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8xmille / Educazione, volano di sviluppo

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Promuovere l’educazione per migliorare la qualità della vita e contrastare le disuguaglianze. È quello che fa la Chiesa italiana grazie ai fondi dell’8xmille, in tutto il mondo. Nella sua ultima riunione (28 e 29 novembre), il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato 69 nuovi progetti, per i quali è stato deciso lo stanziamento di € 11.126.483: 38 iniziative saranno realizzate in Africa (€ 6.608.882), 10 in America Latina (€ 1.129.405), 16 in Asia (€ 2.439.447) e 3 in Medio Oriente (€ 948.749).

Tra gli interventi, sono numerosi quelli che riguardano la costruzione di scuole, l’avvio di corsi di alfabetizzazione e professionali, la promozione di attività sociali e educative.

Ad esempio, a Buia Atumba, in Angola, per volontà della Diocesi di Caxito, nascerà una scuola secondaria professionale dove sarà possibile frequentare corsi tecnici professionali di informatica, sanità, meccanica, elettromeccanica, taglio e cucito, mentre nella Diocesi di Mannar, in Sri Lanka, i Fratelli delle Scuole Cristiane allestiranno un’aula informatica presso il St. Xavier’s Boys College che attualmente accoglie 1800 alunni.

Nella Diocesi di Cebu, nelle Filippine, le Pie Convittrici della Carità-Istituto Suore Teresiane costruiranno una scuola primaria con convitto per combattere l’abbandono scolastico nei villaggi rurali di Consolación.

Anche in India, le Suore di Sant’Anna ristruttureranno il complesso scolastico e gli alloggi annessi per renderli più funzionali.

A Bambadinca, in Guinea Bissau, la Casa do Menor São Miguel Arcanjo contribuirà a combattere la povertà educativa con un centro che offrirà attività sportive, ludiche, culturali e formative in una zona in cui solo il 22% dei bambini conclude il percorso scolastico.

In Bolivia, la Congregazione dello Spirito Santo contrasterà l’abbandono scolastico e il disagio giovanile attraverso le iniziative del Centro Sociale Sereboqui a Buena Vista (Diocesi di Santa Cruz de la Sierra), mentre in Guatemala l’associazione “Sulla Strada” ODV avvierà dei laboratori professionali e costruirà degli alloggi per i ragazzi che intendono frequentarli.

In Libano, la Fondazione Punto Missione Onlus offrirà a 100 donne vulnerabili corsi di cucito e ricamo, lingua, informatica, finanza e social media per accrescere le loro competenze e favorirne l’inserimento lavorativo.

In Zimbabwe, infine, verrà promossa l’inclusione sociale dei bambini con disabilità, attraverso il sostegno alle loro famiglie e programmi di sensibilizzazione contro la discriminazione e lo stigma.

Sviluppo dei popoli e 8xmille / L’impegno della Chiesa cattolica per le persone con disabilità

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“Rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale”. Così Papa Francesco si è rivolto ai ministri partecipanti al G7 su inclusione e disabilità che si è svolto in Umbria dal 14 al 16 ottobre, ribadendo l’importanza di “operare insieme perché sia reso possibile alle persone con disabilità di scegliere il proprio cammino di vita, liberandole dalle catene del pregiudizio”.

Un impegno che la Chiesa cattolica in Italia ha fatto proprio: dal 1991 a oggi, grazie ai fondi dell’8xmille, ha sostenuto 273 progetti in 45 Paesi per quasi 30 milioni di euro per l’inclusione, l’accessibilità, la vita autonoma, la dignità e la valorizzazione delle persone con disabilità che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono più di 1,3 miliardi, il 16% della popolazione.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ribadisce il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società. Tuttavia, in molti Paesi la loro condizione è ancora vista come una punizione divina e le persone affette da disturbi fisici o psichici sono spesso costrette a nascondersi e a vivere ai margini della società, nascoste dai loro stessi familiari tra le mura domestiche a causa dello stigma sociale di cui sono diventate drammaticamente vittime.

Nelle situazioni di crisi e di emergenza sono ancora più esposte a discriminazioni, allo sfruttamento e alla violenza e devono affrontare numerosi ostacoli per accedere all’assistenza umanitaria. Così la vita quotidiana delle persone con disabilità, se lasciate sole e segregate anche dalle proprie comunità, diventa una lotta per la sopravvivenza.

Grazie all’impegno di molti continuano però a fiorire opportunità di rinascita che ridanno vigore alla speranza.

Come è accaduto a Saw Sai, un ragazzo di Yangon, in Myanmar, che era considerato senza prospettive, perché affetto da paralisi cerebrale emiplegica destra con disabilità intellettiva. I genitori hanno conosciuto il progetto “Comunità inclusive”, avviato nel 2005, che mira allo sviluppo e all’inclusione sociale dei piccoli con disabilità nelle zone rurali e ha già dato sostegno a 150 bambini e alle relative famiglie in 64 villaggi. Saw Sai ha iniziato un percorso e, grazie ai terapisti e all’esercizio quotidiano, è subito migliorato dal punto di vista motorio. Ora segue anche specifici programmi educativi perché è interessato alla matematica e desidera imparare per aiutare i genitori che hanno un piccolo ristorante. Dopo aver frequentato gli incontri di sensibilizzazione, anche la famiglia è sempre più partecipe e coinvolta e ha compreso l’importanza dell’insegnargli a svolgere da solo le attività quotidiane, con calma e con i giusti ritmi.

