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Diocesi di Roma / Quattro appuntamenti di Formazione sul Sovvenire a partire da dicembre

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Si svolgerà il prossimo 14 dicembre nella Sala Poletti del Vicariato di Roma, dalle 11.30 alle 13.00,  il primo dei quattro incontri del Corso di Formazione sul Sovvenire promosso dal Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.

Da dicembre a marzo 2024 – dichiara Lisa Manfrè incaricata diocesana Sovvenire – ripercorreremo le tappe che hanno portato alla nascita del Servizio del Sovvenire, illustrando i valori su cui si fonda il Servizio e gli obiettivi che si propone di raggiungere, anche alla luce dei progetti CEI dedicati all’8xmille e al sostegno dei sacerdoti”.

Una parte importante di ogni incontro sarà dedicata al confronto con gli “addetti ai lavori” ovvero parroci, viceparroci, referenti parrocchiali e volontari, le figure che quotidianamente nelle parrocchie si confrontano con i fedeli spiegando loro a cosa serva firmare per l’8xmille e l’importanza delle Offerte per i sacerdoti. “Siamo convinti – ribadisce Msnfrè –  che una formazione e conoscenza più approfondita delle materia possa rassicurare i fedeli e accompagnarli in una scelta convinta a favore della Chiesa cattolica”.

Le date dei successivi Corsi sul Sovvenire saranno:

23 gennaio (online) dalle 18.30-19.45

20 febbraio (Vicariato) 11.30-13.00

19 marzo (online) 18.30-19.45

In allegato la locandina.

Lazio / Il prossimo incontro regionale a Roma il 15 e 16 dicembre

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Si svolgerà presso Casa La Salle in Via Aurelia, 472 l’incontro regionale del Lazio sul tema Corresponsabilità – Partecipazione – Comunione. Il Sovvenire nel Cammino Sinodale. Come per gli altri, anche questo appuntamento sarà un’occasione preziosa per radunare, oltre gli incaricati diocesani del Sovvenire della Regione coinvolta, gli economi e i presidenti degli Istituti per il sostentamento clero delle diocesi laziali. L’obiettivo è quello di informare i partecipanti sull’andamento del sostegno economico alla Chiesa cattolica, che non si realizza solo attraverso l’incentivazione delle firme per l’8xmille alla Chiesa o della raccolta delle offerte liberali, ma pure attraverso una responsabilità nell’amministrazione dei fondi 8xmille diocesani e la corretta gestione dei beni degli Istituti Diocesani.

Il programma (in allegato) vedrà l’accoglienza e il pranzo di benvenuto a partire dalle 12.30. I lavori avranno inizio alle ore 15.00 con l’introduzione del Vescovo Delegato Mons. Luigi VARI e del referente regionale diac. Antonello PALOZZI. Quindi, a seguire, gli interventi del presidente dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Mons. Luigi TESTORE, dell’economo della CEI, don Claudio FRANCESCONI e del responsabile del Servizio Promozione CEI, Massimo MONZIO COMPAGNONI.

Dopo il dibattito saranno presentati i progetti sul territorio a cura di Letizia Franchellucci e Paolo Cortellessa.

Il giorno dopo, a partire dalle 9.30, si svolgeranno gli incontri di settore e poi momenti di confronto e condivisione di tutti i partecipanti. Le conclusioni saranno a cura di Mons. Vari e del diac. Palozzi.

Regione Sicilia / “Corresponsabilità, partecipazione, comunione”: sintesi dell’incontro regionale sul Sovvenire

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L’articolo è stato pubblicato sul sito ufficiale della Conferenza Episcopale Siciliana.

Una settantina i presenti tra Economi, Presidenti degli Istituti Diocesani per il Sostentamento clero e Responsabili diocesani del Sovvenire delle diocesi della Sicilia all’incontro con i vertici dell’Istituto Centrale della CEI che si è svolto nei giorni 10 e 11 novembre ad Enna presso l’Hotel Federico II sul tema “Corresponsabilità, partecipazione, comunione. Il Sovvenire nel Cammino sinodale”.

I lavori, aperti con la preghiera e condotti da Orazio Sciascia in sostituzione del Delegato regionale don Mario Arezzi, impedito per motivi di salute, sono proseguiti con i saluti istituzionali di mons. Alessandro Damiano, vescovo delegato CESi per il Sovvenire e di mons. Antonino Raspanti, Presidente CESi.

