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5 maggio: Giornata Nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica / Una firma, migliaia di gesti d’amore

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Domenica 5 maggio torna la Giornata Nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Nelle circa 25.500 parrocchie del Paese, infatti, ai fedeli sarà ricordato che il sostegno economico della Chiesa è affidato a loro e che la firma per la destinazione dell’8xmille del gettito Irpef è uno degli strumenti essenziali.
Anche quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana ripropone lo slogan lanciato lo scorso anno: “Una firma che fa bene”. Un’affermazione declinata su una serie di piccoli o grandi gesti di altruismo, che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

“Una comunità cresce ed è viva quando può contare sul contributo di ciascuno – osserva Mons. Ivan Maffeis, Presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica –: la corresponsabilità passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi, che esprime appartenenza, fraternità effettiva e condivisione”.

“Grazie ai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – aggiunge – i territori delle diocesi e delle parrocchie che sono in Italia possono far tesoro di risorse che vanno a beneficio di tutti, indistintamente. Gli interventi spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori; dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti”.

Solamente nell’anno 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 13 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche la tutela dei beni culturali ed ecclesiastici anche con interventi di restauro per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché sostenere l’indotto economico e turistico locale.

La firma non costa nulla al contribuente ed è un diritto di tutti coloro che percepiscono un reddito: chi presenta il 730, chi presenta il modello Redditi, ma anche chi possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione. Anche questi ultimi, infatti, possono esprimere la propria preferenza per la destinazione dell’8xmille utilizzando il modulo messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate e disponibile qui.

A breve, così come ogni anno, verrà pubblicato sui siti www.8xmille.it e https://rendiconto8xmille.chiesacattolica.it/ il rendiconto dettagliato di tutto il denaro utilizzato nell’anno precedente. Firmare è dunque una scelta di responsabilità per ogni credente, ma spesso lo è anche da parte di chi non crede, perché sa che quelle risorse vengono utilizzate per il bene di tutta la comunità, cattolica e non, e poi rendicontate. Solamente nel 2022 (secondo gli ultimi dati disponibili) sono stati oltre 11 milioni e mezzo i cittadini che lo hanno fatto. Potranno essere ancora molti di più, nella misura in cui le comunità cristiane faranno la propria parte attivamente affinché ciascuno eserciti responsabilmente questo diritto di scelta.

Per informazioni sulle modalità di firma: www.8xmille.it/come-firmare/

Dall’acqua e dalla terra vita e sviluppo grazie all’8xmille

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Solo nello scorso anno i progetti di accesso all’acqua e di sviluppo sostenibile per favorire l’agricoltura biologica e migliorare la sicurezza alimentare e nutrizionale che la CEI ha finanziato grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica sono stati 51 in 22 Paesi per 4,8 milioni di euro. Complessivamente dal 1996 ad oggi in tutto il mondo sono stati sostenuti 651 progetti in ambito agricolo per 47 milioni di euro.

Le testimonianze

“Prima avevamo un negozio nel villaggio di Pan Koy e l’attività agricola era scarsa. Dopo aver frequentato il corso di agricoltura ho iniziato io stesso a coltivare colture a lungo termine come il tè, le prugne damson, la mela selvatica, il caffè, le noci di macadamia e l’avocado. Ora ho piantato 5.000 piante di tè, 2.000 piante di caffè, 30 piante di prugne damson, numerose piante di noci di macadamia e avocado. Finalmente ho un reddito annuo”. Quasi si commuove U Ar Do, 56 anni, che vive con la moglie e i suoi quattro figli nel villaggio di Pan Koy, nella zona di Kyaing Tong in Myanmar. In quell’area è particolarmente forte la piaga della deforestazione. Nei villaggi rurali il legno è infatti utilizzato come combustibile per cucinare e per il riscaldamento; anche in città più grandi come Kyaing Tong il 90% delle famiglie ancora usa il legno per cucinare o per attività produttive come l’essiccazione del thè. A questo si aggiunge il traffico di thek, legno pregiato che cresce proprio in queste foreste. Non esiste alcun piano per la gestione delle foreste che regoli il disboscamento. Se da un lato è difficile agire a livello globale, è però indispensabile ridurre l’impatto della deforestazione attraverso semplici azioni all’interno dei villaggi. Proprio questo è lo scopo del progetto avviato nel 2014 in Myanmar da New Humanity International, fondata dal Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Un intervento sostenuto anche dalla Chiesa italiana per offrire alla popolazione locale colture alternative efficaci e salvaguardare così il patrimonio forestale.

