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8xmille / Il “Pastificio Futuro” di Roma: un progetto di rinascita per giovani detenuti voluto anche da Papa Francesco

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Tra le ultime opere di bene compiute da Papa Francesco prima della sua morte, spicca la donazione di 200mila euro – dal suo conto corrente personale – per garantire la sopravvivenza del “Pastificio Futuro”: lo stabilimento di pasta secca artigianale che impiega i detenuti del carcere minorile di Roma “Casal del Marmo”. Il progetto era nato nel 2013 dall’impegno del cappellano, padre Gaetano Greco, in risposta all’esortazione di Papa Francesco, pronunciata durante una sua visita al carcere, che aveva invitato i ragazzi a “non avere paura di diventare artigiani di sogni e di speranza”.

Il laboratorio di 500 metri quadri, ideato dalla Cooperativa sociale Gustolibero Onlus, è stato sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana con l’8xmille e da Caritas Italiana, in sinergia con la Direzione dell’Istituto penale minorile Casal del Marmo, il Centro della Giustizia minorile Lazio-Abruzzo-Molise, il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, le Diocesi di Roma e di Porto-Santa Rufina.

In occasione dell’inaugurazione, nel novembre 2023, Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Presidente della CEI, aveva dichiarato: “Crediamo nell’uomo. L’uomo può cambiare: ci vuole cura, ci vuole l’educazione che, come ricorda il Papa, è la forza più radicale per la trasformazione del mondo. E tanto più il mondo è infiammato tanto più abbiamo bisogno di offrire esempi di educazione perché il diamante che è nel cuore di ciascuno possa risplendere”, sottolineando, inoltre, che “il lavoro è la forma di educazione più significativa”. “Attraverso il lavoro – aveva aggiunto – si impara ad amare se stessi, gli altri, coloro che serviamo attraverso il contributo della nostra fatica, come il cibo che viene consumato per soddisfare le proprie esigenze di vita, per instaurare rapporti di amicizia e per guardare con fiducia al futuro”.

8xmille / Scadenze fiscali 2025

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SCADENZE 2025 (aggiornato al 28 aprile 2025) 

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RIEPILOGO ANNO 2025 

Modelli
Termini
Modelli 730 inviati dai CAF/intermediari  

Dal 30 aprile al 30 settembre

 

Modelli Redditi inviati dai CAF/intermediari  

Dal 30 aprile al 31 ottobre

Modelli Redditi cartacei inviati dai contribuenti  

Dal 30 aprile al 30 giugno

Modelli 730 precompilati e modello Redditi precompilato inviati direttamente via web dal contribuente  

Dal 15 maggio al 30 settembre (modello 730)

Dal 15 maggio al 31 ottobre (modello Redditi)

 

 

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Insieme alle persone con disabilità

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Trecento progetti specifici in 64 Paesi, per circa 38 milioni di euro. Sono le iniziative che hanno generato e moltiplicato inclusione, favorendo l’accessibilità, la vita autonoma, e promuovendo la dignità e la valorizzazione dei talenti delle persone con disabilità, realizzate grazie ai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Lo evidenzia il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, in occasione del Giubileo delle persone con disabilità in programma dal 28 al 30 aprile.

