Category Archives: Newsletter In Cerchio

(R)evoluzione digitale / Presentato il Festival della Comunicazione

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È partita dal “perché” la presentazione del Festival della Comunicazione a Rieti. L’evento nazionale promosso dalle Paoline e dai Paolini viene realizzato quest’anno dalla diocesi di Rieti ed è stato il Vescovo Domenico Pompili a spiegarne le ragioni, nel pomeriggio del 27 aprile, nell’Auditorium Varrone. A una platea composta di cittadini, operatori della comunicazione e figure istituzionali ha indicato la prospettiva di accrescere la consapevolezza sul panorama mediale in cui abitiamo: un ambiente misto, nel quale ciascuno sta con un piede on-line e uno off-line. Una situazione che «sta ridisegnando le nostre vite quotidiane con effetti dirompenti nelle relazioni interpersonali, nella coscienza individuale, nelle dinamiche economiche e sociali, nella stessa esperienza spirituale», ha detto il Vescovo, evocando il rischio di venir condizionati dagli algoritmi.

È qui che si innesta il tema del Festival, ricavato dal Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Ascoltare con l’orecchio del cuore. Secondo il Vescovo «Si intuisce una grande questione che è insieme culturale ed educativa», perché «ogni cambio tecnologico produce anche un cambio antropologico», e allora è necessario «chiarire i nessi tra il nuovo linguaggio digitale che soppianta l’analogico e la vita dei nostri bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani». Non a caso il Festival vero e proprio, in calendario dal 21 al 29 maggio, sarà preceduto, dal 2 all’8 maggio, da un ciclo di eventi tutti dedicati ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie, che sarà aperto da Marco Carrara, autore e conduttore RAI, che parlerà dei social: un mondo da abitare nel modo giusto, per il bene di tutti. Tanti gli eventi dedicati anche ai più piccoli che faranno leva sull’esperienza fisica.

Gli eventi del Festival della Comunicazione, sostenuto anche dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, intendono coinvolgere a vari livelli la cittadinanza e attrarre operatori della comunicazione da tutta Italia, valorizzando i tratti distintivi del territorio con l’intento di promuovere la conoscenza delle sue bellezze e della sua storia, facendo leva sul cuore francescano della Valle Santa e sulle caratteristiche dei suoi borghi e del suo paesaggio naturale. Il tutto senza dimenticare di tenere acceso un riflettore sui temi della ricostruzione che segue il terremoto del 2016.

Tutti gli eventi saranno gratuiti e aperti al pubblico senza prenotazione fino ad esaurimento posti.

In allegato il comunicato stampa diramato il 27 aprile con il programma.

La cura dei beni della Chiesa / Mons. Mario Delpini per il “sovvenire”

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È Vescovo di Milano da neppure cinque anni. E ne ha già parlato (ufficialmente) almeno tre volte (vedi anche qui e qui). Con questa, fa quattro.

Il tema generale è sempre la perequazione economica, anche all’interno della Chiesa. E il capitolo relativo al “sovvenire”, non manca mai. Per Mons. Mario Delpini, è una cartina di tornasole.

Lo ha scritto ancora una volta nel documento – in libreria in questi giorni – indirizzato ai Consigli per gli affari economici delle parrocchie. Si intitola: «La cura dei beni della Chiesa», edito dal Centro Ambrosiano.

Accompagnati da una ampia riflessione, l’Arcivescovo, con pragmatismo ambrosiano, indica pure alcuni obiettivi da centrare in ordine alla gestione delle risorse economiche: potenziare il prestito tra le parrocchie; ridare vita a immobili sottoutilizzati che possono magari diventare case di accoglienza; ricorrere a sagge alienazioni o dismissioni, confrontandosi con la Curia. Infine, per stare nel nostro settore, riservare progressivamente la maggior parte dell’8xmille alle opere di carità rispetto alle spese di culto e di pastorale. 

