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Nel silenzio della campagna laziale, tra le colline che circondano Nazzano, si sta scrivendo una storia di speranza e inclusione sociale. Qui, su ciò che resta di un antico convento, è nata una realtà innovativa che coniuga assistenza, accoglienza e inserimento lavorativo per adolescenti e giovani adulti con autismo e disagio psichico. La struttura residenziale, gestita dalla cooperativa sociale Il desiderio di Barbiana, accoglie minori e giovani provenienti da contesti di fragilità, offrendo loro non solo un tetto, ma un cammino di crescita, formazione e autonomia.
Il progetto prende le mosse nel 2019 con l’apertura della Comunità Alloggio “Antenna 00100” e il Gruppo Appartamento “Antennina 00100”, strutture socioassistenziali che ospitano in tutto 18 fra minori e giovani adulti con autismo o grave sofferenza psichica.
“Accogliamo bambini e ragazzi, appartenenti a tre fasce d’età comprese tra i 7 e i 25 anni, – spiega Emanuele Cicuti, fondatore e direttore terapeutico del Desiderio di Barbiana – che vivono situazioni di disagio profondo, spesso senza il supporto di famiglie in grado di seguirli. Qui trovano una casa e un ambiente protetto, ma soprattutto un luogo in cui poter costruire il proprio futuro”.
L’iniziativa, realizzata con il contributo dei fondi 8xmille della Chiesa cattolica da Il desiderio di Barbiana, cooperativa sociale con la quale la Diocesi di Civita Castellana ha un contratto di ATS per la gestione delle attività d’inclusione socio lavorative, offre risposte concrete a situazioni complesse, in cui la sofferenza psicologica e il malessere che ne conseguono si intrecciano con fenomeni di esclusione sociale ed emarginazione. Sono 45 gli adolescenti e giovani che frequentano le attività diurne e percorsi di inserimento lavorativo.
L’intervento della cooperativa non si limita alla sola assistenza: ogni giovane è accompagnato in un percorso personalizzato che tiene conto delle sue inclinazioni e potenzialità. Il lavoro non è inteso come semplice strumento riabilitativo, ma come mezzo per restituire dignità e autonomia. L’inclusione sociale, infatti, non può prescindere da un’opportunità lavorativa reale, che permetta di superare la condizione di dipendenza e di esclusione.
“La nostra attività è resa possibile grazie all’impegno di 35 operatori e molti volontari. – aggiunge Cicuti – La nostra forza risiede nel lavoro di équipe di tipo multidisciplinare, composta da professionisti di varie discipline: educatori, psicologi, logopedisti, psicomotricisti, assistenti sociali, psichiatri ed esperti delle discipline musicali nonché delle tecniche di riabilitazione con gli animali (I.A.A.). Ciò che conta non è la specializzazione universitaria o teorica di ciascuno, quanto piuttosto il desiderio soggettivo che lo anima nel lavoro e la disponibilità a prendersi cura del soggetto con disagio e sofferenza psichica”.
L’approccio dell’assistenza è basato su un partenariato tra il bambino/ragazzo e l’adulto, tenendo conto delle preferenze, delle scelte, delle invenzioni e delle soluzioni trovate dal soggetto stesso.
Oltre ad occuparsi degli utenti inviati dalle ASL e/o delle famiglie, la cooperativa promuove progetti che possano favorire opportunità di lavoro.
In questa logica è nato, nel 2020, “L’Abbarrato”, un birrificio artigianale che oggi produce circa 1.000 litri di birra al mese. I ragazzi sono coinvolti in tutte le fasi della produzione: dalla selezione delle materie prime alla fermentazione, fino all’imbottigliamento e alla vendita. Il birrificio ha anche un e-commerce dedicato, gestito direttamente dai giovani con il supporto degli operatori.
Nel 2022 ha preso vita un’altra iniziativa: Farfood, un agriturismo sociale che combina ristorazione e coltivazione biologica. Qui i ragazzi si occupano della produzione di ortaggi e materie prime a Km 0, utilizzate poi nella cucina del ristorante, aperto nei weekend e attivo dalla primavera all’autunno. Con una capienza di 60 posti, Farfood rappresenta un’occasione concreta per mettere alla prova le capacità dei giovani in un contesto lavorativo reale, a contatto con il pubblico.
“La nostra sfida è far sì che questi ragazzi possano non solo lavorare, – conclude Cicuti– ma sentirsi parte di una comunità. Troppo spesso le persone con autismo o disagio psichico vengono relegate ai margini della società. Noi vogliamo dimostrare che possono avere un ruolo attivo, costruirsi una professionalità e contribuire al bene comune”.
Di fronte alle crescenti richieste di accoglienza, la Diocesi ha avviato un nuovo progetto per l’apertura di altre due strutture, situate in immobili di proprietà. L’obiettivo è ampliare l’offerta di servizi, garantendo accoglienza e percorsi di autonomia a un numero sempre maggiore di giovani in difficoltà.
Quello nato a Nazzano è un modello di inclusione che potrebbe essere replicato in altri territori. L’idea di fondo è chiara: non basta offrire un rifugio ai più fragili, ma occorre costruire percorsi di vita che restituiscano dignità e futuro. In un’epoca in cui la marginalità rischia di diventare una condanna definitiva, esperienze come questa dimostrano che, con un accompagnamento adeguato e una rete solidale, è possibile trasformare il disagio in opportunità.
Nel piccolo borgo laziale, tra i filari di un orto coltivato con cura e le botti di un birrificio artigianale, ogni giorno si rinnova una promessa: nessuno deve essere lasciato indietro.