Secondo i dati dell’OMS, nel mondo oltre un miliardo di persone vive con una forma significativa di disabilità, pari a circa il 15% della popolazione globale. Di queste, almeno 240 milioni sono minorenni. Le persone con disabilità soffrono disuguaglianze dovute allo stigma, alla discriminazione, alla povertà, all’esclusione dall’istruzione e dal lavoro e alle difficoltà all’interno del sistema sanitario stesso.
“Questa settimana abbiamo svolto un’attività speciale. Abbiamo creato vasi personalizzati e piantato semi, ma il significato è andato ben oltre. Ognuno ha inserito all’interno del vaso un augurio speciale per la persona che riceverà la pianta. È stato un momento di creatività, amore e riflessione, in cui abbiamo piantato non solo semi, ma anche speranza, affetto e sogni per il futuro. Ogni vaso porta con sé un’intenzione unica, a simboleggiare che, proprio come le piante, i nostri desideri possono fiorire con cura e dedizione”. Gli occhi di Fabiana brillano mentre racconta di questi piccoli semi che parlano di relazione, cura, attenzione, reciprocità. A San Paolo, in Brasile, oltre 40 anni fa un gruppo di madri del Parco Santa Madalena ha dato avvio al NASCE – Nucleo di Supporto Sociale al Cantinho della Speranza. Oggi è una struttura a servizio di persone con disabilità e giovani in situazione di esclusione sociale, nell’ambito educativo, culturale, di svago e professionale. In 5 centri vengono accolte ogni mese in media 240 persone con disabilità tra i 7 e i 60 anni. “Il nostro team – aggiunge – è composto da psicologi, pedagogisti, assistenti sociali ed educatori e promuove attività basate sulle esigenze di ciascuno, offrendo così un ambiente propizio per il loro sviluppo. Ogni giorno viene proposta un’attività diversa: cucina, riciclaggio di vetro, informatica, attività di espressione corporea, karate e giochi. Tutte queste attività cercano di promuovere il miglioramento della coordinazione motoria, l’autonomia e l’indipendenza”.

Fondamentale è anche il lavoro con le famiglie e con le comunità locali sulla sensibilizzazione per innescare un cambiamento di mentalità. In molti Paesi, infatti, le persone con disturbi fisici o psichici sono costrette a vivere nell’ombra, ai margini, spesso vittime di violenze e persecuzioni. Lo ha sperimentato Grace, in Kenya, che sintetizza così la sua storia: “Sono nata in un piccolo villaggio e fino all’età di otto anni posso dire che ero una bambina serena. Ad un tratto ho cominciato a sentire le mie gambe sempre più stanche e deboli. Nessuno capiva cosa mi stesse capitando, dicevano che la mia famiglia era stata colpita da una maledizione. Tutti erano arrabbiati con me, mia madre non mi parlava e mi teneva nascosta in casa. Così per tre anni sono rimasta lì, senza poter uscire e vedere nessuno”. Nonostante tutto anche per lei si è accesa una luce di speranza. “Un giorno a casa mia sono venuti dei volontari di un centro di riabilitazione, il St. Martin di Nyahururu. La prima volta mia madre non li ha nemmeno fatti entrare in casa, ma loro sono tornati e hanno assicurato che portandomi nel loro centro mi avrebbero aiutato, avrei potuto cominciare la riabilitazione ed evitare che la malattia peggiorasse. Così è stato e lì ho anche potuto studiare insieme a tanti altri ragazzi”. Una storia che rappresenta uno dei tanti percorsi di crescita e di speranza sostenuto dal CPPD, il Programma per persone con disabilità del Saint Martin, che segue ogni anno più di 1.000 bambine e bambini con disabilità, grazie a operatori, centinaia di volontari e il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità.

Un lavoro certamente faticoso che necessita di pazienza e sforzo condiviso, ma che è essenziale per creare le condizioni per l’integrazione delle persone con disabilità affinché vengano percepite come risorsa o comunque prese in carico in modo inclusivo dalla propria comunità. Come ha più volte sottolineato Papa Francesco, ogni persona, per quanto fragile, è portatrice di un valore intrinseco e siamo chiamati a restituire “alle persone, a tutte le persone, emarginate dalla disabilità o dalla fragilità il loro posto all’interno di una comunità fraterna e gioiosa”.

8xmille / A Lodi Casa Regina Pacis, un rifugio di speranza per donne in difficoltà

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Non solo luogo di accoglienza, ma anche spazio di incontro e di dialogo interculturale. Questa la finalità della Casa Regina Pacis, fortemente voluta dalla Diocesi di Lodi, che accoglie donne in difficoltà favorendone l’inclusione sociale.

