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8xmille per lo sviluppo dei popoli / A servizio degli ultimi e del bene comune

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Movimenti, Associazioni e nuove Comunità, che il 7 e l’8 giugno celebrano il loro Giubileo, giocano un importante ruolo a sostegno di quanto Diocesi, Congregazioni religiose e realtà ecclesiali riescono a fare, nei diversi contesti e nei diversi continenti accanto ai più poveri e meno tutelati. Una collaborazione preziosa sperimentata concretamente anche nei 458 progetti che la Chiesa italiana, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, ha potuto realizzare nel 2024 in 68 Paesi con oltre 83 milioni di euro.

“È particolarmente prezioso il vostro impegno di movimenti e associazioni popolari, che concretamente e ‘dal basso’, in dialogo con tutti e con la creatività e genialità che nascono dalla cultura della pace, state portando avanti progetti e azioni al servizio concreto delle persone e del bene comune. In questo modo voi generate speranza”, ha detto Papa Leone XIV rivolgendosi ai circa 300 delegati rappresentanti di associazioni e movimenti ricevuti nella sala Clementina. Si tratta di organismi che hanno partecipato ad Arena di pace, evento che si è svolto a Verona il 18 maggio 2024, tappa importante nel cammino condiviso di ricerca della giustizia e della pace.

Tra questi c’era il Movimento dei Focolari che tramite Amu (Azione per un Mondo Unito), organismo di cooperazione internazionale, ha avviato in Burundi un’azione congiunta con l’associazione locale Casobu (Cadre Associatif des Solidaires du Burundi). Il progetto “Acqua fonte di vita e di sviluppo a Cibitoke“, grazie anche al sostegno CEI, con la costruzione di una rete di approvvigionamento di acqua potabile sull’asse Rubirizi-Rukana di oltre 20 km apre una nuova fase per fornire accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base nei comuni di Mugina e Rugombo della provincia di Cibitoke. Il coinvolgimento delle comunità locali – famiglie, responsabili amministrativi, parrocchie e altri partner – sin dall’inizio, nell’identificazione delle priorità, e poi nell’esecuzione dei lavori è fondamentale. Così come la formazione di comitati locali per la cura e conservazione delle sorgenti e per la manutenzione delle infrastrutture realizzate. Sono previste inoltre attività per sensibilizzare e aiutare i beneficiari a strutturarsi in una mutua sanitaria di comunità o unirsi a mutue sanitarie di comunità esistenti, per poter avere accesso all’assistenza sanitaria. Cambiamenti possibili grazie proprio alla sinergia tra associazioni che assicura l’incontro di volti e di storie, con il coinvolgimento e il protagonismo dei destinatari. E apre così cammini condivisi.

Mons. Tonino Bello parlava della “ricerca del volto” del prossimo come di un fondamentale allenamento alla pace che consente di seminare speranza anche nei terreni più difficili. Come i volti di Noura, Yasser e Sabri, che con il progetto Altaeyush, in Iraq, nel distretto di Hamdaniya nella piana di Ninive, hanno avuto l’opportunità di ricominciare grazie alla costruzione di 20 serre che stanno dando nuova dignità a loro e alle loro famiglie colpite da anni di conflitti. Il progetto è portato avanti dalla FOCSIV-Volontari nel Mondo, insieme a 4 organismi soci della Federazione e due organizzazioni locali HRNO e SOAED. Altaeyush in arabo significa convivenza tra culture e religioni diverse nel “rispetto dell’altro”, nasce dalla volontà di mettere in atto processi comunitari integrati e multidimensionali di inclusione e coesione socioeconomica. Per Noura, Yasser e Sabri il progetto ha rappresentato non solo un’opportunità economica, ma anche una rinascita personale e comunitaria. Hanno ricevuto formazione, strumenti e supporto per avviare la coltivazione in serre condivise. “Fino a pochi mesi, fa le condizioni climatiche e la mancanza di strumenti agricoli rendevano quasi impossibile la coltivazione della terra – dice Khudhur Mulla Ahmed Direttore dell’Associazione degli agricoltori – Oggi invece, grazie alla costruzione delle serre, gli agricoltori possono produrre ortaggi sani e in modo sostenibile tutto l’anno. Aumentando il proprio reddito e garantendo un futuro più sicuro ai propri figli”. Piccoli semi che però possono generare speranza se, come ha auspicato papa Leone XIV, sono “presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di comunione, di fraternità”.

