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Il “Sovvenire in radio” / Su Radio Kalaritana l’architetto Puddu, dell’Ufficio tecnico per l’edilizia di culto e beni culturali

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Ospite della IV puntata della trasmissione “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, l’architetto Terenzio Puddu, dell’Ufficio tecnico per l’edilizia di culto e per i beni culturali della diocesi di Cagliari.

Nell’intervista, a cura di Maria Chiara Cugusi e don Alessandro Simula, si parla dei progetti portati avanti nella diocesi e finanziati, grazie all’8xmille, direttamente dalla Conferenza episcopale italiana nell’ambito dei beni culturali e dell’edilizia di culto. Progetti che hanno ricadute importanti e significative per il territorio, sia culturali che socio-economiche: in termini di valorizzazione e tutela del patrimonio artistico, culturale, architettonico e in termini di promozione e salvaguardia del lavoro.

Ascolta la puntata

Avvenire / Caritas. Progetti aperti alle comunità. Con i poveri e spazio ai giovani

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Vi segnaliamo questo articolo, pubblicato sul quotidiano Avvenire del 19 luglio scorso, sui progetti Caritas e il tentativo di orientarli in modo “animativo”. Che significa lo spiega Marcello Pietrobon, coordinatore dell’unità Amministrazione e responsabile del Servizio progettazione in Italia di Caritas italiana.

I progetti 8xmille di Caritas italiana nel 2023 sono stati in tutto 430 per quasi 28 milioni di euro di finanziamenti. Gli ambiti sono quelli abituali, dall’abitare al sostegno di mense ed empori, dalla formazione professionale e l’inserimento lavorativo a cura, accompagnamento e ascolto. «Ma la novità – spiega Marcello Pietrobon – è stato il tentativo di orientare tutti i progetti in modo animativo».

Cosa significa?
Lo sono sempre stati, ma occorre domandarsi che impatto abbiano, come quel che le Caritas fanno sui territori trasforma le comunità. Insomma, occorre capire il senso del servizio, altrimenti resta una attività filantropica. Quindi abbiamo iniziato a guardare i progetti dicendo alle Caritas diocesane di riflettere su questo tema, vedere come le mense classiche, gli empori, i servizi a bassa soglia vengano presi in carico dalla comunità.

Esistono progetti animativi della Caritas?
È uno sguardo trasversale
. Occorre valutare come i servizi vengano resi ai poveri attraverso le comunità e non come servizio sociale. La Caritas è per statuto deputata all’animazione della carità.

Ma come viene valutato l’impatto di un progetto Caritas su una comunità?
Quest’anno ci aiuta nella valutazione una équipe accademica del Sant’Anna di Pisa per capire in che modo possiamo misurare il cambiamento della comunità attraverso un determinato progetto
. Ovviamente è misurabile sul lungo termine, non nel tempo della realizzazione. Proviamo perciò a inserire nella riflessione alcuni elementi: primo se si è fatto un progetto per i poveri o con i poveri; secondo come le comunità accompagnano i percorsi. La nostra non è una misurazione numerica perché la logica della Caritas non è aumentare i servizi, l’obiettivo è invece diminuirli non per indifferenza, ma perché il problema è stato risolto o preso in carico dalla comunità e dagli enti pubblici. La trasversalità è il valore autentico perché evidenza il carattere animativo dei progetti.

Quanti sono stati valutati?
Un terzo che segnalano 11mila volontari coinvolti, oltre 700 partner territoriali, 1.400 realtà ecclesiali o 600 associazioni e organizzazioni territoriali impegnate. Per noi è questo il senso della animazione. In questi 150 progetti, 48 mila persone hanno ricevuto beni alimentari, ma più che altro conta chi li ha donati. Mediare l’intervento rendendo protagonisti i poveri e coinvolgendo la comunità è infatti più faticoso, ma sedersi al tavolo ad ascoltare aiuta anche a capire nuovi bisogni. Chi incrementa solo i servizi magari lo fa anche meglio di noi, ma spesso non ascolta.

