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Liguria / Il 18 e 19 gennaio l’incontro Regionale a Genova

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La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha ritenuto opportuno favorire l’organizzazione di una serie di attività di collaborazione sul tema del sostegno economico alla Chiesa cattolica. Il progetto si sviluppa tramite incontri, a livello Regionale, tra gli Economi, i Presidenti degli Istituti per il Sostentamento del Clero e gli Incaricati del Sovvenire al fine di stimolare la collaborazione, per promuovere la sinodalità e la corresponsabilità tra i diversi ruoli. L’intento è quello di informare i partecipanti sull’andamento del sostentamento economico alla Chiesa cattolica, che non si realizza solo attraverso l’incentivazione delle firme per l’8xmille alla Chiesa o della raccolta delle offerte liberali, ma anche attraverso una responsabilità nell’amministrazione dei fondi 8xmille diocesani e la corretta gestione dei beni degli Istituti Diocesani.

Al contempo si intende favorire un importante momento di incontro, ascolto e confronto con le strutture di servizio della CEI anche in relazione al mutato contesto sociale ed economico che richiede un impegno sempre più coeso e competente per sostenere la missione delle nostre chiese locali.

Questi incontri vogliono essere anche una proficua occasione di riflessione e di scambio delle esperienze sulle attività svolte in Diocesi e uno spazio di confronto sui temi di interesse comune.

Finora si sono già svolti, con questo criterio di collaborazione e sinodalità, diversi incontri regionali tra cui Calabria, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Triveneto e Lazio.  Il prossimo incontro regionale sarà quello della Liguria e si terrà il 18-19 gennaio presso il Seminario Arcivescovile “Benedetto XV” – Salita Emanuele Cavallo, 104 – 16136 Genova.

Programma in allegato.

Uniti nel Dono / Un futuro buono, come la pasta di questi ragazzi

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Fusilli, casarecce, mezze maniche, rigatoni. Gli scaffali del Pastificio Futuro sono pieni di pacchi di pasta, pronti per essere spediti a quanti li hanno ordinati. Ma si può anche acquistare di persona nel punto vendita del laboratorio, in via Giuseppe Barellai 140, all’interno del complesso del carcere minorile di Casal del Marmo di Roma, ma con entrata autonoma. Nel Pastificio lavorano infatti detenuti ed ex detenuti, che provano così, come dice il nome, a costruire il proprio futuro.

Una superficie di circa 500 metri quadri, una pressa e quattro essiccatori, l’idea del laboratorio è nata dopo la prima visita di Papa Francesco alla struttura detentiva, nel 2013, quando scelse di lavare i piedi, nel Giovedì Santo, ai minori reclusi. «Non lasciatevi rubare la speranza», aveva detto loro. Parole che non sono cadute nel vuoto e che hanno portato alla costruzione del Pastificio nei locali di un edificio da anni in disuso. A realizzarlo la Gustolibero Società Cooperativa Sociale Onlus, con il sostegno della Conferenza episcopale italiana e di Caritas Italiana e in sinergia con la Direzione dell’Istituto Penale Minorile Casal del Marmo, il Centro della Giustizia Minorile Lazio-Abruzzo-Molise, il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, le diocesi di Roma e di Porto – Santa Rufina.

Inaugurato il 10 novembre 2023, nel Pastificio «al momento ci sono una ragazza in articolo 21, quindi che entra ed esce dal carcere, e tre ragazzi in misura penale ma all’esterno del carcere», spiega don Nicolò Ceccolini, cappellano di Casal del Marmo. «Ancora viviamo sull’onda dell’inaugurazione – prosegue –; durante il periodo di Natale abbiamo ricevuto tantissimi ordini, sia da aziende per i regali di Natale ai propri dipendenti, come Caritas italiana o la diocesi di Roma, sia di privati. Si sono affacciati anche singoli, famiglie, associazioni. Abbiamo avuto così tanti ordini che non si riusciva a star dietro a tutti, i ragazzi hanno dovuto fare anche dei turni più lunghi». Se lavorasse a pieno regime «il laboratorio potrebbe produrre 2 tonnellate di pasta al giorno, circa 4.000 pacchetti da 500 grammi ogni giorno», sottolinea Alberto Mochi Onori, responsabile di Gustolibero Società Cooperativa Sociale Onlus.

All’inaugurazione era presente anche monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei: «Crediamo nell’uomo – aveva detto –. L’uomo può cambiare: ci vuole cura, ci vuole l’educazione che, come ricorda il Papa, è la forza più radicale per la trasformazione del mondo. E tanto più il mondo è infiammato tanto più abbiamo bisogno di offrire esempi di educazione perché il diamante che è nel cuore di ciascuno possa risplendere».

Lo sanno bene don Nicolò, che spende quasi ogni giorno accanto ai ragazzi di Casal del Marmo; suor Aurora, salesiana, che presta servizio al Pastificio Futuro; i volontari che danno una mano. «Un ragazzo che arriva in carcere – riflette il cappellano – è come una nave alla deriva, che avanza senza più timoniere, senza più controllo, sballottata di qua e di là dalle onde fino a impattarsi contro la parete rocciosa della scogliera che la distrugge in mille pezzi. E gli operatori del carcere devono rimettere a posto i diversi pezzi. È un lento e paziente lavoro di ri-assemblaggio». Il carcere «è sempre un luogo di sofferenza, di privazione e di solitudine, che rischia di cambiarti in peggio – prosegue –. Sappiamo tutti fin troppo bene quanto sia alto il rischio che gli effetti negativi della detenzione siano maggiori rispetto a quelli positivi. Ma l’impatto con il carcere può anche avere effetti positivi. Il Pastificio Futuro nasce da qui, dal desiderio che abbiamo nel cuore del bene vero e autentico per i nostri ragazzi. Vuole essere un segno concreto di fiducia e di speranza».

Ai ragazzi, conclude, «non basta trovargli un posto dove stare, non basta trovargli un lavoro ma li devi seguire, accompagnare da vicino, perché loro muoiono di solitudine. Ci vogliono delle relazioni altrimenti non se ne viene fuori e questa è la sfida più alta e più difficile. Sono molto fragili. Il nostro è un impegno significativo ed è anche molto bello».

(Su unitineldono.it: di Giulia Rocchi – foto di Cristian Gennari)

Incontro del Lazio / Omelia del Cardinale Vicario Angelo De Donatis

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In occasione dell’incontro regionale del Lazio tra incaricati diocesani del “sovvenire”, presidenti d’Istituto diocesano sostentamento clero ed economi avvenuto lo scorso 15 dicembre a Roma, il Cardinale Vicario di Roma Angelo De Donatis ha pronunciato la seguente omelia.

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Carissimi,

questo nostro incontro vuole essere un segno di gratitudine nei vostri confronti, per questo servizio vitale che offrite alla santa Chiesa, ma soprattutto siamo qui per celebrare l’eucarestia, per ringraziare Dio che ci concede di amare e servire la sua chiesa, perché come recita un antico e sapiente adagio: “chi ama la chiesa riceve in dono lo Spirito Santo[1]”.

Chiediamo al Signore di vivere con questo spirito il servizio al quale siamo stati chiamati. La professionalità è importantissima ma non basta. Occorre avere un’anima che serve la Chiesa. Per dedicarsi alla Chiesa bisogna avere gustato la cura di Dio. La suocera di Pietro si mette a servire Gesù ed i suoi discepoli dopo l’incontro vivificante con il maestro che l’ha liberata dalla febbre. Lo fa per gratitudine. Si serve per restituire ciò che abbiamo ricevuto senza alcun merito.

Chiediamo al Signore di attendere con uno spirito realmente rinnovato il Natale di Cristo che è alle porte; la liturgia di  oggi vuole essere un aiuto a rafforzare la nostra vigilanza; la Chiesa sa infatti che il peso delle quotidianità, l’affanno delle responsabilità, l’assedio dei peccati, e il potere dell’ambiente e delle abitudini ci indebolisce, ci sfianca e così veniamo meno nell’attesa di Cristo; per questo iniziando questa Santa Messa abbiamo chiesto al padre di “illuminarci con la sua parola di salvezza”, per andare incontro al suo figlio con le lampade accese.

Per questo motivo la parola di oggi è un grande dono, forse di non immediata comprensione ma di grande efficacia; nel vangelo troviamo descritta la lite tra due gruppi di fanciulli: una banda pretende di dettare le regole del gioco a spese degli altri e si arrabbia perché i compagni non seguono il ritmo dei loro desideri e non si adeguano ai loro umori. Il Signore paragona la generazione che lo attornia a questi “piccoli e capricciosi despoti” che accusano gli altri di esser guastafeste; essi sanno solo comandare e criticare.

Quante volte questa tentazione si affaccia anche nel nostro cuore: criticare la realtà che non si piega ai nostri progetti, criticare la storia che il Signore sta portando avanti, quando essa non collima coi nostri schemi. Questo atteggiamento ci rende insensibili ai messaggeri di Dio, che ci invitano alla conversione, e a scoprire la sapienza di Dio che è dietro che cose che accadono. Nel Natale di Cristo, la sapienza di Dio si è fatta piccola, si è fatta accessibile, si è fatta vicina.

Non siamo condannati a vivere come bimbi capricciosi e mai contenti, ma siamo resi “figli nel Figlio”: nella notte di Natale possiamo gustare con chiarezza la verità scritta in un’altra parabola e rivolta ad un figlio scontento che non poteva unirsi alla festa, perché non riusciva, con la sua ragione limitata, a comprendere l’opera del padre. Sentiamo rivolte a noi queste parole piene di pazienza e amore: “figlio tu sei sempre con me, e ciò che è mio è tuo”. Davvero nel Natale di Cristo il Dio eterno entra nel nostro tempo e può stare sempre con noi, davvero nella notte santa egli ci ha donato tutto, perché ci ha donato il suo figlio; possiamo vivere come figli grati, che finalmente consapevoli di quanto ricevuto, possono fare della loro vita un unico grande dono.

Con questi sentimenti celebriamo questi divini misteri e chiediamo la grazia di servire la chiesa con pazienza e generosità.

Amen.

[1] “Tantum quisque amat Ecclesiam Christi, tantum habet Spiritum Sanctum”, Aug. In Joannem, 32,8.

“Avevano ogni cosa in comune”. Il Sovvenire nel Cammino Sinodale / Online gli Atti del Convegno Nazionale

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Cliccando qui è possibile ripercorrere, attraverso testi e video, le 3 giornate di lavori del XXIII Convegno Nazionale degli incaricati diocesani del Sovvenire, svoltosi a Roma dal 15 al 18 febbraio.

Vogliamo ricordare, a tal proposito, le significative parole del Papa, pronunciate agli incaricati nella Sala Clementina la mattina del 16 febbraio (da pag. 10).

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Cardinale Zuppi per le sue cortesi parole e saluto tutti voi, che partecipate al Convegno nazionale sul tema «Avevano ogni cosa in comune» (At 2,44). Il Sovvenire nel Cammino sinodale. Giungendo dai diversi territori d’Italia, portate la ricchezza delle vostre Chiese e la responsabilità di un servizio che trova le sue radici nella prima comunità cristiana. Descrivendola, infatti, il libro degli Atti degli Apostoli dice che i credenti avevano «un cuore solo e un’anima sola» (4,32). La fede in Cristo si traduce nella vita e in scelte concrete, come la comunione dei beni, le donazioni dei propri possedimenti e la distribuzione del ricavato da parte degli Apostoli a favore dei più bisognosi (cfr At 4,34-35). La comunità apostolica incomincia a trasformare il mondo a partire dal nuovo stile di vita improntato al Vangelo. Tutti partecipano, in base ai propri talenti e anche con i propri averi, a questa “rivoluzione evangelica”, che rende visibile a tutti l’amore insegnato e donato da Gesù.

Da allora, le condizioni storiche dell’umanità sono molto cambiate, ma questa dinamica, grazie a Dio, è ancora presente, anche incisiva nella vita della Chiesa e, attraverso di essa, nella società. Essa ha ispirato l’attuale sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia, che voi chiamate Sovvenire e che si può riassumere in due parole: corresponsabilità e partecipazione. Anche in questo tratto di storia nazionale, dalla revisione del Concordato fino a oggi, parecchie cose sono mutate. Eppure, queste due parole – corresponsabilità e partecipazione – mantengono tutta la loro forza e la loro attualità, e anzi aiutano a costruire una Chiesa più solidale e più unita. Corresponsabilità e partecipazione.