Situata nel cuore di Lodi, nel popolare quartiere Borgo, in via San Giacomo 15, la Casa offre una prima accoglienza temporanea a donne maggiorenni, aiutandole in un regolare inserimento nel territorio. Nata come opera Caritas dell’Anno Giubilare 2000, recentemente ristrutturata e rinnovata, grazie al prezioso contributo dei fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, la struttura, simbolo tangibile di solidarietà e inclusione, offre un rifugio a donne, provenienti da diverse parti del mondo. La sua missione è chiara: non limitarsi a fornire un riparo, ma costruire un percorso di integrazione sociale e autonomia personale. Qui, ogni persona accolta trova non solo un tetto e pasti caldi, ma anche un supporto concreto per ricostruire la propria esistenza attraverso percorsi formativi, assistenza psicologica, legale e sanitaria.

L’inaugurazione dei nuovi spazi, avvenuta l’8 marzo 2024, in concomitanza con la Giornata Internazionale della Donna, ha rappresentato un ulteriore passo avanti in questo cammino di accoglienza. Il vescovo di Lodi mons. Malvestiti ha voluto ribadire come questa struttura, ufficialmente intitolata in quell’occasione “Casa Regina Pacis”, incarni i valori evangelici della carità e dell’amore per il prossimo, offrendo a chi è più fragile la possibilità di riscoprire la propria dignità.

“Questo evento ha segnato non solo un traguardo importante per la struttura, ma anche un rinnovato impegno verso l’integrazione – spiega Luca Servidati, responsabile comunicazione della Caritas Lodi – L’obiettivo principale è quello di facilitare l’inserimento delle giovani nel territorio lodigiano fornendo non solo un tetto, ma anche un supporto completo per il loro percorso di vita.  Grazie alla significativa ristrutturazione, realizzata con il fondamentale contributo dell’8xmille alla Chiesa cattolica, i due piani superiori dell’edificio sono ora interamente dedicati all’accoglienza, con una cucina e un’area comune. Al piano terra, invece, sono stati allestiti locali per riunioni, un ufficio per richiedenti asilo, uno spazio per i volontari e un emporio solidale”.

La Casa Regina Pacis rappresenta un faro di speranza per tutte quelle donne che, in fuga da situazioni difficili, cercano un luogo sicuro dove poter ricominciare a immaginare un futuro.

“Le ospiti sono molto giovani, under 30. spiega Chiara Galmozzi, referente della Casa Ogni donna che accogliamo porta con sé una storia unica. Molte hanno dovuto lasciare la loro terra, la loro famiglia, affrontare viaggi lunghi e pericolosi. Qui non sono numeri, ma persone con un valore inestimabile, degne di essere ascoltate, accompagnate e sostenute. Le guidiamo per le pratiche burocratiche, per l’assistenza sanitaria e nei percorsi formativi. L’ospitalità dura in media due anni e quando escono di solito c’è una buona possibilità di inserimento”.

Le provenienze sono variegate: paesi dell’Est Europa, Asia, Africa e America Latina. Alcune arrivano direttamente dai centri per richiedenti asilo, altre vengono indirizzate da servizi sociali o associazioni del territorio.

In questi anni sono tantissime le storie – prosegue la referente – che quei muri hanno custodito: decine di vite che in quel luogo si sono prima incrociate, poi incontrate, a volte scontrate e infine capite, scoperte, amate. Questo perché Casa Regina Pacis non è solo una casa, ma è uno spazio di scambio tra culture, un momento di dialogo tra religioni e tradizioni differenti, occasione di convivialità tra etnie, per alcune è una vera e propria famiglia”.

La casa offre un accompagnamento nel cammino di inserimento e integrazione grazie alla presenza di tre operatrici dedicate (un’educatrice, una mediatrice culturale e un’operatrice sociale). Per le persone straniere accolte è previsto un aiuto all’apprendimento dell’italiano e delle norme fondamentali per la convivenza.  Durante alcuni periodi intensi dell’anno, come la Quaresima, la struttura ospita giovani e gruppi di catechesi che condividono momenti di convivialità con le ospiti, promuovendo così una maggiore comprensione e integrazione.