Viene valutato anche il coinvolgimento dei giovani nei progetti?
Sì, ma non necessariamente per il volontariato immediato, perché magari al momento hanno bisogno di lavorare o non possono impegnarsi subito. Ma si può misurare la proposta nel loro dna. E magari diventeranno volontari tra 20 anni. Poi dobbiamo essere capaci di arrivare all’essenziale, oppure la gente rischia di seguire quello che emoziona di più. Se dalle risposte non passano lo stile e il senso di quello che fai, il cuore del messaggio evangelico, rischiamo di non venire più seguiti.

Radio Kalaritana racconta il “Sovvenire in radio” / 8xmille: ospite del 14 luglio il direttore della Caritas don Lai

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Maria Chiara Cugusi conduce insieme a don Alessandro Simula, responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire, una nuova puntata del podcast “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, il programma di Radio Kalaritana dedicato ai temi del sostegno economico alla Chiesa cattolica e che comprende i due filoni dell’8xmille e delle offerte per i sacerdoti “Uniti nel dono”.

In questo primo ciclo di puntate si parlerà dell’8xmille. Ospite della terza puntata don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana.

Tra le destinazioni dell’8xmille, oltre agli interventi di culto e pastorale, gli interventi di carità. Anche in questo senso l’8xmille ha delle ricadute importanti da un punto di vista sociale: è un moltiplicatore concreto di risorse e servizi per le persone più fragili, è un volano per incrementare le attività di welfare comunitario, anche attraverso la costruzione di reti solidali e il rafforzamento di una vera e propria cultura del volontariato.

Qui la puntata da ascoltare

Il “Sovvenire in radio” / Su Radio Kalaritana l’economo don Camboni descrive il vero “valore” dell’8xmille

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Maria Chiara Cugusi conduce insieme a don Alessandro Simula, responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire, la nuova puntata del podcast “Sovvenire in radio: la Chiesa in servizio si racconta”, il programma di Radio Kalaritana dedicato ai temi del sostegno economico alla Chiesa cattolica e che comprende i due filoni dell’8xmille e delle offerte per i sacerdoti “Uniti nel dono”.

In questo primo ciclo di puntate si parlerà dell’8xmille.

Ospite del secondo appuntamento don Giuseppe Camboni, l’economo della diocesi di Cagliari, per descrivere come vengono usate queste risorse sul territorio e spiegare come dietro i numeri ci siano tante persone, tanti volontari, sacerdoti, religiosi, tante energie buone che si mobilitano a favore del prossimo.

E accanto alle storie, ai volti e alle speranze di tante persone destinatarie di progetti si ricordano anche i valori che ruotano intorno all’8xmille, come l’idea di Chiesa comunione – che il Concilio Vaticano II ci ha insegnato – corresponsabilità, solidarietà, partecipazione e trasparenza.

Qui la puntata del 7 luglio

Cesena-Sarsina / Approvato il rendiconto 8xmille 2023: fondi a fin di bene in favore di tutti

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È a firma del direttore del settimanale diocesano Corriere Cesenate, Francesco Zanotti, l’articolo sul rendiconto diocesano 8xmille 2023: per fare capire e per essere trasparenti sull’utilizzo dei fondi 8xmille che vengono distribuiti dalla CEI alla Diocesi. Lo chiede la stessa Conferenza episcopale italiana perché non c’è nulla da nascondere e soprattutto perché c’è tanto di bello e di bene da fare conoscere.

Stiamo parlando di 537.500 euro che vengono utilizzati per la voce “Culto e pastorale” da un lato, e 564.700 euro per la Carità, dall’altro.

