Category Archives: 8xmille

Newsletter 8xmille / Con una firma si contribuisce a realizzare percorsi di riconciliazione e di pace

vai all’articolo
«La pace sia con tutti voi», con queste parole Papa Leone XIV ha inaugurato il suo pontificato, ricordandoci che la pace del Cristo Risorto è disarmata e tenace.

In un tempo segnato da violenza e conflitti – oggi se ne contano ben 57 in 92 Paesi – il Papa ci invita a non cedere all’impotenza, ma a costruire ponti, dialogare, cercare soluzioni fondate sulla promozione e la dignità della persona. La pace può cominciare da ciascuno di noi.

Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica è un gesto semplice ma concreto: a Tunisi si promuove l’educazione alla pace e alla mondialità attraverso percorsi interattivi; in Sud Sudan – sconvolto da una guerra che ha generato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo – si formano insegnanti per dare futuro ai giovani; a Trapani si accolgono famiglie ucraine in fuga dalla guerra; Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI, ha annunciato insieme al Patriarcato Latino di Gerusalemme, il Card. Pierbattista Pizzaballa, la costruzione di un ospedale a Gaza. Il progetto, finanziato con i fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, offrirà cure mediche e speranza in una zona segnata da gravi emergenze umanitarie.

Tutto ciò è possibile grazie a chi sceglie di esserci. È la forza di una firma.

Questa ed tante altre notizie si possono ricevere iscrivendosi alla Newsletter 8xmille, per rimanete sempre aggiornati sui progetti 8xmille e sulle altre attività che questi fondi contribuiscono a far nascere e sostenere per il bene di tutti.

 

8xmille / Il Seminario diocesano «San Filippo Neri» di Nardò torna alla comunità

vai all’articolo
Lo scorso 29 ottobre dopo lunghi e profondi lavori di ristrutturazione si è tenuta la cerimonia di riapertura e benedizione del Seminario diocesano di Nardò. L’intervento straordinario, che ha rinnovato l’immobile nella sua funzionalità e nell’aspetto, è stato finanziato con i fondi dell’8xmille e, in parte, grazie a risorse proprie della diocesi Nardò-Gallipoli.

Si legge sul sito della diocesi (a cura di don Roberto Tarantino, direttore Ufficio Comunicazioni sociali. Portavoce della Diocesi):

«Dopo anni di attesa e di impegno, vedere il Seminario tornare a vivere è una gioia profonda per tutti noi — afferma don Angelo Casarano, rettore del Seminario diocesano. — Questo risultato è frutto di un lavoro condiviso, con don Stefano Manta e don Luca Albanese, insieme a quanti, in tempi e modi diversi, hanno camminato prendendosi cura di questo luogo. Anche chi oggi svolge altri servizi nella diocesi resta parte di questa storia di grazia che ora possiamo contemplare come un dono compiuto per tutta la nostra Chiesa».

Alla cerimonia hanno partecipato il Vescovo Monsignor Fernando Filograna, la vicesindaca Maria Grazia Sodero e autorità religiose e civili. «Questo momento – sono le parole del Vescovo Filograna – ci riempie di gioia e gratitudine. Il Seminario è la casa del cuore della nostra Chiesa. Rivederlo rinnovato e pronto ad accogliere nuove vite e nuove speranze è un dono grande per tutta la diocesi. Che questa casa – è l’auspicio – resti sempre segno di comunione, di fraternità e amore per Cristo e per il suo popolo».

Sviluppo dei popoli / L’8xmille per un’educazione senza confini

vai all’articolo
Dal 27 ottobre al 1° novembre si svolge il Giubileo del mondo educativo. Una preziosa occasione di confronto tra quanti animano i luoghi dell’educazione, in particolare insegnanti, educatori e alunni.

La Chiesa italiana, grazie ai fondi dell’8xmille, solo negli ultimi 10 anni ha sostenuto quasi 2400 interventi per oltre 400 milioni di euro, accompagnando milioni di persone, di diverse culture, impegnate a creare fraternità, pace, giustizia attraverso quelle che Papa Leone XIV definisce “comunità educanti, in cui lo sforzo didattico è arricchito dallo sforzo di tutti”.

L’impegno condiviso è quello di educare senza barriere, oltre le aule, attraverso scuole, centri professionali, programmi formali e non formali e iniziative di sviluppo comunitario, per superare discriminazioni, disparità e disabilità, offrendo opportunità concrete a tutti.