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Accanto ai bambini e agli anziani

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Dal 30 maggio al 1° giugno si svolgerà il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani. Un’occasione per ribadire come sia fondamentale favorire il pieno sviluppo delle potenzialità dei più piccoli e l’inclusione sociale dei più anziani, attraverso luoghi e servizi dedicati di cura e accompagnamento. È quanto fa la Chiesa Italiana, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, sostenendo migliaia di progetti specifici rivolti a bambini e anziani, in oltre 100 Paesi.

Il futuro dell’umanità, sottolineava Papa Francesco, è proprio in questi due estremi: nei bambini e negli anziani: “quando si incontrano i bambini con i nonni è una cosa bellissima. I nonni hanno tutto un passato che ci dà tanto, i bambini hanno un futuro che riceve dal passato”.

La popolazione mondiale sta invecchiando in modo molto rapido, anche se disomogeneo. Si stima che entro la fine del 2070 il numero di persone di 65 anni o più dovrebbe superare quello dei minori di 18 anni, che comunque in alcune aree continuerà a crescere. È dunque fondamentale sostenere progetti che mirano a proteggere e valorizzare entrambe fasce di popolazione, oltre che a soddisfarne i rispettivi bisogni.

Come avviene all’Istituto Maman Dorothée gestito dai Missionari Agostiniani insieme alla Fondazione Agostiniani nel mondo nella zona di Dungu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Allo stato attuale la scuola ospita 330 alunni, di cui 92 alla materna e 238 nella primaria. Si stanno ampliando i locali per riuscire ad accogliere 1000 studenti. Ci sono programmi specifici per assistere i più poveri ed un programma per contrastare il lavoro minorile. Nella Repubblica Democratica del Congo, infatti, ancora tantissimi bambini e bambine sono costretti a lavorare. Inoltre, con l’aggravarsi dell’instabilità in tutta la regione del Kivu molte scuole sono state chiuse e crescono le violenze contro i bambini, così come il fenomeno dei bambini-soldato. Sono decine di migliaia quelli nelle mani di vari gruppi paramilitari. Molti scappano dopo aver subito violenze e vengono accolti, sempre dai Missionari Agostiniani, al Centro Juvenat. La maggior parte ha dagli 8 ai 15 anni e il 40% sono ragazze, come Rebecca: “Vengo da Bitima, un villaggio al confine con il Sudan meridionale. Sono stata vittima delle atrocità dell’LRA (Lord’s Resistance Army) che hanno ucciso entrambi i miei genitori. Qui al Centro mi stanno aiutando a superare il trauma che mi porto dentro. Da quando sono arrivata, sono entrata a far parte del gruppo di taglio e cucito dove, oltre alla parte teorica, ho imparato a cucire gonne e mutande e ora stiamo lavorando sulle camicie. Sono molto orgogliosa di questo. Prima di venire qui non sapevo nulla perché non avevo avuto l’opportunità di andare a scuola. Se avrò un po’ di soldi, penso di comprare una macchina da cucire e diventare una brava sarta”.

Far nascere ed animare luoghi e contesti comunitari in cui ognuno venga valorizzato e nei quali, al contempo, venga fornito supporto fisico e psicologico è una priorità anche per le persone più avanti con gli anni, la cui marginalizzazione è purtroppo una piaga ricorrente in tutto il mondo.

Anche in India, ad esempio – un Paese relativamente giovane ma destinato a seguire il trend di rapido invecchiamento della popolazione mondiale – è sempre più necessaria un’attenzione alle esigenze e ai bisogni degli anziani, spesso abbandonati dalle proprie famiglie e in situazione di estrema indigenza o vittime di violenze fisiche e psicologiche.

Per questo in Kerala, nel sud-ovest del Paese, è stato avviato un progetto di durata triennale, che ha coinvolto oltre 4 mila persone anziane in attività ricreative e di formazione, facendole sentire ancora attive. Anche le famiglie e l’intera comunità hanno partecipato a iniziative comuni e programmi di sensibilizzazione e advocacy.  Decine di anziani hanno ricevuto sussidi e aiuti, e oltre 500 hanno beneficiato di assistenza, cure mediche gratuite, supporto e consulenza per pratiche sociali e legali. È solo uno degli innumerevoli esempi di comunità che non lasciano indietro nessuno e – come auspicato da Papa Leone XIV – si fanno “piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità” che “non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno”.

8xmille / Alla mensa Caritas di Oppido Mamertina-Palmi 20mila pasti caldi in un anno

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Destinata a chi è in povertà estrema, per la maggior parte famiglie in difficoltà economica e migranti residenti sul territorio, la mensa diocesana della Caritas di Oppido Mamertina-Palmi è una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale.

