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Anche a marzo il mensile della FACI ha ospitato un articolo sull’importanza della formazione dei seminaristi ai temi del “sovvenire” a firma di don Graziano Donà, membro del Comitato per la promozione del sostegno economico della CEI.
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Il Campus “Comunidare” è stata l’espressione più concreta dell’impegno di “educare al sovvenire” da parte dei Vescovi Italiani nei confronti dei seminaristi. Infatti, nel documento Sostenere la Chiesa per servire tutti è presente un’importante esortazione nella quale si chiede ai seminaristi di accogliere la formazione riguardante le motivazioni teologiche e pastorali che stanno alla base del sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia e i concreti meccanismi del suo funzionamento, definiti in seguito alla revisione del Concordato tra Stato italiano e Chiesa Cattolica avvenuta nel 1984.
Il primo Campus si è tenne a Roma nel 2009 e i successivi appuntamenti annuali sono proseguiti ininterrottamente fino al 2019, quando la pandemia ha costretto a restrizioni importanti gli incontri in presenza; l’organizzazione è sempre stata affidata al Servizio Promozione per il Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica che ha operato in stretta collaborazione con la Segreteria generale della CEI.
Nel definire il programma e gli interventi per “educare i seminaristi al sovvenire”, i responsabili del Servizio Promozione, scelsero inizialmente di seguire tre criteri che poi nel tempo sono divenuti il riferimento per tutti gli altri Campus. Vediamoli nel dettaglio.
Il primo criterio consiste nella “presunzione” che i temi del “sovvenire” non sono marginali o appartenenti solo a coloro che sono a conoscenza di un certo linguaggio economico o giuridico, ma sono temi centrali perché nascono e richiamano una precisa idea di Chiesa, radicata nel messaggio evangelico e fedele agli insegnamenti del concilio Vaticano II: un’esperienza di comunione, che riconosce a tutti i battezzati che la compongono una vera uguaglianza nella dignità e chiede loro l’impegno alla corresponsabilità e alla condivisione delle risorse (Sostenere la Chiesa per servire tutti, 4).
Il secondo criterio si basa nel desiderio di dare fondamento al “sovvenire” e quindi, da un lato, fornire una formazione concreta ed esperienziale, dall’altro fare riflessioni e approfondimenti teologici e pastorali. Concretamente questo equilibrio si è sempre avuto attraverso delle lezioni in aula in piccoli gruppi che hanno permesso fattualmente una interazione ideale tra seminaristi e docenti qualificati.
Il terzo criterio si fonda nella condivisione della fraternità e nella conoscenza di sacerdoti e Vescovi responsabili di vari ambiti e uffici della Conferenza Episcopale Italiana.
Nel corso degli anni, il criterio motivo di confronto e revisione è sempre stato il secondo. I temi di attualità ecclesiale e civile e le caratteristiche dei seminaristi, han portato sempre ad interrogarsi al fine di trovare il giusto equilibrio tra la parte formativa e quella partica o progettuale. E proprio in quest’ottica, la sospensione dovuta alla pandemia, ha portato ad una revisione del metodo del Campus che nelle prossime settimane verrà ufficialmente presentato nella sua nuova veste.
Ad oggi però ciò che emerge è un senso di gratitudine per il lavoro svolto e per la formazione avuta e condivisa. Ogni anno oltre cento seminaristi hanno dato vita ad un laboratorio di idee e di vita che nel tempo ha dato frutti e che ha permesso, a molti giovani sacerdoti, di avere gli strumenti, per essere in grado un giorno di accompagnare con convinzione e con lealtà le comunità loro affidate (Sostenere la Chiesa per Servire tutti, 16).