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CEI / Ripartizione e assegnazione delle somme derivanti dall’8xmille dell’IRPEF per il 2025

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La 80ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha preso atto che, come comunicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (1), la somma relativa all’8xmille dell’IRPEF assegnata alla Chiesa cattolica per il 2025 risulta pari ad euro 1.014.987.405,48 determinati da euro 1.053.268.335,86 a titolo di anticipo per l’anno in corso, ed un conguaglio sulle somme riferite all’anno 2022 di euro -38.280.930,38. Considerate le proposte di ripartizione presentate dal Consiglio Permanente, sono state approvate le seguenti assegnazioni: 

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(1) I dati trasmessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nell’anno 2024 e relativi alle dichiarazioni dell’anno 2022 (redditi 2021) indicano che la percentuale delle scelte a favore della Chiesa Cattolica è stata pari al 69,51% (-0,83% rispetto all’anno precedente).
(2) Alle Diocesi per le “esigenze di culto e pastorale” è ulteriormente destinata la somma di euro 56,336 milioni prelevandola dal Fondo “a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi” costituito dalla 51ª Assemblea Generale.

Comunicato stampa in allegato.

Crotone-Santa Severina / Il nuovo numero della rivista che racconta il Sovvenire a Crotone

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Il nuovo numero di Sovvenire a Crotone, diretto da don Yamid Dallos, responsabile del Servizio diocesano del Sovvenire, è disponibile online sul portale web diocesikr.it. Sfogliatelo, leggetelo, condividetelo. Come testimonianza che interpella, come invito a scegliere, ancora una volta, la via della partecipazione e del dono.

Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica significa questo: sostenere ciò che costruisce, custodisce, educa, accompagna. Significa essere parte attiva di un popolo che non si limita a pregare, ma si rimbocca le maniche. Significa scegliere di credere che anche l’amministrazione dei beni può diventare spazio evangelico.

La rivista Sovvenire a Crotone è il diario di questa speranza. È la cronaca di una Chiesa che non smette di credere nella bellezza della comunione. E che ci invita, ancora una volta, a esserci. Con la mente, con il cuore. E con una firma.

Beni Culturali / Nel tuo nome. L’arte parla di comunità. Note di speranza nel Giubileo anche grazie all’8xmille

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«Laudate Dominum in chordis et organo» è la frase tratta dal Salmo 150 che viene incisa o dipinta sulle portelle delle casse degli organi delle chiese, per  insegnare al fedele che la musica è la forma d’arte migliore per lodare Dio. L’organo è riconosciuto come il re degli strumenti musicali, unico incontrastato e degno accompagnatore della sacra liturgia terrena, realizzata a immagine della liturgia celeste.

La Regione Ecclesiastica Ligure offre un patrimonio organario interessante, che ha origini nel XIII secolo con la costruzione dell’organo nella Cattedrale di San Lorenzo di Genova, seguito nel XV secolo dall’organo della Cattedrale di Albenga. Il panorama che si delinea nel territorio regionale nel corso dei secoli a seguire si definirà su due costanti: da un lato l’apporto occasionale, ma decisivo, di prestigiose figure di artefici provenienti da altre regioni, dall’altro l’elaborazione di un tipo di strumento tipicamente ligure, realizzato da artigiani locali, che hanno elaborato e attualizzato le esigenze espressive all’insegnamento offerto dai maestri organari di tradizioni diverse. Un panorama quindi variegato che si ripropone nella rassegna organistica Laudate Domimun in chordis et organo.

Note di speranza nel Giubileo organizzato dalla Consulta dei Beni Culturali della Conferenza Episcopale Ligure, in occasione del Giubileo 2025.
Per accogliere l’invito dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI che sollecita le Diocesi Italiane a formulare progetti di valorizzazione sul tema del Dono offerto alle comunità attraverso le opere d’arte, la Consulta Ligure ha pensato di riunire in una serie di eventi-concerto gli organi conservati nelle chiese e oratori delle sette Diocesi più significative, restaurati con il sostegno dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

La rassegna è stata organizzata insieme all’Associazione Rapallo Musica e gode del sostegno della Regione Liguria, della Compagnia di San Paolo, dei Comuni e delle Chiese dove si svolgono i concerti.