Culto e pastorale
Attinenti al primo capitolo di spesa fanno parte alcuni interventi di manutenzione di chiese e canoniche che presentavano lavori urgenti per un importo di 349 mila euro. Tra questi interventi, si è provveduto per 25 mila euro nella chiesa parrocchiale di Sala di Cesenatico e per mettere in sicurezza e ristrutturare il campanile della chiesa di San Mamante, comunità che rientra nell’ambito della parrocchia di San Carlo (20 mila euro). Altri interventi sono stati realizzati nella chiesa di San Romano (Mercato Saraceno) per 20 mila euro, e a Bulgarnò per 10 mila.

Altri lavori hanno riguardato la chiesa Cattedrale, con la sostituzione delle vetrate, il rifacimento della sacrestia e altre manutenzioni ordinarie, come molti hanno potuto vedere anche nel corso delle recenti celebrazioni per il patrono della città, san Giovanni Battista.

Nella stessa voce Culto e pastorale rientrano i fondi (140 mila euro) distribuiti per tutte le iniziative proposte dagli uffici diocesani che, attraverso volontari, operano in tutta la Diocesi, con pellegrinaggi, incontri di formazione e numerose attività, in particolare rivolte ai giovani. Altri importi significativi riguardano l’archivio diocesano (15 mila euro) e il sostegno all’istituto superiore di Scienze religiose Sant’Apollinare (35 mila euro) che ha sede a Forlì a cui contribuiscono tutte le Diocesi della Romagna.

Interventi carità
Per quanto riguarda gli interventi caritativi, il sostegno maggiore è per la Caritas diocesana: 120 mila euro vengono utilizzati per il servizio mensa, il centro di ascolto e ciò che serve per il funzionamento, mentre altri 130 mila euro vengono riservati per pagare rate del mutuo contratto per l’acquisto dei locali situati in via don Minzoni. Un contributo di 20 mila euro è stato erogato all’associazione “Grazia e pace” che sta ampliando la propria sede, dove accoglie giovani madri sole o famiglie con bambini piccoli senza alloggio. L’associazione utilizza una struttura in comodato di proprietà della parrocchia di Diegaro. Anche l’ampliamento manterrà le medesime caratteristiche.

Importi minori sono stati distribuiti tra diverse associazioni che si occupano di persone con diversi disagi o disabilità, tra cui “il Disegno”, il “Centro don Milani”, l’Unitalsi, la San Vincenzo De Paoli e in favore di vittime dell’usura.

Infine, 59 mila euro sono stati impiegati in favore di sacerdoti ammalati o anziani, o sacerdoti studenti fidei donum in servizio nelle parrocchie della nostra Diocesi o in condizioni di straordinaria necessità. Altri 35 mila euro sono stati destinati per opere missionarie caritative. Questi fondi sono stati gestiti direttamente dalla Diocesi. Una cifra (nel 2023 per 140 mila euro) rimane a disposizione del vescovo per la sua carità e l’assistenza a persone bisognose che si rivolgono in maniera diretta a lui.

A Trieste la 50^ edizione della Settimana Sociale / Un viaggio “al cuore della democrazia” reso visibile anche grazie all’8xmille

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Costruire la polis per contribuire al bene comune. A Trieste dal 3 al 7 luglio la 50^ Settimana Sociale dei cattolici sul tema Al cuore della democrazia. Partecipazione tra storia e futuro.

Nel pomeriggio del primo giorno, in piazza Unità d’Italia, sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a pronunciare il discorso d’avvio davanti ai 900 delegati provenienti da tutte le Chiese d’Italia, espressione delle diocesi, dei movimenti ecclesiali e delle aggregazioni laicali chiamati a quattro giorni di incontro, confronto e proposte di impegno nelle varie comunità civili ed ecclesiali di appartenenza. Al culmine della Settimana, domenica, sarà Papa Francesco ad arrivare nel capoluogo giuliano per chiudere i lavori al Centro congressi al mattino e poi celebrare alle ore 10.30 la Santa Messa sempre in piazza Unità d’Italia.

Pubblichiamo il saluto del Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, alla cerimonia di apertura della 50^ Settimana Sociale dei cattolici in Italia. 

Trieste diventa così laboratorio di partecipazione, con numerosi incontri per i delegati e iniziative pubbliche all’aperto in tutto il centro: in programma ci sono i Villaggi delle Buone Pratiche con stand e punti informativi, le Piazze della democrazia, le Tavole rotonde e dialoghi. Non mancheranno i momenti conviviali e gli spettacoli di musica e parole anche al teatro Verdi. Una settimana che si inserisce nel solco del cammino sinodale della Chiesa, riprendendo lo spirito originario del beato Giuseppe Toniolo che per primo, più di un secolo fa, a Pistoia nel 1907, ideò questo format che poi è cresciuto e si è sviluppato nei decenni per chiedere gli uomini di buona volontà, che professano la propria fede in Dio, di contribuire con la propria visione di credenti e mettersi in gioco per il buon governo del proprio Paese.

L’evento triestino ospita anche una mostra fotografica realizzata dal Servizio Promozione della CEI dal titolo La forza di una comunità è nei suoi gesti d’amore, un viaggio visivo nelle realtà delle opere finanziate con i fondi dell’8xmille.

I gesti d’amore quotidiani, l’aiuto reciproco, il volontariato e la cura dei più vulnerabili sono fondamentali per costruire una comunità forte e una democrazia partecipativa. Ogni fotografia testimonia come l’altruismo sia il motore di una società più giusta e democratica e come, grazie alla firma per l’8xmille, i valori del Vangelo e della Chiesa prendano vita, contribuendo a promuovere il bene comune.

Le immagini scelte ripercorrono gli stessi ambiti al centro dei lavori della Settimana Sociale:

  • Giovani, educazione e formazione
  • Welfare e inclusione sociale
  • Convivenza, cittadinanza, stili di vita
  • Lavoro, impresa e innovazione
  • Ambiente, agricoltura e territorio
  • Pace, diritti e legalità
  • Cultura e informazione

In particolare, la mostra ripropone scatti originali, realizzati da Francesco Zizola, di opere 8xmille protagoniste delle campagne informative della CEI e rappresentative di migliaia di altri progetti come:

  • la Fondazione La Salle Sri Lanka, dove la Chiesa cattolica sostiene progetti rivolti ai giovani offrendo opportunità di istruzione, formazione professionale e sviluppo personale. Queste iniziative, rese possibili con il contributo dei fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica trasmettono valori di solidarietà, rispetto e partecipazione;
  • le numerose iniziative della Caritas di Cassano all’Ionio, come attività sportive, laboratori e programmi di inclusione sociale, rese possibili dai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che offrono un sostegno concreto a bambini e giovani meno fortunati. Grazie ai progetti educativi e formativi, i ragazzi crescono in un ambiente di supporto e fiducia;
  • i progetti finanziati dalla Caritas di Palermo, che mirano ad offrire supporto costante a persone in condizioni di povertà e marginalità. Le mense Caritas, così come i dormitori, creano spazi di accoglienza e cura, dove chiunque può trovare un pasto caldo e un ambiente di solidarietà e dove tutti possono sentirsi valorizzati e rispettati;
  • i programmi formativi delle suore missionarie della Consolata in Etiopia che, grazie all’8xmille, garantiscono l’accesso all’istruzione e alla conoscenza, trasmettendo i valori del dialogo, del rispetto e della solidarietà. Questa educazione prepara i ragazzi che vivono in contesti svantaggiati all’estero, a diventare cittadini attivi, istruiti su temi come salute, diritti umani e opportunità economiche;
  • le iniziative di inclusione sociale e assistenza sanitaria, che garantiscono a tutti l’accesso a cure essenziali e pari opportunità e che costruiscono una società più democratica, come in Tanzania grazie al Cuamm;
  • le attività della Caritas di Vercelli che, con i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, offre sostegno ad anziani, malati e persone fragili, garantendo assistenza sanitaria, supporto psicologico e integrazione sociale per migliorare la qualità di vita e contrastare il senso di abbandono;
  • la creazione di spazi di accoglienza nella diocesi di Forlì per famiglie in difficoltà, che offrono rifugio e supporto soprattutto a mamme e bambini ma anche ai papà separati;
  • la promozione del concetto di lavoro dignitoso, imprenditorialità responsabile e innovazione sociale nella Caritas Nardò Gallipoli, che consente a ogni individuo di realizzarsi e contribuendo alla crescita economica e al benessere collettivo, in un ambiente di rinascita e speranza;
  • le opportunità lavorative concrete della Caritas di Ales Terralba, che offrono occasioni di riabilitazione a ex detenuti, tossicodipendenti, disoccupati e persone ai margini della società che trovano nel lavoro un punto di svolta per ricostruire la propria identità e avviare una nuova vita grazie alle iniziative;
  • i restauri della Chiesa della Madonna del Prato (Gubbio) e della Cattedrale di San Gerlando (Agrigento). Le opere realizzate con i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica rappresentano un ponte tra passato e futuro, mantenendo vivi i luoghi di culto e di cultura per le generazioni future. Il restauro e la conservazione del patrimonio artistico contribuiscono alla protezione ambientale e all’arricchimento del territorio. Il restauro è solo un esempio di come i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica contribuiscano a conservare il nostro patrimonio artistico e culturale. Mantenendo vivo il legame tra ambiente e territorio, questi progetti promuovono la qualità della vita, assicurando che i tesori culturali e naturali siano protetti e tramandati alle generazioni future;
  • le diverse altre realtà che offrono riparo e sostegno a chi fugge da guerre, violenza e povertà, come quelle della Caritas di Locri Gerace che promuovono una cultura di accoglienza e solidarietà. Questi progetti includono la gestione di centri di accoglienza, assistenza legale, sanitaria e psicologica, e programmi di integrazione sociale;
  • i dormitori della Caritas di Bergamo, simbolo dell’accoglienza e del sostegno per chi ha perso tutto. Offrire un rifugio sicuro non solo risponde a necessità immediate, ma crea anche un ambiente stabile fondamentale per la dignità umana;
  • i progetti che garantiscono un’istruzione di qualità ai giovani a rischio di abbandono scolastico nella scuola popolare dell’Arcidiocesi di Milano. Queste iniziative creano un ambiente sicuro e stimolante dove i ragazzi possono sviluppare le proprie capacità, contrastando efficacemente questo fenomeno.

Crema / Caritas diocesana: le attività caritative sostenute dai fondi 8xmille

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Direttore della Caritas della diocesi di Crema è il diacono Claudio Dagheti. A lui Il Nuovo Torrazzo (aderente alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha chiesto come vengono impiegati i fondi dell’8xmille nel settore della carità.

“Sono fondamentali – ci dice –. Senza di essi non potremmo svolgere tante delle nostre attività verso chi è nel bisogno.”
Quali attività? “Ogni anno – racconta – ci incontriamo il Vescovo e io, come prevedono le indicazioni della CEI, e stabiliamo come distribuire i fondi: due terzi dell’8xmille riservati alla carità vengono usati per le opere caritative della diocesi, un terzo va a sostenere iniziative caritative di altre realtà di ispirazione cristiana, non legate direttamente alla Caritas. Ad esempio, il Centro Aiuto alla Vita.”

Alcune attività finanziate
I due terzi che la Caritas gestisce sostengono quelle attività che non possono essere finanziate da fondi pubblici. Tra di esse il rifugio San Martino, dormitorio per i senzatetto (solo durante l’inverno), la mensa dei senza dimora (per l’intero anno). “Senza l’8xmille – continua Claudio – non saremmo in grado di accogliere le 18 persone che ogni notte dormono da noi.”

