Category Archives: Newsletter In Cerchio

Il Papa ai seminaristi / La vostra sia vita di preghiera che nasce dal ringraziamento

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Nel discorso non pronunciato ma consegnato alla comunità del Seminario di Barcellona, il Papa sottolinea che la missione dei presbiteri è quella di rendere Cristo “presente nell’Eucaristia, nei sacramenti, nella parola, affinché nasca nel cuore degli uomini”.

Qui il servizio di Amedeo Lomonaco per Radio Vaticana.

Nel cammino della formazione, avverte il Pontefice, ci sono due tentazioni. La prima consiste nel “concentrarsi sulle cose brutte, tenendo conto solo delle esperienze negative”. L’altra è “quella di presentare un mondo idilliaco e irreale”.

Ricordate che, quando sarete sacerdoti, il vostro primo obbligo sarà una vita di preghiera che nasca dal ringraziamento per questo amore di predilezione che Dio vi ha dimostrato nel chiamarvi al suo servizio. Questo è il primo mistero gioioso dal quale tutto nasce.

Dallo Spirito Santo, spiega il Pontefice, arriva il dono che accompagna il cammino dopo la vocazione: quello di essere sacerdoti di Cristo.

Non smettete mai di assaporare e rievocare questo amore di predilezione che si riversa e si riverserà abbondantemente nel vostro cuore, nella vostra ordinazione e nel resto dei vostri giorni. Non spegnete mai quel fuoco che vi renderà intrepidi predicatori del Vangelo, dispensatori dei tesori divini. Unite la vostra carne a quella di Gesù, come Maria, per immolarvi con Lui nel sacrificio eucaristico, e anche nella gloria del suo trionfo.

Il Papa esorta infine i seminaristi a prendere il rosario, a chiedere a Maria, Regina e Madre della Misericordia, di aiutarli “a scoprire i misteri del sacerdozio”. E a contemplare i misteri di suo Figlio, “accettando che la gioia della sequela e la perfetta identificazione sulla croce sono l’unico cammino per la gloria”.

 

Il Papa ai preti / Vicinanza, tenerezza e misericordia, le tre caratteristiche del sacerdote

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Il Papa, parlando a “braccio” ai partecipanti al corso per rettori e formatori dei seminari dell’America Latina, ha definito le tre caratteristiche che deve avere un sacerdote: “Vicinanza, tenerezza e misericordia“. Ha inoltre raccomandato di “discernere bene” durante la formazione: “Se un formatore non ha la capacità di discernere, dovrebbe dire al Vescovo ‘mandami da un’altra parte’”. Ha anche  lanciato un monito contro i pettegolezzi: “Attenti, facciamo la pelle dei nostri compagni…. Siamo fratelli”.

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano – 11 novembre 2022

Vicinanza, perché è triste avere preti “alla guida di una parrocchia che gridano a squarciagola” o “che vivono semplicemente di tre o quattro cose e non sanno dialogare”. Tenerezza, perché è brutto vedere sacerdoti “incapaci di accarezzare un bambino, di baciare un anziano” o che sono “rigidi” verso chi viene a chiedere perdono in confessione. E soprattutto preghiera, perché “un sacerdote che non prega finisce nella discarica”.

Qui il suo intervento.

Rapporto Caritas Italiana 2022 / L’anello debole

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In occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, Caritas Italiana ha presentato, lunedì 17 ottobre a Roma il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”.

Dal Rapporto emerge che non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini.

Tra gli “anelli deboli”, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario.

Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente. Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza.

Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri. Tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri: il 29,4% di loro è un lavoratore povero.

Il Rapporto si conclude con una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU.

Qui il Rapporto completo e la sintesi.