Il presule, in particolare, comunicando il previsto drastico ridimensionamento dell’8xmille alla Chiesa cattolica, scrive: «Intendo privilegiare la destinazione di queste somme alla carità, per le spese degli organismi centrali e per i contributi alle parrocchie che hanno difficoltà economiche». Ridando stima anche all’ordinaria “tasse decreto”. «Il nome è antipatico – condivide Delpini – ma la sostanza ha evidenti tratti evangelici. Il prelievo di somme significative dalle entrate straordinarie di una parrocchia è un modo abituale con cui si ricavano risorse da destinare a parrocchie che hanno sensate necessità di aiuto e ai servizi centrali per il funzionamento degli uffici».

Ma le questioni economiche, non possono essere ridotte a soli tecnicismi. Infatti, il successore di Ambrogio, riconferma, nel testo fresco di stampa, il necessario approccio educativo.

«Insieme con la gratitudine – si legge – faccio giungere a voi il mio appello per chiedere il vostro contributo a far crescere nelle nostre comunità la giusta sensibilità per l’aspetto materiale, amministrativo, gestionale delle parrocchie e degli enti collegati».

Ne è certo, il Vescovo: «La trasparenza e la competenza contribuiscono a mostrare il volto di una Chiesa che in ogni sua azione, anche nella gestione dei beni, vive la sua missione a servizio dell’annuncio del Vangelo, della solidarietà verso i poveri, dell’investimento convinto e generoso nell’educazione delle Giovani generazioni».

La conclusione di Delpini – che lui chiama propriamente testimonianza e che gli uomini d’azienda tradurrebbero in reputation economy – suona così: «Questi tratti esemplari, sono fattori che promuovono la fiducia di molti italiani, dentro e fuori la Chiesa, e li convince che la firma per l’8xmille, la generosità nelle offerte, la destinazione di risorse nei lasciti testamentari, sono forme ragionevoli per sostenere una istituzione, come la Chiesa Cattolica, che per il bene che fa merita fiducia».

La lettera dell’Arcivescovo milanese vuole essere un incoraggiamento e un ringraziamento per chi, come il “servo fedele” del Vangelo, amministra saggiamente i beni che il Signore gli ha affidato.

Massimo Pavanello
Incaricato diocesano Sovvenire – Milano

Campus Comunidare / Tutte le novità

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Dopo un fermo obbligatorio di ben due anni a causa della pandemia, quest’anno stiamo riprendendo le varie attività anche in “presenza”.

Menzione speciale va al Campus ComuniDare, esperienza di formazione integrativa per seminaristi del V e VI anno e giovani preti; partita in forma sperimentale dal 2003 al 2008 e poi in forma stabile nel 2009 (determinante è stata l’approvazione avuta dai Vescovi nell’Assemblea Generale a maggio 2008).

Abbiamo colto l’occasione del tempo forzato di fermo per rimodulare il percorso formativo del Campus e renderlo più agile e attento agli inevitabili cambiamenti avvenuti in questi anni anche nella Chiesa.

Destinatari: verranno coinvolti tutti i seminari maggiori, diocesani e regionali.

Come nelle precedenti edizioni, il Campus si terrà presso l’Istituto “Il Carmelo” – località Sassone – Ciampino (Roma), nel periodo: 5/9 settembre 2022.

Verranno affrontati, con l’aiuto di docenti qualificati, i seguenti argomenti:

  • i valori del “sovvenire”
  • la parte economica (comprensiva anche di una parte esperienziale con workshop sul fundraising)
  • la comunicazione (comprensiva di una tavola rotonda, dove si affronteranno quei luoghi comuni che tanto danno hanno fatto e fanno all’immagine della Chiesa)
  • le pastorali (con l’aiuto di altri uffici della CEI si farà una lettura trasversale del rapporto tra: “sovvenire”, presbiteri, rapporto con l’ambiente).

Tutti gli incaricati sono invitati a sollecitare i seminari vicini alla propria diocesi/regione a partecipare al Campus, inviando una congrua rappresentanza di seminaristi/giovani preti.

Amico del Clero / Il Campus Comunidare: una scommessa formativa

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Anche a marzo il mensile della FACI ha ospitato un articolo sull’importanza della formazione dei seminaristi ai temi del “sovvenire” a firma di don Graziano Donà, membro del Comitato per la promozione del sostegno economico della CEI.

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Il Campus “Comunidare” è stata l’espressione più concreta dell’impegno di “educare al sovvenire” da parte dei Vescovi Italiani nei confronti dei seminaristi. Infatti, nel documento Sostenere la Chiesa per servire tutti è presente un’importante esortazione nella quale si chiede ai seminaristi di accogliere la formazione riguardante le motivazioni teologiche e pastorali che stanno alla base del sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia e i concreti meccanismi del suo funzionamento, definiti in seguito alla revisione del Concordato tra Stato italiano e Chiesa Cattolica avvenuta nel 1984.
Il primo Campus si è tenne a Roma nel 2009 e i successivi appuntamenti annuali sono proseguiti ininterrottamente fino al 2019, quando la pandemia ha costretto a restrizioni importanti gli incontri in presenza; l’organizzazione è sempre stata affidata al Servizio Promozione per il Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica che ha operato in stretta collaborazione con la Segreteria generale della CEI.
Nel definire il programma e gli interventi per “educare i seminaristi al sovvenire”, i responsabili del Servizio Promozione, scelsero inizialmente di seguire tre criteri che poi nel tempo sono divenuti il riferimento per tutti gli altri Campus. Vediamoli nel dettaglio.

Il primo criterio consiste nella “presunzione” che i temi del “sovvenire” non sono marginali o appartenenti solo a coloro che sono a conoscenza di un certo linguaggio economico o giuridico, ma sono temi centrali perché nascono e richiamano una precisa idea di Chiesa, radicata nel messaggio evangelico e fedele agli insegnamenti del concilio Vaticano II: un’esperienza di comunione, che riconosce a tutti i battezzati che la compongono una vera uguaglianza nella dignità e chiede loro l’impegno alla corresponsabilità e alla condivisione delle risorse (Sostenere la Chiesa per servire tutti, 4).

Il secondo criterio si basa nel desiderio di dare fondamento al “sovvenire” e quindi, da un lato, fornire una formazione concreta ed esperienziale, dall’altro fare riflessioni e approfondimenti teologici e pastorali. Concretamente questo equilibrio si è sempre avuto attraverso delle lezioni in aula in piccoli gruppi che hanno permesso fattualmente una interazione ideale tra seminaristi e docenti qualificati.

Il terzo criterio si fonda nella condivisione della fraternità e nella conoscenza di sacerdoti e Vescovi responsabili di vari ambiti e uffici della Conferenza Episcopale Italiana.

Nel corso degli anni, il criterio motivo di confronto e revisione è sempre stato il secondo. I temi di attualità ecclesiale e civile e le caratteristiche dei seminaristi, han portato sempre ad interrogarsi al fine di trovare il giusto equilibrio tra la parte formativa e quella partica o progettuale. E proprio in quest’ottica, la sospensione dovuta alla pandemia, ha portato ad una revisione del metodo del Campus che nelle prossime settimane verrà ufficialmente presentato nella sua nuova veste.

Ad oggi però ciò che emerge è un senso di gratitudine per il lavoro svolto e per la formazione avuta e condivisa. Ogni anno oltre cento seminaristi hanno dato vita ad un laboratorio di idee e di vita che nel tempo ha dato frutti e che ha permesso, a molti giovani sacerdoti, di avere gli strumenti, per essere in grado un giorno di accompagnare con convinzione e con lealtà le comunità loro affidate (Sostenere la Chiesa per Servire tutti, 16).