Sono seguite le relazioni. In apertura quella di Mons. Luigi Testore, Vescovo di Acqui Terme (AL) e Presidente dell’Istituto Centrale (ICSC) il quale ha tracciato un breve excursus sulla storia del sostentamento dei sacerdoti dalla fine dell’800 fino ai cambiamenti radicali avvenuti con il Concordato del 1929 prima e con la sua riforma del 1983 e la conseguente nascita dell’ICSC. Ha poi fornito qualche dato esemplificativo sul patrimonio degli Istituti diocesani che, a suo parere, sono in numero sovradimensionato (circa 218) e sbilanciato. Infatti, i primi 100 istituti detengono il 92% dell’intero patrimonio in terreni e immobili che apportano un grosso contributo economico per il sostegno dei circa 26mila sacerdoti in Italia, mentre i restanti 118 sono quasi del tutto improduttivi. Sarebbe opportuno – ha detto – un ridimensionamento nei numeri e un accorpamento che favorisca una gestione più razionale del patrimonio.

Da parte sua anche un appello alla corresponsabilità dell’intera comunità ai bisogni della Chiesa.

Don Claudio Francesconi, Economo della CEI, ha parlato della corresponsabilità e comunione nella vita delle diocesi, soprattutto tra economi e Istituti (IDSC), unitamente al vescovo. L’economo infatti ha il compito di vigilare sulla correttezza delle assegnazioni dei fondi otto per mille e quindi della loro rendicontazione. Ha poi citato l’esempio virtuoso della regione ecclesiastica Umbra che già da due anni presenta un’unica rendicontazione e assegnazione a livello regionale. Una esperienza che potrebbe essere duplicata anche in Sicilia: per mons. Raspanti “possiamo, dobbiamo e vogliamo comunicare ciò che riceviamo e ciò che possiamo offrire e diamo e quanto potremmo offrire se ci fossero più energie, umane e spirituali, ma anche materiali e economiche che andranno a sostenere tutte le attività pastorali, quindi della vita ecclesiale”. Lo stesso presule, parlando degli Istituti sostentamento del clero ha parlato della possibilità di “una collaborazione sul piano interdiocesano su alcuni campo e su alcune servizi specifici”. Sentiamolo, intervistato da don Giuseppe Rabita, direttore della Segreteria pastorale della CESi.

Il dr. Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio Promozione CEI ha proposto un intervento sulla domanda: “Stiamo camminando insieme?”. Ha presentato i risultati di una ricerca effettuata nel 2023 su cosa pensano gli italiani della Chiesa. Tanti i dati emersi: calo dei praticanti, scesi al 16%, crollo delle confessioni, aumento del numero di coloro che vedono la messa in TV. Anche gli stessi praticanti sono del parere che la Chiesa sia in declino. Pur crescendo il numero di coloro che sentono un grande bisogno di spiritualità, meno sono quelli che si rivolgono alla Chiesa cattolica. I giovani chiedono alla Chiesa di essere accolti e ascoltati e non giudicati. Il 23% dei giovani è indifferente nei confronti della Chiesa. Il 77% degli intervistati crede che la Chiesa non sia in grado di dare risposte adeguate alle sfide della contemporaneità. Dal 2002 al 2006 si è passati dal 62% al 55% circa il giudizio positivo sulla Chiesa. Picchi di disistima coincidono con i vari scandali succedutisi negli anni; quelli che incidono di più sono quelli legati alla pedofilia (78%) e gli scandali economici (48%). Pochi sono quelli che conoscono il sistema delle offerte per il clero, il 35% dei praticanti. Il mantenimento del clero costa circa 500 milioni l’anno. Le offerte deducibili sono passate da 20 milioni a 8 milioni l’anno. La dichiarazione dei redditi on-line, introdotta da poco ha fatto perdere alla Chiesa 743mila firme dell’otto per mille.

Il dr. Compagnoni ha poi presentato nel dettaglio i numeri e le somme offerte in Sicilia e la situazione delle diocesi che sarebbe lungo riportare in questa sede. I dati possono essere consultati sul sito sovvenire.chiesacattolica.it, ma intanto chiarisce l’importanza di quanto deriva dalla firma e dal dono.