Catechisti Parrocchiali / Cosa significa appartenere alla comunità cristiana

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In questo numero di In Cerchio vi proponiamo l’ultimo contributo scritto da don Roberto Laurita su Catechisti Parrocchiali di novembre, in uscita in questi giorni, dal titolo

APPARTENERE ALLA COMUNITÀ CRISTIANA

A Roma, nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, durante l’emergenza per il Covid 19 è stato effettuato un salto di qualità. Assieme a don Fabio sono tanti i parrocchiani che mettono a disposizione il proprio tempo a favore di chi è in difficoltà. Siamo nel quartiere Tuscolano e, intorno al parroco, si è formata una squadra di 40 volontari, dedicata alla distribuzione di pacchi viveri a circa 190 famiglie: una macchina organizzativa che si occupa di ritirare gli alimenti dai supermercati che li mettono a disposizione, del magazzinaggio in un locale parrocchiale, del confezionamento e, infine, delle consegne. Perché tutto questo si possa realizzare è indispensabile il coordinamento del diacono Danilo che, assieme a sua moglie Angela, si è messo a disposizione, anche in pieno lockdown, per consentire l’apertura dei locali parrocchiali.

La parrocchia, tuttavia, non propone solo assistenza, ma anche studio, condivisione e intrattenimento. Crocevia di iniziative, grazie alla disponibilità di alcuni insegnanti, si tengono lezioni di italiano per stranieri, che permettono ai tanti immigrati, residenti nel quartiere, di integrarsi sempre più nella comunità, e corsi di recitazione per i ragazzi, dallo scorso anno aperti agli adulti, ma con il progetto di estenderli anche ai bambini. In prossimità del Natale si è replicata l’iniziativa «Un regalo per i bambini»: una raccolta di doni consegnati dai «Re Magi» ai più piccoli in occasione dell’Epifania.

CHE COSA SIGNIFICA?
Cristiani come questi ci insegnano cosa significa appartenere a una comunità cristiana
. Gesù non ha cercato spettatori che battono le mani, ma non se le sporcano. E neppure clienti, disposti a pagare per i servizi che chiedono. Ha fatto la proposta di diventare suoi discepoli, di vivere con lui l’avventura del Vangelo. Sai qual è il primo nome che si sono dati i seguaci di Gesù? «Coloro che sono lungo la via». In effetti vivere da cristiani significa prendere «la via» per la quale Gesù ci chiama. È un percorso, che avviene in mezzo alle gioie e ai dolori di ogni esistenza umana. Vi sono momenti di sosta e di fatica, ma anche partenze e incoraggiamenti, come in ogni cammino. Tutti coloro che hanno scelto «la Via» formano la Chiesa.

SPIRITO DI CHIESA: FRATELLI E SORELLE
Non si è cristiani da soli.
Ognuno ha bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di lui. Ecco perché un momento fondamentale è l’Eucaristia della domenica in cui tutti ricevono la Parola e il Pane, indispensabili per affrontare la settimana.

I cristiani si considerano fratelli e sorelle: che nome splendido è questo! È un legame interiore il loro, un’unità che si realizza attraverso il cuore e lo spirito! I fratelli e le sorelle sono chiamati a sostenersi a vicenda. Quando uno di essi attraversa un periodo di difficoltà, non lo abbandonano, anche se lasciano a ciascuno una libertà completa.

I fratelli e le sorelle condividono gioie e pene. Si interessano l’uno all’altro e si preoccupano che ognuno abbia il necessario. Tra i fratelli e le sorelle non dovrebbe capitare che qualcuno ha troppo e altri non hanno nulla. La fraternità si verifica attraverso la condivisione!  I cristiani formano una famiglia: è la famiglia di Cristo! Ma non si tratta di un’espressione pia, né di un titolo onorifico. È una realtà da manifestare e una chiamata da vivere!

COLLABORATORI
La comunità è come un cantiere e ognuno è un operaio
. Ognuno si considera a servizio. Il lavoro nel cantiere è enorme. Perché possa progredire è essenziale ripartire i compiti. In questo modo nessun aspetto della costruzione sarà dimenticato e ognuno potrà investire pienamente i suoi talenti. Essa sarà in grado, così, di proseguire la missione che le è stata affidata: portare a compimento l’opera di amore di Gesù.

Una comunità non è una prigione, un posto in cui ci si deve uniformare in tutto e per tutto agli altri. È, invece, lo spazio in cui si mettono in comune i talenti personali, le idee, le ricerche, le attività… e anche quello che si ha. Il cristiano non dona solo il superfluo: egli «si» dona, senza contare né il denaro, né il suo amore, né il suo impegno, né la sua presenza. Dona le sue capacità e il suo tempo.