Il Papa ai sacerdoti / Il prete non è uno “scapolo” ma un buon pastore dal cuore sempre aperto

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Non “discorsi interminabili” e teorie “su ciò che dovrebbe essere” la teologia del sacerdozio, ma quattro “vicinanze”, a Dio, al Vescovo, tra i presbiteri e al popolo, che “possono aiutare in modo pratico, concreto e speranzoso a ravvivare il dono e la fecondità che un giorno ci sono stati promessi” come presbiteri. L’intervento di Papa Francesco che ha aperto il Simposio “Per una teologia fondamentale del sacerdozio”, promosso dalla Congregazione per i Vescovi in Aula Paolo VI (17-19 febbraio 2022), ha avuto lo scopo di “condividere gli atteggiamenti che danno solidità alla persona del sacerdote, le quattro colonne costitutive della nostra vita sacerdotale” e che chiama le “quattro vicinanze”, “perché seguono lo stile di Dio, che fondamentalmente è uno stile di vicinanza”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Il servizio di Alessandro di Bussolo per Radio Vaticana.

Amico del Clero / Sul mensile FACI il Campus Comunidare

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Confermando lo spirito di piena collaborazione che contraddistingue ormai da anni il Servizio Promozione della CEI e la FACI, è stata ha rinnovata anche quest’anno la disponibilità della Federazione ad ospitare sul mensile L’Amico del Clero argomenti inerenti il “sovvenire”. A febbraio il primo appuntamento, nel quale è stato affrontato un argomento molto importante: la formazione dei seminaristi. Il contributo porta la firma di un membro del Comitato CEI per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, don Graziano Donà.

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Educare al “sovvenire”: una sfida dei nostri giorni

I Vescovi italiani nel documento Sostenere la Chiesa per servire tutti del 2008, fecero proprio un impegno educativo sui temi e i meccanismi del “sovvenire”. Dopo vent’anni dall’introduzione in Italia del nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica, il bilancio era stato giudicato infatti molto positivo e alla doverosa gratitudine, i Vescovi avevano inoltre voluto esplicitare la necessità di proseguire il cammino curando soprattutto l’aspetto comunicativo e qualificando sempre più l’aspetto formativo.

Diventava così importante e prioritario sentirsi coinvolti nell’educare al “sovvenire”. Interessante è a tal proposito l’affermazione che ritroviamo al n. 11: Educare al sovvenire è una via assai concreta per accrescere il senso di appartenenza ecclesiale, la partecipazione e la corresponsabilità.

Tra i destinatari della formazione venivano indicati anche i Seminaristi. Nel documento ad essi è rivolta un’esplicita raccomandazione: Negli anni della formazione al ministero ordinato vi saranno presentate le motivazioni teologiche e pastorali che sono alla base del sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia e i concreti meccanismi del suo funzionamento. È importante che li conosciate e li facciate vostri, per essere in grado un giorno di accompagnare con convinzione e con lealtà le comunità che vi saranno affidate. Così facendo, crescerete anche nel senso di solidarietà e nello spirito di condivisione (16).

I Vescovi affidarono al Servizio Promozione della CEI il compito di organizzare un Campus “integrativo” dedicato ai Seminaristi sia a supporto dei piani di studio dei Seminari ma anche per raggiungere una maggiore grado di approfondimento e di uniformità sui temi del “sovvenire”.

Questo Campus si è sempre tenuto in strutture poco distanti da Roma nella prima settimana di settembre. La particolarità è stata la scelta del titolo: “Comunidare”. Ad intuito sembra una banale fusione di più parole, ma in realtà c’è un contenuto che si vuol trasmettere e cioè che non si può comunicare se non quello che si dà e il cuore della Chiesa è la comunione. Il sistema del “sovvenire”, prima di essere la soluzione al problema tecnico del sostentamento del clero e dei bisogni pastorali, è un’idea-forza: condividere il dono che è la Chiesa stessa.