È quanto fanno i Fratelli delle Scuole Cristiane, congregazione fondata sul carisma di San Giovanni Battista de La Salle, patrono degli insegnanti e degli educatori. In 80 Paesi, con oltre 1100 centri educativi, a servizio di più di un milione di allievi, cercano di rimuovere gli ostacoli che impediscono a bambini e ragazzi di andare a scuola. Ad esempio a Mannar, nel nord-est dello Sri Lanka, gestiscono scuole frequentate in gran parte da figli di pescatori e agricoltori, in condizioni di fragilità economica. Presso “La Salle English Medium School” ci sono anche insegnanti di sostegno dedicati ai bambini con disabilità. Uno di loro, Roshan, racconta: “Qui i piccoli ricevono supporto individualizzato nel percorso educativo, con strumenti e strategie mirate per favorire l’inclusione e la partecipazione attiva. Come è accaduto a Roy, 10 anni, affetto da sindrome dello spettro autistico. Sebbene il suo percorso presenti sfide continue, sono evidenti i progressi ottenuti grazie a interventi mirati, al sostegno familiare e al contesto inclusivo: è più calmo, reattivo, capace di interagire con l’ambiente circostante e con gli altri bambini”.
Anche la storia di Zahra, rifugiata siriana di 14 anni, è emblema del potere trasformativo dell’educazione. “Quando era ora di andare a letto – ricorda – ci stringevamo l’un l’altra, temendo di non svegliarci il mattino successivo. Tutto ciò che si udiva erano aerei, bombe e razzi”. La paura del futuro la tormentava, fino a quando è arrivata alla “Telyani School” del Jesuit Refugee Service – JRS, a Bar Elias, in Libano. Lì ha iniziato dalla scuola materna, ha ricevuto accompagnamento e sostegno psicologico, e ora sta proseguendo la sua istruzione. La scuola le ha offerto un ambiente protetto in cui apprendere arabo, inglese, matematica e scienze, oltre a partecipare ad attività creative. Ha scoperto il suo talento innato per l’arte, che ha utilizzato come mezzo di evasione e di espressione personale. “Ho iniziato a disegnare per calmare la mia anima. Non ho mai smesso. Ho capito che la speranza non finisce in questa scuola e ho imparato a credere che i miei sogni sono più grandi delle mie ansie: devo impegnarmi e realizzarli. Spero un giorno di poter tornare in Siria e raccontare il mio percorso attraverso una grande mostra”.

La situazione educativa in contesti segnati da guerra e povertà è davvero difficile. In Sud Sudan è una delle peggiori al mondo, con il 70% delle scuole distrutte, il 63% degli insegnanti non adeguatamente preparati. In media un bambino frequenta la scuola per appena 5 anni e solo l’1% delle bambine termina la scuola primaria. Povertà, matrimoni precoci e tradizioni culturali, vedono la donna unicamente dedicata alla famiglia. Lo sa bene Theresa, 23 anni, che sta studiando al “Rumbek Health Institute” per diventare ostetrica. Ma ha rischiato di non riuscirci. “Improvvisamente i miei desideri non contavano più nulla. Qualcun altro voleva scegliere per me”. Tra un anno sarà un’ostetrica professionista, in un paese dove 1.223 donne muoiono ogni 100.000 nati vivi a causa di complicazioni legate alla gravidanza. Ma il suo percorso è stata una corsa a ostacoli. Suo zio si prendeva cura di lei e la sosteneva negli studi. Quando a causa di un incidente muore, la vita di Theresa cambia. È costretta ad abbandonare il suo villaggio e la scuola e i parenti le chiedono di dedicarsi alle faccende domestiche e al bestiame. Nonostante le difficoltà, Theresa è fortunata: sposa un uomo che non conosceva, ma che la incoraggia a riprendere gli studi e oggi è determinata ad ottenere il diploma di ostetricia. “Le ragazze in Sud Sudan sanno che il loro diritto all’istruzione – spiega Magdalen, ostetrica e tutor di Medici con l’Africa-Cuamm a Rumbek – dipende dalla volontà degli uomini e trovare un uomo che riconosca il valore dell’istruzione è come vincere alla lotteria”. Ma anche per i ragazzi non è facile studiare. “Da piccolo sapevo soltanto che avrei dovuto guardare il mio bestiame. Vedevo la scuola come una perdita di tempo. Oggi il mio sogno è di educare altri bambini perché possano uscire dalla miseria: la mancanza di conoscenza è pericolosa e può uccidere”, dice Yol Geec, 24 anni, sesto di dieci fratelli, che a nove anni è diventato uno studente del “Mazzolari Teachers College” di Cueibet, gestito dai padri Gesuiti con il sostegno della Diocesi di Rumbek.
Ogni storia di formazione diventa così storia di speranza, per cercare risposte creative e inoltrarsi in sentieri nuovi e inesplorati.

