesso i restauri e i recuperi”.

Leggi tutte le altre testimonianze e, se vuoi, scrivi anche tu perchè destini l’8xmille alla Chiesa cattolica. Inoltre iscriviti anche alla newsletter per restare aggiornato sulle iniziative sostenute dall’8xmille alla Chiesa cattolica.

Don Gianni: un pastore vicino al suo gregge (anche grazie all’8xmille)

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A Poggio dei Pini (frazione di Capoterra) una ventina di km da Cagliari, la nuova casa canonica, realizzata grazie ai fondi 8xmille, permetterà alla comunità di avere, dopo 40 anni, la figura di un parroco stabile. I lavori appena conclusi resi possibili soprattutto grazie a un finanziamento della CEI (175.500 euro) hanno visto la realizzazione della struttura che la comunità desiderava da anni. Il frutto di un lavoro sinergico, con il terreno messo a disposizione dalla cooperativa locale, e con la compartecipazione degli stessi parrocchiani (oltre 69mila euro) e della Diocesi (oltre 55mila euro).

Per questi ultimi, un sogno che si realizza: «Erano anni che chiedevamo la presenza costante del parroco – raccontano Pia e suo marito Salvatore – . Da quando è arrivato don Gianni si è impegnato con determinazione, coraggio e pazienza fino a che non è riuscito ad avere i fondi per fare i lavori. Noi parrocchiani stiamo facendo a gara per offrire gli arredi e tutto ciò che serve, perché non vediamo l’ora che prenda possesso della Casa». Finalmente don Gianni Sanna, 80 anni, alla guida della parrocchia Madonna di Lourdes dal 2018, è pronto per il trasferimento. Parroco pendolare per anni, costretto a viaggiare ogni giorno per una trentina di km andata e ritorno, sa bene quanto sia importante una presenza fissa tra la gente.

Una comunità quella di Poggio dei Pini, di circa 2400 abitanti, per la maggior parte anziani, ma anche famiglie, giovani che frequentano l’oratorio. Lo spirito comunitario – nonostante i 45 km di strade interne e la distanza l’uno dall’altro – e il forte legame con il territorio caratterizza da sempre questa realtà, immersa nella natura, fondata da un gruppo di soci che alcuni decenni fa hanno creato la già citata cooperativa. Ciò ha permesso da subito un rapporto molto stretto tra comunità ecclesiale e civile.

«La comunità aveva bisogno di un punto di riferimento stabile – spiega don Gianni -: ciò permette di svolgere il proprio impegno con maggiore serenità, a contatto con i parrocchiani: il parroco deve vivere tra la gente».

Nonostante il pendolarismo quotidiano in questi anni don Gianni è riuscito a creare una grande famiglia, che si è stretta a lui anche qualche giorno fa in occasione del suo 53mo anniversario di ordinazione parrocchiale. «Appena mi trasferisco andrò sistematicamente tra la gente a iniziare da coloro che hanno più bisogno di vicinanza, i tanti anziani che non riescono a venire in parrocchia».

«Con questa casa – spiegano Andreina e suo marito Marcello, impegnati nella pastorale familiare – il parroco è davvero parte integrante della comunità, non solo una guida all’occorrenza. Ci aspettiamo che questa possa diventare un luogo di ospitalità, magari per giovani seminaristi o altri giovani in discernimento, affinché possano conoscere la nostra realtà. Ora davvero possiamo ripartire con uno slancio nuovo».

(Maria Chiara Cugusi)