Tale dedizione incondizionata è il dono che, in modo particolare, ogni sacerdote fa di se stesso alla propria comunità; il sostegno deve essere, dunque, vicendevole.

STRUMENTI DI FRATERNITÀ
La Chiesa cattolica italiana, grazie alle firme di molti papà e di molte mamme, per destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica, offre aiuto, conforto e sostegno ai più fragili.

MA NON SOLO. Esiste anche «un servizio nazionale», l’Istituto Centrale Sostentamento Clero, dedicato ai sacerdoti. I preti non sono, infatti, superuomini, ma persone in carne e ossa, con le necessità e i bisogni di ognuno di noi. Sono a servizio delle parrocchie e ne costituiscono il cuore pulsante. Coloro che si sentono parte di una comunità, con le proprie offerte, destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, pensano a loro, si prendono cura della loro esistenza. «Donare ai preti» equivale a «fare attraverso di loro», a compiere per mezzo di loro tutto il bene di cui sono capaci.

PROVA A SCOPRIRE

Attraverso una breve intervista al tuo parroco o alle catechiste

  • Perché in una città è necessaria una parrocchia?
  • Che significa far parte di una parrocchia?
  • Di quale servizio c’è bisogno in questo momento nella tua parrocchia in quanto nessuno lo svolge? Chi potrebbe assicurarlo?
  • Quali doti si richiedono in coloro che vogliono collaborare?

 

Il dossier / Una Chiesa in uscita con la missione nel DNA

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Padre Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria, è un teologo e un volto noto ai telespettatori italiani. Con i lettori di Sovvenire ha condiviso i suoi appunti sull’identità missionaria della Chiesa, che è nata “in uscita”. Quella del dossier della rivista, nel numero di ottobre, è una pagina da leggere con il cuore e da meditare, intrisa di poesia e ricca di citazioni bibliche. L’abbiamo anticipata anche nel sito Unitineldono.it.

Consiglio Episcopale Permanente / Le indicazioni del nuovo Presidente CEI Card. Zuppi

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Un clima di fraterna condivisione ha caratterizzato la sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente (CEP), che si è svolta il 5 luglio, in videoconferenza, sotto la guida del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.

Attenzione alla persona, comunione e rinnovamento sono state le tre parole chiave dell’indirizzo di saluto che Mons. Zuppi ha rivolto in apertura della sessione del CEP.

“Credo che le attese, espresse in tanti modi all’inizio della Presidenza, ci coinvolgano tutti”, ha affermato ricordando “con stima e riconoscenza” tutti i predecessori, in particolare “il Card. Poletti, che mi ha visto giovane prete nella sua Chiesa di Roma, il Card. Ruini, il Card. Bagnasco e il Card. Bassetti dal quale ereditiamo uno spirito di serena e appassionata fraternità”.

Nel ricordo di Suor Dell’Orto
Il primo pensiero del Cardinale è andato a “quanti con semplicità, dedizione, silenziosamente offrono la vita per amore del Vangelo, vivendo la vocazione di tutti i cristiani a lasciare tutto e seguirlo ovunque”. Il Presidente ha quindi ricordato “con emozione e senso di riconoscenza e debito” suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, uccisa sabato 25 giugno a Port-au-Prince, ad Haiti, che da vent’anni viveva “in una terra segnata dalla povertà e dalla violenza” e “continuava, con tanta tenerezza, a non essere rassegnata o cinica come facilmente avviene confrontandosi con una situazione così disastrata”. “Con lei – ha aggiunto – vorrei ricordare tutti i nostri missionari e missionarie che restano in tanti Paesi spesso teatro della guerra mondiale così poco ricordata. Li portiamo nel cuore e nelle pandemie del COVID e della guerra ci aiutano loro a capire dove sta la Chiesa e ci ricordano l’unico necessario, strappandoci dalla tentazione di chiuderci, accontentarci di laboratori e interpretazioni colte che non si relazionano con la sofferenza e l’urgenza della vita reale”.

Insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo

Di fronte a questi “segni dei tempi drammatici”, ha continuato, “sentiamo la necessità di non fare mancare il nostro aiuto alla costruzione di una società più umana e giusta, abitata dalla fraternità. Ma, per questo, non basta solo esortare o deprecare; occorre invece contribuire positivamente con la riflessione, la cultura, la competenza, il coraggio evangelico”. Secondo il Cardinale Presidente, “siamo chiamati a un rinnovamento”. “Ce lo richiedono con urgenza e determinazione – ha spiegato – la sofferenza e la povertà della nostra gente, acuite dall’isolamento e da un tessuto di relazioni così lacerato. Non voglio dimenticare gli anziani, tutti i fragili, come i giovani che non escono di casa e le tante persone con problemi psichiatrici. I poveri sono sempre all’origine della vocazione della Chiesa e la Chiesa è di tutti se è particolarmente dei poveri”.
Richiamando le parole di Papa Francesco al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, il Presidente ha incoraggiato a dare vita a una “Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”. “Non abbiamo – ha sottolineato – una nostra vicenda a parte, nel recinto delle nostre istituzioni, ma c’è una storia in comune con le donne, gli uomini, i poveri, i popoli del nostro tempo. A volte è più faticosa, certamente rischiosa, ma è quella indicata da Gesù che ci manda per strada fino agli estremi confini della terra. Solo così la Chiesa saprà comunicare l’unica Verità che è sempre Gesù, via e vita. Altrimenti parla a se stessa e tradisce il suo mandato”.

Il dramma della guerra
Nel suo intervento, il Cardinale Zuppi non ha mancato di fare riferimento alla guerra che “riempie il cuore di incertezze per i rischi imprevedibili che porta con sé”. La guerra “è una pandemia terribile, che rivela anche tante complicità, omissioni, rimandi, la inquietante facilità con cui il suo incendio può distruggere la vita normale delle persone. Non basta solo esortare o deprecare, ma occorre contribuire positivamente con la riflessione, la cultura, la competenza, il coraggio evangelico. La guerra, in questo mondo dalle connessioni globali, si contagia anche a Paesi lontani, come vediamo con la preoccupante crisi alimentare, che metterà in gravissima difficoltà tutte le economie, specie quelle del Sud del mondo. Questo comporta anche gravi conseguenze sociali nel nostro Paese che ci responsabilizzano e che richiedono interventi dello Stato e maggiore solidarietà. Dobbiamo attrezzarci a questa situazione di emergenza anche in Italia per i nuovi bisogni e le povertà che si apriranno. E questo richiede un rinnovato e responsabile senso di unità e di ricerca del bonum comune, capace di mettere da parte approcci ideologici sterili e pericolosamente opportunistici, interessi di parte, polarizzazioni controproducenti e di contribuire ciascuno con la propria visione, ma nella consapevolezza di un destino che ci unisce. Le prossime scelte segneranno la vita della nostra gente per molto tempo! Sarà necessario anche rinvigorire e riorientare la nostra azione di solidarietà, come Chiesa in Italia, in tante parti del mondo che saranno toccate drammaticamente dalla crisi economica e alimentare, aggiornando ai bisogni e alle emergenze il nostro modo di aiutare ed essere vicini”.

Migrazioni e cittadinanza
Una delle sfide su cui anche la Chiesa è chiamata a misurarsi è quella del fenomeno migratorio, un tema “sempre seguito con attenzione dalla CEI”. “La migrazione – ha osservato il Cardinale – è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società e richiede approccio umanitario, realistico, istituzionale, di sistema e di visione del futuro per difendere e onorare la propria identità”. In questo senso, “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi – il cosiddetto ius scholae o ius culturae – deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”.
Nel ricordare che su tale istanza la CEI si è espressa da tempo, ha fatto riferimento a quanto pronunciato dal Cardinale Angelo Bagnasco nel 2013 quando affermava che “è in gioco il diritto fondamentale della persona che in quanto tale deve essere salvaguardato”. Senza dimenticare l’appello di Benedetto XVI che, nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013, invitava “ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”.
Secondo il Presidente inoltre è indispensabile “una politica nuova della famiglia e dell’accoglienza, che permetta di uscire dal precariato, dall’incertezza e promuova uno sguardo fiducioso nel futuro”.