Infine, Letizia Franchellucci, addetta allo sviluppo dei progetti nel territorio, ha presentato nel dettaglio la bontà del progetto in corso nelle parrocchie che hanno aderito dal titolo “Uniti possiamo” che consiste nell’invitare i fedeli praticanti a fare delle offerte per il sostegno del proprio parroco motivati dal senso dell’appartenenza alla propria comunità.

La prima giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica presso la chiesa parrocchiale di S. Anna, presieduta da mons. Antonino Raspanti.

La seconda giornata di convegno, aperta da mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, è stata caratterizzata dal confronto tra i partecipanti: tre gruppi di lavoro in cui economi, presidenti degli Istituti Diocesani per il Sostentamento del clero e responsabili diocesani del Sovvenire delle diocesi della Sicilia hanno riflettuto su tematiche specifiche, hanno condiviso le loro esperienze e avanzato proposte. Tutto è stato riportato, poi, in assemblea plenaria. Uno degli elementi emersi in questa fase di lavoro ha riguardato la necessità di individuare una progettazione comune a tutte le diocesi che, pur mantenendo le loro peculiarità, possono trarre da questa forma di comunione nuova linfa.

Le conclusioni dei lavori sono state affidate a mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento e delegato CESi per il Sovvenire. Nel video di seguito una sintesi dell’intervento finale.

 

 

 

Card. Zuppi / Il resoconto dell’incontro a Bologna su «Sacerdoti e comunità»

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Venerdì 3 novembre si è svolto nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile di Bologna (Piazzale Bacchelli, 4) il convegno «Sacerdoti e comunità. Portatori di aiuto e speranza senza dimenticare nessuno», promosso dal Servizio per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica «Sovvenire» insieme all’Istituto diocesano sostentamento clero.

All’incontro, organizzato dall’incaricato diocesano del «Sovvenire» Giacomo Varone, hanno partecipato il direttore responsabile di Rai Vaticano Stefano Ziantoni che ha dialogato con il cardinale Matteo Zuppi.

Proponiamo la registrazione dell’evento a cura del canale youtube 12Porte.

 

Qui anche un articolo realtivo all’incontro pubblicato da ilrestodelcarlino.it.

Ricordiamo che l’evento è stato realizzato in collaborazione con l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna, Associazione Italiana per la Direzione del Personale e Manageriali Emilia-Romagna.

Triveneto / Insieme per il “sovvenire”: incaricati diocesani, economi e Istituti diocesani

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Nei giorni 5 e 6 ottobre scorsi si è tenuto presso la Casa Marina delle Suore Dimesse sul litorale del Cavallino l’incontro regionale del Triveneto degli incaricati diocesani del “sovvenire”. Data l’importanza dei temi trattati, l’evento ha visto coinvolti pure i presidenti degli IDSC (Istituti Diocesani del Sostentamento Clero) e gli economi diocesani. Oltre al dott. Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio Promozione della CEI, sono intervenuti Mons. Luigi Testore, presidente dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Mons. Luigi Bressan, Vescovo delegato regionale del “sovvenire” e don Claudio Francesconi, economo generale della CEI.

L’incontro si colloca nell’obiettivo più generale di invertire la costante tendenza al ribasso che ormai da anni caratterizza sia le scelte dell’8xmille a favore della Chiesa cattolica sia le Offerte deducibili per il sostentamento del clero, fonte, quest’ultima, che purtroppo non è mai decollata.

Si è voluto estendere l’invito ad IDSC ed economi al fine di mobilitare tutti i principali organismi che operano nell’ambito economico delle diocesi e così coinvolgerli in un piano nazionale più incisivo, volto a recuperare il terreno perduto.

In particolare, si è voluto interessare il Triveneto in quanto, tra tutte le Regioni ecclesiastiche, è una di quelle che hanno manifestato una certa inerzia nell’attivare le iniziative volte a promuovere il sostegno alla nostra Chiesa. Infatti, nella nostra Regione le Offerte sono in controtendenza rispetto al dato nazionale registrando un calo del 3,0% rispetto una certa stabilità del +0,4%.

Per poter dare nuovo slancio al sistema di sostentamento della Chiesa è di fondamentale importanza il coinvolgimento del maggior numero di attori possibile; è stato rilevato infatti che, senza un’attiva collaborazione da parte di tutto il corpo sacerdotale, qualsiasi progetto, qualsiasi iniziativa sono destinati all’insuccesso.

