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L’agenzia d’informazione Sir il 2 maggio ha pubblicato un’intervista al responsabile del Servizio Promozione CEI Massimo Monzio Compagnoni sull’8xmille che riportiamo qui integralmente.
Il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica gli è stato affidato due anni fa, poco dopo l’inizio della pandemia. Ma Massimo Monzio Compagnoni non è tipo che si scoraggi facilmente e, nonostante tutte le limitazioni che in questo biennio hanno condizionato la vita e il lavoro di tutti, ha portato avanti un processo di rinnovamento e digitalizzazione delle attività di questo settore così delicato per la vita della Chiesa italiana. E, se nell’ambito delle Offerte deducibili per i sacerdoti è appena nato il sito www.unitineldono.it, in quello dell’8xmille la questione più spinosa da affrontare è stata certamente quella del calo delle firme, certificato dagli ultimi dati resi noti dal Ministero delle dell’Economia e delle Finanze.
Di quali numeri parliamo, direttore?
Parliamo di una tendenza iniziata 16 anni fa, che però nel 2020, in concomitanza con il primo anno della pandemia, ha fatto segnare un picco che non può essere sottovalutato: le firme per la Chiesa cattolica sono scese da 13 a 12 milioni circa, con una percentuale che è passata dal 77 dell’anno precedente a poco meno del 72%. Contemporaneamente le firme destinate allo Stato sono passate da 2,8 a 3,8 milioni, con un aumento di un milione di unità.
Che spiegazione si è dato?
Certamente la pandemia ha avuto un peso decisivo: moltissimi cittadini hanno sentito il bisogno di sostenere la “macchina dello Stato”, profondamente provata dalla crisi delle strutture sanitarie, forse senza rendersi conto che anche la Chiesa, nello stesso frangente, stava accogliendo quasi due milioni di persone che non avrebbero avuto altre risorse se non quella.
Nessun allarmismo, quindi?
No, nessun allarmismo. Però un segnale che va letto anche alla luce del lento calo dei quindici anni precedenti e che deve assolutamente farci riflettere, come comunità.
In che senso?
Nel senso che dobbiamo riscoprire profondamente l’importanza di ogni firma e dobbiamo farlo a partire dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle diocesi. Non possiamo pensare che gli spot della campagna pubblicitaria siano come una bacchetta magica che mette in moto un processo ineluttabile. L’8xmille (così come le Offerte) sono strumenti affidati alla nostra responsabilità personale e al nostro impegno. Di ciascun credente, naturalmente ognuno secondo il proprio ruolo.
A proposito della campagna, che sta partendo proprio in questi giorni, come si caratterizza quest’anno?
La campagna di quest’anno è stata sviluppata in continuità con quella dello scorso anno. La firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica, si diceva già nel 2021, “non è mai solo una firma; è di più, molto di più”. Le storie e i volti di quest’anno (che, è bene ricordarlo, non sono volti di attori ma dei veri protagonisti dei progetti finanziati con l’8xmille) conducono gli spettatori a fare un passo avanti, cercando di spiegare meglio in cosa consiste quel “molto di più”. È l’amore, si sente dire negli spot, è una casa, una famiglia, la speranza o la felicità, per chi aveva perso tutto. Ma è anche un riscatto, per chi aveva perso lavoro e dignità. Ed è una missione, per chi si realizza anche professionalmente attraverso queste migliaia di progetti finanziati. Ultimo ma non meno importante, ricorda ancora uno degli spot, è “la nostra storia”, come afferma chi grazie ai fondi dell’8xmille ha visto rinascere la chiesa del proprio paese, da tempo inagibile.
Un ventaglio di situazioni che rispecchiano le diverse finalità per cui vengono spesi i fondi. Vogliamo ricordare quali sono?
La legge 222 del 1985 stabilisce che queste finalità sono tre: le esigenze del culto e della pastorale, e quindi anche la manutenzione dei luoghi in cui le comunità cristiane si ritrovano; gli interventi caritativi, in Italia e nei paesi più poveri del mondo; e da ultimo il sostentamento dei 33.000 sacerdoti che sono a servizio delle 227 diocesi del nostro Paese (e in parte, 300 di loro, anche in missione come fidei donum nei cinque continenti).
Perché e per chi, in conclusione, è importante firmare?
Per tutti, ovviamente, perché il denaro che viene ricevuto (e puntualmente rendicontato) dalla Chiesa cattolica viene impiegato a beneficio di tutta la collettività e non solo dei cattolici. È importante però, me lo lasci dire, soprattutto per coloro che, per l’oggettiva complessità della procedura, per un pizzico di pigrizia o semplicemente perché non lo sanno, non esercitano il proprio diritto a firmare. Sono ancora tantissimi, soprattutto tra quelli che non sono “obbligati” per legge a presentare la dichiarazione dei redditi. Proprio per questo è importante ricordare che tutte le firme, indipendentemente dal reddito del firmatario, hanno lo stesso identico valore. Ogni firma è fondamentale. Nessuna esclusa.