La persona al centro
L’attenzione alla persona, sia in termini di solidarietà concreta verso quanti sono in difficoltà sia di richiesta di nuove politiche di accoglienza e cittadinanza, abbraccia poi il tema del fine vita e degli abusi. “Sarà necessario – ha affermato il Presidente della CEI – intervenire con chiarezza su alcune priorità per la difesa della persona, sempre e chiunque, anche con la necessaria interlocuzione con la politica. Tra le priorità desidero menzionare quella degli abusi e la necessità di essere conseguenti agli impegni presi, nella trasparenza delle risposte, assumendoci, come deve essere, la piena responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini, migliorando se necessario gli strumenti già decisi. Ci aiuteranno professionisti che sono e saranno chiamati a verificare il nostro lavoro, sia a livello centrale come diocesano, verso i quali sospetti di compiacenza sono offensivi per la loro professionalità”.

Nelle pieghe della società
“Il nostro – ha rimarcato il Cardinale – è un Paese di donne e uomini generosi. Sappiamo quanto è vasto l’impegno di solidarietà e di amicizia con i più poveri, spesso nascosto nelle pieghe della nostra società. Sono ‘segni’ di questo tempo, che ci invitano a essere più attenti, meno rassegnati. Sono uomini e donne di buona volontà, magari non provenienti dai nostri ambienti, con cui dialogare, stringere legami, parlare: risorse di speranza e di fraternità. La Chiesa, formata dal Cammino sinodale, è chiamata tutta a entrare in dialogo con questi uomini e donne”, ha detto il Presidente della CEI che ha concluso il suo indirizzo di saluto citando padre Pino Puglisi, ucciso nel 1993 a 56 anni, “parroco che a partire dai ragazzi voleva cambiare i cuori e la vita dei giovani e dei suoi fedeli a Palermo” e confidando il desiderio di recarsi, all’inizio del suo mandato, a Brancaccio e sulla tomba di don Primo Mazzolari.

 

Il Papa al clero siciliano / “Vi guidi il Concilio”

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Andrea De Angelis per la Radio Vaticana è autore di questo servizio sull’udienza che papa Francesco ha dedicato al clero siciliano in occasione della Solennità della Patrona, la Madonna Odigitria, e nel ricordo dei Beati don Pino Puglisi e Rosario Livatino: custodite la pietà popolare ma educatela al passo con la crescita dell’esperienza ecclesiale.

Protagonisti nella storia, accanto alla gente nel “pieno stile del pastore”, dunque con “vicinanza, compassione e tenerezza”, perché “il cambiamento d’epoca nel quale ci ritroviamo a vivere richiede scelte coraggiose, illuminate con il discernimento dello Spirito Santo”, e “la Sicilia non è fuori da questo cambiamento”. In questo contesto occorre comprendere le peculiarità della Sicilia, “per annunciare il Vangelo di Dio”. Un compito che “chiede a noi sacerdoti e vescovi il servizio pieno, totale ed esclusivo”. Papa Francesco rivolge questo invito ai quindici vescovi e circa trecento sacerdoti siciliani ricevuti oggi in Vaticano, nella Sala Clementina, in occasione della solennità della Madonna Odigitria, patrona dell’isola.

La situazione sociale
Il Papa sottolinea come in passato la Sicilia si sia trovata “al centro di percorsi storici che i popoli continentali disegnano”, e accogliendo “i passaggi di questi popoli, ora dominatori ora migranti”, nel tempo “li ha integrati nel suo tessuto, sviluppando una propria cultura”. Una cultura che Francesco ricorda di aver conosciuto anche attraverso un film, “Il Kaos”, dei fratelli Taviani, dove protagonisti sono quattro racconti di Pirandello. “Sono rimasto stupito da quella bellezza, da quella cultura, da quella insularità continentale”. Questo non vuol dire però negare le difficoltà esistenti.

Questo non significa che sia un’isola felice, perché la condizione di insularità incide profondamente sulla società siciliana, finendo per mettere in maggior risalto le contraddizioni che portiamo dentro di noi. Sicché si assiste in Sicilia a comportamenti e gesti improntati a grandi virtù come a crudeli efferatezze. Come pure, accanto a capolavori di straordinaria bellezza artistica si vedono scene di trascuratezza mortificanti. E ugualmente, a fronte di uomini e donne di grande cultura, molti bambini e ragazzi evadono la scuola rimanendo tagliati fuori da una vita umana dignitosa. La quotidianità siciliana assume forti tinte, come gli intensi colori del cielo e dei fiori, dei campi e del mare, che risplendono per la forza della luminosità solare. Non a caso tanto sangue è stato versato per la mano di violenti, ma anche per la resistenza umile ed eroica dei santi e dei giusti, servitori della Chiesa e dello Stato.