Lo strumento ideato a questo fine, utile oltretutto per portare avanti in maniera coordinata i progetti, è stato individuato nella rete internet. È stato così avviato il sito unitiinrete.it che verrà messo a disposizione non solo degli incaricati diocesani del “sovvenire” ma pure di parroci, referenti parrocchiali e naturalmente di economi diocesani e IDSC. Pur non essendo ancora completato il suo sviluppo, questo sito costituisce già un ottimo punto di riferimento in quanto, oltre ad offrire un’informazione aggiornata sulle iniziative sia nazionali che sul territorio, è in grado di fornire una copiosa mole di dati e statistiche sull’andamento delle firme e delle Offerte.

Naturalmente, nel suo processo di crescita, questo sito darà la possibilità di interazione tra quanti operano nel settore e di condividere le esperienze in modo da agevolare la diffusione di idee e suggerimenti atti a migliorare l’azione promozionale su tutto il territorio.

Diego Righetti
Referente regionale del Triveneto

Lombardia / Mons. Delpini: “Sostentamento del clero, occorre una rinnovata formazione”

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Nell’incontro regionale della Lombardia dedicato al sostegno economico alla Chiesa (Seveso, 21-22 settembre) l’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini ha pronunciato una relazione su “come immagino il portafoglio dei preti”. Ecco la sintesi della due giorni a cura di Annamaria Braccini e le parole pronunciate dall’Arcivescovo (su chiesadimilano.it).

Il rapporto del prete con il denaro può essere motivo di riflessione e occasione di formazione”. Ne è convinto l’Arcivescovo che, nella sua veste di Metropolita lombardo, interviene alla seconda giornata dell’incontro regionale del Sovvenire, che si svolge al Centro pastorale ambrosiano di Seveso con il titolo «Corresponsabilità Partecipazione Comunione. Il Sovvenire nel cammino sinodale».

In apertura dei lavori il referente regionale Attilio Marazzi (nella foto a destra) rileva la portata dell’iniziativa, che mette insieme i tre soggetti interessati al tema del sostentamento del clero: economi, incaricati del Sovvenire e Istituti diocesani, secondo quanto prevede il progetto della CEI per tutte le regioni ecclesiastiche italiane. E l’importanza dell’evento si comprende dalla partecipazione di alto livello: sono presenti, infatti, monsignor Luigi Testore (Vescovo di Acqui e Presidente dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero), il responsabile del Servizio per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica Massimo Monzio Compagnoni e l’economo della CEI don Claudio Francesconi. Per la Lombardia, Monsignor Luca Raimondi (Vescovo delegato CEI per il Sovvenire), il Vescovo emerito Monsignor Giuseppe Merisi, Monsignor Bruno Marinoni (Vicario episcopale per gli Affari economici), don Roberto Davanzo (presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero) e don Massimo Pavanello (incaricato diocesano del Sovvenire).

Insomma, un modo non solo per confrontarsi sulla diminuzione (innegabile) dei cespiti dell’8xmille, ma per immaginare il futuro. Particolarmente intrigante il titolo della comunicazione dell’Arcivescovo: Come immagino il portafoglio dei preti.

Si può parlare di soldi?

Si può parlare di tutto, si condividono le esperienze e i problemi, le gioie e le preoccupazioni per sé, per la parrocchia, per la famiglia; si mormora dei superiori e dei confratelli, ma non si parla, non si può parlare, non sembra educato parlare di come si usano i soldi, di come ciascuno amministra i suoi beni, di come gestisce le spese proprie, dei familiari, della parrocchia”. Ma perché questo tabù, si chiede. Diversi i fattori evidenziati: una certa sfiducia nell’istituzione, l’imbarazzo per scelte non giustificabili o non coerenti – “quanto si spende per il cane, per gli hobbies, per i viaggi?” – e anche, talvolta, l’incertezza sul proprio futuro, scarso realismo e poca fiducia proprio nel sostentamento.

E, forse, anche perché “l’uso del denaro, come tanti altri aspetti, deve molto alla consuetudine della famiglia di origine del sacerdote, al suo stile di vita. Anche il prete può rischiare di diventare avido, di ritenere che ogni spesa sia legittima, magari a costo di fare debiti, se è stato educato così. L’uso del denaro si impara con il latte materno e, forse, dovremmo interrogarci sul perché l’educazione seminaristica non incida su questo aspetto”.