Essere membra del Corpo di Cristo ci lega indissolubilmente al Signore e, nello stesso tempo, gli uni agli altri. Ecco, allora, la corresponsabilità. Nella Chiesa nessuno dev’essere solo spettatore o, peggio ancora, ai margini; ciascuno deve sentirsi parte attiva di un’unica grande famiglia. La corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del “si salvi chi può”; è l’antidoto contro ogni forma di discriminazione, contro la tendenza a voler primeggiare a tutti i costi, a guardare solo a sé stessi e non a chi ci sta accanto. I cristiani si sorreggono a vicenda, chi è più forte sostiene chi è più debole (cfr Rm 15,1) – almeno dovrebbe essere così -: questo significa amare, essere comunità e condividere ciò che si ha, anche i beni materiali e il denaro, perché a nessuno manchi il giusto sostentamento. Di passaggio ho detto la parola “indifferenza”. Credo che questa è la malattia più brutta che possiamo avere: diventare indifferenti, asettici rispetto ai problemi degli altri, come quei due “ecclesiastici” che sono passati davanti al povero uomo che era stato ferito dai ladri. L’indifferenza: guardare ma non vedere e non voler vedere.

La corresponsabilità implica, dunque, la partecipazione, cioè il coinvolgimento. Come ho detto in altre occasioni, non si può “balconear”, cioè stare alla finestra a vedere la vita che passa. Bisogna prendere l’iniziativa, bisogna rischiare, camminare, incontrare. Solo così possiamo far crescere comunità con il volto di madre e uno stile di fraternità effettiva, dove tutti hanno «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32) e fra loro tutto è comune. Il Sovvenire è un modo concreto di esprimere la partecipazione, di rendere presente quel vincolo di amore che ci lega gli uni agli altri. Nella rivelazione di Gesù non esistono cristiani di “serie A” e di “serie B”, tutti siamo figli dell’unico Padre, fratelli e sorelle. Il processo sinodale sta facendo emergere questa presa di coscienza diffusa e, nello stesso tempo, necessaria: cioè l’esigenza, di mettere da parte certi modelli sbagliati che tendono a dividere le nostre comunità. Guardiamo alla Chiesa delle origini: si evangelizza insieme e con gioia! Solo insieme, nell’armonia delle diversità, si può testimoniare la bellezza dell’amore che libera, che si dona, che permette di uscire dalle dinamiche negative dell’egoismo, dei conflitti, delle contrapposizioni.

Per questo, vorrei aggiungere una terza parola: comunione. La corresponsabilità e la partecipazione edificano e sostengono la comunione; a sua volta, questa motiva e spinge a partecipare e ad essere corresponsabili. Lo state sperimentando in questi primi due anni di Cammino sinodale dedicati all’ascolto. Teniamo sempre presente la parola del Signore: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35): è il tempo della testimonianza, e di far fruttare i doni ricevuti. Fratelli e sorelle, nel vostro servizio quotidiano, potete porvi questo interrogativo: siamo segno concreto di unione e di amore? Se manca la comunione, viene meno la motivazione e si alimenta la burocrazia.

Corresponsabilità, partecipazione e comunione. Sono i vostri pilastri, e richiamano le parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. Non è un caso. In più, nel tema sinodale, c’è il termine “missione”, a ricordarci che tutto nella Chiesa è per la missione; anche il vostro servizio, anche il Sovvenire, è per sostenere comunità missionarie. E questo, devo dire, si vede nelle vostre campagne: fate trasparire la realtà di una Chiesa “estroversa”, che cerca di assomigliare al modello evangelico del buon samaritano.

Cari amici, vi ringrazio per il vostro servizio. Vi affido a San Giuseppe, che ha sostenuto con fede e con premura la vita della Santa Famiglia. Buon lavoro per il vostro Convegno. Di cuore benedico voi, benedico i vostri cari, benedico il vostro lavoro. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

8xmille / Sostieni il nostro impegno per un mondo migliore: il tuo!

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Questo il titolo dato alla Newsletter 8xmille di dicembre dedicata alla salvaguardia del creato.

Il momento per agire è ora, prima che sia troppo tardi. Papa Francesco nella Laudate Deum ci richiama con forza alla cura della nostra casa comune, la Terra, e ci invita a non rimanere indifferenti di fronte agli effetti devastanti del cambiamento climatico, che colpiscono sempre di più le persone più vulnerabili. Non si tratta solo di una sfida ambientale, ma è una sfida che influisce direttamente sulla vita, la salute, il lavoro, l’accesso alle risorse e molte altre dimensioni cruciali della nostra esistenza.

Un’ecologia integrale deve essere anche economica, sociale e culturale, ma soprattutto deve impattare davvero sulla nostra vita quotidiana. Una firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica è un modo concreto per tradurre le buone intenzioni in azioni che fanno la differenza.

Grazie ai fondi che ci vengono affidati, siamo in grado di fornire cibo, lavoro e servizi essenziali attraverso progetti di agricoltura sostenibile, tutelando la biodiversità e contribuendo al benessere delle comunità.