Sono stati avviati training agricoli – come quello frequentato da U Ar Do – per promuovere queste colture, oltre che buone prassi agricole, tecniche per la prevenzione dell’erosione del suolo, allevamento sostenibile.

I training sul possesso delle terre sono una componente fondamentale per permettere ai contadini di diventare i legali proprietari delle terre che coltivano e contrastare così anche il fenomeno del “land grabbing”. Parallelamente, il progetto prevede la gestione di vivai per la distribuzione di piante per la riforestazione, il rimboschimento di aree specifiche (precedentemente disboscate per la coltivazione e poi abbandonate) e la costituzione di gruppi di “Preservazione forestale” nei villaggi. Finora hanno beneficiato del progetto 42 villaggi, 386 agricoltori, sono state distribuite 151 mila piantine, 65.500 talee e sono stati piantati 7.860 alberi da frutto.

I dati globali, tuttavia, registrano un aumento dello sfruttamento delle materie prime e delle risorse a danno dei diritti umani e dell’ambiente. Secondo il VI Rapporto “I padroni della terra” curato dalla Focsiv, nel 2022 sono stati 26,1 milioni di ettari le terre accaparrate, pari a oltre 260 mila chilometri quadri. Quattrocentouno persone che lottavano in difesa delle comunità, dei popoli indigeni e della natura sono state uccise in 26 Paesi e altre 1.500 minacciate, violentate o detenute. È aumentato il tasso di deforestazione, il numero di incendi e la percentuale di terre destinate all’agribusiness e all’allevamento. Ciononostante, esistono, anche se fanno meno rumore, molte iniziative concrete in risposta al “grido della terra” – come quella realizzata in Myanmar – con cui si afferma la capacità di cambiare insieme, come comunità. Sono molteplici e spesso arrivano proprio dalle zone più povere. Da quello che Papa Francesco nel II Incontro mondiale dei movimenti popolari (2015) ha definito “popolo in movimento”, che ha saputo convertire la passione in azione comunitaria: “quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune” (Fratelli tutti, 169).

Anche Jeanne – come U Ar Do – grida il suo “Finalmente!”. “Finalmente abbiamo acqua pulita!” Traspare soddisfazione dalle sue parole in occasione della consegna ufficiale della rete idrica realizzata in Burundi grazie al progetto “Acqua fonte di vita e sviluppo” portato avanti da Amu (Azione per un Mondo Unito) e Casobu (Cadre Associatif des Solidaires du Burundi), con il sostegno della CEI. Tra danze, canti e i discorsi di inaugurazione, è stata una giornata che ha segnato un punto di svolta per lo sviluppo delle comunità di Butezi e Ruyigi.

“Da quando abbiamo l’acqua potabile nel villaggio – prosegue – sono più serena. I miei figli non devono più svegliarsi presto al mattino per andare a prendere l’acqua al fiume, sia per la scuola che per casa e seguono le lezioni con più attenzione. E anche io non sono più costretta a trasportare grandi quantità di acqua sulle spalle. Senza acqua, inoltre, per fare il bucato dovevo portare gli abiti alla sorgente, lavarli e poi tornare a casa. Ci voleva molto tempo. Adesso, invece, anche cucinare e lavare i piatti è diventato più facile, mi basta fare un salto alla fontana, che è proprio vicina a casa mia”.  Con orgoglio aggiunge: “Grazie anche ai comitati di gestione siamo consapevoli che noi, donne e uomini della collina di Ruyigi, siamo ora i custodi di questo bene comune. L’acqua potabile ci appartiene e per questo dobbiamo proteggere questo patrimonio ricevuto”. Sta proprio qui il valore aggiunto del progetto: partecipazione, solidarietà e corresponsabilità, perché nessuno resti indietro. Un progetto che nel complesso riguarda l’ampliamento della rete idrica per raggiungere tutte le comunità della zona e nelle colline di Nombe, Nyarunazi e Kigamba/Rubaragaza, la ristrutturazione della rete di approvvigionamento di acqua potabile a Karaba-Misugi-Kigamba, la realizzazione di servizi igienici ecologici presso la scuola elementare di Nombe.