Proprio il lavoro con le famiglie e con le comunità locali è fondamentale per innescare un cambiamento di mentalità, per far comprendere che garantire servizi adeguati alle persone con differenti abilità non è solo una questione di assistenza, ma di giustizia e di rispetto della loro dignità e delle loro capacità. Ne è consapevole anche la famiglia di Berry, che vive ad Haiti, dove solo il 7% dei bambini disabili partecipa a un percorso scolastico: “la situazione di Berry, che a 2 anni ha iniziato a soffrire di una malattia che lo faceva cadere all’improvviso e non era più in grado di camminare, ci ha portati a conoscere ‘Akg’, un’associazione di comunità di Haiti. Partecipiamo sempre alle riunioni e alla formazione, che servono per aiutare i bambini a vivere meglio all’interno della famiglia e della comunità. Ora Berry frequenta la scuola pubblica di Mare Rouge e avrà la possibilità di trovare la sua strada”.

La stessa possibilità è stata offerta ai 638 beneficiari del progetto “Kanyama for all” in Zambia, anche questo realizzato con il contributo della CEI, che punta a favorire inclusione scolastica in 7 scuole di Kanyama e a sostenere le famiglie dei bambini e delle bambine con disabilità attraverso corsi di alfabetizzazione e di lingua dei segni per i genitori, e percorsi di empowerment economico per l’attivazione di attività generatrici di reddito. “In quest’ottica – racconta Andrew, istruttore di judo allo Shalom Centre – sono importanti anche le attività sportive, perché danno la possibilità agli studenti di conoscersi meglio, lavorare insieme, fare squadra ed eliminare le barriere. In particolare, il judo non è soltanto uno sport, è piuttosto prendersi cura gli uni degli altri, aiuta ad aprirsi alle relazioni, a trovare delle passioni e dei punti in comune”.

Piccoli semi e testimonianze che ci spingono ad andare avanti, nella certezza che – come ricorda Papa Francesco – “ogni persona è un dono prezioso per la società” e che una “cultura dell’incontro va sviluppata, specialmente con coloro che una falsa cultura del benessere tende a scartare”.

8xmille / Madagascar: scolarizzazione, inclusione, accoglienza…grazie alle firme per la Chiesa cattolica

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Un viaggio impegnativo lungo un Paese tenuto in vita dalla creatività silenziosa di un popolo in grado di portare il peso di tante sofferenze. Il Madagascar è sicuramente una realtà complessa e spesso sconvolgente, dove situazioni individuali e sociali s’intrecciano a vissuti che affascinano e sorprendono allo stesso tempo. Qui il vero cancro è la corruzione a tutti i livelli. La povertà è il nemico da combattere, l’emergenza è da contrastare con ogni mezzo e con ampia progettualità perché il popolo malgascio possa trovare un modo per uscire da una spirale negativa ed essere in grado di guardare con speranza al futuro.

Scolarizzazione, inclusione, accoglienza e accesso alle cure sono state le parole più ricorrenti nel far visita alle tante opere realizzate in questo Paese grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

È difficile credere che in un Paese ricco di risorse minerarie e paradiso della biodiversità (il 90% delle sue flora e fauna non si trova altrove), l’80% della popolazione viva con meno di un dollaro al giorno. Eppure, in Madagascar petrolio, oro, diamanti e miseria convivono perfettamente. È un Paese minato da una forte instabilità politica. Attualmente si vive una fase complessa e i diritti minimi, come istruzione e accesso alle cure mediche, non sono garantiti. Il più delle volte è la Chiesa cattolica l’unica istituzione a prendersi cura degli ultimi, soprattutto nella più remota brousse, la boscaglia malgascia.

Moltissime sono le scuole primarie e secondarie realizzate attraverso i fondi dell’8xmille. La qualità dell’istruzione cattolica è nota in tutto il Madagascar. Qui il tasso di analfabetismo tocca comunque l’80% e il bisogno di formazione si estende al corpo docenti, agli animatori di comunità, ai catechisti nei villaggi.

Tra le priorità del Paese, il futuro delle nuove generazioni: in tanti già a 12 anni sono costretti a lasciare la propria terra. Proprio per questo a Farafangana, nel sud del Madagascar, è nata l’Università “A.L.B.A: Athénée Lucien Botovasoa Atsinanana”, finanziata dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso la diocesi di Reggio Emilia e l’“UniMoRe – Università di Modena e Reggio Emilia”.

Ho fatto visita insieme ai missionari fidei donum all’Istituto. Sorge nell’ex-seminario, ristrutturato e riqualificato completamente, con l’obiettivo di diventare un vero e proprio polo di formazione superiore, dove sarà possibile accogliere presto studenti del sud est dell’isola. Qui verranno attivati i corsi universitari di Economia, Agraria e Scienze dell’educazione. Farafangana è stata la prima meta del viaggio. Subito dopo una tappa a Morondava e verso fine mese a Moramanga.

Davvero tre città e tre tappe in cui ho toccato con mano quando una semplice firma 8xmille alla Chiesa cattolica possa trasformarsi in migliaia di gesti d’amore! Scuole, Università, dispensari, case d’accoglienza, centri d’ascolto, progetti di inserimento lavoro, progetti agro-alimentari. Ho visitato davvero tantissimi villaggi dove sono state realizzate delle scuole in cui gli studenti sono affidati alle cure di tanti religiosi e religiose, affinché siano al sicuro dal reclutamento nelle bande criminali o dallo sfruttamento nella prostituzione dilagante.