La Rassegna Organistica del Giubileo “Laudate Dominum in chordis et organo” prosegue con grande partecipazione di pubblico e giovedì 19 giugno 2025, alle ore 21, farà tappa a Rapallo, nella Città Metropolitana di Genova. Gli spettatori potranno ascoltare il concertista tedesco Ludger Lohmann, organista della Cattedrale di S. Eberhard a Stoccarda, in un programma dedicato a composizioni di Nicolas de Grigny, César Franck, Johann Sebastian Bach e Max Reger eseguite sull’organo “Marin” (1942) della Basilica dei SS. Gervasio e Protasio (piazza Cavour 23, Rapallo). L’ingresso è libero e gratuito.

In allegato il calendario degli eventi.

Diocesi di Cagliari / Rendiconto 8xmille 2024, non solo numeri sul network Kalaritana Media

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In data 15 giugno sul sito della diocesi di Cagliari è stato reso noto il rendiconto relativo all’erogazione delle somme attribuite alla diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana per l’anno 2024.

In allegato il pdf.

 

Vi proponiamo il video realizzato dal nuovo network Kalaritana Media, che raggruppa vari media cattolici locali, che evidenzia l’importanza di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica e le attività sostenute anche grazie a queste risorse.

Serra International Italia / Al Contest Fotografico 2025 un premio speciale dal Servizio Promozione CEI

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Una gran bella notizia arricchirà la cerimonia di premiazione del Contest Fotografico 2025 #guardosenzafiltri, che si terrà a Bologna il prossimo 21 giugno (programma in allegato).

Ai premi, riconoscimenti e menzioni speciali conferiti dal Serra Italia, si aggiungeranno i prestigiosi premi conferiti dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica della CEI: due assegni del valore di euro 300 ciascuno.

I vincitori selezionati da Maria Chiara Giuli, esperta di comunicazione e promozione 8xmille, sono i seguenti:

CASTELLO FRANCESCO

MATERA (MT) settore under 21

Amore, bellezza, felicità, famiglia

Motivazione

Questa fotografia ci invita a riscoprire la bellezza delle relazioni autentiche e la ricchezza che deriva dalla condivisione di sentimenti ed esperienze all’interno del proprio ‘nido’. Lo scatto celebra la famiglia trasmettendo un senso di calore, sicurezza e armonia, ricordandoci che la vera connessione umana nasce spesso nei momenti più semplici e quotidiani. È un potente promemoria che l’umanità condivisa si manifesta nella sua forma più autentica attraverso l’amore e la cura reciproca.

CRESTANI ELISA

TORREGLIA (PD) settore over 21

In un abbraccio silenzioso si intrecciano a volte molteplici emozioni: conforto, gratitudine, comprensione; L’importanza di sentirsi accolti, ascoltati, accettati nella propria umanità e fragilità. L’abbraccio diviene un gesto che consola e guarisce. Gli occhi lucidi parlano di dolore condiviso, di gioie e ritrovate, di una presenza che sa ascoltare senza bisogno di parole.

Motivazione

La foto cattura un momento di profonda connessione umana: l’abbraccio tra una donna anziana e una più giovane, di cui non si vede il volto.

Questa scelta rende l’abbraccio universale, permettendo a chi osserva di immedesimarsi in chi lo riceve, sottolineando come il bisogno di conforto e accoglienza sia un sentimento condiviso da tutti, al di là dell’età o dell’identità.

La forza della fotografia sta proprio nella sua capacità di evocare, senza spiegare. Lascia allo spettatore il compito di immaginarne la storia: forse un momento di gioia, forse di commozione o di dolore. Qualunque sia il contesto, non servono parole per percepirne la profondità emotiva.

Qui il link che permetterà di collegarsi online per la cerimonia di premiazione del  Contest Fotografico che si terrà a Bologna giorno 21 giugno alle ore 11.40 dove saranno consegnati i premi di Serra International Italia e di Sovvenire.

Caritas Italiana / Report statistico nazionale 2025 sulla povertà in Italia e il Bilancio sociale 2024.

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Sono stati presentati il 16 giugno, presso la sede di via Aurelia a Roma, il Report statistico nazionale 2025 sulla povertà in Italia e il Bilancio sociale 2024.