8xmille / I restauri alla Chiesa di San Michele e al Complesso conventuale di Carmignano

vai all’articolo
Su Il Giornale dell’Arte lo scorso 20 ottobre è stato pubblicato un articolo di Roberto Mercuzio che fa il punto della situazione sull’intervento di restauro e messa in sicurezza della Chiesa di San Michele e del Complesso conventuale di Carmignano (Diocesi di Pistoia, ma Provincia di Prato), progetto di grande rilevanza storica, artistica e spirituale, sorretto da importanti risorse pubbliche e da contributi ecclesiastici. Il dettaglio del progetto e la presentazione ufficiale dell’intervento da parte della Diocesi ha visto nei giorni scorsi l’intervento del vescovo di Pistoia e Pescia Mons. Fausto Tardelli che negli ultimi anni si è speso personalmente per mettere insieme il partenariato che ha poi sostenuto la ricerca dei fondi e il successivo iter progettuale.

Il contributo 8xmille erogato dalla CEI, suddiviso in più tranche, è stato di 557.720,59 euro.

Qui l’articolo completo.

8xmille / Tricase: al chiostro dei frati con…l’I.P.A.D.

vai all’articolo
La I.P.A.D. Mediterranean è una cooperativa sociale fondata nell’ottobre 2019 da un gruppo di soci italiani e immigrati, con sede a Tricase (Le). L’acronimo I.P.A.D. sta per Integrazione, Pace e Sviluppo, e il suo scopo principale è promuovere l’integrazione sociale attraverso il lavoro, creando opportunità per persone vulnerabili e favorendo la valorizzazione delle risorse locali.

La cooperativa ha avviato diversi progetti, a partire dall’agricoltura sociale, in particolare con la coltivazione della Pestanaca di Sant’Ippazio, un ortaggio tipico del territorio. I prodotti sono coltivati senza l’uso di chimici, adottando pratiche biologiche, e vengono destinati sia al consumo fresco che alla produzione di trasformati. La cooperativa offre anche opportunità lavorative per persone con disabilità.

Nel corso degli anni, I.P.A.D. ha gestito strutture ricettive, come l’oratorio Sant’Ippazio a Tiggiano, e ha partecipato a numerosi progetti con Caritas Diocesana e altre organizzazioni, affrontando temi come l’integrazione dei migranti, l’inserimento lavorativo e il supporto a persone con problemi legali. Ha anche lavorato con il Tribunale di Lecce e ha partecipato al progetto “Includiamoci” per supportare persone con problemi con la giustizia.

Nel 2024, la cooperativa ha lanciato il progetto “Cose buone dal mondo”, un catering multietnico che celebra la cucina di diverse nazionalità e favorisce l’inclusione sociale. Inoltre, ha collaborato alla creazione del Consorzio Food4Health Community Laboratory, promuovendo la sostenibilità attraverso la valorizzazione dei prodotti locali e il dialogo interculturale.

La cooperativa è anche attivamente coinvolta in tirocini formativi per rifugiati e persone vulnerabili, collaborando con diverse istituzioni locali e organizzazioni come ConfCooperative e Communitas. Grazie alla sua rete di collaborazioni e progetti, I.P.A.D. Mediterranean continua a promuovere la convivialità delle differenze e l’inclusione sociale attraverso il lavoro, l’agricoltura, e le attività culturali e formative.

Risultati
700 persone accolte nell’ostello
100 ragazzi ucraini accolti nei gruppi estivi
4 persone in difficoltà accolte
100 pellegrini ospitati
25 eventi organizzati
500 persone ascoltate
12 tirocini attivati

(scopri di più su www.8xmille.it)

8xmille / Presentato il restauro della Chiesa di Santa Maria in Pantano a Massa Martana

vai all’articolo
Su Il Giornale dell’Arte lo scorso 17 ottobre è stato pubblicato un articolo di Roberto Mercuzio che presenta i lavori di restauro all’abside di uno degli edifici di culto più antichi della Diocesi di Orvieto-Todi e del territorio umbro fondata tra l’VIII e il IX secolo: la Chiesa di Santa Maria in Pantano a Massa Martana.

