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Sono 67 i rifugiati atterrati nei giorni scorsi all’aeroporto di Fiumicino dall’Etiopia grazie al primo corridoio umanitario reso possibile grazie alla firma del terzo protocollo d’intesa tra il governo italiano, la Conferenza Episcopale Italiana che agisce attraverso la Caritas italiana e la Comunità di Sant’Egidio.
Il volo dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba ha trasportato persone vulnerabili di nazionalità eritrea e sud sudanese, che da tempo erano rifugiate in Etiopia. Nella maggior parte dei casi i loro nominativi sono stati segnalati da parenti e amici arrivati in Italia grazie a precedenti corridoi umanitari. Saranno loro a dare ospitalità ai nuovi arrivati in cinque regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) a garanzia, si legge in un comunicato della Comunità di Sant’Egidio, di una più facile e rapida integrazione.
“Una festa di famiglia”, l’ha definita il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, “perché sono tante le famiglie che si riuniscono. Abbiamo visto gli abbracci e i baci. È veramente un giorno di festa”. “La cosa più bella – ha detto – che avrete in Italia è la scuola. Da domani potrete finalmente studiare!”. I venti minori arrivati, infatti, saranno immediatamente iscritti a scuola mentre gli adulti seguiranno un corso d’italiano e, dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, saranno introdotti nel mondo del lavoro.
“Siamo molto felici e con grande gioia vi accogliamo oggi”, è stato il benvenuto di Silvia Sinibaldi, vicedirettrice di Caritas Italiana. “Siete finalmente riusciti ad arrivare al termine di un percorso certamente non immediato, ma molto serio e animato dalla speranza e dalla generosità delle comunità che vi accoglieranno e dalle vostre famiglie con le quali vi state ricongiungendo”. “L’accoglienza non è un punto di arrivo, ma il punto di una nuova partenza”, ha ribadito, “sappiamo essere una goccia nel mare, ma abbiamo imparato che tante gocce messe insieme fanno come minimo un’onda”. Il progetto, inoltre, sarà del tutto finanziato attraverso l’8xmille della CEI, i fondi raccolti dalla Comunità di Sant’Egidio e le donazioni e la disponibilità dei cittadini.
“I corridoi umanitari non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite”, aveva sottolineato Papa Francesco lo scorso 18 marzo, ricevendo in udienza i cinquemila rifugiati arrivati in Italia e in Europa attraverso quello che è uno dei pochi modi legali per poter lasciare Africa e Medio Oriente senza passare attraverso le tragiche rotte degli scafisti nel Mediterraneo. “Essi”, aveva ribadito Francesco, “operano anche per l’integrazione, e questo è importante per finire integrare e non solo salvare, ma integrare. E integrare è parte della salvezza”.
Qui l’articolo di Michele Raviart per Radio Vaticana del 26 aprile.