Il Report è un lavoro di raccolta e di analisi dei dati provenienti da 3.341 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 204 diocesi delle 16 regioni ecclesiastiche italiane. Ne emerge una fotografia drammatica, se si pensa che i numeri pubblicati appartengono solo ai servizi informatizzati che rappresentano circa la metà delle strutture promosse e/o gestite dalle Caritas diocesane e parrocchiali. In un contesto segnato da crisi geopolitiche, tensioni commerciali e inflazione persistente, la povertà costituisce ancora una ferita aperta per l’Europa e per l’Italia. Secondo gli ultimi dati Istat, nel nostro Paese quasi un residente su dieci vive in condizione di povertà assoluta: si tratta di 5 milioni e 694 mila persone, appartenenti a 2 milioni e 217 mila famiglie che non riescono a soddisfare i bisogni essenziali di una vita dignitosa.

In questo scenario la rete Caritas continua a rappresentare un presidio fondamentale di solidarietà.

L’aiuto ha raggiunto un gran numero di famiglie e, nel complesso, circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta. Nel 2024, i Centri di Ascolto e servizi Caritas – la cifra si riferisce solo ai servizi in rete con la raccolta dati – hanno accolto 277.775 persone, corrispondenti ad altrettanti nuclei familiari. Un numero in crescita del 3% rispetto al 2023 e del 62,6% rispetto a dieci anni fa (2014).

Cala l’incidenza dei “nuovi ascolti” (37,7%, contro il 41% del 2023), mentre crescono le situazioni di povertà intermittente o di lunga durata. Allarmante è l’aumento dei casi di cronicità: oltre un assistito su quattro (26,7%) vive in una condizione di disagio stabile e prolungato.

La povertà diventa anche più intensa: il numero medio di incontri annui per persona è quasi raddoppiato rispetto al 2012 (da 4 a 8). Analizzando il profilo delle persone accolte e sostenute, l’età media è oggi di 47,8 anni. Cresce la presenza degli anziani: se nel 2015 gli over 65 erano solo il 7,7%, oggi rappresentano il 14,3% (il 24,3% tra gli italiani). Restano strutturali le difficoltà delle famiglie con figli, che costituiscono il 63,4% degli assistiti. Prevale la fragilità occupazionale: il 47,9% è disoccupato, mentre il 23,5% ha un lavoro che non costituisce un fattore protettivo rispetto all’indigenza. Tra i 35-54enni la percentuale dei working poor supera addirittura il 30%.

Non è solo la povertà economica che spinge a chiedere aiuto: il 56,4% delle persone seguite vive almeno due forme di fragilità, il 30% ne sperimenta tre o più.

All’interno del report sono presenti due focus tematici. Il primo riguarda il disagio abitativo, oggi una delle dimensioni più critiche della povertà. Nel 2024 – secondo l’Istat – il 5,6% degli italiani vive in grave deprivazione abitativa e il 5,1% è in sovraccarico dei costi, non riuscendo a gestire le spese ordinarie di affitto e mantenimento. Tra le persone seguite dal circuito Caritas la situazione appare molto più grave: di fatto una su tre (il 33%) manifesta almeno una forma di disagio legata all’abitare. In particolare: il 22,7% vive una grave esclusione abitativa (persone senza casa, senza tetta, ospiti nei dormitori, in condizioni abitative insicure o inadeguate), il 10,3% presenta difficoltà legate alla gestione o al mantenimento di un alloggio (per lo più rispetto al pagamento di bollette o affitti). Il tasso di sovraccarico dei costi tra le persone seguite è, dunque, più che doppio rispetto alla media nazionale.

Il secondo focus, dedicato alle vulnerabilità sanitarie, sottolinea in primo luogo il tema della rinuncia sanitaria: in Italia – secondo l’Istat – circa 6 milioni di italiani (il 9,9% della popolazione) hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali per costi o attese eccessive. Tra le persone accompagnate dalla Caritas la situazione appare più complessa: almeno il 15,7% manifesta vulnerabilità sanitarie, spesso legate a patologie gravi e alla mancanza di risposte da parte del sistema pubblico. Molti di loro fanno esplicita richiesta di farmaci, visite mediche o sussidi per prestazioni sanitarie; altri invece non formulano richieste specifiche, lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati che spesso sfuggono ai circuiti statistici e sanitari formali. La povertà sanitaria si intreccia quasi sempre con altre forme di bisogno (nel 58,5% se ne cumulano 3 o più) in un circolo vizioso: casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda, rendendo difficile ogni percorso di uscita.