Costruiamo infrastrutture ecocompatibili, avviamo progetti per garantire l’accesso all’energia pulita, ci occupiamo di educazione ambientale per affrontare meglio gli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, l’8xmille alla Chiesa cattolica contribuisce all’assistenza umanitaria essenziale alle comunità colpite da eventi climatici estremi, permettendo alle persone di sopravvivere in situazioni di emergenza.

Grazie per il vostro sostegno e la vostra fiducia nell’8xmille alla Chiesa cattolica, che ci permette di realizzare quanto ci chiede la Laudate Deum e di lavorare insieme per un futuro migliore per tutti.

Un esempio ad Alliste, in provincia di Lecce, dove troviamo un progetto di agricoltura sociale che crea occupazione, recupera terreni abbandonati e rifornisce mense locali. Opera Seme Farm.

Per rimanere sempre aggiornato iscriviti alla Newsletter 8xmille.

Piacenza-Bobbio / Su ilnuovogiornale.it l’incontro di formazione svoltosi a Roma

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È stato pubblicato nei giorni scorsi sul settimanale diocesano online di Piacenza-Bobbio ilnuovogiornale.it un articolo sull’incontro di formazione dei nuovi incaricati diocesani e collaboratori del Sovvenire, svoltosi a fine ottobre a Roma, dal titolo Un gruppo di lavoro sull’andamento delle firme dell’8xmille. Ne riportiamo di seguito il testo.

Si è svolto a Roma il giorno 28 ottobre un incontro di formazione dei nuovi incaricati e collaboratori diocesani del Sovvenire. All’incontro ha partecipato per la diocesi di Piacenza-Bobbio l’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, il dott. Giovanni Struzzola, che da poco tempo, su nomina del vescovo mons. Adriano Cevolotto ricopre questo ruolo. Nel corso dell’incontro formativo è stata evidenziata la necessità di comunicare meglio ed in modo più efficace l’importanza della firma dell’8xmille alla Chiesa Cattolica e dei versamenti a favore del mantenimento dei sacerdoti.

Il dott. Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, ha illustrato i dati in possesso della CEI a riguardo dell’andamento delle firme 8xmille alla Chiesa cattolica che stanno negli anni subendo forti e preoccupanti flessioni.
Le motivazioni addotte nell’incontro sostanzialmente riguardano la non perfetta conoscenza dell’utilizzo di questi fondi da parte della popolazione contribuente, in quanto molte persone vivono con la convinzione che i presbiteri siano mantenuti dal Vaticano, mentre la realtà è che ogni diocesi deve provvedere al sostentamento dei propri sacerdoti.

Da qui la necessità di attuare campagne di sensibilizzazione nei confronti dei possibili firmatari dell’8xmille alla Chiesa cattolica, comunicare, perciò, in modo un po’ innovativo, cercando di raggiungere tutti quei soggetti che possono contribuire al mantenimento della resa dell’8xmille con la loro firma, ma non solo, sensibilizzare anche altri soggetti con il passa parola.

Quindi l’imperativo che è emerso da questo incontro di formazione per il  delegato diocesano Giovanni Struzzola, è quello di comunicare meglio le finalità dei fondi dell’8xmille che oltre al mantenimento dei presbiteri, viene utilizzato per opere di carità (si pensi a tutto quello che viene attivato in Caritas diocesana) e nella manutenzione degli edifici religiosi che sono in molti casi veri patrimoni artistici di grande valore (vedi la nostra Cattedrale ed altre importanti chiese che sovente necessitano di manutenzioni per poter essere mantenute agibili al culto).

Nel corso dell’incontro, inoltre è stata evidenziata la necessità di costituire una rete di persone che si attivino e collaborino con il delegato diocesano e per questo è indispensabile che in ogni parrocchia o Comunità pastorale, venga individuato un soggetto che possa interloquire con il delegato stesso ed insieme sensibilizzare i fedeli praticanti e non a firmare l’8xmille alla Chiesa cattolica.

Nella nostra diocesi, sottolinea Giovanni Struzzola, sono già stati segnalati dai vari sacerdoti e una trentina di referenti parrocchiali e sarà intenzione a breve di avere un primo contatto con tutti loro per organizzare un momento di informazione sull’andamento delle firme dell’8xmille nella nostra diocesi e di formazione in collaborazione con gli uffici preposti presso la CEI.