Una terza osservazione dell’Arcivescovo è quella che sintetizza nell’immagine simbolica: “Il portafoglio del prete è pieno di pezzi da 5 euro”. “La cifra che immagino il prete abbia deciso di dare, come elemosina, a coloro che mendicano un aiuto. Non è raro il caso di preti ‘assediati’ da ‘clienti cronici’ che pretendono un aiuto regolare e non è raro il caso di sacerdoti vittime di truffe, ricatti, imbrogli: non ne parlano perché si vergognano, perché temono minacce e scandali. Non ne parlano e intanto sperperano fortune. Certo, il prete deve fare la carità, ma forse è meglio non lasciarsi coinvolgere direttamente, vista la vulnerabilità di fronte a storie strappalacrime, rivolgendosi a chi sa valutare meglio le situazioni, come la Caritas, per esempio”.

Poi l’affondo, per una presa di coscienza più chiara da parte degli stessi presbiteri su questo tema.

Il privilegio dei sacerdoti e l’8xmille

Il prete è privilegiato, ma non lo sa, non se ne rende conto. Fin dal primo giorno riceve casa, riscaldamento, sostentamento e talvolta offerte anche significative. Non gli manca mai niente, almeno qui da noi. Non ha l’idea di come possa essere stentata la vita di un prete in un altro paese, sotto altri cieli, dove non c’è il sostentamento. Quest’abitudine a stare bene, insinua l’idea che il trattamento che il prete riceve sia dovuto e, talora, può nascerne una rivendicazione puntigliosa”.

Il riferimento è all’8xmille che “si pensa sia un toccasana, ma che può anche essere messo in discussione, oggetto di ripensamento, forse radicalmente cambiato e persino abolito. Questa potrebbe essere un’occasione per sensibilizzare la comunità”. Anche perché mediamente “i sacerdoti sembrano imbarazzati nel promuovere una sensibilizzazione dei fedeli sull’argomento. Si fraintende l’aspetto implicito necessario di una sana educazione cristiana al ‘sovvenire’ con una sorta di richiesta di soldi per sé, invece che di un aiuto alla comunità”.

Da qui qualche correttivo suggerito da Monsignor Delpini, con l’indicazione della necessità che i Consigli per gli affari Economici stilino una rendicontazione precisa (nella Chiesa ambrosiana lo fanno 1050 parrocchie su 1107) e di poter contare su strumenti promettenti come il Bilancio di Missione, stilato per la prima volta a livello diocesano per l’anno pastorale 2021-2022.

I contesti propizi

La vita comune dei presbiteri può essere un contesto propizio per confronti, correzioni, assunzione di nuovi stili, eventualmente più coerenti con le scelte evangeliche e con l’esemplarità. Ciò che deve cambiare è il senso di appartenenza del prete al presbiterio che collabora con il Vescovo per la missione. La disponibilità di spazi ha fatto sì che le forme comunitarie come l’abitare, in parrocchia, nella stessa casa, mangiare insieme, siano venute meno. La fraternità presbiterale può essere, invece, un luogo adeguato per mettere in discussione anche la propria vita privata e quindi l’utilizzo dei soldi e dei beni”, considerando che vivere insieme e la correzione fraterna «possono essere contesti educativi più incisivi di altri interventi formativi, come convegni o corsi”. In questo orizzonte, bisogna intendere, per esempio, anche la Fondazione Opera Aiuto Fraterno, quale casa comune, anche se, come è ovvio, di dimensione diocesana.

Altro correttivo, non meno importante, è non dimenticare i poveri, laddove “la rete di protezione che circonda il prete e la siepe che sta intorno agli ambienti ecclesiastici possono dare una visione troppo filtrata della vita e delle sue esigenze. La frequentazione di persone segnate da un disagio economico, abitativo, relazionale può essere provvidenziale per prendere coscienza del proprio privilegio e stimolare a correggersi, riconoscendo il pericolo di una vita borghese, condotta senza domandarsi se sia coerente con il ministero, così come della simmetrica tentazione del ‘pauperismo’. Il ‘pauperismo’ non è, infatti, la scelta virtuosa della povertà, ma una forma di ideologia che diventa trascuratezza di sé e dei beni della comunità, oltre che principio di polemica verso l’istituzione”.

I gruppi di lavoro

Poi, l’avvio dei tre gruppi di lavoro, uno per ciascuno dei soggetti coinvolti, con l’immediata restituzione da parte dei delegati di qualche strada percorribile a breve termine.