Il profilo di chi ha bisogno si è dunque profondamente trasformato, riflettendo una povertà sempre più trasversale, complessa e spesso non intercettata o adeguatamente supportata dal welfare. “Il Report statistico”, sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, “ci consegna le storie di persone che ogni giorno incrociamo nei nostri servizi. Non si tratta solo di numeri, ma di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità. I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l’analisi sociologica. In gioco c’è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile. Tra le pieghe di una realtà segnata da contraddizioni e fragilità, si fa spazio un appello alla comunità tutta, interpellata in profondità nella sua vocazione alla corresponsabilità. Scegliamo di stare sulle soglie, di abitarle, di prenderci cura, di favorire processi che non si fermino all’emergenza, ma aprano strade di cambiamento possibile. È questa la nostra responsabilità, ma anche la nostra speranza”.

Leone XIV / Il discorso del Santo Padre al clero della diocesi di Roma

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Ricevendo in udienza il clero della diocesi di Roma, Leone XIV nel suo discorso (che potete leggere anche di seguito) invita a camminare insieme, a ritrovare la fiamma della vocazione in un tempo segnato dalle violenze e, nel territorio di Roma, dalla povertà e dall’emergenza abitativa. “Il presbitero è chiamato ad essere l’uomo della comunione”, testimone “dentro una vita umile” capace di esprimere “la forza rinnovatrice del Vangelo”

Qui una sintesi nell’articolo di Benedetta Capelli per VaticanNews.

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AL CLERO DELLA DIOCESI DI ROMA 

Aula Paolo VI
Giovedì, 12 giugno 2025

Io voglio chiedere un forte applauso per tutti voi che siete qui e per tutti i sacerdoti e i diaconi di Roma!

Carissimi Presbiteri e Diaconi che svolgete il vostro servizio nella Diocesi di Roma, carissimi seminaristi, vi saluto tutti con affetto e amicizia!

Ringrazio Sua Eminenza, il Cardinale Vicario, per le parole di saluto e per la presentazione che ha fatto, raccontando un po’ della vostra presenza in questa città.

Ho desiderato incontrarvi per conoscervi da vicino e per iniziare a camminare insieme a voi. Vi ringrazio per la vostra vita donata a servizio del Regno, per le vostre fatiche quotidiane, per tanta generosità nell’esercizio del ministero, per tutto ciò che vivete nel silenzio e che, a volte, è accompagnato da sofferenza o da incomprensione. Svolgete servizi diversi ma siete tutti preziosi agli occhi di Dio e nella realizzazione del suo progetto.

La Diocesi di Roma presiede nella carità e nella comunione, e può compiere questa missione grazie ad ognuno di voi, nel vincolo di grazia con il Vescovo e nella feconda corresponsabilità con tutto il popolo di Dio. La nostra è una Diocesi davvero particolare, perché tanti sacerdoti arrivano da diverse parti del mondo, specialmente per motivi di studio; e questo implica che anche la vita pastorale – penso soprattutto alle parrocchie – sia segnata da questa universalità e dalla reciproca accoglienza che essa comporta.

Proprio a partire da questo sguardo universale che Roma offre, vorrei condividere cordialmente con voi alcune riflessioni.

La prima nota, che mi sta particolarmente a cuore, è quella dell’unità e della comunione. Nella preghiera detta “sacerdotale”, come sappiamo, Gesù ha chiesto al Padre che i suoi siano una cosa sola (cfr Gv 17,20-23). Il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare al mondo una testimonianza credibile. La comunione presbiterale qui a Roma è favorita dal fatto che per antica tradizione si è soliti vivere insieme, nelle canoniche come nei collegi o in altre residenze. Il presbitero è chiamato ad essere l’uomo della comunione, perché lui per primo la vive e continuamente la alimenta. Sappiamo che questa comunione oggi è ostacolata da un clima culturale che favorisce l’isolamento o l’autoreferenzialità. Nessuno di noi è esente da queste insidie che minacciano la solidità della nostra vita spirituale e la forza del nostro ministero.