Il Campus Comunidare, dopo un primo periodo di sperimentazione, è proseguito ininterrottamente fino al 2019 e ha sempre visto ogni anno la partecipazione di un centinaio di Seminaristi, prevalentemente dei seminari del sud Italia. Alla guida dei Seminaristi ci sono stati docenti qualificati a cui si è aggiunta la preziosa partecipazione sia del Segretario Generale che di vari responsabili di Uffici della CEI. L’arrivo della pandemia ha costretto alla sospensione ma per il 2022 si preannunciano importanti novità che avremo modo di comunicare molto presto.

Da sottolineare comunque che il tema legato all’educare al “sovvenire” non ha come destinatari solo i Seminaristi ma tutta la comunità ecclesiale. Le proposte rivolte ai sacerdoti, ai consigli pastorali, ad alcune categorie professionali, ai fedeli in termini di modalità sono diversificate. Ad ogni modo per tutti rimane lo stesso obiettivo: educare ed educarsi al “sovvenire” e ai suoi valori evangelici per maturare e possibilmente accrescere il senso di appartenenza ecclesiale, la partecipazione e la corresponsabilità.

Don Graziano Donà
Membro del Comitato CEI per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa

Donare vale quanto fare / La comunità cristiana e i suoi preti

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Uscirà nel numero di marzo di Catechisti Parrocchiali questo articolo di don Roberto Laurita dedicato ai sacerdoti e al loro sostentamento.

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Dopo un rapido viaggio, nell’inverno dell’anno 49-50, Paolo e i suoi compagni raggiungono la città di Filippi, nella regione della Macedonia. Si tratta di una colonia romana, luogo di residenza di ex-legionari. Gli ebrei sono poco numerosi e non hanno neppure una sinagoga. Per pregare si radunano fuori delle mura della città. La loro situazione è delicata. Qualche mese prima l’imperatore Claudio ha cacciato gli ebrei da Roma. Ogni propaganda ebraica è proibita. Ecco dunque Paolo, cittadino romano, che entra in una città romana. È la prima città dell’attuale Europa in cui viene predicato il Vangelo.

L’OSPITALITÀ DI LIDIA
Lidia, commerciante di porpora, originaria della città pagana di Tiatira, risiede a Filippi. Colpita dalle parole di Paolo, si fa battezzare e spinge i missionari a andare ad abitare nella sua casa. Il racconto di Luca, negli Atti degli Apostoli, è semplice e bello: «C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia… e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata assieme alla sua famiglia, ci invitò: “Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa. E ci costrinse ad accettare”» (At 16,14-15).

A Filippi Paolo e Sila sono ingiustamente accusati di fare propaganda ebraica. Vengono battuti, imprigionati e poi liberati. Ma devono abbandonare la città. Paolo vi ritornerà ancora due volte in occasione del suo terzo viaggio: all’andata, nell’autunno del 57, e al ritorno, a Pasqua del 58. Nel frattempo scrive ai filippesi una lettera in cui esprime la relazione privilegiata che egli ha conservato con questa prima comunità della Macedonia.

UNA COMUNITÀ CHE SOSTIENE L’APOSTOLO
I cristiani di Filippi si sono dimostrati sempre generosi e attenti alle necessità di Paolo. Ed è solo da loro che egli accetta denaro per vivere. L’apostolo lo ricorda con gratitudine: «Voi di Filippi, lo sapete bene: quando lasciai la Macedonia e cominciai a diffondere altrove il messaggio del Vangelo, soltanto voi, e nessun’altra comunità, avete voluto prendervi cura di me. E anche a Tessalonica mi avete mandato, più di una volta, il necessario di cui avevo bisogno» (Fil 4,15-16). Al momento in cui scrive Paolo è in prigione, a Efeso, a causa del Vangelo e lì lo raggiunge Epafrodito, inviato dai Filippesi per portare gli aiuti. L’apostolo non può fare a meno di dire la sua riconoscenza: «Ancora una volta mi avete aiutato concretamente. Me ne sono molto rallegrato, come di un dono che viene dal Signore. È vero che vi siete sempre occupàti di me … Ora che Epafrodito mi ha portato quel che voi mi avete mandato, non ho più bisogno di nulla. Anzi, ho più del necessario. Il vostro dono è un’offerta gradita, è come il profumo di un sacrificio che Dio accoglie volentieri» (4,10.18).