Occorre creare – viene sottolineato – un’équipe tra economato, Sovvenire e Istituto diocesano per affrontare insieme le realtà da declinare, poi, nei territori specifici, superando così il non sapere gli uni degli altri che ci condanna a essere assolutamente inefficaci. Serve che venga codificato, almeno a livello lombardo, un gruppo specifico ed esecutivo, capace di connettere le parrocchie, che coinvolga anche i vicari generali, le cancellerie delle diocesi, i revisori dei conti, l’ufficio delle Comunicazioni sociali, i referenti delle zone e le Caritas mettendo in rete la comunità”.

Quello che, come Chiesa, possiamo fare è lavorare sulla comunicazione, facendo per esempio capire che la Caritas è una realtà della Chiesa cattolica, non qualcosa a sé stante – conclude monsignor Raimondi -. L’8xmille significa riconoscenza verso il clero, verso noi preti che agiamo la carità ascoltando la gente, celebrando funerali, accogliendo bambini, curando le ferite degli uomini tutti i giorni. Il ministero presbiterale è e fa carità perché annuncia il Vangelo. La Lombardia, a livello di regione ecclesiastica, per il suo peso di ampiezza territoriale e di popolazione, può fare scuola in questo con una logica comunionale”. Quella, appunto, di Uniti possiamo, titolo del progetto di raccolta delle offerte per il sostentamento Clero, al quale sono iscritte 437 parrocchie di 9 delle 10 diocesi lombarde”.

Insieme all’Azione Cattolica per sostenere la Chiesa e costruire una rete di solidarietà

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Caro Incaricato Diocesano,

come anticipato nella sezione delle notizie sul Portale Uniti in Rete (www.unitiinrete.it) il Servizio Promozione CEI ha partecipato all’Incontro Nazionale delle Presidenze diocesane di Azione Cattolica Italiana, tenutosi a Castel Gandolfo lo scorso 24-27 agosto, con un breve intervento e uno stand dedicato.

È stata l’occasione per consegnare ai Presidenti diocesani di Azione Cattolica, presenti all’incontro, una cartellina con alcuni materiali, tra cui:

  • un volantino collaborazione Servizio Promozione CEI e Azione Cattolica (vedi allegato);
  • un elenco completo delle parrocchie della diocesi con la segnalazione di quelle iscritte ai progetti nel territorio;
  • il tuo nominativo, indirizzo e-mail e recapito telefonico.

Abbiamo quindi chiesto ai responsabili diocesani dei vari settori di Azione Cattolica di mettersi in contatto con te, per iniziare un’efficace collaborazione al fine di:

  1. costruire una rete “capillare” di Referenti Parrocchiali e/o Promotori Parrocchiali del Sovvenire

In che modo?

  • nelle parrocchie dove manca il Referente del Sovvenire, i responsabili dei settori dell’Azione Cattolica parrocchiale si impegnano a trovare, in sinergia con il parroco, una persona disponibile per l’incarico di “Referente Parrocchiale del Sovvenire”;
  • nelle parrocchie in cui è già presente il Referente del Sovvenire, il socio di Azione Cattolica si rende disponibile a diventare “Promotore Parrocchiale del Sovvenire” per contribuire ad aumentare la capillarità della nostra rete.
  1. Iscrivere nuove parrocchie ai progetti nel territorio “unafirmaXunire” e “Uniti Possiamo”

In che modo?

  • nelle parrocchie NON ISCRITTE, in cui è presente l’Associazione, verificare con i responsabili parrocchiali di Azione Cattolica la possibilità di aderire, iscrivendo le proprie parrocchie, dopo averne parlato con il proprio parroco;
  • nelle parrocchie GIÀ ISCRITTE ai progetti, pianificare e promuovere l’informazione, la formazione e la raccolta previste per i due Progetti del Territorio sopra citati.

L’obiettivo che ci siamo prefissati con Azione Cattolica, a livello nazionale, è coinvolgere e far iscrivere ai Progetti nel Territorio almeno 500 nuove parrocchie entro il 2024.

L’auspicio è di poter avere, prima dell’apertura del progetto di raccolta “unafirmaXunire2024”, un Referente Parrocchiale del Sovvenire – nominato dal parroco – per ogni parrocchia iscritta al progetto e un consistente gruppo di Promotori Parrocchiali del Sovvenire che possa supportarlo. Infatti, abbiamo bisogno che la nostra Chiesa venga sostenuta da tutta la sua comunità!