Quanto alla tutela della salute, nel Paese solo il 15% degli abitanti ha accesso a cure mediche di base, a pagamento. Molte famiglie restano senza terapie, per povertà o perché lontani da un ospedale. Così la presenza di ambulatori cattolici significa speranza. Penso al dispensario di Marovoay. Grazie all’8xmille alla Chiesa cattolica hanno acquistato i pannelli solari per garantire elettricità alla struttura, punto di riferimento per una zona vastissima del Paese anche perché fornisce latte per i bambini malnutriti (non dimentichiamoci che l’isola è al sesto posto nel mondo per malnutrizione infantile). Attraverso questi dispensari la Chiesa cattolica non salva solo vite umane, ma cerca di essere vicina alla gente, con grande umiltà.

Spesso le opere finanziate con i fondi dell’8xmille sono l’unico baluardo a cui la gente può rivolgersi quando ne ha bisogno. Motivo in più per firmare e far firmare!

Don Enrico Garbuio

8xmille / A Castelcies, provincia di Treviso, restaurato l’oratorio di san Martino di Tours

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Riconsegnato alla comunità parrocchiale di Cavaso l’oratorio di san Martino di Tours, in località Castelcies. – L’11 novembre scorso, in occasione della festa del santo titolare, si è svolta la cerimonia di inaugurazione dopo un lungo e accurato consolidamento e restauro. La giornata è stata un omaggio alla devozione e alla storia, profondamente radicata nella vita comunitaria del territorio.

Da oltre sette secoli, la chiesetta di San Martino, posta sul colle accanto alle vestigia del castello di Cies, è stata un punto di riferimento spirituale per la comunità di Castelcies e oltre. Un luogo considerato dai fedeli come la “prima chiesa parrocchiale di Cavaso”, e di cui si ha traccia già attorno all’anno Mille, quando il castello e il borgo, con il piccolo cimitero annesso, erano testimoni della vita medievale.

La storia della chiesetta racconta di distruzioni e crolli causati da guerre e eventi naturali. Nel 1554, durante una visita pastorale, il vescovo di Treviso la dichiarò irrecuperabile per l’avanzato stato di rovina. Tuttavia, la tenacia della comunità permise non solo di ricostruirla, ma anche di ampliarla. Nel 1568, l’interno fu abbellito da un ciclo di affreschi di Marco da Mel, che ancora oggi ne impreziosisce le pareti.

Nel corso dei secoli, vari restauri si sono susseguiti per contrastare le ingiurie del tempo. L’ultimo intervento, resosi necessario a causa di lesioni strutturali nell’abside e nelle murature perimetrali, è iniziato nel giugno 2023 grazie ai fondi del Pnrr e all’8xmille messo a disposizione dalla Diocesi di Treviso. I lavori, conclusi nel novembre 2024, hanno portato a risultati ammirabili, restituendo alla comunità un edificio solido e restaurato in modo esemplare.

La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione del parroco di Cavaso-Possagno, don Pierangelo Salviato, che ha raccontato l’iter per ottenere autorizzazioni e finanziamenti. L’architetto Piergiorgio Ditadi ha, poi, illustrato le sfide tecniche dell’intervento, mentre don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio per l’Arte sacra e i Beni culturali della diocesi, ha ricordato l’importanza di una comunità attiva e partecipe per la conservazione dei beni storici, segni di fede e arte. Il presidente del Comitato San Martino, Floriano Sartor, ha omaggiato in versi la storia della chiesetta e l’impegno dei volontari che, anno dopo anno, hanno sostenuto le attività della parrocchia anche attraverso le sagre.

Dopo il tradizionale taglio del nastro, si è svolta la messa presieduta da don Paolo Barbisan e concelebrata da padre Giuseppe Francescon, dei Padri Cavanis, e padre Gianluigi Andolfo, canossiano.

Durante l’omelia, don Barbisan ha sottolineato l’importanza della solidarietà e del volontariato, ispirandosi alla figura di san Martino, simbolo di generosità, e al messaggio evangelico dell’amore fattivo.

L’oratorio ora risplende di nuova bellezza, a testimonianza di una tradizione, che continua a vivere grazie alla devozione e all’impegno della comunità.

(Fonte: lavitadelpopolo.it)

La speranza non delude / Presentato il Rapporto annuale 2023 della Diocesi di Padova

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È stato presentato sabato 9 novembre 2024 il Rapporto annuale relativo all’anno 2023, della Diocesi di Padova, che per il secondo anno mette a tema la speranza, ispirandosi in quest’occasione all’ormai prossimo Giubileo 2025. La speranza non delude è, infatti, il titolo della Bolla d’indizione con cui papa Francesco ha annunciato il Giubileo che aprirà solennemente la notte di Natale.

La speranza non delude è anche l’annuncio che fa da filo conduttore del Rapporto annuale della Diocesi di Padova, relativo al 2023, presentato nel teatro dell’Opera della Provvidenza S. Antonio di Sarmeola di Rubano (Pd), che proprio con quest’occasione ha riaperto al pubblico dopo un significativo intervento di ristrutturazione e adeguamento degli impianti. A sostanziare il messaggio è l’immagine scelta per il fascicolo del Rapporto annuale: una porta (con riferimento anche alle porte sante del Giubileo), che si apre all’infinito dove un mare che si perde all’orizzonte è lo spazio della possibilità e della speranza.