Questo progetto rappresenta un esempio tangibile di come la cura degli spazi fisici e la riorganizzazione dei servizi possano incidere positivamente sul benessere delle persone, promuovendo al contempo un cambiamento di paradigma nelle modalità di accompagnamento in vista di un inserimento lavorativo. “Dietro l’accoglienza femminile Regina Pacis a Lodi, risplendono i valori più profondi del Vangelo, – conclude Servidati– incarnati in gesti di amore e solidarietà. Questo luogo è molto più di un rifugio temporaneo: è una casa che abbraccia con calore, dove ogni donna accolta è riconosciuta come portatrice di una dignità inviolabile. In un mondo spesso indifferente, la Casa Regina Pacis diventa testimonianza viva della cura che il Signore ha per ciascuno dei suoi figli, specialmente per chi è più fragile”.

Casa Regina Pacis è un punto di riferimento anche dopo il termine dell’esperienza, uno spazio ponte tra l’interno e l’esterno in cui si stimolano processi di inclusione e di crescita personale.

Uniti nel Dono / Anche al quartiere Tamburi soffia il vento della speranza

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Quando si attraversa la Puglia, si capisce subito che si sta per arrivare al quartiere Tamburi di Taranto: il rosso domina il paesaggio. Ma non è il colore del tramonto, né di una pianta particolare. È il rosso delle polveri sottili che si sollevano dalla lavorazione dell’acciaio del più grande complesso siderurgico d’Europa e che nel tempo si sono sedimentate su strade e case.
Ma il quartiere Tamburi non è solo inquinamento. È anche preziosa umanità. “C’è gente perbene che fa sacrifici e, nonostante i loro problemi, non li ho mai visti arrabbiati. Anzi, sono spesso loro a dare coraggio a me. Cercano sempre di risollevarti” – racconta don Alessandro Argentiero.
Da dodici anni è presenza costante nella zona: prima come viceparroco nella parrocchia San Francesco de Geronimo e dal 2021 come parroco nella chiesa dei Santi Angeli Custodi.

Dai primi anni del 2000, il quartiere ha perso circa 10mila abitanti, fuggiti a causa dell’inquinamento, delle tossine, dei fumi. Chi è rimasto fa i conti con disoccupazione, malattie respiratorie, precarietà. Il valore delle case è crollato: oggi la media è di 697 euro al metro quadro. “Molti padri e madri sono in cassa integrazione – racconta il sacerdote –, non possono permettersi di trasferirsi né di portare i figli altrove. Chi resta si ritrova in una zona priva di servizi, senza spazi di aggregazione. La scuola e la parrocchia sono rimasti gli unici luoghi di incontro. La gente mi dice che il quartiere è sulla bocca di tutti ma nel cuore di pochi, perché, al di là dei proclami, manca ancora un piano d’intervento efficace”.

Calcio e danza
Da questa consapevolezza è nata una pastorale di presenza e accoglienza. Si è partiti con il centro di ascolto nato durante la pandemia, che pian piano è diventato un importante punto di riferimento. Le persone hanno iniziato a recarsi in parrocchia non solo per la distribuzione dei viveri, ma anche per ricevere consigli, indicazioni e chiedere come fare per risolvere questioni burocratiche. La ragione principale di questa fiducia sta nel fatto che qui non si sentono giudicate, aldilà di quale sia il proprio vissuto, sanno che c’è qualcuno disposto a offrire aiuto.

Oggi la scuola calcio permette ai bambini di incontrarsi e alle famiglie di intrecciare relazioni. Il grande salone parrocchiale, ristrutturato con i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, ospita molte attività, tra cui una scuola di danza frequentata da 70 bambine. “La gente del quartiere ci ha chiesto qualcosa anche per le ragazzine – riprende don Alessandro –. Così è nata la scuola di ballo. Alcune non frequentano la parrocchia, non hanno vita sacramentale, ma noi accogliamo prima di tutto la persona, senza etichette. Vogliamo loro bene lo stesso. Questa non è la mia parrocchia, è di tutti. Si parte dall’accoglienza e pian piano la famiglia si allarga”.

Dai bambini alle famiglie
In questi anni si è passati da 30 a 200 bambini iscritti al catechismo, con una popolazione parrocchiale di 4000 abitanti. Con i bambini, anche le famiglie si sono riavvicinate. Come quella di Luigi, operaio e padre di tre figli: “Don Alessandro ha seminato qualcosa che mancava da anni. La parrocchia è diventata un’alternativa all’isolamento sociale causato dai cellulari. A casa, mia moglie ed io parliamo con i nostri figli di quello che vivono lì: uscite, incontri, momenti di preghiera…”.