Opera-segno della Caritas diocesana, la mensa nasce dal progetto 8xmille “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” per rispondere ai bisogni primari di molte persone in stato di vulnerabilità residenti nel territorio. Sorta presso l’Istituto delle Suore della Carità, in una zona centrale del paese, offre ampi spazi con 100 posti a sedere. Aperta due giorni a settimana, grazie ad una squadra di 30 volontari, la mensa distribuisce 400 pasti a settimana. In un ambiente familiare, gli operatori condividono con gioia alcuni momenti della giornata con gli ospiti: chi arriva ha la certezza non soltanto di ricevere un pasto caldo ma di essere accolto, di trovare qualcuno sempre pronto ad ascoltarlo.

“La mensa, situata in un luogo strategico, abbraccia un notevole bacino di utenza – spiega il diacono Michele Vomera, direttore della Caritas ed è anche situata in una zona di passaggio per i molti migranti che vivono negli insediamenti del territorio. Ogni giorno entriamo in contatto con famiglie in difficoltà ed immigrati. I fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica ci hanno permesso di realizzare uno spazio accogliente e ampio per aiutare i nostri ospiti a sentirsi a casa. La mensa è un punto di riferimento che trae valore aggiunto anche dalla presenza delle Suore della Carità che con il loro amorevole sorriso sono sempre pronte a donare supporto ed una parola di conforto”.

Grazie alle firme, nel triennio 2020-2024, sono arrivati 130mila euro che hanno permesso di offrire dei servizi stabili tra i quali spicca la mensa sociale che detiene un regime di funzionamento ottimale. Il lavoro dei volontari coinvolti in mensa permette di costruire una fitta rete non solo a livello ecclesiale ma anche civile e di rispondere con più efficacia ai tanti bisogni che emergono di volta in volta. Spesso gli ospiti restituiscono l’accoglienza ricevuta offrendo il loro aiuto ai volontari e ai nuovi arrivati nell’integrazione linguistica oppure condividendo la propria cultura e le proprie tradizioni attraverso la preparazione e il consumo di un pasto tradizionale dei propri Paesi di origine. Uno scambio che va quindi oltre il cibo, coinvolgendo abitudini, usanze, creando legami di amicizia duraturi e una rete di sostegno alle persone.

“Il servizio è nato nel periodo della pandemia – conclude il direttore– con il metodo d’asporto, nella consapevolezza che proprio nei momenti di maggiore asperità è necessario portare sostegno ai più fragili”.

L’ente gestore dell’opera è l’Associazione “I Segni dei Tempi ETS”, braccio operativo della Caritas diocesana, alla quale fanno capo la maggior parte delle progettualità. Quest’ultima gestisce anche l’emporio solidale “Il Carrello della Condivisione”, altra opera segno insieme al Centro d’Ascolto diocesano.

La mensa è il luogo ideale per raggiungere gli ultimi, anche con sportelli di ascolto, occasioni di scambio e di condivisione, realizzati grazie alla disponibilità di alcuni operatori parrocchiali e volontari.

8xmille / A Salerno il polo della carità per chi vive in strada

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Situato all’interno del centro storico di Salerno, il Polo della Carità, nato nel 2022, offre risposte concrete ai bisogni delle persone in condizione di povertà estrema, grazie ad un sistema di accoglienza diffusa che garantisce interventi di sostegno e supporto a chi vive in stato di disagio.  Il Polo, attraverso il potenziamento di servizi già esistenti sul territorio diocesano, offre oltre ai servizi primari, anche attività di accompagnamento e sostegno con colloqui individualizzati, segretariato sociale, orientamento ai servizi, ambulatorio medico e supporto nelle cure e nell’assunzione dei farmaci, in particolare per gli ospiti con malattie cronico-degenerative.

Una rete solidale che si snoda in varie sedi nel cuore della città: a ridosso della Cattedrale e della sede arcivescovile, vi sono il Dormitorio “Gesù Misericordioso” e il Centro diurno “San Francesco di Paola”, strutture a bassa soglia per persone senza fissa dimora. I servizi offerti sono: accoglienza diurna e notturna con una capienza di circa 40 posti, di cui 28 destinati agli uomini e 9 alle donne; cena e colazione; servizi igienici e doccia; servizio guardaroba e lavanderia; ascolto e orientamento, supporto nella ricerca di lavoro, consulenza legale; ambulatorio medico e banco farmaceutico. Dormitorio e Centro diurno sono attivi maggiormente nel periodo dell’emergenza freddo, ma restano aperti tutto l’anno con la funzionalità di Pronto Intervento per ospitare persone che hanno particolari situazioni di fragilità e vulnerabilità.