Il Burundi è uno dei Paesi più poveri al mondo, con quasi il 65% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. L’accesso all’assistenza sanitaria è negato alla maggior parte della popolazione e solo l’1% può permettersi un’assicurazione privata. In questo quadro l’acqua potabile diventa fondamentale, così come l’utilizzo di servizi igienici. I punti di forza di questa azione sono il coinvolgimento della popolazione nei lavori e la formazione di comitati locali per la cura e conservazione delle sorgenti e per la manutenzione delle infrastrutture realizzate. Sono previste inoltre attività per sensibilizzare e aiutare i beneficiari a strutturarsi in una mutua sanitaria di comunità o unirsi a mutue sanitarie di comunità esistenti. Con questo progetto, quasi 8 mila persone sono state raggiunte dall’acqua potabile a Ruyigi e di queste oltre 3 mila sono studenti. Ad esempio, nella scuola di Nombe, grazie alla costruzione di un acquedotto di 25 km, sono state realizzate delle fontanelle. Ma l’esperienza davvero innovativa è stata l’attivazione di servizi igienici ecologici che, con adeguati trattamenti e la formazione di allievi e insegnanti sulla corretta gestione, consentono il riutilizzo del materiale organico in agricoltura. Un altro piccolo ma significativo contributo alla sostenibilità ambientale nella prospettiva di un’ecologia integrale. Perché, come ricorda Papa Francesco nella Laudate Deum, “le istanze che emergono dal basso in tutto il mondo, dove persone impegnate dei Paesi più diversi si aiutano e si accompagnano a vicenda, possono riuscire a fare pressione sui fattori di potere”. E aggiunge che occorre una visione più ampia, in un’ottica maggiormente inclusiva delle forze della società civile, “un multilateralismo dal basso e non semplicemente deciso dalle élite del potere” per reagire con meccanismi globali alle sfide “ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della casa comune”.

Perù / Una delegazione CEI in visita alle opere 8xmille

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Un aiuto concreto che ha generato e continua a generare speranza in popolazioni fragili, in luoghi periferici e poveri. Con i fondi dell’8xmille, la Conferenza Episcopale Italiana ha potuto sostenere, negli anni, le comunità delle Diocesi di Tacna y Moquegua e di Arequipa, nell’estremo sud del Perù, avviando progetti a favore di bambini disabili e delle loro famiglie, di detenute, di giovani e donne. Dal 27 febbraio al 4 marzo, una delegazione del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della CEI, guidata dal direttore, don Gabriele Pipinato, ha visitato le realtà nate e cresciute con il supporto dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

Qui il resoconto della visita.

Il 10 aprile incontro online su “La forza di un gesto d’amore”, per il lancio della nuova campagna 8xmille

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In vista del lancio della nuova campagna 8xmille 2024, il prossimo 10 aprile si terrà un incontro online, dalle 11.30 alle 13.00 (nei prossimi giorni si invierà il link del collegamento) al quale sono stati invitati: i Direttori degli Uffici diocesani, Incaricati regionali e Responsabili delle associazioni per le comunicazioni sociali; i Direttori di FISC, Corallo, Avvenire, Tv2000 e Sir; i Referenti regionali, Incaricati e Collaboratori diocesani del Sovvenire.
Saranno presentati in anteprima gli spot e si daranno tutte le indicazioni e gli strumenti utili per attivare una comunicazione circolare. Infatti, l’efficacia della campagna dipenderà anche dalla capacità di tradurre i messaggi in storie concrete nel territorio.

Si legge nella lettera d’invito a firma di Massimo Monzio Compagnoni (responsabile Servizio Promozione Sostegno Economico CEI) e Vincenzo Corrado (direttore Ufficio Comunicazioni Sociali CEI):
Dopo la grande novità del 2023, che ha visto un importante cambio di strategia di comunicazione con l’avvio di una nuova campagna, un nuovo claim e il vostro protagonismo, anche quest’anno abbiamo deciso chiedervi di essere attori protagonisti nella comunicazione locale della campagna a sostegno della firma per l’8xmille.
Il vostro coinvolgimento nella campagna informativa a livello locale è un tema che ci sta molto a cuore. È stato infatti un primo passo di un percorso che vogliamo proseguire, nella convinzione che la comunicazione locale abbia un potere di impatto molto importante se unita in modo sinergico a quella nazionale. Come ben sapete ognuno di noi infatti viene colpito maggiormente da ciò che accade vicino a lui, nel suo territorio o quando l’emittente è conosciuto personalmente. La comunicazione risulta così decisamente più efficace!
Siete protagonisti fondamentali nella sfida che stiamo affrontando e per questo crediamo sia davvero necessario confrontarci per rafforzare la nostra collaborazione. Vi proponiamo quindi un incontro online, dal titolo volutamente evocativo: “LA FORZA DI UN GESTO D’AMORE” per condividere la struttura della nuova campagna pubblicitaria, ma soprattutto, le linee guida per il vostro coinvolgimento a livello locale”.

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Centinaia di progetti a favore delle donne e contro la disparità di genere

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Negli ultimi 10 anni sono stati 307 i progetti in favore delle donne in più di 40 Paesi in via di sviluppo per quasi 33 milioni di euro.