Anche Michela, sua moglie, racconta con entusiasmo: “Don Alessandro non è solo un pastore, è un padre, un fratello maggiore per i nostri figli. Vanno in parrocchia volentieri, si divertono. C’è un clima sereno, gioioso. Le attività parrocchiali mostrano il buon cuore di tante persone, spazzano via i pregiudizi che gravano sul nostro quartiere. Quando entriamo in chiesa, ci sentiamo a casa”.

Il futuro si costruisce giorno per giorno. Il vecchio centro sportivo, troppo vicino all’area mineraria, è stato demolito. Ora il sogno della parrocchia è un nuovo centro polivalente: un luogo sicuro per i giovani, una casa per tutti, dove ritrovare dignità e speranza. Un quartiere che vuole ancora risollevarsi, grazie all’impegno costante e gioioso della sua gente.

(di Giacomo Capodivento, unitineldono.it)

Uniti nel Dono / Roma: anche nella borgata del Quarticciolo c’è ancora futuro

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Il quotidiano Avvenire continua il suo viaggio tra le periferie del nostro Paese e fa tappa anche nella borgata romana del Quarticciolo, dove c’è la parrocchia dell’Ascensione, affidata ai Dehoniani e guidata da padre Daniele Canali. Proponendovi il pezzo di Antonio Mira, vi invitiamo anche a rivedere una puntata de “La casa sulla roccia”, prodotto da Tv2000, andata in onda un paio d’anni fa e dedicata proprio a questa parrocchia.

unitineldono.it

8xmille in parrocchia / Il 4 maggio la Giornata Nazionale

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“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farlo per migliaia di persone” lo slogan scelto per celebrare il prossimo 4 maggio nelle parrocchie la 35.ma Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica dedicata all’8xmille.

Nonostante l’8xmille sia entrato in vigore nel 1990, sono ancora in tanti (quasi 25 milioni) i contribuenti che non esprimono nessuna scelta, perché non sanno che lo possono fare o perché non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi o per la procedura troppo complessa. Tra questi tanti sono cattolici praticanti. I contribuenti che esprimono la loro scelta sono circa 17 milioni, di cui poco più di 12 milioni firmano a favore della Chiesa cattolica.

Inoltre, pochi sanno che i contribuenti esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione (oltre 9 milioni) possono ugualmente effettuare la scelta per la destinazione dell’8xmille dell’Irpef.

Per questo una necessaria sensibilizzazione è importantissima.

Le risorse dell’8xmille sono destinate al culto e alla pastorale, alla carità verso tutte le forme di povertà, alla custodia del patrimonio artistico e culturale delle nostre comunità. Non ultimo, la remunerazione dei sacerdoti è sostenuta per il 70% dai fondi provenienti dall’8xmille, fondi che sono in diminuzione a causa del calo delle persone che firmano a favore della Chiesa cattolica.

Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica può moltiplicare tali benefici a dismisura. È un gesto semplice, non costa nulla.

Per queste ragioni, la prima domenica di maggio, i parroci sono invitati a sensibilizzare i fedeli, nonché a realizzare nella parrocchia un’iniziativa finalizzata ad aiutare coloro che potrebbero avere maggiori difficoltà a firmare. Si tratta del progetto “unafirmaXunire 2025”, che prevede l’assistenza, il ritiro e la consegna delle buste con la “Scheda per la scelta della destinazione dell’8xmille” direttamente in parrocchia contattando l’incaricato diocesano del Sovvenire

Il coinvolgimento e la formazione su questi temi può fare la differenza nel contrastare l’attuale calo delle firme 8xmille.