I giovani siciliani
Francesco parla di una situazione sociale “in netta regressione da anni”, palesata ad esempio “dallo spopolamento dell’isola, dovuto sia al calo delle nascite, sia all’emigrazione massiccia dei giovani”. E nel chiedere ai sacerdoti e vescovi un “servizio pieno, totale ed esclusivo”, rivolge proprio ai più giovani il suo pensiero:

I giovani stentano a percepire nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali un aiuto alla loro ricerca del senso della vita; e non sempre vi scorgono la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali, per imboccare decisamente la strada della giustizia e dell’onestà. Io mi sono addolorato quando ho dovuto avere nelle mani qualche pratica che è arrivata alle Congregazioni romane per qualche giudizio su sacerdoti e persone di Chiesa: ma come mai, come mai si è arrivati a questa strada di ingiustizia e disonestà?

I Beati, esempio di vicinanza
Il Papa ricorda poi come in passato non siano mancate, come oggi, “figure di sacerdoti e fedeli che abbracciano pienamente le sorti del popolo”. Il suo pensiero va in particolare a due di loro:

Come non ricordare i Beati don Pino Puglisi e Rosario Livatino, ma anche persone meno note, donne e uomini che hanno vissuto in ogni stato di vita la fedeltà a Cristo e al popolo? Come ignorare il silenzioso lavoro, tenace e amorevole, di tanti sacerdoti in mezzo alla gente sfiduciata o senza lavoro, in mezzo ai fanciulli o agli anziani sempre più soli? Per questo, in Sicilia, si guarda ancora ai sacerdoti come a guide spirituali e morali, persone che possono anche contribuire a migliorare la vita civile e sociale dell’Isola, a sostenere la famiglia e ad essere riferimento per i giovani in crescita. Alta ed esigente è l’attesa della gente siciliana verso i sacerdoti. Non restare a metà cammino, per favore. 

Lo stile di Dio e del pastore
Dinanzi al cambiamento, alle difficoltà di tutti i giorni, quando – evidenzia Francesco – “prevale l’amarezza e la delusione per la distanza che separa la Sicilia dalle zone più ricche ed evolute” d’Italia e d’Europa, è lì, sostiene, che “noi pastori siamo chiamati ad abbracciare fino in fondo la vita di questo popolo”. Sono tre le parole che il Santo Padre indica ai religiosi:

Vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio ed è anche lo stile del pastore. Lo stesso Signore dice al suo popolo: “Dimmi, quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu me?”. La vicinanza, che è compassionevole, perdona tutto, è tenera. Abbraccia, accarezza.

Uno stile che mette al centro l’Eucaristia. Il Papa, chiedendo ai religiosi di stare attenti al carrierismo, “strada sbagliata che alla fine ti lascia solo, deluso”, ricorda quanto detto a Palermo quasi quattro anni fa, nel discorso al clero, ai religiosi e ai seminaristi:

Le parole dell’Istituzione delineano la nostra identità sacerdotale: ci ricordano che il prete è uomo del dono, del dono di sé, ogni giorno, senza ferie e senza sosta. Perché la nostra, cari sacerdoti, non è una professione ma una donazione; non un mestiere, che può servire pure per fare carriera, ma una missione.

La sinodalità e l’affidamento a Maria
Il Papa prosegue il suo discorso apprezzando i propositi delle diocesi siciliane di “fare esercizi di sinodalità”, una pratica che ha come “primo valore quello dell’unità”:

Nelle varie iniziative per la formazione regionale del clero, è bello il vostro proposito di fare esercizi di sinodalità vivificando la fraternità e la paternità sacerdotale, di “camminare insieme” narrando reciprocamente le esperienze umane e spirituali, le iniziative pastorali, con sincerità e naturalezza, con gratitudine e stupore per i passi compiuti con l’aiuto dello Spirito. Un cammino che certamente richiede apertura alle sorprese di Dio nella nostra vita e negli snodi esistenziali delle nostre comunità, con la consapevolezza che attraverso l’ascolto, umile e sincero, possiamo vivere un discernimento che raggiunge il cuore e ci modifica interiormente.