Il delegato diocesano, inoltre, ha dato vita ad un gruppo di lavoro per poter individuare nuove iniziative da intraprendere nell’immediato futuro che vede al suo interno oltre al Vescovo Cevolotto, il Vicario Generale don Giuseppe Basini, il dottor Gaetano Rizzuto, il responsabile dell’Ufficio per le comunicazioni sociali don Davide Maloberti, il responsabile del Servizio multimediale per la pastorale don Riccardo Lisoni, l’Economo della diocesi mons. Celso Dosi, il titolare dell’agenzia Blacklemon Nicola Bellotti, il titolare della società Coromarketing Corrado Marchetti, il direttore ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto arch. Manuel Ferrari, il tesoriere dell’Opera Parrocchiale della Cattedrale rag. Ricardo Bertocchi, tutti uniti al delegato diocesano Giovanni Struzzola.

Il gruppo di lavoro ha già iniziato ad incontrarsi con l’intento di individuare nuove forme di comunicazione e di sensibilizzazione verso la firma dell’8xmille rivolto soprattutto ai giovani che saranno i futuri eventuali firmatari se ben informati su quanto di buono si può fare utilizzando questi fondi che la CEI riserva alla nostra diocesi.

Pubblicato il 7 novembre 2023

 

 

Affettuosi Auguri di Buon Natale dal Servizio Promozione della CEI

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Una Luce più potente di qualsiasi tenebra si offre, ancora una volta, a tutti i cuori che trovano il tempo e il modo di accoglierla. Buon Natale da tutti noi!

Quanto buio, intorno a noi. Ancora guerre e ancora sangue; ancora violenza contro le donne e contro i più fragili; ancora scandali, insinuazioni, parole d’odio. Eppure…
Eppure, anche quest’anno la Luce vera, quella che illumina ogni uomo, viene nel mondo (cfr. Gv 1,9). Viene per ciascuno di noi, nessuno escluso. Viene per gli israeliani e per i palestinesi, per gli ucraini e per i russi, viene per chi non si sente all’altezza e per chi ci si sente (magari sbagliando).

Anche quest’anno arriva il Natale. Nella notte di Betlemme – e di tutte le Betlemme del mondo – il vagito di un neonato squarcia il buio. Una Luce più potente di qualsiasi tenebra si offre, ancora una volta, a tutti i cuori che trovano il tempo e il modo di accoglierla, di guardarla, di innamorarsene.

La Luce viene anche grazie a quelle vite che se ne lasciano infiammare e ardono come fiaccole nelle notti dei nostri dolori. La Luce viene anche grazie a chi continua a offrire tutto sé stesso perché il Dio fatto uomo possa farsi nostro cibo. I nostri sacerdoti, pur con tutti i loro limiti e le loro fatiche, sono i primi ambasciatori di questa Luce: a loro il nostro grazie, la nostra amicizia, il nostro sostegno.

A loro e a tutti noi, uniti nell’accogliere lo stesso Dono, i nostri auguri più sinceri.

Massimo Monzio Compagnoni e tutto lo staff del Servizio CEI per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa

Nella foto: Adorazione dei pastori di George De La Tour, Louvre, Parigi

Fossano / Contrasto alla solitudine, parrocchie e sacerdoti a servizio degli “anta”

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Vi segnaliamo una bella storia pubblicata su la Fedeltà, Settimanale del Fossanese.

Fabrizio Bonardo, sul numero del 10 dicembre, descrive esempi virtuosi dello Spirito Santo e del Duomo-San Filippo a Fossano.

Stare insieme come terapia contro la solitudine, per condividere momenti di vita, per sentirsi parte attiva della propria comunità, per confrontarsi con gli altri e intessere rapporti di amicizia. È il senso di ogni esistenza, una condizione che viene da considerare naturale, come l’aria che respiriamo. Ma non è scontata, specialmente nella terza età, quando le opportunità si riducono e si corre il rischio di chiudersi in se stessi. A Fossano – città ancora a misura d’uomo – c’è, per fortuna, una rete di associazioni sociali, culturali e ludico-ricreative che offrono servizi destinati in particolare (anche se non soltanto) alle fasce di età più in là con gli anni, dalla Soms allo Svaf, ai Centri anziani, all’Unitre.