Arcidiocesi Bologna / 8xmille: un piccolo gesto, una grande missione

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È ancora tempo di dichiarazione dei redditi e di scelte per devolvere l’8xmille alla Chiesa cattolica. Un gesto piccolo per ciascuno di noi ma di grande valore, come ricorda la campagna nazionale “Una firma che fa bene”.

L’incaricato diocesano di Bologna, Giacomo Varone, segnala il servizio tv realizzato sul Convegno dal titolo “8xmille, una firma per unire. Un piccolo gesto, una grande missione”, proposto dal Servizio Promozione Sostegno Economico dell’Arcidiocesi. L’incontro si è tenuto nella Sala Conferenze Marco Biagi dell’Ordine dei Commercialisti.

Giacomo Varone ha richiamato il valore di questa scelta a favore della Chiesa cattolica. A margine dell’incontro da evidenziare anche l’impegno dei giornalisti cattolici in questo ambito con le parole di presidente regionale Ucsi, Francesco Zanotti.

Qui il servizio di cronaca del Convegno pubblicato su 12Porte.

Ecologia: la passione dei giovani campani trascina la comunità

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«Con i suoi quasi 23mila abitanti, Agropoli è un centro vivace, un punto di riferimento per tutto il Cilento – sottolinea don Carlo Pisani, parroco della comunità di Sant’Antonio –. Qui insistono una serie di istituti di istruzione secondaria, frequentati anche dai ragazzi di borghi circostanti: ci sono il liceo classico, la ragioneria, il liceo musicale e tanti altri. Senza dimenticare gli studenti universitari che frequentano l’università a Salerno e ogni giorno si spostano con il treno». Eppure, prosegue il sacerdote, «nel territorio si registra la mancanza di luoghi per lo studio. C’era la biblioteca comunale, ma è chiusa da anni». È nata così l’idea delle Aule Studio Lilium, il cui nome è un omaggio al santo a cui è dedicata la parrocchia e al fiore con cui è abitualmente rappresentato, il giglio (lilium, in latino).

«Attualmente i ragazzi vengono in parrocchia solo per il catechismo – osserva don Carlo – ma questo progetto è un modo per far vivere diversamente ai giovani la parrocchia, non solo come luogo di formazione alla fede strettamente intesa, in vista dei sacramenti, ma ci auguriamo che possano sentirsi maggiormente parte della comunità».

Un auspicio condiviso dal confratello don Salvatore Spingi, parroco di Santa Maria degli Angeli a Contursi Terme, sempre nella provincia (e stavolta anche nell’arcidiocesi) di Salerno. «C’è bisogno di iniziative come queste, che siano in grado di coinvolgere e amalgamare varie forze presenti sul territorio – riflette il sacerdote –. Oggi è importante offrire una testimonianza di comunione, ma soprattutto di una comunità che sa impegnarsi per raggiungere un traguardo e dove ciascuno possa realizzarsi secondo le proprie capacità».
In questa parrocchia, nel centro storico della località termale, sta nascendo il “Giardino Essenziale”, cioè uno spazio verde fruibile da tutti, dove verranno coltivate piante officinali, come salvia, timo, rosmarino, incenso.

Un giardino sostenibile, in cui l’impianto di irrigazione sarà alimentato dall’acqua piovana recuperata dalle caditoie e la biodiversità sarà tutelata grazie alle specie impollinatrici. Il tutto con un occhio alla didattica, grazie ai cartelli guida e alle attività laboratoriali proposte alle scuole.

L’articolo completo a cura di Giulia Rocchi su www.unitineldono.it.

Monsignor Maffeis / Il pallio: un richiamo a vivere la comunione con il Papa

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L’Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, e delegato per il Sovvenire della Regione Umbria, Mons. Ivan Maffeis, è stato tra i metropoliti ai quali nella Basilica Vaticana, nella celebrazione della solennità dei santi Pietro e Paolo, è stato concesso il paramento liturgico simbolo dello speciale legame dei Vescovi, nell’esercizio della loro giurisdizione, con il Pontefice: “Un dono che accolgo come segno di Chiesa, con un respiro di riconoscenza e responsabilità”.