All’incontro sono stati invitati i membri dei rinnovati consigli parrocchiali per la gestione economica (CPGE) e i vicepresidenti dei consigli pastorali parrocchiali che hanno iniziato il loro mandato quinquennale, oltre ai membri dei consigli di amministrazione degli enti diocesani, i vicari episcopali, i responsabili e i dipendenti di uffici e servizi diocesani.

Una mattinata ricca di novità, che si è aperta con l’intervento del vescovo mons. Claudio Cipolla, ma che ha visto anche la partecipazione straordinaria di don Claudio Francesconi, economo della CEI e del dottor Michele Pandolfi del Servizio informatico CEI, che hanno permesso di collocare l’impegno della Chiesa padovana nel contesto più ampio della Chiesa italiana.

Alla Relazione di missione presentata dal vicario per i beni temporali don Lorenzo Celi e dall’economa diocesana Vanna Ceretta, si è affiancato anche l’intervento del dott. Alessandro Vincenzi della società di revisione PricewatherhouseCoopers Spa, ente certificatore del bilancio della Diocesi di Padova.

Oltre a presentare i dati la mattinata è stata l’occasione per salutare e ringraziare ufficialmente Vanna Ceretta che con il prossimo 31 dicembre 2024 concluderà il suo mandato di economa diocesana e responsabile dell’ufficio amministrativo diocesano. Incarichi che saranno affidati a partire da gennaio 2025 rispettivamente al dott. Giovanni Bottecchia e all’avv. Alessandro Perego.

Durante l’incontro è stata data voce a don Andrea Zanchetta, parroco di Calcroci (Ve), prima parrocchia beneficiaria del progetto “Vi sia uguaglianza”, annunciato nella Lettera post sinodale del vescovo Claudio Ripartiamo da Cana, come un segno diocesano e presentato ufficialmente al clero diocesano in occasione della Messa crismale di giovedì 28 marzo 2024.

È il progetto di sostegno delle parrocchie in difficoltà che trae il titolo dalla Seconda lettera ai Corinzi in cui san Paolo scrive: «non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza» (2Cor 8,13-14).

IL RAPPORTO ANNUALE 2023

Come di consueto il Rapporto annuale presenta varie sessioni: la Relazione di missione, il Bilancio dell’ente Diocesi, i dati di bilancio aggregati dell’ente Diocesi con altri enti; il rendiconto delle parrocchie e alcuni dati economici di enti raggruppati per finalità (carità; carità e solidarietà fra le Chiese; Pastorale della cultura; Pastorale della formazione; società partecipate). Un capitolo a sé è riservato per il Seminario vescovile e per l’Istituto diocesano sostentamento del clero

«I sentieri percorsi in questi ultimi anni dalla nostra Chiesa di Padova, sul fronte della gestione dei beni, sono stati alquanto impegnativi per la quantità e l’intensità degli obiettivi» – ha scritto il vescovo Claudio Cipolla nel testo introduttivo al Rapporto annuale, elencando di seguito i temi affrontati e gli obiettivi raggiunti: «la pubblicazione del bilancio della Diocesi e la sua certificazione da parte di un’agenzia esterna; l’accostamento del bilancio della Diocesi a quello degli altri enti ad essa direttamente collegati; l’intenzione e l’impegno di trasparenza e di informazione di cui ci sentiamo debitori verso tutti».

E guardando a un futuro ormai prossimo in cui si attueranno le indicazioni emerse dal Sinodo diocesano ed espresse nella Lettera post-sinodale “Ripartiamo da Cana”, il vescovo si è soffermato anche sui compiti che avranno le nuove équipe ministeriali dedicate alla gestione dei beni: dalla formazione all’uso “cristiano” dei beni propri e della parrocchia all’educazione alla corretta e trasparente rendicontazione in cui la cifra di riferimento è sempre “fare comunione”.

Il rendiconto gestionale 2023 dell’ente Diocesi si chiude con un disavanzo pari a 939.741 euro (nel 2022 era di 616.394 euro), dovuto a un totale di 11.997.798 euro di costi a fronte di 11.058.056 euro di proventi, sostanzialmente in linea con i risultati degli ultimi anni.

Nel bilancio diocesano 2023 emerge una sostanziale variazione del patrimonio immobiliare (con un incremento di circa 23 milioni rispetto al 2022) frutto di un intenso lavoro di collaborazione fra enti «nell’ormai decennale percorso intrapreso dalla Diocesi per stimare, valorizzare e razionalizzare il proprio patrimonio». Nel 2023 si sono infatti estinti alcuni enti – la Pia associazione laicale istituto Clair (le poche religiose sono state accolte all’OPSA) e il MAD (Movimento apostolico diocesano) – con il conseguente trasferimento dei rispettivi beni immobili alla Diocesi, a cui si aggiunge il complesso del monastero della Visitazione di Santa Maria donato alla Chiesa di Padova dalle Suore della Visitazione già ospitate da alcuni anni all’OPSA.