A Piazza San Francesco, annesso al Convento dei Frati Cappuccini, si trova il Dormitorio (di secondo livello) intitolato a “Don Tonino Bello” che ospita soggetti in emergenza abitativa avviati ed accompagnati in un percorso di reinserimento sociale e, ove possibile, lavorativo.

Le donne sole o con minori, in fuga da guerre o in uno stato di difficoltà, trovano una casa accogliente a Via Angrisani: in questo momento l’appartamento ospita 3 famiglie ucraine.

La Mensa intitolata a “San Francesco” completa il cerchio della solidarietà che la Chiesa salernitana, attraverso la Caritas, ha attivato sul territorio a favore dei fratelli che vivono in difficoltà economiche e sociali. Vi si preparano quotidianamente 200 pasti per pranzo servendone circa 75/80 in sala e 30/35 da asporto oltre a quelli per gli ospiti dei Dormitori da servire a cena.

“Accogliere spiega don Flavio Manzo, direttore della Caritas di Salerno – significa essere vicini a chi è solo e donare speranza a chi ha perso la fiducia. La povertà è multidimensionale, non è solo fame e mancanza di denaro. È povertà di speranza, di opportunità, di scelta. Il primo strumento operativo che mettiamo in campo è la “relazione”, che può diventare trampolino di lancio per nuove sfide. Le persone, con il giusto supporto, possono accettare di rimettersi in gioco e tentare nuovi percorsi di vita”.

L’approccio della Caritas diocesana, supportata dai fondi 8xmille, si basa su azioni strutturate, articolate sulla presa in carico, sul potenziamento delle capacità della persona e sulla costruzione di un tessuto relazionale, attraverso progetti educativi individualizzati e finalizzati alla ripresa di una graduale autonomia. L’8xmille alla Chiesa cattolica ha significato per questa realtà mezzi e porte aperte grazie ad un contributo, nel 2024 di 200.000 euro.

Con una squadra di 85 volontari, il Polo è un punto di riferimento per tante persone senza dimora, con carattere di temporaneità o cronicità. Molti sono reduci da lavori stagionali, legati al turismo estivo o all’agricoltura: la richiesta di aiuto, dunque, aumenta nel periodo invernale quando, alle difficoltà quotidiane di chi non riesce a mantenere una dimora stabile e finisce in strada, si aggiungono quelle legate a temperature rigide. Poi ci sono gli anziani sempre più presenti tra i “nuovi poveri” anche a causa di reti familiari fragili.

“Molto spesso – prosegue il direttore – il dormitorio o la mensa sono il primo posto che la persona in difficoltà raggiunge per avere un aiuto immediato (un posto letto o il pasto).  Il nostro obiettivo è offrire ai più vulnerabili non solo accoglienza e sollievo, ma anche uno spazio di ascolto e confronto, dove vivere una dignitosa convivialità, puntando alla promozione della dignità umana”.

Presso il dormitorio “Don Tonino Bello” è stato attivato inoltre un percorso di seconda accoglienza, ovvero un servizio di ospitalità rivolto ai senza dimora di lunga durata in emergenza abitativa, in cui l’accoglienza è accompagnata da progetti individualizzati con il macro-obiettivo di superare progressivamente le condizioni di vulnerabilità. La proposta è articolata in rete con il Centro di Ascolto diocesano e con i centri parrocchiali, condividendo la corresponsabilità di accompagnare le persone in un processo di autonomia.

Nel Dormitorio sono servite circa 2.880 cene e colazioni ogni mese e distribuiti oltre 400 capi di abbigliamento e scarpe a chi ne aveva bisogno. La presenza media giornaliera è circa 30 persone per quanto concerne il Dormitorio e la cena, di 20 ospiti per il Centro diurno, nel quale è possibile trascorrere al caldo le fredde giornate invernali. Nel 2024 le persone in condizione di povertà estrema o marginalità che si sono rivolte al Polo della Carità sono state in totale 191 di cui 80% uomini e 20% donne. Attraverso i diversi servizi di accoglienza offerti (Dormitori, Centro diurno), il Polo della Carità ha preso in carico 217 persone in condizione di povertà estrema, di cui 80% uomini e 20% donne, il 60% italiani e 40% stranieri. Gli ospiti accolti durante tutto l’anno sono stati 465; di questi 345 sono nuovi ascolti mentre 120 erano già inserite nel database. La fascia di età media delle persone ospitate è quella dai 30 ai 50 anni (circa il 75% di entrambi i sessi). Le persone che si avvalgono in maniera continuativa del servizio mensa sono sia italiani che stranieri (54% italiani e 46% stranieri), per la maggior parte uomini (80% uomini e 20% donne) inoccupati. “Tutto questo è possibile – conclude don Flavio – grazie al lavoro quotidiano, sette giorni su sette per 24 ore al giorno, svolto dagli operatori della Caritas diocesana, e dall’impegno di tanti volontari che si alternano nel servizio ai poveri. All’interno della squadra è costante la presenza della comunità diaconale, così come dei gruppi scout di Salerno e provincia, gruppi parrocchiali e tanti semplici cittadini di buona volontà che dedicano qualche ora del proprio tempo a questa opera”.

