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La lettera di ringraziamento e di auguri che il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Matteo Zuppi, ha indirizzato a tutti i donatori, a quanti cioè sostengono con le loro offerte il lavoro dei sacerdoti in Italia e nei paesi del mondo in cui operano come ‘fidei donum’.
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Carissimi donatori,
busso alla porta della vostra casa per condividere la gioia della Resurrezione. È un annuncio che apre alla gioia e alla condivisione. E, come per i discepoli, suscita trepidazione e mette in movimento per portare la bella notizia ai fratelli e alle sorelle. Tutti insieme celebriamo la vita che vince la morte. È proprio quando le ombre scure sembrano soffocare gli sprazzi di luce che si aprono orizzonti inimmaginabili. La Pasqua è la festa di chi sa osare, di chi persiste nella fede, di chi vive ogni giorno e s’impegna per rendere vivo il saluto del Risorto: “Pace a voi!”.
Entro nella vostra casa per uscire insieme a voi e bussare ai vicini: abbiamo bisogno di essere comunità viva, che celebra e fa festa, alimentando il lume della speranza contro le logiche della violenza e del non senso. Purtroppo, in diversi luoghi del mondo, come in Ucraina e in Terra Santa, la fiammella della speranza è continuamente minacciata dal vento della guerra. Quanti crocifissi, quanti corpi feriti, quanto dolore! «Non possiamo chiudere l’orecchio al grido di questi fratelli e sorelle che soffrono per la guerra», ripete continuamente Papa Francesco.
Usciamo, allora, e corriamo insieme per costruire la pace.
La Pasqua ci aiuta a comprendere che per i cristiani non si tratta di un ideale, ma del primo dono del Risorto. È un impegno che non accetta deroghe. Nel contesto internazionale quello della pace è certamente un dovere dei “grandi” della Terra, ma chiama in causa ciascuno di noi. Ognuno deve essere operatore di pace, artigiano di pace. Dobbiamo trasformare la sofferenza causata dalla guerra nella nostra sofferenza. Chiedere la pace vuol dire fare nostre le lacrime di tutti i fratelli e le sorelle che soffrono e che vengono privati del loro futuro; vuol dire coinvolgersi personalmente perché solo da cuori pacificati può sgorgare il desiderio di pace; vuol dire – come ricorda il Papa – sentire «la responsabilità di pregare e di costruire la pace» per i bambini, per i più piccoli, per i più deboli. L’ansia della pace è un grido che diventa preghiera. Non stanchiamoci di invocare il dono della pace, di educarci alla pace, a partire dalle nostre case, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità.
Tanti fratelli sacerdoti ascoltano e consolano, asciugano lacrime ed abbracciano, sostengono e accompagnano, confortano e benedicono.
Accade ogni giorno lungo le strade delle nostre comunità, in tante case sparse nelle nostre città, come in tutti gli angoli del pianeta. Anche così la pace germoglia e cresce, nel silenzio e nel nascondimento, contro ogni apparente evidenza. A nome di ciascuno di loro, permettetemi di dirvi il mio grazie per essere loro vicino.
Entriamo ora nella casa dei vicini e auguriamo insieme: “Buona Pasqua”. Diamo linfa ai germogli di bene, accoglienza e mitezza che già abitano nel nostro intimo, ma che sono a volte soffocati da egoismi e chiusure. Il Signore è risorto per ciascuno di noi: affrettiamoci verso i fratelli e le sorelle, tendiamo le mani per accarezzare i loro volti, doniamo il sorriso della speranza.
Non cediamo alla rassegnazione e allo sconforto, ma rendiamo possibile la solidarietà, generando legami di fraternità e prendendoci cura degli ultimi, di chi è piccolo e di chi soffre per la guerra senza nemmeno sapere il perché.
Auguri di Buona Pasqua!
Matteo Card. Zuppi
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana