vai all’articolo
Vi proponiamo l’ultimo contributo scritto da don Roberto Laurita su Catechisti Parrocchiali di febbraio 2023 dal titolo
IL SOVVENIRE NEL CAMMINO SINODALE
Dice un proverbio africano: «Se vuoi camminare più veloce, cammina da solo. Ma se vuoi andare più lontano, cammina insieme». Ecco perché la Chiesa italiana si sta impegnando in un percorso di «sinodalità». La parola, che viene dal greco, evoca l’esperienza del «camminare insieme». Lo abbiamo provato tutti. Quando si percorre un sentiero da soli ci si sente liberi di ritmare come si vuole il passo. E ci si sente eroi, che affrontano da soli la montagna. Ma basta un banale incidente, una svista, uno sbaglio, per trovarsi in seria difficoltà. Andare insieme impone tanti limiti: aspettare chi procede più lento, occuparsi di chi ha qualche male… Ma, qualsiasi cosa capiti, si sa che, in qualche modo, si arriverà. Ed è per questo che vale la pena procedere insieme.
Gesù non faceva tutto da solo. Aveva una famiglia di amici, a Betania, su cui poteva contare: Marta, Maria e Lazzaro. Ma c’era anche un gruppo di donne che lo seguiva e provvedeva a lui, agli apostoli, e alle loro necessità. Luca ci ricorda il loro nome: Maria, chiamata Maddalena, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre (8,13).
DUE ORGANISMI CHIAMATI A COLLABORARE
Cosa fare per assicurare che in una comunità si «cammini insieme»?
Nelle parrocchie ci sono due strumenti importanti a questo proposito: il Consiglio pastorale parrocchiale (CPP) e il Consiglio per gli affari economici della parrocchia (CPAE).
Il CPP è un punto di riferimento essenziale perché offre gli orientamenti e delinea le scelte importanti per la vita di una comunità. Il CPAE individua gli strumenti e le risorse di cui la parrocchia ha bisogno, tenendo presenti gli orientamenti del CPP.
Se il CPP ritiene prioritario per la parrocchia l’impegno per la catechesi, deve essere naturale che il CPAE impieghi le poche o tante risorse disponibili per questo scopo. Per esempio: sistemando adeguatamente le aule per gli incontri di gruppo, acquistando il materiale didattico, ecc.
«CONSIGLIARE» PER FACILITARE «LA COMUNIONE»
La comunità parrocchiale deve essere amata e sostenuta da coloro che la compongono. Un aiuto prezioso lo offrono coloro che fanno parte dei due Consigli indicati. Ma questi hanno bisogno dell’apporto di tutte le persone in grado di dare suggerimenti, di offrire collaborazione.
Così il gruppo dei catechisti non esenta la famiglia dall’impegno di trasmettere la fede, il coro non può fare a meno dell’apporto di tutta l’assemblea, il gruppo Caritas ha bisogno dell’aiuto di tutti con denaro, vestiario, cibo; allo stesso modo i consigli parrocchiali stimolano la corresponsabilità di tutti. Senza trascurare quell’aspetto della responsabilità verso la propria parrocchia che consiste nel non farle mancare le risorse indispensabili, tenendo conto dei costi necessari per realizzare qualsiasi iniziativa.
Nel vecchio catechismo c’era una norma, fra i cosiddetti precetti della Chiesa, che potrebbe essere così riespressa: «Non far mancare alla tua parrocchia, secondo le tue possibilità, il tuo contributo perché essa possa far fronte alle necessità delle sue strutture e dei suoi servizi».
PARLARE DI SOLDI
Parlare di soldi non è facile. Gli appelli per questa o quella iniziativa importante della comunità cristiana producono una reazione negativa, spesso tanto immediata quanto immotivata («Chiede sempre soldi!»). Come affrontare questo argomento spinoso nel modo migliore?
La strada maestra consiste nel saper fare un uso buono, corretto, trasparente e solidale delle risorse, cioè dei soldi che le sono affidati. Solo quando questo avviene qualsiasi richiesta di soldi può partire col piede giusto.
Rendere conto dell’amministrazione della parrocchia, quindi, diventa un’operazione non solo obbligatoria, ma anche utile per instaurare un rapporto corretto con i fedeli. Naturalmente questo significa fornire i bilanci annuali dettagliati, che rendano ragione delle entrate (offerte) e delle uscite (spese). In ogni caso i consigli devono porsi alcune domande: Attraverso quali iniziative è possibile far conoscere i nostri lavori all’intera comunità parrocchiale? In quale modo sollecitare tutti i fedeli a esprimere le loro aspettative e i loro bisogni? Quali persone potrebbero farsi carico della raccolta dei soldi destinati alle iniziative?
In fondo uno degli obiettivi dei «Cantieri di Betania» (seconda tappa del percorso sinodale), quello «della strada e del villaggio», non consiste proprio nell’intercettare bisogni e attese del territorio?
«SOVVENIRE» E «UNITI NEL DONO»
Non sono solo due slogan efficaci. Il card. Matteo Zuppi li ha riassunti in due frasi: «La Chiesa è casa tua» e «Dare una mano ai sacerdoti è bello». Se il primo si realizza attraverso l’8xmille alla Chiesa cattolica (al momento della dichiarazione dei redditi), il secondo ricorre alle offerte che i singoli possono fare all’Istituto di Sostentamento del Clero e dedurre dalle loro tasse.
Se la Chiesa è casa mia, posso tirarmi indietro quando ci sono importanti progetti da realizzare? Chi trova, per esempio, alloggi per i papà separati dalle loro famiglie, per anziani che non riescono a pagare l’affitto, per chi è stato licenziato dopo tanti anni di lavoro, per giovani con impiego precario, per famiglie in povertà? L’8xmille ha consentito di realizzare progetti a loro favore.
Se dare una mano ai sacerdoti è bello, perché privarsi della gioia di aiutare un prete ad affrontare i disagi della sua parrocchia, a creare spazi per l’incontro, a prendersi cura dei più fragili?
Anche questo è un modo concreto per camminare insieme.