8xmille / A Nazzano (RM) accoglienza e inclusione sociale. Il lavoro come riscatto per giovani autistici

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Nel silenzio della campagna laziale, tra le colline che circondano Nazzano, si sta scrivendo una storia di speranza e inclusione sociale. Qui, su ciò che resta di un antico convento, è nata una realtà innovativa che coniuga assistenza, accoglienza e inserimento lavorativo per adolescenti e giovani adulti con autismo e disagio psichico. La struttura residenziale, gestita dalla cooperativa sociale Il desiderio di Barbiana, accoglie minori e giovani provenienti da contesti di fragilità, offrendo loro non solo un tetto, ma un cammino di crescita, formazione e autonomia.

Il progetto prende le mosse nel 2019 con l’apertura della Comunità Alloggio “Antenna 00100” e il Gruppo Appartamento “Antennina 00100”, strutture socioassistenziali che ospitano in tutto 18 fra minori e giovani adulti con autismo o grave sofferenza psichica.

Accogliamo bambini e ragazzi, appartenenti a tre fasce d’età comprese tra i 7 e i 25 anni, – spiega Emanuele Cicuti, fondatore e direttore terapeutico del Desiderio di Barbiana che vivono situazioni di disagio profondo, spesso senza il supporto di famiglie in grado di seguirli. Qui trovano una casa e un ambiente protetto, ma soprattutto un luogo in cui poter costruire il proprio futuro”.

L’iniziativa, realizzata con il contributo dei fondi 8xmille della Chiesa cattolica da Il desiderio di Barbiana, cooperativa sociale con la quale la Diocesi di Civita Castellana ha un contratto di ATS per la gestione delle attività d’inclusione socio lavorative, offre risposte concrete a situazioni complesse, in cui la sofferenza psicologica e il malessere che ne conseguono si intrecciano con fenomeni di esclusione sociale ed emarginazione. Sono 45 gli adolescenti e giovani che frequentano le attività diurne e percorsi di inserimento lavorativo.

L’intervento della cooperativa non si limita alla sola assistenza: ogni giovane è accompagnato in un percorso personalizzato che tiene conto delle sue inclinazioni e potenzialità. Il lavoro non è inteso come semplice strumento riabilitativo, ma come mezzo per restituire dignità e autonomia. L’inclusione sociale, infatti, non può prescindere da un’opportunità lavorativa reale, che permetta di superare la condizione di dipendenza e di esclusione.

La nostra attività è resa possibile grazie all’impegno di 35 operatori e molti volontari. – aggiunge Cicuti – La nostra forza risiede nel lavoro di équipe di tipo multidisciplinare, composta da professionisti di varie discipline: educatori, psicologi, logopedisti, psicomotricisti, assistenti sociali, psichiatri ed esperti delle discipline musicali nonché delle tecniche di riabilitazione con gli animali (I.A.A.). Ciò che conta non è la specializzazione universitaria o teorica di ciascuno, quanto piuttosto il desiderio soggettivo che lo anima nel lavoro e la disponibilità a prendersi cura del soggetto con disagio e sofferenza psichica”.

L’approccio dell’assistenza è basato su un partenariato tra il bambino/ragazzo e l’adulto, tenendo conto delle preferenze, delle scelte, delle invenzioni e delle soluzioni trovate dal soggetto stesso.
Oltre ad occuparsi degli utenti inviati dalle ASL e/o delle famiglie, la cooperativa promuove progetti che possano favorire opportunità di lavoro.

In questa logica è nato, nel 2020, “L’Abbarrato”, un birrificio artigianale che oggi produce circa 1.000 litri di birra al mese. I ragazzi sono coinvolti in tutte le fasi della produzione: dalla selezione delle materie prime alla fermentazione, fino all’imbottigliamento e alla vendita. Il birrificio ha anche un e-commerce dedicato, gestito direttamente dai giovani con il supporto degli operatori.

Nel 2022 ha preso vita un’altra iniziativa: Farfood, un agriturismo sociale che combina ristorazione e coltivazione biologica. Qui i ragazzi si occupano della produzione di ortaggi e materie prime a Km 0, utilizzate poi nella cucina del ristorante, aperto nei weekend e attivo dalla primavera all’autunno. Con una capienza di 60 posti, Farfood rappresenta un’occasione concreta per mettere alla prova le capacità dei giovani in un contesto lavorativo reale, a contatto con il pubblico.

“La nostra sfida è far sì che questi ragazzi possano non solo lavorare, – conclude Cicuti– ma sentirsi parte di una comunità. Troppo spesso le persone con autismo o disagio psichico vengono relegate ai margini della società. Noi vogliamo dimostrare che possono avere un ruolo attivo, costruirsi una professionalità e contribuire al bene comune”.

Di fronte alle crescenti richieste di accoglienza, la Diocesi ha avviato un nuovo progetto per l’apertura di altre due strutture, situate in immobili di proprietà. L’obiettivo è ampliare l’offerta di servizi, garantendo accoglienza e percorsi di autonomia a un numero sempre maggiore di giovani in difficoltà.

Quello nato a Nazzano è un modello di inclusione che potrebbe essere replicato in altri territori. L’idea di fondo è chiara: non basta offrire un rifugio ai più fragili, ma occorre costruire percorsi di vita che restituiscano dignità e futuro. In un’epoca in cui la marginalità rischia di diventare una condanna definitiva, esperienze come questa dimostrano che, con un accompagnamento adeguato e una rete solidale, è possibile trasformare il disagio in opportunità.

Nel piccolo borgo laziale, tra i filari di un orto coltivato con cura e le botti di un birrificio artigianale, ogni giorno si rinnova una promessa: nessuno deve essere lasciato indietro.

8xmille / A Cassano all’Ionio un Centro socio-educativo: bambini e adolescenti studiano insieme e coltivano sogni

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Un palazzo della diocesi in un quartiere centrale di Cassano all’Ionio, comune calabrese di circa diciassettemila abitanti in provincia di Cosenza, diventa uno strumento per costruire il futuro di bambini e adolescenti, provenienti da famiglie in stato di fragilità economica e sociale. Il progetto “L’appetito vien studiando”, attivato grazie anche al contributo dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, in sinergia con l’équipe del progetto socio-educativo per minori della Caritas diocesana, offre uno spazio di aggregazione, un cantiere educativo sempre aperto, in continua evoluzione, che cerca di reinventarsi indirizzando la sua attenzione alle necessità e alle varie emergenze che man mano affiorano nei vari contesti di riferimento.

“Abbiamo avvertito la necessità di promuovere un cambiamento – sottolinea don Mario Marino, direttore della Caritas Diocesana, abbiamo deciso di scendere in campo con il nostro impegno, la nostra determinazione e soprattutto con il nostro coraggio. Non possiamo più permetterci di delegare, noi per primi dobbiamo essere disposti a lavorare affinché la bellezza, di cui siamo circondati e che troppo spesso osserviamo con occhi carichi di pregiudizi e di rassegnazione, venga in qualche modo tutelata e difesa”.

All’interno del centro socio-educativo, i ragazzi, grazie al lavoro di educatori, operatori e istruttori, crescono insieme e studiano in un luogo sicuro.

Uno degli obiettivi primari de “L’appetito vien studiando” è quello di educare i minori al riconoscimento, all’accettazione, al rispetto e all’individuazione delle esigenze di tutti, di chi ha bisogni differenti dai propri e si trova a vivere una condizione diversa – spiega Angela Marino, responsabile del progetto Realizzata in collaborazione con le parrocchie del centro storico, l’iniziativa si basa, come suggerisce il titolo, su due momenti fondamentali: l’appetito, ossia la mensa, e il doposcuola con le attività laboratoriali. In questo modo cerchiamo di supportare i giovani nel quotidiano spingendoli al raggiungimento dei loro obiettivi”.

Sono una quarantina i ragazzi, dai 6 ai 14 anni, coinvolti annualmente nel progetto, che vengono accolti, guidati e indirizzati a restare nel solco di una vita sana e operosa, da proseguire secondo i principi cristiani e, quindi, nel pieno rispetto del vivere civile. “Il progetto, voluto dalla diocesi, è destinato a minori a rischio di dispersione scolastica – sottolinea Silvia Cirigliano, psicologa del progetto – che provengono da situazioni familiari, sociali ed economiche svantaggiate. Ci troviamo di fronte a bambini con bassa autostima e che manifestano difficoltà emotive e socio-relazionali”.