Dalla formazione al supporto alle donne vittime di violenza, dall’avvio di attività generatrici di reddito alla promozione di un’agricoltura sostenibile, la Chiesa italiana – grazie ai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – continua a favorire partecipazione e opportunità. “Lavorare insieme aiuta a rafforzare i legami, a ridarci speranza. Finalmente qualcuno ci è stato accanto, ci ha dato ascolto, ha capito i nostri bisogni. Ci sentiamo anche noi protagoniste”, sottolinea Jeanine che a Ruyigi, in Burundi, ha beneficiato di un programma per l’accesso all’acqua potabile. Un desiderio di riscatto e di riprendere in mano la propria vita che emerge nelle testimonianze di tante altre donne, dal Madagascar al Congo, dall’India alla Colombia, dal Kosovo alla Terra Santa, che hanno trovato nell’aiuto della Chiesa cattolica un seme da cui far nascere il futuro. Come accade in Costa Rica dove un gruppo di donne ha generato partecipazione e cooperazione in un territorio impervio. “Tempesta e calma. Dopo la tempesta c’è la calma che fa venir fuori dalla terra l’aroma di caffè e come lo senti inizi a sognare e si rafforza il legame con questi campi e la soddisfazione per ciò che siamo riuscite a realizzare”, racconta Margot, che a La Legua de Aserrí, nell’arcidiocesi di San José, ha fondato ASIPROFE, un’associazione di donne imprenditrici che producono e commercializzano “Aromas de La Legua”, un caffè puro al 100%. Tutto è iniziato con un piccolo contributo che nel 2016 ha permesso l’acquisto di una macchina per tostare i chicchi di caffè e un mulino. Da lì ha preso il via un cambiamento duraturo che continua ancora oggi, grazie a Margot, a Lorena, a Maria e a tante altre donne. “In Costa Rica – aggiunge Margot – le donne coltivatrici di caffè guadagnano il 40% in meno rispetto agli uomini e devono affrontare notevoli difficoltà nell’accedere a una formazione e a informazioni adeguate che aiutino a migliorare la produttività, la qualità e il reddito dei loro raccolti. Nonostante tutto questo noi abbiamo dimostrato che insieme possiamo farcela”.

Mai come oggi il mondo ha bisogno della mente, del cuore, delle mani delle donne. Della loro creatività e delle loro competenze. Fondamentale è dunque il loro sostegno verso una prospettiva di pari dignità e opportunità. Papa Francesco ricorda infatti che “… l’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza che le donne hanno esattamente la stessa dignità e identici diritti degli uomini. A parole si affermano certe cose, ma le decisioni e la realtà gridano un altro messaggio” (Fratelli tutti, 23).

A livello mondiale, l’uguaglianza di genere è tornata ai livelli pre-Covid19, ma il cambiamento segna il passo a causa delle crisi sociali, economiche ed energetiche che continuano a susseguirsi in un contesto segnato dai conflitti. Secondo il Rapporto globale sulla disparità di genere 2023 del World Economic Forum le donne continuano a sostenere il maggior peso di queste crisi, sotto tutti i profili. Sul fronte della salute, perché più esposte nei servizi di cura e quindi a contagi, sul piano occupazionale e finanziario, anche perché spesso hanno contratti atipici, in relazione alla divisione dei compiti familiari, alla fruizione di strumenti digitali e all’accesso ed esercizio di discipline STEM vale a dire le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche che svolgono un ruolo cruciale nella società odierna.

Con gli interventi finanziati, la Chiesa cattolica sostiene le donne, i bambini e i più poveri. Tra gli ambiti più significativi, infatti, figurano l’accompagnamento dei giovani in situazione di marginalità, l’accesso alle cure sanitarie, il dialogo intercomunitario e interreligioso, la formazione e l’istruzione. Specifica attenzione viene data alla sostenibilità dei progetti, con l’obiettivo di un sempre maggiore coinvolgimento della popolazione locale.

Negli ultimi 10 anni la Conferenza Episcopale Italiana, attraverso il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli e il quotidiano impegno del Servizio, e grazie ai fondi dell’8xmille, ha sostenuto 4.138 progetti in 108 Paesi, per 708.8 milioni di euro. Dietro ai numeri ci sono persone, comunità, relazioni. Come dice il nome è un Servizio, che chiede di essere sensibili, attenti, pronti a raccogliere tutti gli stimoli, le richieste di aiuto e le opportunità che il contesto nel quale viviamo è capace di offrire, con un atteggiamento di umiltà e gratitudine. È per gli interventi di carità, una carità che è reciprocità e opportunità per riconoscere le proprie povertà. È per lo sviluppo, uno sviluppo integrale, reale, sostenibile che prende forma attraverso progetti concreti e processi aperti alla partecipazione di ogni persona e di tutti i popoli. A partire dalle nostre comunità, si promuovono così stili di vita e azioni che aiutano a pensare globalmente e a riconoscersi parte dello stesso mondo, fratelli tutti.

8xmille / Trapani, accolti dall’Ucraina 63 profughi di cui 20 bambini del Donbass

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In questi due anni di invasione russa in Ucraina, la diocesi di Trapani, aderendo al progetto Apri Ucraina di Caritas italiana, ha accompagnato e sostenuto tanti profughi, soprattutto donne e bambini per offrire risposte adeguate all’evolversi dei bisogni. Per l’accoglienza sono state utilizzate somme dall’8xmille di Caritas italiana, diocesana e diocesi per circa 280mila euro.

Una rete – informa la diocesi – che ha visto in prima linea la Caritas diocesana, la cooperativa Koinonia, alcune parrocchie, volontari impegnati nei diversi servizi legali, sanitari, ricerca di alloggio e lavoro, comunità religiose. In totale 63 profughi tra cui 20 bambini provenienti da due brefotrofi del Donbass accolti presso l’Istituto Incoronata con il supporto degli operatori professionali della cooperativa Koinonia che si è avvalsa anche di personale ucraino alla ricerca di lavoro.

I bambini attualmente ancora ospiti della casa delle suore sono 7: alcuni, infatti, sono andati in affidamento a famiglie ritenute idonee con decreto del Tribunale dei minori di Palermo; per uno di loro si è concluso l’iter di adozione internazionale. Per i piccoli si è creata una sinergia positiva con l’aiuto delle scuole e la disponibilità della Rete Sanitaria Solidale e dell’Incoronata nell’ottenere interventi specialistici al Bambino Gesù di Roma e presso la Fondazione Auxilium. Nel frattempo, alcuni profughi adulti hanno preferito rientrare in patria o nelle nazioni limitrofe. Attualmente la Diocesi ospita un nucleo familiare in appartamento mentre 11 profughi che si sono avvicendati in questi due anni sono accolti presso la Casa Centro Madre Teresa di Calcutta ad Alcamo dopo una prima accoglienza presso i francescani.

(Fonte Agenzia Sir – M. Chiara Biagioni)

8xmille / Terremoto in Siria e Turchia: un anno dopo

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Un anno fa, il 6 febbraio 2023, alle 4:17 del mattino, un terremoto di magnitudo 7,9 colpiva la zona al confine tra la Turchia e la Siria. Seguivano molteplici scosse di assestamento, tra cui una molto forte (7,7) e una ulteriore di magnitudo 6,4 il 21 febbraio.

In Turchia si piangono 50mila vittime. 9,1 milioni le persone colpite dagli effetti del sisma, 4 milioni gli sfollati, 214mila gli edifici distrutti o inagibili.

In Siria 6mila morti, 8,8 milioni di persone colpite, 350mila sfollati, 28mila edifici distrutti o danneggiati. Il tutto si aggiunge agli effetti di quasi 13 anni di guerra.

L’intervento della Caritas

La rete Caritas in Turchia si è mobilitata immediatamente per portare aiuto alla comunità. Nella primissima fase è stato attivato in Anatolia un numero verde del centro d’ascolto a supporto della comunità, sono state distribuite coperte e forniti pasti caldi per le persone sfollate. Dopo questa prima fase è stato elaborato un piano di risposta rapida all’emergenza seguito da un programma di medio periodo di cui hanno beneficiato circa 38.000 persone.

In Siria la Caritas locale ha subito mobilitato i team degli uffici regionali e nazionale nel soccorso alla popolazione colpita avviando la distribuzione di beni primari, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità (coperte, indumenti pesanti, kit igienici…); distribuzione che è avvenuta in 71 centri di accoglienza comunitari presenti nelle aree colpite dal sisma, in particolare in quelli situati nelle zone di Aleppo e di Lattakia. Molti di questi centri sono stati allestiti dalle parrocchie locali, che hanno accolto gli sfollati. Le famiglie aiutate sono state circa 10mila.

Le donazioni, i fondi spesi e i progetti

Caritas Italiana (al 31 dicembre 2023) ha raccolto per Turchia e Siria 13.067.814,08 euro. Questa cifra comprende 1,5 milioni di contributo della CEI (fondi 8xmille) e le donazioni giunte attraverso la colletta nazionale.

Le uscite per Turchia e Siria ammontano a 3.405.017,30 euro (di cui 1.253.514.11 per la Turchia e 2.151.503.19 per la Siria). Questa cifra comprende i fondi spesi, quelli trasferiti in loco e le risorse accantonate per Caritas Italiana (5 per cento delle offerte non CEI).