Un ruolo importante, nel silenzio che contraddistingue la loro operosa presenza, lo svolgono anche le parrocchie e i sacerdoti cittadini, punto di riferimento per una parte rilevante della popolazione anziana. Dalla parrocchia dello Spirito Santo e da quelle del Duomo e di San Filippo prendono origine, in particolare, due iniziative simili, rivolte agli “anta”, che rappresentano altrettanti esempi di ascolto e di apertura alla comunità.

L’arca di Noè

Si chiama “L’arca di Noè” ed è il nome che si è dato il gruppo della parrocchia dello Spirito Santo, nato una decina di anni fa per animare le iniziative rivolte agli over 65. I volontari sono dodici, i fruitori ruotano tra le 40 e le 50 persone. Si ritrovano un pomeriggio al mese, il sabato, per svolgere attività comuni nel sottochiesa della parrocchia. “Allo Spirito Santo – racconta la volontaria Lenuccia Roattino – c’erano molte attività per i giovani. E così gli «anta» hanno cominciato a chiederci se si poteva pensare qualcosa anche per loro. Ci abbiamo provato, ed abbiamo ricevuto subito una buona accoglienza. Abbiamo cominciato con i giochi di società, poi – ascoltando le loro richieste – organizzato incontri con fisioterapisti, con le associazioni cittadine, iniziato ad offrire una merenda. Alcuni volontari hanno proposto pomeriggi musicali suonando canzoni della tradizione. Ed è nata l’idea delle gite: il posto più lontano in cui siamo andati è il Santuario di Oropa, ma siamo stati ad Asti, nell’Albese… Insomma, da piccola che era «L’arca di Noè» è diventata man mano più grande”.

Tre i parroci con cui si è sviluppato il progetto: da don Marco Giobergia a don Flavio Luciano, fino a don Denys Revello, ultimo in ordine di tempo. “È stato bello poter raccogliere e portare avanti questa iniziativa – commenta il parroco -. La comunità siamo tutti noi, bambini, giovani, adulti e anziani. Ed è bene prestare attenzione alle aspettative che ogni stagione della vita porta con sé”.

L’esperienza dell’«Arca di Noè» si è interrotta con il Covid, ma è ripartita “a grande richiesta”. Nell’ottobre del 2022 ha dato vita – in collaborazione con il Comitato del Borgo – al “pranzo dei nonni”, offerto a tutti gli anziani. Nel 2023, le iniziative sono andate avanti con la cadenza consueta. Il prossimo calendario invernale è già stato predisposto: propone un pomeriggio con il fisioterapista, la tombolata, la festa di carnevale, la gita… “Abbiamo già fatto alcuni sopralluoghi, per cercare un luogo adatto ai nostri «anta»” conclude Lenuccia.

“Noi ci siamo!”

Più recente è l’iniziativa “Noi ci siamo!”, nata due anni fa da un progetto della Caritas diocesana finanziato dalla Compagnia di San Paolo. Era rivolto agli over 65 delle parrocchie del centro storico (Duomo e San Filippo) dove vivono circa 800 ultra65enni ed è consistito in una serie di attività – incontri con esperti, laboratori, gite (ai “ciciu” del Villar, al museo del vetro ad Altare, al santuario di Nostra Signora del Deserto di Millesimo, alla reggia di Venaria). Il ritrovo è ogni 15 giorni nel saloncino parrocchiale di via Vescovado, sotto la regia di don Andrea Beretta, il sacerdote referente per le due parrocchie, e della volontaria Costanza Portesani, che si sono avvalsi dell’aiuto di due giovani dipendenti Caritas, Giuseppe e Giulia. Il finanziamento si è chiuso nell’ottobre del 2023, ma si è deciso di proseguire ugualmente con il progetto che, nel frattempo, ha piantato radici salde e dato buoni frutti. “Il nostro gruppo WhatsApp – spiega don Andrea – è oggi composto da 90 persone. All’ultimo incontro – quello con don Pino Pellegrino, invitato a parlare di «nonnità» – c’erano 50 persone. Ormai, il nostro appuntamento quindicinale è un momento atteso, perché occasione di ritrovo in amicizia, per stare bene insieme. Non siamo più legati a vincoli spaziali, ma aperti a tutta la città”.

 

Diocesi di Firenze/ Uniti Possiamo in “Camper”

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Il 10 dicembre il progetto Uniti Possiamo, dedicato alle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti, è stato messo in pratica grazie ad un “Camper” presso la parrocchia di Santa Caterina da Siena a Coverciano in Firenze (parroco don Sergio Merlini, in foto).