Il progetto è ormai operativo dal 2016 e, nel corso di questi anni, il Centro si è consolidato come un luogo di legalità e di formazione, un esempio di welfare innovativo, grazie anche al team di esperti della Caritas diocesana. Si parte infatti dall’appetito, cioè dal servizio mensa attivo in tutti i giorni feriali, e si prosegue con le attività di doposcuola e con le iniziative laboratoriali che, tramite degli spunti ludici, didattici e ricreativi, cercano di spingere i ragazzi a coltivare le proprie passioni, che magari un giorno potrebbero concretizzarsi in una professione. “Il servizio mensa rappresenta per molti bambini l’opportunità di consumare l’unico pasto nutriente della giornata. Al sostegno scolastico – aggiunge la responsabileseguono le attività laboratoriali. Si alternano diversi maestri, i quali hanno il compito di accompagnare i ragazzi alla scoperta dei loro talenti. Pensiamo che meritino di avere educatori che li sostengano nel loro percorso per aiutarli a realizzare quello che il loro cuore merita”.

I minori acquisiscono gradualmente un metodo di studio autonomo e familiarizzano con le proprie inclinazioni. I risultati si concretizzano nella testimonianza dei beneficiari del servizio. Ci sono ragazzi che dicono di avere difficoltà a gestire in autonomia i compiti a casa e che coltivano una grande passione per l’arte: senza il centro sarebbe veramente complicato poter conciliare queste due esigenze. Altri ancora esaltano le attività laboratoriali perché gli consentono di usufruire di attività sportive che non potrebbero svolgere altrove nel pomeriggio.

Il progetto, sin dall’inizio, ha indirizzato i suoi sforzi, inoltre, alla costruzione di una rete coesa di collaborazione e di dialogo con le istituzioni scolastiche, i servizi sociali, le parrocchie, il comune, i medici e i pediatri.

L’azione educativa viene potenziata anche dal “Centro per le famiglie” che è un solido spazio di ascolto, di orientamento, di confronto e di sostegno. Qui una squadra di professionisti garantisce, a titolo gratuito, supporto psicologico, consulenza pedagogica, progettazione e verifica di interventi in campo educativo e formativo rivolti al nucleo familiare.

La mamma di due bambini che attualmente possono apprezzare l’utilità del centro aggiunge: “Mi auguro che questo progetto non chiuda mai e che non cambino le persone che ci sono. Io sono ripartita grazie a loro, qui ho trovato persone che mi ascoltano e, poi, una casa e una famiglia”. Un’iniziativa che si traduce in supporto e sostegno concreto per superare il disagio, promuovendo l’inclusione. “Il futuro – conclude Angela Marino – senza il progetto sarebbe una vera sconfitta per questo territorio”.

Migliaia di gesti d’amore / I progetti realizzati a Bergamo grazie all’8xmille

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Segnaliamo questo articolo a cura della redazione SantAlessandro.org, settimanale della diocesi di Bergamo, con l’intervento dell’incaricato don Marco Milesi.

Qui l’articolo completo dove si legge si legge tra l’altro:

<<Alla nostra diocesi nel 2024 sono arrivati oltre un milione e seicentomila euro per esigenze di culto, pastorale e cultura. Hanno permesso di restaurare chiese e case parrocchiali, costruire nuovi oratori per i ragazzi, realizzare interventi in biblioteche e musei, recuperare organi a canne, installare impianti di sicurezza.

Altri fondi, in totale 1.538.391 sono stati destinati all’ambito assistenziale e caritativo: attività rivolte a persone diversamente abili, clero ammalato e anziano, interventi d’aiuto a persone con fragilità diverse, opere “segno”.

Una parte consistente, pari a 6.586.043 euro, ha contribuito ad assicurare la pastorale ordinaria nelle parrocchie, grazie all’opera di 620 sacerdoti.

Sono risorse che aiutano le comunità a vivere bene, sempre in linea con i valori di cui la Chiesa si fa portatrice: “Parlare di 8xmille alla Chiesa – continua don Marco Milesinon significa parlare di una condizione economica fine a se stessa, ma soprattutto di una cura pastorale.

La questione economica si traduce infatti in un atteggiamento pastorale che sostiene l’opportunità di esercitare liberamente la propria opera di evangelizzazione, carità e attenzione alle strutture esistenti e la creazione di nuove iniziative, a seconda delle esigenze delle singole comunità”>>.

unafirmaXunire / La firma dell’8xmille: il nostro gesto d’amore per il prossimo

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A partire da domenica 4 maggio, Giornata Nazionale di sensibilizzazione dedicata all’8xmille, nelle parrocchie aderenti al progetto unafirmaXunire si potrà sensibilizzare la comunità a partecipare a questo importante gesto di appartenenza.