Gli interventi, condotti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria e il supporto dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e l’Edilizia di culto, sono stati eseguiti per ristabilire la piena fruibilità della chiesa, parzialmente danneggiata dal terremoto del 2016, e finanziati anche con fondi 8xmille alla Chiesa cattolica.

Qui l’articolo completo.

Sviluppo dei popoli / Interventi caritativi 8xmille: risposte immediate, percorsi di rinascita

vai all’articolo
“La povertà – sottolinea papa Leone XIV nel Messaggio per la IX Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra il prossimo 16 novembre – ha cause strutturali che devono essere affrontate e rimosse. Mentre ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimoniano la carità cristiana”.

È quanto la Chiesa cattolica fa, anche in contesti profondamente segnati da grave disagio e sofferenza, dove i fondi dell’8xmille diventano risposte immediate a bisogni primari, ma anche occasioni per restituire dignità, ascolto e visibilità a chi vive ai margini, generando percorsi di rinascita personale e comunitaria.

Nella riunione di ottobre il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha messo a disposizione 14.407.829 euro per 83 progetti: 44 in Africa (€ 7.768.213), 24 in Asia (€ 4.362.311), 13 in America Latina (€ 1.915.612), 1 in Medio Oriente (€ 236.220), 1 in Europa (€ 125.473). Sono iniziative che mirano direttamente a mobilitare le comunità che si prendono cura delle persone in situazioni di povertà estrema.

Come avviene in Burundi, nella Diocesi di Muyinga, dove la Caritas locale, insieme al Foyer d’Enfants du Tanganika, sostiene i Pigmei Batwa, una delle tre principali componenti etniche del Paese, insieme agli Hutu e ai Tutsi. Una minoranza storica, fortemente emarginata, che oggi vive in estrema povertà e continua ad essere oggetto di discriminazione. Il progetto vuole contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita attraverso la creazione di sei cooperative, la formazione e l’accompagnamento di 300 persone per aiutarle a realizzare attività agricole e di allevamento che possano fornire loro un reddito. Un tentativo di coniugare assistenza immediata e sviluppo sostenibile, rispettando l’identità culturale dei Batwa e valorizzandone le potenzialità.

Anche il Programma “Integrated Development througth Empowerment and Action for Tribals” (IDEA) in India è rivolto alle comunità tribali marginalizzate. Punta a innescare un processo di crescita, sensibilizzazione e presa di coscienza in 24 villaggi nei distretti di Khammam e Bhadradri Kothagudem, dove più del 50% della popolazione vive sotto la soglia di povertà è il tasso di scolarizzazione è meno del 40%. Prevede: formazione, educazione e sviluppo di capacità, salute e nutrizione, promozione di un corretto stile di vita. L’obiettivo è di migliorare la condizione delle comunità tribali e favorire uno sviluppo integrato nella prospettiva di una partecipazione al processo di governance locale, in particolare delle donne che – come sottolineato da Papa Francesco e ribadito da Papa Leone XIV nella Dilexi te (n.12) – sono “doppiamente povere” perché hanno “minori possibilità di difendere i loro diritti”.

Sempre per offrire dignità e speranza ai più vulnerabili in Perù la Diocesi di Chota sta avviando un Centro di formazione, cura e accompagnamento psicologico, in un territorio che si estende dai 100 ai 4.000 metri di altitudine, nella regione più povera del Paese. Solo nel 2024 sono stati segnalati 600 casi di violenza scolastica, ai quali si aggiungono numerosi episodi di violenza familiare e abusi. Il Centro risponde a un duplice bisogno: offrire cure e accompagnamento psicologico personalizzato a studenti, insegnanti, genitori e persone vulnerabili e, al tempo stesso, offrire opportunità di formazione. Ospiterà infatti anche laboratori per giovani e un programma strutturato per i genitori, con consulenza familiare ed educativa.