Rispetto al 2022 risulta mitigata la perdita d’esercizio dell’ente Seminario, che è pari a 342.321 euro (un milione in meno dello scorso anno), frutto dell’intenso lavoro di limatura dei costi e degli interventi nel patrimonio immobiliare, mentre l’attività dell’Istituto diocesano sostentamento clero registra un utile di 797.504 euro, destinato al sostentamento dei sacerdoti e alle manutenzioni del patrimonio immobiliare.

Per quanto riguarda le assegnazioni CEI dell’8xmille, nel 2023 sono stati destinati 1.637.114 euro a interventi caritativi (di cui 862.114 euro per il capitolo carità e missione e 775.000 in carità diretta della Diocesi); 1.720.364 euro a esigenze di pastorale; 397.018 euro al restauro di beni culturali, per un totale di 3.754.496 euro.

Sul fronte della missione (Ufficio missionario diocesano e Cuamm) e della carità (Caritas, Adam onlus, Associazione universale Sant’Antonio, Fondazione Nervo Pasini, Irpea, Opera Casa Famiglia, Opsa), l’impegno profuso complessivamente supera i 92 milioni complessivi**.

Per quanto riguarda i rendiconti delle parrocchie, emerge un andamento di sostanziale ripresa rispetto al periodo di pandemia, sia sul piano delle offerte ordinarie, sia su quello delle entrate derivanti da manifestazioni e feste della comunità. Se da un lato rimane costante la diminuzione del debito verso banche, preoccupa il versante dei beni immobili in ordine al quale diventa sempre più faticoso per le parrocchie affrontare i costi di manutenzione e adeguamento.

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**40.853.746 euro è il totale del conto economico dei dati aggregati degli enti caritativi che operano nel territorio (Associazione universale Sant’Antonio, Caritas, Adam onlus, Fondazione Nervo Pasini, Irpea, Opera Casa Famiglia, Opsa onlus); e 51.097.250 euro il totale del conto economico delle realtà che operano nel mondo: Ufficio missionario e Medici con l’Africa Cuamm

 

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Alla scuola dei poveri

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Affrontare il dramma della povertà multidimensionale con azioni concrete e generative, capaci di coinvolgere, promuovere e dare frutti. È quello che fa la Chiesa cattolica italiana: dal 1991 a oggi, con i fondi dell’8xmille, ha sostenuto oltre 18.000 progetti in 108 Paesi per più di due miliardi e mezzo di euro. Sono segni di solidarietà che seminano speranza e si realizzano anche grazie a tanti volontari, sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri, oltre un miliardo di persone, metà delle quali minori.

Come testimonia Tony, volontario di Caritas Lebanon Youth, il dipartimento giovani della Caritas libanese che si è prontamente attivato accanto al team di emergenza sia in seguito alla terribile esplosione nel porto di Beirut dell’agosto del 2020, sia dopo il terremoto del 6 febbraio del 2023, sia nella drammatica situazione attuale per assistere centinaia di migliaia di nuovi sfollati in tutto il Paese e distribuire generi di conforto. Tony è stato fra i primi a prestare soccorso dopo l’esplosione del 2020: “avevo ventun anni e ho coordinato 1.200 volontari. Per 64 giorni dal momento dell’esplosione, io e gli altri volontari, soprattutto i team leader, non siamo mai tornati a casa. Chi poteva andava dalle proprie famiglie alle 4 del mattino, giusto il tempo di una doccia e di un caffè, per poi mettersi nuovamente in servizio. Siamo stati nei centri operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questa è stata la mia vita per più di due mesi. Oggi la guerra ha tolto la speranza a tanti giovani che nonostante tutto credevano ancora nel dialogo costringendoli all’esodo. Non li biasimo, capisco la loro scelta. La mia, per ora, è di restare. Ma non so fino a quando”.

Carmen invece ha lasciato il cuore in Madagascar, a Nosy Be, dove ha svolto un periodo di volontariato in una scuola della Congregazione di San Giovanni Battista per insegnare l’italiano a 600 bambini e dare loro la possibilità di un futuro lavorativo nel settore del turismo. “Saranno stati – racconta – i tramonti, i cieli stellati, i paesaggi e i profumi speziati. Saranno state l’allegria e l’accoglienza delle suore, l’amicizia nata con gli altri volontari, o forse i bambini che chiedono tanto affetto ed in cambio ti regalano un amore che non meriti. Saranno state le loro storie ad entrarmi dentro, quelle di povertà estrema e di abbandono. O forse le ore di lezione d’italiano passate a giocare e ad imparare insieme, o i momenti di ricreazione in cui diventavamo compagni di gioco e di ballo. Comunque sia, da tutto questo ho imparato che nonostante la fatica di alzarsi all’alba, la scomodità di riempire secchi d’acqua dal pozzo per lavarsi, c’è una semplicità della vita che dà pienezza”.

Alcuni volontari sono stati vittime a loro volta, come Rose che ora è consulente psicologica. “Sono fuggita dal villaggio di Al Yacoubieh nella provincia di Idlib dal 2012. Abbiamo lasciato tutto e ci siamo diretti a Latakia. Non potrò mai dimenticare il calore con cui siamo stati accolti dai frati francescani. Rimarranno sempre nella mia memoria i momenti che ci hanno ridato un po’ di serenità: imparavamo e ci divertivamo insieme, condividendo i momenti più allegri e quelli più difficili, proprio come una grande famiglia. Avevamo anche sessioni psicologiche speciali che ci aiutavano a superare il trauma dell’evacuazione dai nostri villaggi. Oggi, grazie ai miei studi, sto cercando di restituire un po’ di quanto ho ricevuto, accompagnando e sostenendo 20 bambini orfani del progetto ‘Casa dei Bambini’, in un percorso terapeutico che consenta loro di elaborare la drammaticità di quanto hanno vissuto e ricominciare a vivere in un ambiente il più familiare possibile, contenitivo, che sia in grado di ridare prospettive e fiducia a questi bambini vulnerabili”. Sono solo alcuni di quei “segni tangibili per un futuro migliore” che nel cammino verso l’Anno Santo Papa Francesco chiede di metter in atto per essere “pellegrini di speranza”. Con l’invito a custodire “i piccoli particolari dell’amore”: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto. Perché i poveri, ricorda il Papa nel Messaggio per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri del 17 novembre, “hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro”.

8xmille e povertà / Il Rapporto Caritas Italiana 2024

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In occasione dell’ottava Giornata mondiale dei poveri (domenica 17 novembre 2024) Caritas Italiana pubblica la ventottesima edizione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, un lavoro che come di consueto ha l’intento di accendere i riflettori sul fenomeno della povertà, rendendo maggiormente visibili alle comunità, civili ed ecclesiali, le tante storie di deprivazione esistenti.

Fili d’erba nelle crepe. Risposte di Speranza, questo il titolo scelto per l’edizione 2024. Mentre la povertà assoluta continua a essere su livelli record, vari e multiformi fenomeni di disagio sociale si affacciano sul panorama italiano. Alcuni sono di vecchia data ma continuano a colpire in modo particolarmente allarmante. Si pensi ai problemi legati all’abitazione, un diritto da tempo negato a tante persone e famiglie, su più livelli di gravità. In altri casi, le problematiche si intrecciano ad una incompiuta o inadeguata implementazione delle risposte istituzionali. È il caso degli ostacoli che impediscono l’accesso alle misure alternative al carcere o delle barriere che limitano la fruizione delle misure di reddito minimo introdotte negli ultimi anni.

Eppure, nonostante le criticità che sfaldano il nostro vissuto quotidiano, si intravvedono nelle crepe dei fili d’erba verde, dei segni di speranza, le tante riposte, opere e servizi, messi in campo dalla comunità ecclesiale, dalla società civile, dall’associazionismo e dal volontariato, e che contribuiscono con il loro apporto a rendere più umano e dignitoso il nostro vivere.

La povertà assoluta in Italia interessa quasi 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione. Dall’analisi dei dati Caritas emerge che il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. I giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Il disagio abitativo rappresenta un’emergenza, con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate. L’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie diventa un miraggio per fasce sempre più ampie della popolazione, alimentando le disuguaglianze.

Alcuni dati. Le persone accompagnate nel 2023 dai servizi Caritas (in rete con la raccolta dati) sono state 269.689. Dal 2015 a oggi il loro numero è cresciuto del 41,6%. Le povertà croniche e intermittenti aumentano: dal 54,7% al 59%. Cresce il disagio psicologico e psichiatrico tra chi si rivolge alla Caritas: dal 2022 al 2023 il numero di persone affette da depressione o malattie mentali aumenta del 15,2%.

Solo nel 2023 anche grazie ai fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica, insieme al cofinanziamento delle Caritas diocesane, sono stati realizzati 430 progetti a sostegno di servizi socioeducativi per minori, adulti, anziani, centri diurni per l’accoglienza e housing, per mense ed empori, per la formazione giovanile, l’educazione sanitaria, a sostegno di persone vulnerabili, con disagio psicologico e psichiatrico, di famiglie, dei centri di ascolto.

Dietro i dati raccolti dalla Caritas ci sono volti, persone. Attraverso il Rapporto, sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, “non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero”.

Di fronte a questa emergenza”, continua don Pagniello, “Caritas Italiana sceglie di farsi portavoce di una risposta coraggiosa e profetica. Una rete di accoglienza e di sostegno si estende in maniera capillare sul territorio nazionale: centri di ascolto, mense, dormitori e case di accoglienza diventano avamposti di una Chiesa che si fa ‘casa di carità’, aperta a tutti, senza distinzioni. Ma non può essere questa l’unica risposta possibile. Il vangelo ci chiede di dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, di vestire chi è nudo, visitare chi è in carcere, ma soprattutto di riconoscere nelle esistenze dei nostri fratelli più piccoli il profilo di Dio che ci chiede di guardare il mondo con gli occhi dei più poveri, di osare nuovi cammini e percorrere, accanto alle persone più fragili, strade inesplorate”.

Perché “Fili d’erba nelle crepe, risposte di speranza”? Perché la speranza è “un dono che ci permette di sognare non solo per noi stessi, ma per un mondo intero che attende di essere rigenerato dall’amore, che guida il nostro cammino, ci spinge ad ascoltare, incontrare e camminare insieme per costruire nuove opportunità per tutti”. Sapendo che i cristiani in particolare, come ricordava don Tonino Bello, non possono limitarsi a sperare, ma appartiene a loro il compito di dare gambe e “organizzare la speranza”.