L’iniziativa vuole favorire la raccolta delle firme di quei pensionati o lavoratori dipendenti che sono esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione in quanto possessori della sola Certificazione Unica (CU) e contrastare l’attuale calo delle firme a favore della Chiesa cattolica.

Grazie alla preziosa collaborazione di tutti, nel periodo della dichiarazione dei redditi, ogni parrocchia potrà diventare un “Centro di Informazione e Raccolta” dove poter concretamente sensibilizzare e coinvolgere tutta la comunità alla firma dell’8xmille. L’iniziativa prevede, infatti, l’assistenza, il ritiro e la consegna delle buste con la “Scheda per la scelta della destinazione dell’8xmille” direttamente in parrocchia (in allegato la scheda per la scelta).

Per animare la Giornata Nazionale e promuovere questa iniziativa in parrocchia, suggeriamo di nominare un referente parrocchiale del Sovvenire. Tale figura dovrebbe far parte del Consiglio per gli affari economici.

Inoltre, è utile sapere che nell’ambito del progetto unafirmaXunire, CEI ha individuato Caf Acli (e la sua rete) quale interlocutore privilegiato a cui rivolgersi sul territorio per la consegna delle buste chiuse contenenti le “Schede per la scelta della destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille e del 2 per mille dell’IRPEF” raccolte nelle diverse parrocchie in Italia. Caf Acli, al contempo, si rende disponibile ad offrire, dal punto di vista organizzativo, una facilitazione nel ritiro di dette buste chiuse, nonché la trasmissione all’Agenzia delle Entrate del contenuto delle stesse (v. allegato).

Per una buona realizzazione del progetto e per prendere visione del materiale a disposizione si può accedere al portale UNITI IN RETE a questo indirizzo www.unitiinrete.it.

Per avere un supporto, contattare l’Assistenza chiamando il numero 06/97 85 84 14 (lunedì – venerdì: 9:00-13:00/15:00-19:00) oppure scrivendo a: assistenza@sovvenire.it.

8xmille / Il “Pastificio Futuro” di Roma: un progetto di rinascita per giovani detenuti voluto anche da Papa Francesco

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Tra le ultime opere di bene compiute da Papa Francesco prima della sua morte, spicca la donazione di 200mila euro – dal suo conto corrente personale – per garantire la sopravvivenza del “Pastificio Futuro”: lo stabilimento di pasta secca artigianale che impiega i detenuti del carcere minorile di Roma “Casal del Marmo”. Il progetto era nato nel 2013 dall’impegno del cappellano, padre Gaetano Greco, in risposta all’esortazione di Papa Francesco, pronunciata durante una sua visita al carcere, che aveva invitato i ragazzi a “non avere paura di diventare artigiani di sogni e di speranza”.

Il laboratorio di 500 metri quadri, ideato dalla Cooperativa sociale Gustolibero Onlus, è stato sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana con l’8xmille e da Caritas Italiana, in sinergia con la Direzione dell’Istituto penale minorile Casal del Marmo, il Centro della Giustizia minorile Lazio-Abruzzo-Molise, il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, le Diocesi di Roma e di Porto-Santa Rufina.

In occasione dell’inaugurazione, nel novembre 2023, Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Presidente della CEI, aveva dichiarato: “Crediamo nell’uomo. L’uomo può cambiare: ci vuole cura, ci vuole l’educazione che, come ricorda il Papa, è la forza più radicale per la trasformazione del mondo. E tanto più il mondo è infiammato tanto più abbiamo bisogno di offrire esempi di educazione perché il diamante che è nel cuore di ciascuno possa risplendere”, sottolineando, inoltre, che “il lavoro è la forma di educazione più significativa”. “Attraverso il lavoro – aveva aggiunto – si impara ad amare se stessi, gli altri, coloro che serviamo attraverso il contributo della nostra fatica, come il cibo che viene consumato per soddisfare le proprie esigenze di vita, per instaurare rapporti di amicizia e per guardare con fiducia al futuro”.

8xmille / Scadenze fiscali 2025

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SCADENZE 2025 (aggiornato al 28 aprile 2025) 

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RIEPILOGO ANNO 2025 

Modelli
Termini
Modelli 730 inviati dai CAF/intermediari  

Dal 30 aprile al 30 settembre

 

Modelli Redditi inviati dai CAF/intermediari  

Dal 30 aprile al 31 ottobre

Modelli Redditi cartacei inviati dai contribuenti  

Dal 30 aprile al 30 giugno

Modelli 730 precompilati e modello Redditi precompilato inviati direttamente via web dal contribuente  

Dal 15 maggio al 30 settembre (modello 730)

Dal 15 maggio al 31 ottobre (modello Redditi)