Quindi Francesco sottolinea l’importanza “dell’affidamento a Maria”, presupposto di “un dialogo che conforta e lenisce ogni ferita”, in grado di mostrare al sacerdote “la fecondità del celibato”:

In questo dialogo semplice, fatto di sguardi e di parole umili come quelle del Rosario, il sacerdote scopre come la perla della verginità di Maria, totalmente dedita a Dio, la renda madre tenera verso tutti. Così anche lui, quasi a sua insaputa, vede la fecondità di un celibato, a volte faticoso da portare avanti, ma prezioso e ricco nella sua trasparenza.

La riforma liturgica del Concilio
Al termine del discorso, Francesco si rivolge ai vescovi e sacerdoti invitandoli a custodire la pietà popolare e ad educarla, ricordando “quanto diceva San Paolo VI: allontanarla da ogni gesto superstizioso ma anche prendere quella sostanza che ha dentro”
. Quindi mette in guardia dal chiacchiericcio, “una peste che distrugge la Chiesa, distrugge le comunità, distrugge l’appartenenza, distrugge la personalità”. Poi l’invito a favorire la riforma liturgica a sessant’anni dal Concilio:

Io non vado a Messa lì, ma ho visto delle fotografie. Io parlo chiaro, eh? Ma carissimi, voi ancora i merletti, le monete …: ma dove stiamo? Sessant’anni dopo un Concilio? Un po’ di aggiornamento anche nell’arte liturgica, nella moda liturgica! Sì, alle volte portare qualche merletto della nonna va, ma alle volte … È per fare un omaggio alla nonna, no? (grande applauso) Avete capito tutto, no?, avete capito. È bello fare omaggio alla nonna, ma è meglio celebrare la madre, la Santa Madre Chiesa, e come la Madre Chiesa vuole essere celebrata. E che la insularità non impedisca la vera riforma liturgica che i il Concilio ha mandato avanti. E non rimanere quietisti.

Festival di Rieti / Ad Amatrice Monzio Compagnoni e il racconto della ricostruzione dopo il terremoto

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Raccontare la distruzione e la ricostruzione di Amatrice per non dimenticare il terremoto del 24 agosto 2016, mettersi in cammino verso un nuovo futuro, e ascoltare una comunità i cui bisogni non sono terminati con l’emergenza immediata. Questo il tema dell’incontro che si è svolto nell’auditorium della Laga della città, in un evento parte del festival della Comunicazione di Rieti.

Tra i relatori all’incontro anche Massimo Monzio Compagnoni. Qui la sua intervista per Radio Vaticana.

La Chiesa in prima linea

Citando Papa Francesco – che ha visitato Amatrice pochi mesi dopo il terremoto, ad ottobre 2016 – Compagnoni ribadisce l’importanza di “andare avanti con coraggio nei tempi belli e nei tempi brutti” e in questo senso ha ricordato il ruolo della Chiesa nella ricostruzione. “La Chiesa cattolica è stata presente fin dall’inizio con un forte dispiego di risorse”, spiega, e ha immediatamente investito un milione di euro per l’emergenza immediata. Poi sono stati raccolti 27 milioni di euro tramite le collette nazionali e un altro milione di euro con i fondi 8xmille”, strumento che si è rivelato ancora una volta decisivo – 253 milioni di euro l’importo destinato alla carità per il 2021. La Chiesa, ha ribadito, è stata presente, sostenendo le persone che stavano soffrendo, con la Caritas in prima linea, ma anche il luogo dove la gente ha potuto ritrovarsi insieme e darsi forza.

Festival di Rieti / Ad Amatrice Monzio Compagnoni e il racconto della ricostruzione dopo il terremoto

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Raccontare la distruzione e la ricostruzione di Amatrice per non dimenticare il terremoto del 24 agosto 2016, mettersi in cammino verso un nuovo futuro, e ascoltare una comunità i cui bisogni non sono terminati con l’emergenza immediata. Questo il tema dell’incontro che si è svolto nell’auditorium della Laga della città, in un evento parte del festival della Comunicazione di Rieti.