8xmille / Venezia, ristrutturate “Salute” e Biblioteca monumentale. Moraglia: luoghi del mondo

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Doppia inaugurazione il 5 novembre a Venezia, in punta della Dogana: la ristrutturazione della Basilica con le facciate ritornate all’antico splendore dopo tre anni di vista nascosta dai ponteggi, e la risistemazione totale della biblioteca monumentale, scrigno di cultura e bellezza con 33 mila libri, al primo piano del complesso attiguo del Seminario patriarcale. In tutto sono stati investiti 4 milioni e mezzo di euro.

Ne dà notizia Vatican News nel servizio di Alvise Sperandio nel quale si evidenzia, tra l’altro, che <<…La ristrutturazione della Salute si candida a essere modello pilota per la salvaguardia anche di altre chiese e beni ecclesiastici in città. Fondamentale è stato il ricorso al bonus facciate, peraltro già impiegato anche per il restauro di un’altra decina di luoghi di culto, ma che pare non sarà rinnovato per il futuro. Indispensabile anche la collaborazione con il Ministero della Cultura, la Sovrintendenza, la Conferenza Episcopale Italiana che ha dato dei contributi attraverso l’8xmille, i Comitati privati per la salvaguardia di Venezia, gli sponsor privati.

“È stato un intervento importante, nato ancora in tempo di Covid nel 2020 e portato avanti speditamente con ottimi risultati: ora continueremo con i prossimi passi previsti”, ha dichiarato per la Sovrintendenza l’architetto Chiarelli, mentre l’assessore comunale Venturini ha espresso “la gratitudine della città, avere una basilica così bella è tornare alle origini, alla nostra stessa visione identitaria con cui ci affacciamo al mondo e il mondo ci guarda”. Dalla diocesi viene sottolineato come “i beni culturali come biblioteche, archivi e musei non debbano essere solo tutelati, ma vanno anche resi vitali e vissuti. Un’esperienza di ristrutturazione è, anzitutto, esperienza di rivitalizzazione della città”>>.

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Acqua e cibo per tutti

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Creare le condizioni perché ciascuno, a ogni latitudine, possa vivere una vita degna. È l’impegno della Chiesa italiana che, grazie ai fondi dell’8xmille, si fa prossima alle popolazioni più povere, facendo fronte a questioni di primaria importanza come l’accesso all’acqua e alle cure. Nella sua ultima riunione (11 e 12 ottobre), il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato 83 nuovi progetti, per i quali è stato deciso lo stanziamento di € 14.695.632: 41 iniziative saranno realizzate in Africa (€ 8.353.704), 21 in America Latina (€ 1.953.972), 19 in Asia (€ 3.709.058) e 2 in Medio Oriente (€ 678.898).

Molti progetti hanno come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita, a partire dalla disponibilità di acqua potabile, dalla possibilità di nutrirsi in modo adeguato e di essere curati.

In Burundi, nella provincia di Cibitoke, l’Associazione Azione per un Mondo Unito (AMU – Focolarini) costruirà una rete di approvvigionamento idrico assicurando anche la preservazione delle falde, a beneficio di oltre 20mila persone. In Kenya, la Diocesi di Garissa sosterrà la popolazione colpita dalle inondazioni distribuendo aiuti alimentari e offrendo servizi sanitari e di logistica.

In Ecuador, l’Arcidiocesi di Portoviejo realizzerà un collettore d’acqua piovana con relativo serbatoio di 2500 litri per le famiglie residenti nel cantone Pedernales, che saranno formate sull’utilizzo dell’acqua, sui trattamenti da effettuare per evitare le infezioni e il proliferare di batteri. In Perù, la Caritas Yurimaguas provvederà alla costruzione di 15 pozzi in altrettante comunità per garantire acqua potabile in modo sostenibile, economico e accessibile, contribuendo così a combattere la malnutrizione e le gravi carenze sociali ed economiche. In Costa Rica, l’Arcidiocesi di San José potenzierà la coltivazione, la lavorazione e la commercializzazione di prodotti agricoli nella riserva indigena di Quitirrisi. Grazie al progetto sarà possibile acquistare sementi e strumenti agricoli, avviare la produzione di concime organico e acquistare i materiali necessari per la realizzazione di 90 alveari e gli strumenti utili alla mielocoltura. Anche nella Repubblica Dominicana si lavorerà per il miglioramento dei livelli di produzione attraverso la piantagione di agrumi, l’allevamento e la vendita di animali da cortile: nella Diocesi di Mao-Montecristi, la Caritas diocesana sosterrà infatti una sessantina di famiglie che vivono in situazione di povertà.

All’impegno sul fronte alimentare e agricolo si affianca quello in ambito sanitario: in India, il St. Augustine Social Service Society arricchirà i servizi integrati di dialisi e di banca del sangue del St. Augustine Hospital, struttura con 120 posti letto.

In Benin, la Diocesi di Lokossa ristrutturerà e attrezzerà il lebbrosario che attualmente assiste 120 lebbrosi, di cui 30 residenti presso la struttura. In Tanzania, la Diocesi di Ifakara farà lo stesso con il Centro per bambini con disabilità cognitive “Bethlehem” che necessita di interventi strutturali per continuare ad offrire assistenza, laboratori e corsi di formazione professionale a giovani di età compresa tra i 7 e i 18 anni. In Vietnam, la Congregation of the Lovers of the Holy Cross costruirà un nuovo Centro per disabili nella città di Vinh.