In allegato alcuni materiali relativi alla Giornata Nazionale. Scarica qui altri materiali informativi

 

In ricordo di Papa Francesco / Agli incaricati del “sovvenire” disse nel 2023: siate segno di unione e amore

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Uno dei momenti più emozionanti del XXXIII Convegno Nazionale degli incaricati diocesani del “sovvenire” sul tema “Avevano ogni cosa in comune” (At 2,44).  Il Sovvenire nel Cammino Sinodale, è stato l’incontro con il Santo Padre avvenuto la mattina del 16 febbraio 2023. Ricordiamo di seguito il discorso che Papa Francesco rivolse ai partecipanti.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Cardinale Zuppi per le sue cortesi parole e saluto tutti voi, che partecipate al Convegno nazionale sul tema «Avevano ogni cosa in comune» (At 2,44). Il Sovvenire nel Cammino sinodale.

Giungendo dai diversi territori d’Italia, portate la ricchezza delle vostre Chiese e la responsabilità di un servizio che trova le sue radici nella prima comunità cristiana. Descrivendola, infatti, il libro degli Atti degli Apostoli dice che i credenti avevano «un cuore solo e un’anima sola» (4,32). La fede in Cristo si traduce nella vita e in scelte concrete, come la comunione dei beni, le donazioni dei propri possedimenti e la distribuzione del ricavato da parte degli Apostoli a favore dei più bisognosi (cfr At 4,34-35). La comunità apostolica incomincia a trasformare il mondo a partire dal nuovo stile di vita improntato al Vangelo. Tutti partecipano, in base ai propri talenti e anche con i propri averi, a questa “rivoluzione evangelica”, che rende visibile a tutti l’amore insegnato e donato da Gesù.

Da allora, le condizioni storiche dell’umanità sono molto cambiate, ma questa dinamica, grazie a Dio, è ancora presente, anche incisiva nella vita della Chiesa e, attraverso di essa, nella società. Essa ha ispirato l’attuale sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia, che voi chiamate Sovvenire e che si può riassumere in due parole: corresponsabilità e partecipazione. Anche in questo tratto di storia nazionale, dalla revisione del Concordato fino a oggi, parecchie cose sono mutate. Eppure, queste due parole – corresponsabilità e partecipazione – mantengono tutta la loro forza e la loro attualità, e anzi aiutano a costruire una Chiesa più solidale e più unita. Corresponsabilità e partecipazione.

Essere membra del Corpo di Cristo ci lega indissolubilmente al Signore e, nello stesso tempo, gli uni agli altri. Ecco, allora, la corresponsabilità. Nella Chiesa nessuno dev’essere solo spettatore o, peggio ancora, ai margini; ciascuno deve sentirsi parte attiva di un’unica grande famiglia. La corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del “si salvi chi può”; è l’antidoto contro ogni forma di discriminazione, contro la tendenza a voler primeggiare a tutti i costi, a guardare solo a sé stessi e non a chi ci sta accanto.

I cristiani si sorreggono a vicenda, chi è più forte sostiene chi è più debole (cfr Rm 15,1) – almeno dovrebbe essere così – : questo significa amare, essere comunità e condividere ciò che si ha, anche i beni materiali e il denaro, perché a nessuno manchi il giusto sostentamento.

Di passaggio ho detto la parola “indifferenza”. Credo che questa è la malattia più brutta che possiamo avere: diventare indifferenti, asettici rispetto ai problemi degli altri, come quei due “ecclesiastici” che sono passati davanti al povero uomo che era stato ferito dai ladri. L’indifferenza: guardare ma non vedere e non voler vedere.

La corresponsabilità implica, dunque, la partecipazione, cioè il coinvolgimento. Come ho detto in altre occasioni, non si può “balconear”, cioè stare alla finestra a vedere la vita che passa. Bisogna prendere l’iniziativa, bisogna rischiare, camminare, incontrare. Solo così possiamo far crescere comunità con il volto di madre e uno stile di fraternità effettiva, dove tutti hanno «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32) e fra loro tutto è comune. Il Sovvenire è un modo concreto di esprimere la partecipazione, di rendere presente quel vincolo di amore che ci lega gli uni agli altri.

Nella rivelazione di Gesù non esistono cristiani di “serie A” e di “serie B”, tutti siamo figli dell’unico Padre, fratelli e sorelle. Il processo sinodale sta facendo emergere questa presa di coscienza diffusa e, nello stesso tempo, necessaria: cioè l’esigenza, di mettere da parte certi modelli sbagliati che tendono a dividere le nostre comunità. Guardiamo alla Chiesa delle origini: si evangelizza insieme e con gioia! Solo insieme, nell’armonia delle diversità, si può testimoniare la bellezza dell’amore che libera, che si dona, che permette di uscire dalle dinamiche negative dell’egoismo, dei conflitti, delle contrapposizioni.

Per questo, vorrei aggiungere una terza parola: comunione. La corresponsabilità e la partecipazione edificano e sostengono la comunione; a sua volta, questa motiva e spinge a partecipare e ad essere corresponsabili. Lo state sperimentando in questi primi due anni di Cammino sinodale dedicati all’ascolto.

Teniamo sempre presente la parola del Signore: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35): è il tempo della testimonianza, e di far fruttare i doni ricevuti. Fratelli e sorelle, nel vostro servizio quotidiano, potete porvi questo interrogativo: siamo segno concreto di unione e di amore? Se manca la comunione, viene meno la motivazione e si alimenta la burocrazia.

Corresponsabilità, partecipazione e comunione. Sono i vostri pilastri, e richiamano le parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. Non è un caso. In più, nel tema sinodale, c’è il termine “missione”, a ricordarci che tutto nella Chiesa è per la missione; anche il vostro servizio, anche il Sovvenire, è per sostenere comunità missionarie. E questo, devo dire, si vede nelle vostre campagne: fate trasparire la realtà di una Chiesa “estroversa”, che cerca di assomigliare al modello evangelico del buon samaritano.

Cari amici, vi ringrazio per il vostro servizio. Vi affido a San Giuseppe, che ha sostenuto con fede e con premura la vita della Santa Famiglia. Buon lavoro per il vostro Convegno. Di cuore benedico voi, benedico i vostri cari, benedico il vostro lavoro. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

Card. Zuppi: Papa Francesco ha amato fino alla fine

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Papa Francesco ha amato fino alla fine. Quel suo giro con la macchina, per salutare tutti e farsi salutare da tutti, è il gesto di un Papa che non si è mai risparmiato.

Si è avvicinato alle persone perché voleva comunicare a tutti l’amore di Dio per l’umanità concreta, così come è, senza filtri, senza ipocrisie, coinvolgendo tutti. Creando qualche malumore in chi ha paura, in chi preferisce guardare da lontano, in chi non vuole sentire – come diceva lui – il famoso “odore delle pecore”, che dà anche un po’ fastidio, ma è proprio quello di cui il buon Pastore profuma.
C’è tanta sofferenza per la perdita di una persona così cara, e così cara a tutti, che ha saputo unire tanti uomini e donne, anche con sensibilità diverse, che però si sono sentiti vicini – e si sentono vicini – e compresi, proprio per l’attenzione alla persona e a Dio.
Ecco, è la sua Pasqua. Ci aiuta a capire qual è la forza dell’amore, che in Gesù vince il male della morte, e ci aiuta a guardare con speranza, con fiducia, anche questo passaggio così doloroso per tuttiQui il video messaggio del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, e qui il messaggio di cordoglio.

Pubblichiamo qui l’omelia del Card. Zuppi in occasione della Messa in suffragio di Papa Francesco, celebrata all’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, il 23 aprile 2025.

I funerali di Papa Francesco saranno celebrati sabato 26 aprile alle ore 10.00.

Sostentamento Clero / Il valore del punto 2025

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Il Consiglio Episcopale Permanente CEI tenutosi dal 23 al 25 settembre 2024 (qui), tenendo conto dell’incremento del tasso di inflazione e delle dificoltà in corso, ha innalzato a € 13,38 il valore del punto per il calcolo del sostentamento clero per l’anno 2025 . Tale incremento, pari al 2%, ha un’incidenza minima rispetto al costo della vita registrato in questi anni.

Quindi al netto delle imposte, un sacerdote appena ordinato avrà come remunerazione € 987,13 e un vescovo in prossimità della pensione € 1.625,49 (in allegato la tabella relativa alle remunerazioni dei sacerdoti dal minimo di 80 punti e fino a 138).