Piccoli barlumi che si accendono anche in zone devastate, come in Siria. La comunità di religiose nella zona di Midan ad Aleppo è composta da tre suore che, nonostante la situazione terribile dovuta al conflitto, cercano di restare accanto ai più indigenti. Guerra, violenze e sisma hanno precipitato il Paese al 6° posto al mondo per insicurezza alimentare. Le religiose, in collaborazione con donne e giovani volontari, si prendono cura direttamente di 300 persone, anziane o con problemi fisici, fornendo pasti caldi e assistenza domestica. Vengono anche consegnati buoni alimentari a 600 nuclei familiari e un contributo economico a 100 famiglie per la retta scolastica dei figli.

Tra i più poveri e vulnerabili ci sono anche i migranti e i malati ai quali si cerca di non far mancare segni di speranza. Come nell’Etiopia meridionale, presso il Vicariato Apostolico di Soddo, dove i Padri Spiritani stanno avviando un progetto di riabilitazione e reintegrazione sociale a favore dei migranti. Prevede coprogettazione e partecipazione degli 800 beneficiari diretti, con impatto indiretto su altre 4.000 persone, attraverso formazione professionale, supporto psichico e cura dei traumi, avvio di attività generatrici di reddito e programmi di sensibilizzazione della comunità. O come in Cambogia, dove il Vicariato Apostolico di Phnom-Penh, insieme all’Organizzazione Internazionale Douleurs Sans Frontieres, si prende cura dei malati cronici o terminali fornendo assistenza e cure palliative, con visite regolari e sostegno anche ai familiari.

Piccoli semi, capaci di portare frutto e offrire segni efficaci di speranza e di concretezza evangelica, anche nelle condizioni più estreme.

8xmille / A Macerata nasce il progetto A.L.O.H.A.: un cammino verso autonomia e dignità

vai all’articolo
Dall’ascolto quotidiano delle persone più fragili è emersa una verità chiara: la povertà non è mai un solo volto. Ogni persona e ogni famiglia porta con sé bisogni diversi, intrecciati, che richiedono risposte coordinate e concrete.

Da questa consapevolezza nasce il progetto A.L.O.H.A., un acronimo che richiama il saluto hawaiano – simbolo di accoglienza e riconoscimento dell’altro – e che racchiude le sue aree di intervento: Accompagnamento, Lavoro, Orientamento, Housing e Autonomia.

Il progetto vuole offrire una via d’uscita soprattutto a chi vive nella cosiddetta “fascia grigia”: persone e famiglie che, pur avendo qualche risorsa, non riescono a raggiungere una piena autonomia. Nella diocesi del territorio di Macerata, già duramente colpito dal sisma del 2016, la difficoltà più grande è quella della casa: affitti sempre più cari, caparre elevate, garanzie impossibili da presentare. Anche chi lavora spesso non riesce a sostenere tutte le spese, restando intrappolato in una precarietà che logora.

Grazie alla disponibilità della comunità ecclesiale, A.L.O.H.A. ha potuto aprire tre immobili per accogliere temporaneamente circa 20 persone. Non si tratta però solo di un tetto, ma di un percorso personalizzato: ogni famiglia accolta viene accompagnata passo dopo passo con un progetto costruito insieme, che punta a restituire nel più breve tempo possibile indipendenza e dignità.

Per raggiungere questo obiettivo, il progetto offre strumenti concreti:

  • Orientamento al lavoro e attivazione di 5 tirocini extra-curriculari;
  • Un fondo economicoper sostenere spese urgenti e permettere alle famiglie di non interrompere il loro cammino;
  • L’accesso ai due empori della solidarietà della diocesi, che garantiscono il fabbisogno alimentare a circa 30 persone.

Ma A.L.O.H.A. non si ferma qui: attorno ai beneficiari diretti si costruisce una rete che intercetta e accompagna anche altre persone fragili, indirizzandole ai servizi della Caritas diocesana e a quelli offerti dal territorio.

(www.8xmille.it)

8xmille / La gente di Boncore (LE) ritrova la speranza

vai all’articolo
A Boncore, una frazione di Nardò (LE), nel 2021 è stato inaugurato il centro socioeducativo Core a Cuore, grazie anche ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, opera della Caritas diocesana di Nardò Gallipoli. Il direttore della Caritas, don Giuseppe Venneri, ci accompagna a conoscere questa testimonianza di come, insieme, si possa far rinascere la voglia di rimanere a vivere anche lontano dalle grandi città. 

Un territorio incantevole ricco di testimonianze passate e bellezze paesaggistiche: dalle spiagge di sabbia bianca ai centri storici, dalle riserve marine alle zone rurali, dalle tradizioni culturali alla cucina locale. È il versante ionico della penisola salentina, ricco di comuni e frazioni, che si attraversano senza accorgersene, a volte perdendosi, con strade superaffollate per il turismo estivo, e sconfinando dalla provincia di Lecce a quelle di Brindisi e Taranto. Qui a Boncore, una frazione di Nardò (LE), nel 2021 è stato inaugurato il centro socioeducativo Core a Cuore, grazie anche ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, opera della Caritas diocesana di Nardò Gallipoli.

Perché proprio Boncore?
“Perché – ci spiega il direttore Don Giuseppe Venneri, classe 1978 – questa località è tra le frazioni più lontane dalla città, quasi 25 chilometri, e la popolazione residente, circa 300 abitanti, non aveva alcun centro aggregativo, esclusa la parrocchia, che potesse offrire servizi quotidiani per bambini, ragazzi e adulti. Oggi disponiamo di un centro d’ascolto, di uno sportello di assistenza psicologica, di un centro di accompagnamento allo studio e di aggregazione sociale (biblioteca, sala multimediale, sale ludico ricreative), tutti servizi che hanno favorito il consolidamento dei legami nella comunità”.

Ma la popolazione come ha recepito la nascita di questo luogo?
“Dalla prima annualità abbiamo dovuto faticare per guadagnare la fiducia della comunità, disillusa da anni di trascuratezza istituzionale. Se si pensa che fino al 2014 a Boncore erano presenti una scuola elementare e materna, un ufficio postale e una farmacia che oggi non ci sono più, le persone si sono viste abbandonate. Oggi anche usufruire del medico di base è difficoltoso per la distanza dal centro abitato. Invece è nata una collaborazione con l’amministrazione comunale e abbiamo potuto avviare un periodo di ascolto e confronto con le famiglie, che ci ha portato a calibrare le attività del progetto. Il comune di Nardò, poi, ci ha consegnato l’ex scuola elementare, che abbiamo adibito a sede del progetto. Oggi il centro Core a Cuore è inserito nelle strutture convenzionate con l’Ambito Territoriale 3 di Nardò e vi lavorano cinque educatori professionali, un’assistente sociale e una psicologa.

“Il supporto psicologico – aggiunge il coordinatore del centro, Pierluigi Polo – è stato fondamentale negli anni del covid, considerando il tasso di dispersione scolastica e le paure legate all’isolamento da virus. Accogliamo utenti dai 4 ai 18 anni non compiuti, non abbiamo contezza delle centinaia di ragazzi che in cinque anni hanno usufruito del nostro centro. L’evento tanto atteso è la festa finale di fine luglio che conclude un campo di un mese e mezzo. Siamo gli unici a non far pagare il camposcuola, usufruendo anche dei buoni della Regione Puglia, oltre che di un contributo dell’8xmille.”

Andrea Vairo, 50 anni, originario di Asti, si è trasferito in Puglia da Torino, dove lavorava, insieme alla moglie, originaria di Nardò, per crescere qui il loro figlio.

“Sono educatore da sempre – afferma Vairo – e qui ho conosciuto ragazzi splendidi, con tanta voglia di conoscere, raccontare e mettersi in gioco. La realtà di una frazione come Boncore è lontana da ogni forma di aggregazione infantile e giovanile: oratori, cinema, parchi giochi, pub. A parte il mare, splendido, il rischio isolamento, specie d’inverno, è altissimo. Con i nostri ragazzi proiettiamo film e li commentiamo, trattiamo tematiche come il bullismo, offriamo loro sempre nuovi spunti di riflessione. Anche i litigi fra di loro non sono mai dovuti a forme di prevaricazione. Notiamo che hanno difficoltà a riportare correttamente i vissuti e i percorsi scolastici anche in famiglia e noi ci occupiamo di educazione civica, di argomenti ambientali, di raccolta differenziata, di spreco alimentare”.

Veruska, 42 anni, è mamma di 4 figli, di cui 3 frequentano il centro. È la prima ad arrivare alla festa di questa estate, con l’entusiasmo di una ragazzina. “Dopo la separazione da mio marito – confida – ho instaurato con tutti loro un legame fraterno. I miei figli gemelli dopo la bocciatura scolastica hanno recuperato il profitto, anche mia figlia dislessica ha fatto molti progressi. Con loro ho pianto e gioito anche quando pensavo di non farcela, sono stati pazienti ad aspettarmi quando, a causa degli orari di lavoro, arrivavo sempre tardi al centro per portare via i miei figli. Giovanni, 16 anni, oggi ha sviluppato la capacità di fare da solo ed è di aiuto ai più piccoli”.