L’incaricato diocesano di Firenze, diacono Alessandro Cuzzola, ha dichiarato:

“È stato un successo di partecipazione. Abbiamo anche distribuito i quadernini, le penne e le borse! È stato tutto molto apprezzato, divertente e allegro. In seguito, verificherò con il nostro Istituto diocesano come sono andati gli importi. Rispetto alle attività che ho ‘seminato’ spero che la raccolta sia buona, anche se non sono riuscito a far fronte a tutte le richieste di intervento che ho avuto dai parroci. Non potevo essere in tanti posti nello stesso momento, in quanto mi hanno chiesto sempre di partecipare alle liturgie. Comunque, sto già pensando a nuove iniziate per il prossimo anno per arrivarci preparato.

Molto aiuto l’ho avuto non solo dai referenti parrocchiali, ma anche dal mio Arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori, che in occasione delle visite pastorali ha sempre parlato dell’importanza del sovvenire e mi ha facilitato il compito.

Ho inviato anche un articolo da pubblicare nel nostro settimanale Toscana Oggi che viene distribuito in tutte le diocesi toscane”.

Amico del Clero / A dicembre l’idea di un “regalo” speciale

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Per il mensile di dicembre della Faci, Massimo Monzio Compagnoni firma un redazionale dal titolo Ce lo facciamo un regalo?
Scoprite di cosa si tratta…

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Il clima sta cambiando, è vero, e abbiamo convissuto più a lungo del solito con un caldo fuori stagione e poi con la violenza di un meteo sempre più difficile da prevedere e tenere sotto controllo. Il calendario, ad ogni modo, è sempre quello e Natale, anche quest’anno, sta arrivando. Albero e presepe, luci e dolcezze, affetti e famiglia. E naturalmente, anche regali: segni di attenzione verso le persone cui vogliamo bene per comunicare loro tangibilmente che le abbiamo a cuore. Anch’io ho la mia famiglia, la mia parrocchia, i miei amici… ma se penso al compito che la Chiesa mi ha affidato in questi anni, alla guida del Servizio per la promozione del sostegno economico, vi confesso che i primi a venirmi in mente siete proprio voi sacerdoti.

Non è retorica se vi dico che davvero vi voglio bene, a ciascuno di voi, dovunque voi siate: in qualche isola in mezzo al Mediterraneo o in un paesino delle Alpi, nella periferia di una grande città o nel centro storico di un borgo dell’entroterra. Per Natale vorrei farvi un regalo. Un regalo vero, non solo il ricordo nella preghiera (che comunque vi garantisco, ogni giorno!). Un regalo che si possa vedere e toccare, e magari anche scartare. Mi rendo conto, però, che per l’unico regalo che davvero avrebbe un senso e che avrei proprio desiderio di farvi… avrei assolutamente bisogno della vostra collaborazione. Sì, perché questo regalo posso farvelo solo se siete voi i primi a farlo a voi stessi e alla vostra comunità.

Vorrei regalarvi… un “braccio destro”. Sì, avete capito bene. Vorrei che ciascuno di voi potesse avere, nella comunità in cui vive, un referente per il Sovvenire. Una persona di buona volontà che si prenda a cuore il delicato tema del vostro sostentamento e aiuti tutta la comunità a farsene carico. A ricordarsi che il vostro ministero, la vostra persona, tutta la vostra vita è un dono per ciascuna comunità e che proprio per questo ogni comunità dovrebbe ricordarsi di voi, in un reciproco scambio di gratuità. È inutile girare intorno alla questione: Natale dopo Natale, cari amici, facciamo i conti con un gettito dell’8xmille che sta diminuendo e la cui tendenza è verso un ulteriore calo. È troppo importante, perciò, che recuperiamo la consapevolezza comunitaria del dover provvedere alle necessità della Chiesa.

Un referente potrebbe affiancarvi nel ricordare a tutti che in famiglia è importante far tornare i conti e che tra le voci di spesa di cui non possiamo fare a meno c’è anche quella del procurare il necessario per vivere a chi vive donando tutto se stesso per guidare, animare e sostenere la comunità. Voi sacerdoti ci avete donato tutta la vostra vita; noi, in tutte le comunità, non possiamo dimenticarci di voi. Ce la faremo a farci questo regalo? Mi aiuterete a farvelo?

In ogni parrocchia… un referente del Sovvenire. Si può fare: basta volerlo! Questo vi auguro per Natale, nella gioia infinita del nostro Dio che si fa uomo per noi.