I restanti 9.662.796,78 euro comprendono fondi già stanziati ma non ancora spesi né trasferiti e fondi che sono destinati a progetti ancora da definire.

Da tenere sempre conto che gli interventi in caso di catastrofi come un terremoto si svolgono sulla base di una progettazione pluriennale e dunque i fondi raccolti vengono messi a disposizione man mano che le progettualità lo richiedono.

(Fonte Caritas Italiana)

8xmille / Card. Zuppi: “dal 1990 sostenuti migliaia di sacerdoti e realizzati migliaia di progetti sociali sul territorio e nei Paesi poveri”

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Grazie all’8xmille, dal 1990 a oggi, la Chiesa cattolica non solo ha potuto sostenere migliaia di sacerdoti che certamente svolgono compiti pastorali, ma che sono sempre anche il primo riferimento per chi ha bisogno di aiuto e conforto, indipendentemente dall’orientamento religioso. Educano i ragazzi, offrono assistenza alle famiglie in difficoltà, agli ammalati, agli anziani soli, ai poveri e agli emarginati. Ma l’8xmille è anche molto di più: ha permesso di realizzare migliaia di progetti, diffusi in modo capillare sul territorio, che si contraddistinguono per la forte rilevanza sociale, il sostegno attivo all’occupazione, la tutela del patrimonio storico-culturale e artistico, la promozione dello sviluppo nei Paesi più poveri”. Lo afferma il Card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, in un’intervista sull’ultimo numero de La Civiltà Cattolica in uscita sabato e anticipato al Sir (1 febbraio).

Conversando con il direttore p. Nuno da Silva Goncalves e con Simone Sereni, Zuppi ha precisato: “Aiutiamo davvero, e tanto, a restare, a non partire, cosa possibile solo se crei opportunità di lavoro, di studio. Sul sito www.8xmille.it vi è un rendiconto aggiornatissimo di dove vanno a finire i soldi. Certo, è vero che le somme derivanti dall’8xmille sono in diminuzione, per svariate ragioni, e questo dispiace, soprattutto per il bene che si vorrebbe fare, ma che non si riesce a fare”.

Frutti dell’8xmille sono anche “mense della carità, l’aiuto offerto in situazioni di povertà e di emarginazione, i volti e le storie di persone che potrebbero essere quelli di chiunque, perché la Chiesa non fa distinzione: accoglie tutti coloro che sono nel bisogno, semplicemente perché sono nel bisogno”.

Caritas Udine / Con l’8xmille avviati 29 progetti di risposta alla povertà

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Quasi 100mila pasti erogati dalla mensa diocesana “La Gracie di Diu”, ottocento richiedenti asilo e rifugiati accolti, compresi numerosissimi ucraini in fuga dal conflitto, quattrocento volontari impegnati nelle varie opere, centotrentadue impiegati. Sono solo alcuni dei numeri che definiscono l’attività del Centro Caritas dell’arcidiocesi di Udine – il “braccio operativo” della Chiesa udinese sul versante della carità – pubblicati nel bilancio sociale 2022 dell’organizzazione di volontariato. Contestualmente alla presentazione del bilancio del Centro Caritas sono stati presentati anche i bilanci sociali di Missiòn Odv (l’organismo operativo a supporto del Centro missionario diocesano) e dell’Opera diocesana Betania (una rete di cinque strutture di accoglienza per persone, anche molto giovani, in situazione di disagio sociale).

“Tali attività – ha affermato l’Arcivescovo, Mons. Andrea Bruno Mazzocato – hanno un certo peso e un significato particolare per tanti aspetti, accomunati dall’attenzione alle povertà e fragilità. La Caritas è una delle dimensioni della pastorale diocesana. Ma non solo: per certi versi quello della Caritas è un compito sussidiario rispetto all’amministrazione pubblica, con un grosso contributo offerto in maniera quasi sempre riservata”.

I 29 progetti e servizi censiti nel bilancio sociale del Centro Caritas sono raggruppati negli ambiti dell’accoglienza, del supporto nell’emarginazione, della promozione e del servizio giovanile, senza dimenticare lo sviluppo di progettualità specifiche. A essi si aggiunge il servizio di osservatorio sulle povertà, in rete con le altre diocesi della Regione. Qui l’editoriale “Sempre con gli ultimi” di don Luigi Gloazzo – Direttore Caritas Udine e Centro Missionario diocesano.