Tra i relatori all’incontro anche Massimo Monzio Compagnoni. Qui la sua intervista per Radio Vaticana.

La Chiesa in prima linea

Citando Papa Francesco – che ha visitato Amatrice pochi mesi dopo il terremoto, ad ottobre 2016 – Compagnoni ribadisce l’importanza di “andare avanti con coraggio nei tempi belli e nei tempi brutti” e in questo senso ha ricordato il ruolo della Chiesa nella ricostruzione. “La Chiesa cattolica è stata presente fin dall’inizio con un forte dispiego di risorse”, spiega, e ha immediatamente investito un milione di euro per l’emergenza immediata. Poi sono stati raccolti 27 milioni di euro tramite le collette nazionali e un altro milione di euro con i fondi 8xmille”, strumento che si è rivelato ancora una volta decisivo – 253 milioni di euro l’importo destinato alla carità per il 2021. La Chiesa, ha ribadito, è stata presente, sostenendo le persone che stavano soffrendo, con la Caritas in prima linea, ma anche il luogo dove la gente ha potuto ritrovarsi insieme e darsi forza.

Beni culturali / Un viaggio nella bellezza

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Il Servizio CEI per la promozione del sostegno economico ha realizzato un’interessante collaborazione con la rivista Bell’Italia e l’emittente La7.

Sarà infatti presente in 5 puntate del programma televisivo “Bell’Italia. In Viaggio” e nel numero di giugno del periodico Bell’Italia, con alcuni tra i più interessanti beni artistici restaurati anche grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica.

Potete trovare una anticipazione dell’articolo che uscirà a giugno in edicola qui.

Grazie alla collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI sono stati selezionati questi 5 luoghi che verranno visitati e raccontati all’interno delle puntate dedicate alle relative regioni.

  1. Toscana – Pieve di San Giovanni Battista a Ponte allo Spino, Ponte allo Spino, Sovicille (Siena)
  2. Puglia – Cattedrale di Altamura – Museo Diocesano di Altamura annesso alla cattedrale (Bari)
  3. Umbria – Museo Diocesano di Assisi, nei sotterranei della cattedrale (Perugia).
  4. Liguria – Palazzo Vescovile di Savona, con l’appartamento di Pio VII, confinato a Savona da Napoleone
  5. Sicilia – Chiesa di Santa Maria dell’Itria a Piazza Armerina. Inserita in un percorso di visita al notevole centro storico

Un viaggio nella bellezza che condurrà alla conoscenza del valore del nostro immenso patrimonio culturale, così prezioso e così fragile, e alla consapevolezza della necessità di difenderlo e conservarlo. Come fa ogni anno anche l’8xmille alla Chiesa cattolica destinando fondi per la sua tutela e conservazione.

IL PROGRAMMA TV – Un breve approfondimento sul programma tv “Bell’Italia. In viaggio”
Riparte a fine maggio la seconda stagione di “Bell’Italia. In Viaggio” alla scoperta del nostro bel Paese. Come nella prima edizione il programma si propone di celebrare l’Italia e la sua ricchezza naturalistica, artistica e culturale. Ma viaggiare significa anche incontrare e conoscere le molteplici eccellenze del territorio, le storie e le tradizioni raccontate da chi, per professione o per passione, continua a salvaguardare questo tesoro inestimabile per la gioia dei turisti italiani e stranieri.
Un viaggio che percorre tutta la nostra penisola, isole comprese, attraverso lo sguardo di Fabio Troiano, attore e sceneggiatore che veste i panni di una guida speciale, un “Virgilio” colto e sensibile alla bellezza di ciò che si ammira. Ma soprattutto, viaggiatore appassionato, Fabio Troiano incarna perfettamente il lettore fedele di “Bell’Italia”, storico mensile di viaggio di Cairo Editore dedicato da sempre alle bellezze artistiche, paesaggistiche e turistiche d’Italia e il telespettatore di La7, abituato a proposte documentaristiche di qualità in un mix innovativo di racconto e rappresentazione.
Seguire Fabio con la rivista in mano sarà il modo migliore per i nostri lettori e telespettatori che amano viaggiare, di ripercorrere e toccare con mano la ricchezza del nostro bel paese.
Ecco una anticipazione della prima puntata Sinossi puntata 1- TOSCANA.