“Un’altra parte dei fondi ci permette di gestire gli appartamenti della Casa della Carità, per famiglie che hanno avuto uno sfratto, o per seconda accoglienza per persone che non hanno lavoro o hanno un lavoro precario e quindi non possono sostenere un affitto. Si tratta di famiglie o di persone che ci contattano direttamente o ci vengono indicate dai servizi sociali.”

Sostegno all’inserimento lavorativo di persone con disabilità o problemi
“Un’altra quota la usiamo per un’altra attività importante: il sostegno all’inserimento lavorativo di persone con disabilità o problemi vari di inserimento sociale (il post-carcere, lavori socialmente utili, ecc.). I fondi ci permettono di sostenere l’educatore e di coprire le spese assicurative. Si tratta di 40 persone che cerchiamo, ogni anno, di riqualificare e inserire nel mondo del lavoro. L’8xmille è fondamentale, ci permettere di essere molto liberi, non dipendenti dagli enti pubblici e servire gli scartati”.

Caritas Italiana /Report statistico nazionale 2024 sulla povertà in Italia

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È stato presentato lo scorso 19 giugno a Roma il Report statistico nazionale 2024 sulla povertà in Italia.

Quelli presentati da Caritas Italiana non sono solo “numeri”, sono soprattutto 269.689 “volti” di poveri, che a loro volta rappresentano altrettante famiglie, dato che la presa in carico risponde sempre alle esigenze dell’interno il nucleo familiare.

Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana sulla povertà in Italia valorizza le informazioni provenienti da 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane. Si tratta peraltro solo di quelli già in rete con la raccolta dati, dal momento che i servizi e le opere sui territori sono in realtà molti di più. Ne emerge una fotografia drammatica che chiama all’impegno di tutti.

In sede di ripartizione dei fondi 8xmille nel 2024, sono stati assegnati dall’Assemblea dei Vescovi alle diocesi per la carità 150 milioni di euro anche a supporto delle Caritas diocesane.

«Questo secondo Report statistico si colloca in un tempo particolare, segnato da vicende che toccano le nostre comunità. Da un lato le crisi internazionali che condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e lo sviluppo di percorsi di pace, dall’altro l’incessante aumento della povertà e la forte incidenza di situazioni di rischio e vulnerabilità. Di fronte a questi scenari la Chiesa continua a sognare e ad affermare un umanesimo autentico, secondo cui ogni essere umano possa realizzarsi pienamente, vivendo in un mondo più giusto e dignitoso», sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello.

Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%. Crescono invece le persone con povertà “intermittenti” e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il “dentro-fuori” la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.

Chi si rivolge alla Caritas? Si tratta di donne (51,5%) e uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non è dunque solo la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore povero. Inoltre, la percentuale dei percettori del Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà sostituita oggi dall’Assegno di Inclusione, si attesta al 15,9%, dato in calo rispetto al 2022 e soprattutto al 2021: allora i beneficiari corrispondevano rispettivamente al 19,0% e al 22,3%.

In termini di risposte, le azioni della rete Caritas sono state numerose e diversificate. Complessivamente sono stati erogati oltre 3,5 milioni di interventi, una media di 13 interventi per ciascuna persona assistita (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 73,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc.); l’8,9% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 7,3% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 5,2% il sostegno socio-assistenziale; l’1,7% interventi sanitari.

Il Report contiene anche tre focus tematici che analizzano nello specifico la povertà delle famiglie con bambini, indagine condotta in collaborazione con Save the Children, la condizione delle persone senza dimora e di quelle in solitudine, in particolare gli anziani. «È compito statutario di Caritas Italiana – ricorda il presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli – realizzare studi e ricerche sui bisogni delle persone, per aiutare a scoprirne le cause, per preparare piani di intervento, soprattutto in un’ottica di prevenzione. Questo è l’intento del Report che presentiamo. Una raccolta di dati che è stata realizzata grazie all’impegno degli operatori e dei volontari dei nostri Centri di ascolto e con la collaborazione delle persone in stato di bisogno che ci hanno consegnato la loro situazione. Studi e ricerche sono da condurre in collaborazione con altri e nel quadro di una programmazione pastorale unitaria, per animare le nostre comunità e per stimolare l’azione delle istituzioni civili a un’adeguata legislazione. La Caritas tiene molto, accanto ai bisogni, a evidenziare le risorse. Questo Report va letto insieme alle nostre ultime pubblicazioni che raccontano la ricchezza del volontariato, in particolare, quello dei giovani».

Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana è disponibile su www.caritas.it

8xmille / Pubblicato il podcast “Oltre il Buio”

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È disponibile il primo episodio della miniserie podcast “Oltre il Buio”, dedicato alle opere 8xmille e disponibile su Spotify, Amazon Music e Apple Podcast

La prima puntata parla del restauro a Gubbio, “La Madonna del Prato di Gubbio: rinascere dopo il terremoto”. Di seguito i link alle varie piattaforme:

OnePodcast (solo da app)

OnePodcast – canale YouTube

Spotify

Amazon Music

Apple Podcast

 

 

 

8xmille / Accanto ai migranti e ai rifugiati

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“Come il popolo d’Israele al tempo di Mosè, i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo…trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione”. Papa Francesco, nel Messaggio per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, descrive così la sofferenza di milioni di persone che lasciano le loro case e i loro affetti.

Secondo il Rapporto Global Trends 2024 dell’Unhcr, agenzia dell’Onu per i rifugiati, negli ultimi 10 anni sono raddoppiate, soprattutto a causa di vecchi e nuovi conflitti, e a maggio erano 120 milioni.

Dal 1991, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, la Chiesa cattolica italiana, grazie ai fondi dell’8xmille, ha cercato di accompagnarle e dare loro conforto finanziando 166 progetti specificamente a favore di migranti e rifugiati in 31 Paesi per un totale di oltre 31,5 milioni di euro.

Nell’ultimo Rapporto del “Norwegian Refugee Council” (NRC), pubblicato lo scorso 3 giugno – a ridosso della Giornata mondiale del Rifugiato delle Nazioni Unite – sono elencate le dieci crisi di sfollati più dimenticate al mondo, con numeri in aumento e bisogni crescenti. Si tratta sempre di emergenze croniche, con migrazioni, violenza, fame e mancanza di servizi essenziali.

Nove riguardano Paesi africani e una l’Honduras dove – a causa della violenza diffusa, del crimine organizzato e degli shock climatici – ben 3,2 milioni di persone necessitano di aiuti umanitari. Il Paese è un punto di transito per molti migranti diretti verso il nord, di cui spesso si perdono le tracce.

La Chiesa locale da oltre 30 anni sostiene i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le famiglie nei loro bisogni fondamentali e nel richiedere il rispetto dei loro diritti. Grazie al contributo dell’8xmille, ha potuto aiutare anche tante famiglie di migranti scomparsi riunite in comitati nella costante ricerca di verità, giustizia e riparazione. Come quello di El Progres, vicino al villaggio di Guaymas, dove vive Doña Isaura, dal maggio 2004 alla ricerca di suo figlio Oscar René. Ricorda che nell’ultima comunicazione lui le ha detto di non preoccuparsi perché stava bene, stava lavorando in Messico e avrebbe cercato di tornare il prima possibile. In tutti questi anni non ha più sentito suo figlio, né la parola “Viejucha”, come lui la chiamava affettuosamente. Sin dal primo momento è stata accolta nel comitato con molta solidarietà, si è sentita parte di un gruppo. “Come madre – dice – conosco molto bene il dolore che si prova ogni giorno nel non sapere nulla di un figlio. Ma camminando insieme tutto diventa più sopportabile e prima o poi avremo delle risposte”.

Volti, testimonianze di vita, di sogni, in ogni angolo del mondo

Spesso i rifugiati sono costretti a vivere per anni, decenni, in campi profughi in condizioni precarie. Come accade a Kakuma, nel nord del Kenya, vicino al confine con l’Uganda e il Sud Sudan. “Mio marito – racconta Mary che è scappata dal Sud Sudan – è morto durante gli scontri. Una notte hanno attaccato il nostro villaggio. Allora ho preso tutti i miei figli con me, abbiamo raccolto quel poco che ci era rimasto e siamo scappati. Ho avvolto in fasce intorno al mio corpo il più piccolo che aveva pochi mesi e quello poco più grande di lui l’ho caricato sulle spalle. I cinque figli più grandi camminavano con me, cercando di rimanermi il più vicino possibile. Abbiamo camminato per mesi; ogni tanto siamo riusciti a fermarci per qualche settimana cercando di recuperare le forze, qualcosa da mangiare e soprattutto qualche soldo per continuare il viaggio. Siamo arrivati al campo di Kakuma dopo circa quattro mesi. Siamo qui da molto, la situazione non è migliorata. Ci sono molte famiglie, anche con figli disabili, e donne sole. Siamo di etnie e di aree di origine diverse, ma tutti portiamo i segni di grandi violenze subite e cerchiamo di aiutarci”.

Anche la Terra Santa è da sempre, e oggi ancor di più, teatro di violenze e di migrazioni. La famiglia di Mohammad, ad esempio, dalla Palestina è fuggita in Libano, la “Terra dei cedri”, che oltre ai campi palestinesi accoglie ancora centinaia di migliaia di rifugiati siriani. Da quando è nato Mohammad vive lì, ma sa bene che le sue radici sono in Palestina. “L’esplosione del porto di Beirut il 4 agosto del 2020 – racconta – ha spazzato via la vita e la quotidianità di moltissime persone. Nonostante le nostre difficoltà, noi rifugiati palestinesi siamo rimasti al fianco del popolo libanese in questa tragedia che si è aggiunta alla terribile crisi economica e sociale del Paese. Abbiamo lavorato mesi per aiutare la città e la sua gente a rialzarsi dal dolore e dalle macerie”.

Nel dolore e nella sofferenza fiorisce comunque la solidarietà e la Chiesa cerca di mantenere accesa la speranza nella storia di tante persone. Succede ad Ankawa, l’unico quartiere cristiano alla periferia di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Nel caldo spietato e cocente dell’estate irachena, il 6 e 7 agosto 2014, la zona è stata al centro dell’attenzione internazionale: circa 75.000 sfollati sono arrivati lì per scappare dalla furia dell’Isis. Mosul, l’epicentro degli attacchi, era a soli 85 chilometri di distanza. Nonostante la drammaticità della situazione l’arcivescovo cattolico caldeo Bashar Warda di Erbil, con determinazione, è riuscito a far crescere un grande seme di speranza, realizzando, grazie anche al sostegno della Chiesa italiana, l’Università di Erbil. Senza questa opportunità molti giovani sfollati sarebbero stati condannati alla diaspora. A dieci anni dall’avvio, oggi l’Università ha 11 corsi di laurea altamente correlati al mercato del lavoro, 590 studenti (24% musulmani, 14% yazidi), il 59% dei quali donne. “Amo l’università perché è aperta a tutti, c’è libertà di parola e fornisce un’istruzione avanzata”, dice Mohammed, uno studente musulmano. “È una comunità mista e ogni giorno apprendiamo cose nuove sentendoci arricchiti dall’incontro, dal confronto, dalla cultura degli altri”, aggiunge Almas, uno studente yazida, la minoranza etnico-religiosa di lingua curda. Con l’accreditamento universitario, osserva Rolan, studente cattolico caldeo, “potrò avere opportunità di lavoro in futuro e sviluppando nuove competenze potrò aiutare il mio Paese, sentendomi parte integrante del tessuto sociale”. L’Università è dunque un ambiente che consente ai giovani di tutte le fedi di dialogare, di studiare e vivere insieme. E apre prospettive di futuro per comunità capaci di trarre linfa dalle differenze.