Giulia Filograna è la giovanissima psicologa del centro, impiegata da gennaio scorso. “Questa mia prima esperienza occupazionale in un centro educativo – precisa – mi costringe a rivedere continuamente i rapporti: è molto stimolante lavorare con loro, trattandosi di ragazzi e rispettive famiglie che vivono situazioni di fragilità. Mi occupo di sostenere il benessere emotivo e relazionale, ma anche di affiancare i giovani con difficoltà di apprendimento, aiutandoli a sviluppare consapevolezza, strategie personalizzate e fiducia nelle proprie risorse. L’obiettivo è quello di creare un percorso integrato, in cui mente, cuore e relazioni possano crescere insieme. Oggi, a distanza di sei mesi, posso affermare che la motivazione è cresciuta notevolmente”.

“È un progetto che mette al centro la persona in tutte le sue dimensioni – conclude don Giuseppe Venneri –, avendo come bussola l’amore per l’uomo, tutto l’uomo, secondo la pedagogia del Vangelo. Il nostro progetto è aperto a quanti vogliano offrire il proprio contributo per la crescita della comunità in senso lato. Abbiamo scelto Boncore perché rappresenta la comunità ideale, la polis nel senso classico del termine, in cui i risultati delle buone prassi possono essere immediatamente riscontrabili e replicabili in altre comunità. Ecco perché faccio appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà perché offrano il proprio contributo al progetto e di conseguenza alla comunità. Nell’ambito del turismo, grazie al già avviato Progetto Opera Seme, stiamo promuovendo il territorio attraverso il turismo lento e il coinvolgimento degli imprenditori: aziende, ristoratori e albergatori che vogliono aderire al codice etico del progetto. Infine, nel prossimo autunno, grazie ad un progetto di Caritas Italiana che coinvolge cinque diocesi avvieremo un ambulatorio sociale in cui presteranno servizio cinque medici volontari per diverse specializzazioni. L’ambulatorio avrà in dotazione un ecografo multidisciplinare di nuova generazione per la prevenzione e la diagnostica. Vogliamo superare l’idea di una carità che si manifesta solo nell’assistenza, passando a quella carità intelligente di cui parlava Papa Francesco, che sia intraprendente e crei opportunità”.

(Uniti nel DonoSabina Leonetti – foto gentilmente concessa da don Giuseppe Venneri)

 

 

 

8xmille / Caritas Italiana ad Haiti per incontrare le donne beneficiarie del progetto “Caminos de Esperanza”

vai all’articolo
Una delegazione di Caritas Italiana è tornata ad Haiti, ad Anse-à-Pitres, al confine con la Repubblica Dominicana, per incontrare le donne beneficiarie del progetto binazionale “Caminos de Esperanza”. Un’iniziativa – viene sottolineato in un comunicato – sostenuta dalla Conferenza Episcopale Italiana – con i fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica – e realizzata insieme alla Congregazione scalabriniana, che nasce per accompagnare donne migranti haitiane che vivono nei bateyes dominicani e altre che, da un giorno all’altro, sono state deportate con violenza in un Paese, Haiti, che spesso non conoscevano più, perché cresciute e radicate in terra dominicana.

Il dramma che vivono queste donne – viene evidenziato da Caritas Italiana – è profondo: politiche migratorie restrittive negano loro il diritto alla regolarizzazione, rendendole invisibili, escluse dai servizi sanitari, soffrendo continue violazioni dei propri diritti. Molte di loro vivono da anni – alcune da sempre – nella Repubblica Dominicana, ma sono costrette a nascondersi per paura di essere espulse.

“Ad Haiti”, racconta Clara Zampaglione di Caritas Italiana, “abbiamo ascoltato le storie di donne costrette a ricominciare da zero, senza legami, senza riferimenti, con il solo peso della sopravvivenza sulle spalle”. Con il progetto “Caminos de Esperanza”, Caritas Italiana e le suore scalabriniane garantiscono sostegno concreto: accesso alla documentazione, opportunità di reddito, accompagnamento umano e spirituale. Un aiuto per ritrovare la propria dignità e ricostruirsi una vita.

Caritas Italiana