A Vatican News, nell’intervista a cura di Tiziana Campisi, Monsignor Maffeis sottolinea che il pallio è un richiamo alla comunione sia per i pastori che per le comunità dei fedeli. Tracciando, poi, un bilancio del suo primo anno nell’Arcidiocesi umbra, evidenzia l’impegno della Caritas nell’accoglienza degli extracomunitari e di fronte alle necessità dei più bisognosi e descrive le difficoltà che tante persone stanno affrontando a causa dei danni provocati dai terremoti del 2016 e 2017 e dall’ultimo sisma del marzo scorso.

Qual è la realtà sociale odierna della sua Arcidiocesi?

Io ho iniziato a girare l’Arcidiocesi mettendomi in ascolto dei sacerdoti, innanzitutto, e quindi delle comunità, degli animatori delle comunità. La realtà sociale, per certi versi, vive di rapporti stretti con le istituzioni. Ho trovato un po’ ovunque una grande disponibilità, una grande attenzione per il servizio della Chiesa e una buona disponibilità alla collaborazione. Nel concreto, questo si traduce in un impegno fattivo della nostra Caritas diocesana a lavorare sui temi dell’accoglienza, quindi del far posto, del far spazio a chi arriva da altri mondi in cerca di una speranza di vita, e una grande attenzione, anche, alle tante povertà, materiali e non solo, che sono presenti sul territorio. Trovo un po’ ovunque dei centri d’ascolto, le parrocchie sono vive. I centri di ascolto vivono in stretto rapporto con gli empori della Caritas, con i servizi della Caritas e quindi con una Chiesa che cerca, per quanto possibile, di essere all’altezza delle tante domande che attraversano la società, con un’alleanza sempre più forte, nel rispetto dei ruoli, con le istituzioni civili.

Quali sono i bisogni più urgenti della Chiesa di Perugia – Città della Pieve?

Dopo avere accennato alla carità, credo che il bisogno più urgente sia quello di uomini di Dio. Uomini di Dio nei preti, innanzitutto, quindi testimoni che aiutino non solo a riconoscere il Signore, ma anche ad accoglierlo, a seguirlo. Uomini di Dio nel laicato, nella vita religiosa. Per certi versi i segni di crisi, della secolarizzazione, che attraversano la società sono anche i segni di crisi della secolarizzazione che attraversano le nostre comunità, la nostra Chiesa. Credo che oggi – nella misura in cui riusciamo a custodire il tesoro di una tradizione e al contempo a cercare che non sia semplicemente qualche cosa di ieri, ma che cerca di interpretare questo tempo e a vivere con semplicità, con disponibilità, il Vangelo – ci siano tante opportunità di incontro con un mondo che per certi versi è lontano e per altri non aspetta che trovare una proposta e una testimonianza di fede e di speranza.

L’Umbria soffre ancora le ferite provocate dalle scosse sismiche del 2016 e 2017. In che modo la Chiesa è al fianco della gente?

Noi abbiamo avuto qui, in arcidiocesi, un terremoto, lo scorso 9 marzo, molto limitato, che non ha fatto vittime e che quindi è scomparso subito dai media, ma in alcune comunità ci sono persone prive della propria casa, della propria abitazione, del proprio negozio, delle proprie aziende e anche delle chiese. Ci sono alcune comunità che hanno le chiese chiuse ormai da mesi e con i sacerdoti noi cerchiamo di renderci presenti per accompagnare anche questa stagione non facile. Alcune famiglie sono ospitate dall’Arcidiocesi e per gli altri si cerca, per quanto possibile, di essere un segno di prossimità sul territorio, andando a visitare, andando a celebrare e andando ad organizzare strutture per lo più all’aperto o comunque provvisorie, in attesa di poter metter mano a una riapertura anche delle chiese, che sarà un processo molto lungo. Allora, da una parte stiamo cercando di chiedere un contributo, almeno minimo, alla Conferenza episcopale italiana per riaprire una o due chiese. La chiesa in un paese rappresenta sicuramente il luogo del culto, ma rappresenta anche un luogo di comunità, in cui ritrovarsi, in cui vivere una dimensione più ampia. È un cammino che stiamo cercando di fare anche con le istituzioni, perché, se da una parte è urgente riaprire, simbolicamente, almeno qualche chiesa, dall’altra è altrettanto importante, se non prioritario, che le persone siano messe nelle condizioni di poter metter mano alle proprie abitazioni o all’azienda che magari è stata danneggiata con gravi ripercussioni sul mondo del lavoro.

Qui l’intervista completa.