I dodici centri di ascolto, dislocati in tutto il territorio diocesano, nel 2022 hanno registrato 2.175 accessi, con un aumento considerevole – in percentuale – di anziani ultrasessantacinquenni. Nel solo centro di ascolto di via Treppo, a Udine, si sono contati 868 accessi, il 54% dei quali nel 2022 ne ha varcato la soglia per la prima volta. A essere sostenute sono prevalentemente donne (60% a Udine, 64% nell’intero territorio dell’arcidiocesi) e persone non italiane (79% a Udine). La Mensa diocesana di via Ronchi, a Udine, nel 2022 ha erogato quasi 97mila pasti a 862 persone, per lo più in condizioni di difficoltà lavorative. Circa 19mila i pasti destinati a profughi ucraini.

Sul versante dell’immigrazione, invece, il Centro Caritas è attivo con due progetti di Sai, che nel 2022 tra Tolmezzo e Cividale hanno ospitato esattamente 100 richiedenti asilo. Ben 794 le persone accolte nei progetti Cas: Pakistan e Bangladesh sono le provenienze più numerose, eccetto i 372 profughi ucraini ospitati in 35 unità abitative.

La trentina di servizi è sostenuta da una struttura finanziaria che nel 2022 è costata oltre 7 milioni e 200mila euro, coperti per lo più con contributi da enti pubblici e soggetti privati tra i quali figura anche l’8xmille alla Chiesa cattolica.

L’Associazione Opera diocesana Betania onlus nel 2022 ha ospitato 87 persone nelle cinque sedi di Paderno, Beivars, Caneva di Tolmezzo, Trivignano e Zompicchia. Persone per lo più in cammino di contrasto alla dipendenza da sostanze stupefacenti, ma ci sono anche ospiti in condizione di disagio psichico o disabilità. Non mancano, tra le accoglienze, migranti e persone in condizioni di esclusione sociale.

Particolarmente significativa, infine, è la rete che ha consentito a Missiòn Odv di mantenere e attivare progetti di cooperazione con Chiese sparse nei diversi continenti, operanti talvolta in aree di conflitto.

Migranti / L’impegno della Chiesa italiana nell’accoglienza e nell’integrazione

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In un approfondimento del Sir, a cura di Filippo Passantino, si descrivono alcuni esempi significativi di come la CEI, ogni anno, finanzia grazie all’8xmille numerosi servizi nei territori per sostenere le persone migranti che, arrivate in Italia, non hanno nulla. Da un posto letto a un pasto, passando per servizi di orientamento al lavoro.

Qui l’articolo originale, pubblicato il 2 dicembre, che vi proponiamo anche di seguito.

Un alloggio, un aiuto a trovare lavoro, un pasto. La Chiesa italiana dedica da sempre attenzione e servizi ai migranti nei territori, attraverso le proprie braccia operative. Lo ha fatto anche nell’ultimo anno. Da Nord a Sud, sostenendo progetti e iniziative attraverso i fondi dell’8xmille per rendere umane condizioni di vita, a volte, impossibili da sopportare. Si va dalle case per l’accoglienza delle donne straniere con i propri figli alle mense per fornire un pasto a chi vive condizioni di profonda povertà fino ai servizi di orientamento al lavoro. Occhi capaci di vedere dove si guarda, orecchie attente ai bisogni di chi è in difficoltà e mani tese per fornire un aiuto senza distinzioni di sorta.

Diffuso in tutta Italia, ad esempio, è il servizio della mensa per le persone migranti più povere. Come la mensa sociale San Lorenzo, un progetto promosso dalla Caritas di Tivoli attivo da otto anni, aperta tutti i giorni a pranzo e in grado di garantire 60/70 pasti ogni giorno anche a persone migranti, come avviene in tante altre mense Caritas attive in tutta Italia, da Firenze a Palermo.

L’accoglienza dei migranti. Un modello di accoglienza è “La Casa degli aquiloni”, un’opera-segno sviluppata negli ultimi anni dalla Caritas diocesana di Brindisi. Apre le sue porte a famiglie straniere in disagio abitativo. È nata per generare nuove esperienze di accoglienza diffusa e sostegno alle famiglie più fragili di migranti. Il progetto “Emmaus”, a Treviso, è rivolto a circa 25 persone senza dimora (soprattutto migranti) e si svolge nella Casa della Carità nata con i suoi servizi di accoglienza da precedenti progettualità finanziati con fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica. All’interno della casa è presente il Centro di ascolto diocesano dove avviene il primo colloquio e i successivi momenti di accompagnamento. Il percorso che si vuole intraprendere è quello di creare un servizio di orientamento alle risorse presenti sul territorio. La gestione operativa è affidata all’associazione Servitium Emiliani Onlus.