E OGGI? LE COMUNITÀ CRISTIANE E I LORO PRETI
L’esempio dei cristiani di Filippi, i primi discepoli di Gesù in Europa, non è andato perduto. Lungo i secoli e anche oggi, nelle comunità i fedeli prendono a cuore la vita dei loro preti. Qualche volta lo fanno direttamente: un biglietto di auguri, un piccolo dono, una bottiglia di vino, accompagnata da un dolce, una visita sono un segno di vicinanza, di stima, di incoraggiamento di amicizia. Ma c’è un modo «organizzato» per sostenere tutti i preti, anche quelli che non conosciamo e che, forse, hanno maggiormente bisogno di aiuto. A questo proposito uno strumento prezioso è l’Istituto Centrale di Sostentamento del Clero, che raccoglie le offerte dall’Italia e, attraverso di esse, assicura a tutti i preti che operano nel nostro Paese, e anche a quelli che svolgono un servizio all’estero, la possibilità di affrontare serenamente le spese necessarie per vivere decorosamente.

DONI IN DENARO
Una comunità cristiana non può sviluppare le sue attività senza ricorrere al denaro. Alcuni pensano, talvolta in modo piuttosto idealizzato e irreale, che una comunità cristiana non ha bisogno né di denaro, né di beni materiali. La fede in Dio e la buona volontà dovrebbero essere sufficienti…

Ma è possibile curare l’edificio della chiesa, formare responsabili competenti, organizzare incontri, aiutare i bisognosi, annunciare la Buona Novella per mezzo di libri, film, giornali…, senza disporre di denaro?

È importante che i cristiani partecipino allo sviluppo delle loro comunità attraverso doni in denaro e questo per renderla maggiormente capace e dotata delle risorse necessarie per annunciare il Vangelo nel mondo d’oggi.

DIFFIDENZA
Coloro che sognano una Chiesa «senza denaro» hanno, in un certo senso, ragione. Sanno bene che il denaro non è cattivo, ma che tutto dipende dall’uso che se ne fa. Hanno semplicemente paura del potere che il denaro esercita anche sui cuori più puri. Temono che riesca a sporcare anche le migliori intenzioni… Francesco d’Assisi diceva: «Il denaro è un buon servitore, ma può diventare un padrone tirannico». Ecco perché tocca a tutti, e soprattutto ai responsabili, vegliare con saggezza evangelica perché nella Chiesa i doni in denaro servano unicamente all’annuncio del Vangelo e alla condivisione con i più poveri.

Proprio per questo è nato «il servizio nazionale», l’Istituto Centrale di Sostentamento del Clero, perché chi vuole donare possa essere sicuro di offrire un sostegno a tutti i preti, in qualunque zona si trovino a operare. I preti non sono superuomini, ma persone in carne e ossa, con le necessità e i bisogni di ognuno di noi. Sono a servizio delle parrocchie e ne costituiscono il cuore pulsante. Prendersi cura della loro esistenza significa consentire loro di agire a favore degli altri senza troppi ostacoli ed eccessive difficoltà. «Donare a loro» equivale a fare attraverso di loro, a compiere per mezzo loro tutto il bene di cui sono capaci. Uniamoci dunque nel dono con i nostri sacerdoti.

PROVA A SCOPRIRE…

attraverso una breve intervista al tuo parroco:

  • i tanti impegni che riesce a realizzare, dal mattino alla sera, di un giorno qualsiasi;
  • le diverse persone che incontra e perché;
  • i problemi piccoli e grandi che deve affrontare…

C’è qualcuno che lo aiuta? Chi sono i suoi collaboratori?

E c’è chi si prende cura di lui?