Costante è poi l’attenzione per l’istruzione, la formazione e la cultura, volano di crescita e sviluppo. Nella Repubblica Democratica del Congo, nella Diocesi di Dungu, la Fondazione Agostiniani nel Mondo ETS costruirà e allestirà l’Istituto comprensivo “Mama Dorothée”, dalla scuola pre-primaria sino alla secondaria, dove si avvieranno anche programmi speciali per studenti vulnerabili e per il reinserimento scolastico degli ex-ragazzi soldato. In Pakistan, i Salesiani amplieranno la scuola professionale a Lahore, creando un nuovo laboratorio di falegnameria. In Togo, Caritas Africa promuoverà una finanza etica in linea con lo sviluppo umano integrale, rafforzando le capacità delle istituzioni di microfinanza per affrontare efficacemente le priorità delle comunità locali in collaborazione con i membri della Caritas.

In Brasile, l’Arcidiocesi di Manaus installerà 3 ripetitori radio nei comuni di Novo Airao, Presidente Figueiredo e Rio Preto da Eva per offrire programmi educativi, informativi e culturali.

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Obiettivo “fame zero”

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Il mondo è tornato a livelli di sottoalimentazione paragonabili a quelli del 2008-2009 e si allontana così sempre più dal raggiungimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 2, “Fame zero”, entro il 2030. È quanto emerge dal nuovo rapporto delle Nazioni Unite “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2024”, secondo cui nel 2023 circa 733 milioni di persone – una persona su undici – hanno sofferto la fame: in 2,33 miliardi, nel mondo, hanno dovuto fare i conti con l’insicurezza alimentare. I conflitti, vecchi e nuovi, rimangono la principale causa, ma anche le condizioni metereologiche estreme acuite dai cambiamenti climatici hanno un impatto disastroso sulla produzione agricola. Inoltre, in molti Paesi l’inflazione sta causando un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, aggravando ulteriormente le condizioni delle popolazioni locali. Ma, come sottolineato da Papa Francesco nel suo Messaggio alla FAO (1° luglio 2023), “l’incapacità ad adempiere alle responsabilità comuni non deve portarci a trasformare le intenzioni iniziali in nuovi programmi riveduti che, invece di beneficare le persone soddisfacendo le loro necessità reali, non ne tengono conto”.

Oggi più che mai, affinché nessuno sia lasciato indietro, serve una grande sinergia in grado di coinvolgere i governi, le imprese, il mondo accademico, le istituzioni internazionali, la società civile e gli individui. Da parte sua, la Chiesa italiana, per far fronte alla mancanza di cibo, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, ha finanziato dal 1991 a oggi 416 progetti per un totale di 47 milioni di euro in 80 Paesi di tutti i continenti. Si tratta di iniziative in risposta ad emergenze, per la prevenzione, l’adattamento o la mitigazione dell’impatto negativo dei cambiamenti climatici, per l’avvio, il sostegno e il potenziamento di pratiche agricole in una prospettiva di sostenibilità.

Tutti i progetti nascono dall’ascolto dei bisogni dei territori e puntano a consentire alle persone e alle comunità locali di essere protagoniste del loro sviluppo. Come in India, nel Tamil Nadu, dove la Diocesi di Dindigul, grazie a questi fondi è riuscita a fornire orientamento e formazione, favorendo l’avvio di orti biologici. Ha individuato 500 famiglie in 30 villaggi, alle quali sono stati anche forniti semi e piantine: insalata, fagioli, noce di cocco, coriandolo, curry, zenzero, peperoncino verde, melanzane. Tutto rigorosamente biologico per aiutare il pianeta, ma anche per trovare finalmente un mercato redditizio. “Grazie a questo progetto – dice Shaila – ho acquisito conoscenze sull’importanza degli ortaggi e delle verdure e sui loro valori nutrizionali e curativi. Il consumo quotidiano di quanto sono riuscita a produrre ha aiutato me e la mia famiglia a migliorare il nostro livello di salute e ad avere un’alimentazione sana e adeguata”. Tutto il villaggio è stato coinvolto nella sensibilizzazione e nella cura degli orti, inclusa la raccolta dei rifiuti e la loro preparazione per poi utilizzarli come concime.

Anche in Perù, nella parrocchia di San Andrés de Huaycán, nel distretto di Ate a Lima, le famiglie più povere si sono organizzate in quelle che vengono chiamate “Ollas Comunes”, una sorta di mense condivise, per far fronte alla fame, aggravata da una disoccupazione crescente e dall’aumento dei prezzi degli alimenti di base. L’insicurezza alimentare nel Paese causa malnutrizione cronica in molti bambini di età inferiore ai 5 anni, e problemi di anemia nel 38% dei piccoli tra i 6 e i 35 mesi. Ogni “Olla” fornisce 80 razioni di cibo al giorno per un totale di 3600 persone al giorno. Con il ricavato dalle vendite delle razioni a prezzi calmierati si pagano i servizi idrici, l’elettricità e le forniture di gas. Il progetto ha consentito, grazie anche all’ASPEm, di rafforzare gli interventi del Banco Alimentare locale con operatori socio-pastorali, di migliorare l’organizzazione delle “Ollas Comunes” e il sistema di recupero degli alimenti e riduzione degli sprechi delle aziende alimentari di Ate. Complessivamente l’iniziativa ha coinvolto 20 organizzazioni di “Ollas Comunes”, 80 donne, 400 famiglie e 90 operatori socio-pastorali.