A Saluzzo, in provincia di Cuneo, è attivo il progetto “Habitat”: Casa Santa Chiara è un co-housing di donne migranti, anche con figli, a cui si offre un accompagnamento orientato al reinserimento sociale, attività laboratoriali e corsi di lingua per le donne straniere. Casa Mons. Bona e Casa Madre Teresa sono destinate all’accoglienza dei migranti stagionali, impegnati nella raccolta in agricoltura. Il progetto “Non solo casa” è un insieme di servizi di accoglienza per soggetti in grave marginalità, soprattutto migranti, a Cremona. Il dormitorio notturno offre 60 posti letto con servizio doccia, lavanderia, pasto caldo. Le Case dell’Accoglienza, due strutture, sono destinate a soggetti soli o nuclei familiari con parti comuni condivise. Diversi appartamenti (12) in housing sociale temporaneo a circa 30 persone. Due di questi in via sperimentale saranno destinati a persone con problemi di salute mentale in collaborazione con un servizio di psichiatria leggera.

L’orientamento al lavoro. Uno dei passi fondamentali nell’integrazione è il servizio di orientamento al lavoro. A Latina è attivo il progetto “Lavoro e dignità del lavoro”, pensato per condurre azioni a supporto delle persone e dei loro bisogni. Per i migranti è stato aperto in particolare uno sportello contro lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, presso il presidio Caritas di Borgo Hermada – Terracina: offre orientamento ai servizi e tutela legale dei migranti impegnati nelle aziende agricole del territorio. Contro il caporalato è stato pensato il progetto “Liberi di sognare”, a Tursi. Ha previsto l’attivazione di uno sportello specializzato nel contrasto di questo fenomeno e nell’accompagnamento di quanti vivono una condizione di sfruttamento lavorativo. Si formano gli operatori Caritas sulle specifiche questioni in modo da poter avviare interlocuzioni con i produttori, garantire risposte ai bisogni. Si lavora anche in ambito culturale, coinvolgendo i datori di lavoro e le comunità dei territori in eventi di sensibilizzazione ed animazione. Destinatarie sono cento persone migranti.

L’attenzione alle donne e ai ragazzi. Un insieme di servizi di accoglienza diffusa per circa 20 persone senza dimora lo fornisce a L’Aquila il progetto “Una casa per ripartire: insieme a noi”. Un’accoglienza in 3 strutture: “Casa Abbraccio” per 8/10 persone senza dimora; “Casa giovani” a Pettino, per l’accoglienza di 8/10 giovani (maggiorenni, anche migranti) usciti dal circuito assistenziale protetto, in condizioni di vulnerabilità per l’assenza di percorsi efficaci di tutela; “Casa Beehive” per uomini in cerca di occupazione. Sono previsti anche 5 tirocini formativi. La gestione è affidata alla Confraternita del Preziosissimo Sangue Sparso. A Tivoli, è attiva “Casa Santa Chiara”, una struttura di accoglienza per 6 donne sole o con figli a carico, anche migranti, con una permanenza media di 8/10 mesi. Il progetto prevede un accompagnamento all’autonomia abitativa e lavorativa, favorendo il reinserimento sociale. La gestione è affidata, anche in questo caso, dalla Caritas diocesana. “Mai più soli” è un Centro di prima accoglienza per la grave emarginazione finanziato a Postiglione (Salerno): ospiterà 15 donne e uomini senza dimora, migranti. Si realizzano progetti personalizzati finalizzati al recupero psico-sociosanitario. La gestione è affidata alla cooperativa sociale “Al tuo fianco”. Si forniranno agli ospiti servizi di orientamento lavorativo, segretariato sociale e consulenza legale.

Un corso di lingua italiana. Un altro strumento fondamentale, in ottica integrazione, è la lingua. Da questa considerazione nasce a Venezia “Interculturalità e promozione umana”, che intende qualificare l’offerta dei corsi di lingua italiana per migranti, attraverso l’utilizzo di innovative metodologie didattiche e di apprendimento in determinate situazioni. Si sviluppano così laboratori creativi, esperienze di animazione, percorsi di educazione alla legalità, attività di sostegno scolastico. Con l’obiettivo di accompagnare i migranti a un inserimento progressivo nel contesto economico ed ordinamentale italiano. Il corso di lingua non punta a essere solo un’acquisizione di competenze ma soprattutto un momento di maturazione personale e sociale degli utenti, favorendo l’interscambio e il confronto tra cultura diverse che interagiscano per riuscire a creare concrete situazioni di integrazione. I corsi saranno supportati anche da interventi di sostegno psicologico con la collaborazione del Consultorio collegato alla diocesi.