Le storie di tanti sacerdoti possono essere viste su www.unitineldono.it dove è possibile anche donare per loro.

FISC / Ancora un mese per partecipare al bando giornalistico

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Si concluderà il prossimo 28 febbraio il bando giornalistico fatto in collaborazione con la Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) dedicato alla Offerte per il sostentamento dei sacerdoti. La selezione, chiamata “Pubbliredazionale Offerte”, è dunque ancora aperta a redattori e collaboratori dei settimanali cattolici italiani aderenti alla Fisc, che abbiano compiuto il 18° anno di età.

Ogni testata partecipante ha tempo un mese per pubblicare la seconda storia di sacerdote e non solo: l’articolo sarà infatti un’occasione importante per far conoscere delle belle storie sulle nostre comunità parrocchiali che, insieme ai propri preti, sono testimoni di fede vissuta e operosa carità.

In allegato il regolamento.  Per ulteriori informazioni contattare la segreteria della Fisc scrivendo a fisc@fisc.it.

Un nuovo passo / Intervista all’autore Alberto Campoleoni

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Al Convegno presidenti e assistenti unitari diocesani di Azione Cattolica (29-31 ottobre) erano state distribuite ai presenti due copie di un nuovo libro del giornalista e scrittore Alberto Campoleoni dal titolo Un nuovo passo. Appunti sulla corresponsabilità nella Chiesa con un duplice obiettivo: dare ai presidenti diocesani della storica Associazione l’opportunità di incontrare l’incaricato del “sovvenire”, al quale offrire la seconda copia della pubblicazione, e avviare una riflessione su cosa significhi oggi vivere la corresponsabilità della Chiesa anche dal punto di vista economico.

Siamo lieti di proporvi un’intervista all’autore a cura di Fabio Colagrande per Radio Vaticana in cui si approfondiscono alcuni contenuti, come il ruolo dei laici, il senso di corresponsabilità e la collaborazione con i preti nella Chiesa di oggi.

In allegato anche altri approfondimenti all’autore pubblicate su Eco di Bergamo e Avvenire.

Nola / L’essenziale per comunicare l’Essenziale

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Si è svolto lo scorso 4 dicembre presso l’Istituto superiore di scienze religiose Duns Scoto di Nola, la seconda tappa dell’itinerario di formazione per potenziali animatori della cultura e della comunicazione L’essenziale per comunicare l’Essenziale, promosso dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Nola, in collaborazione con il “sovvenire”, Ucsi Campania, l’associazione Webcattolici italiani, Avvenire e l’Ufficio comunicazioni sociali della CEI. Qui il programma completo.

Non si può morire di like. Ritornare a pensare, leggendo e scrivendo il tema all’ordine del giorno, scelto per puntare l’attenzione sull’importanza di formarsi per poter comunicare, e sulla necessità di farlo soprattutto attraverso la lettura dei quotidiani e della stampa periodica.

I partecipanti si sono confrontati sul tema con Guido Pocobelli Ragosta, giornalista Rai e presidente di Ucsi Campania e Matteo Liut, giornalista di Avvenire. Due invece i laboratori previsti, curati dalla redazione: Le cinque W per scrivere per inDialogo e Scrivere per il blog, tra grammatica e Seo. 

Ha concluso la mattinata l’intervento di Stefano Gasseri, del Servizio Promozione della CEI, che ha presentato ai partecipanti i valori che caratterizzano il sostegno economico alla Chiesa cattolica e quanto essi contribuiscano ad alimentare la fonte della comunione, origine anche di ogni forma di comunicazione e di relazione.

Quello proposto dall’Ucs diocesano è un cammino per imparare a comunicare la Chiesa, in questo tempo.
Il percorso è rivolto a quanti seguono o si accingono a seguire la comunicazione per la parrocchia, il gruppo associativo, la congrega, la famiglia religiosa, ma anche ai direttori di uffici e servizi diocesani, ai responsabili delle aggregazioni laicali diocesane e ai parroci.