Ma dobbiamo vigilare perché, oltre al contesto culturale, la comunione e la fraternità tra di noi incontrano anche alcuni ostacoli per così dire “interni”, che riguardano la vita ecclesiale della Diocesi, le relazioni interpersonali, e anche ciò che abita nel cuore, specialmente quel sentimento di stanchezza che sopraggiunge perché abbiamo vissuto delle fatiche particolari, perché non ci siamo sentiti compresi e ascoltati, o per altri motivi. Io vorrei aiutarvi, camminare con voi, perché ciascuno riacquisti serenità nel proprio ministero; ma proprio per questo vi chiedo uno slancio nella fraternità presbiterale, che affonda le sue radici in una solida vita spirituale, nell’incontro con il Signore e nell’ascolto della sua Parola. Nutriti da questa linfa, riusciamo a vivere relazioni di amicizia, gareggiando nello stimarci a vicenda (cfr Rm 12,10); avvertiamo il bisogno dell’altro per crescere e per alimentare la stessa tensione ecclesiale.

La comunione va tradotta anche nell’impegno in questa Diocesi; con carismi diversi, con percorsi di formazione differenti e anche con servizi differenti, ma unico dev’essere lo sforzo per sostenerla. A tutti chiedo di porre attenzione al cammino pastorale di questa Chiesa che è locale ma, a motivo di chi la guida, è anche universale. Camminare insieme è sempre garanzia di fedeltà al Vangelo; insieme e in armonia, cercando di arricchire la Chiesa con il proprio carisma ma avendo a cuore l’essere l’unico corpo di cui Cristo è il Capo.

La seconda nota che desidero consegnarvi è quella dell’esemplarità. In occasione delle ordinazioni sacerdotali dello scorso 31 maggio, nell’omelia ho richiamato l’importanza della trasparenza della vita, sulla base delle parole di San Paolo che agli anziani di Efeso dice: «Voi sapete come mi sono comportato» (At 20,18). Ve lo chiedo con il cuore di padre e di pastore: impegniamoci tutti ad essere sacerdoti credibili ed esemplari! Siamo consapevoli dei limiti della nostra natura e il Signore ci conosce in profondità; ma abbiamo ricevuto una grazia straordinaria, ci è stato affidato un tesoro prezioso di cui siamo ministri, servitori. E al servo è chiesta la fedeltà. Nessuno di noi è esente dalle suggestioni del mondo e la città, con le sue mille proposte, potrebbe anche allontanarci dal desiderio di una vita santa, inducendo un livellamento verso il basso dove si perdono i valori profondi dell’essere presbiteri. Lasciatevi ancora attrarre dalla chiamata del Maestro, per sentire e vivere l’amore della prima ora, quello che vi ha spinto a fare scelte forti e rinunce coraggiose. Se insieme proveremo ad essere esemplari dentro una vita umile, allora potremo esprimere la forza rinnovatrice del Vangelo per ogni uomo e per ogni donna.

Un’ultima nota che desidero consegnarvi è quella dello sguardo alle sfide del nostro tempo in chiave profetica. Siamo preoccupati e addolorati per tutto quello che succede ogni giorno nel mondo: ci feriscono le violenze che generano morte, ci interpellano le disuguaglianze, le povertà, tante forme di emarginazione sociale, la sofferenza diffusa che assume i tratti di un disagio che ormai non risparmia più nessuno. E queste realtà non accadono solo altrove, lontano da noi, ma interessano anche la nostra città di Roma, segnata da molteplici forme di povertà e da gravi emergenze come quella abitativa. Una città in cui, come notava Papa Francesco, alla “grande bellezza” e al fascino dell’arte deve corrispondere anche «il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti» (Omelia nei Vespri con Te Deum, 31 dicembre 2023).

Il Signore ha voluto proprio noi in questo tempo pieno di sfide che, a volte, ci appaiono più grandi delle nostre forze. Queste sfide siamo chiamati ad abbracciarle, a interpretarle evangelicamente, a viverle come occasioni di testimonianza. Non scappiamo di fronte ad esse! L’impegno pastorale, come quello dello studio, diventino per tutti una scuola per imparare a costruire il Regno di Dio nell’oggi di una storia complessa e stimolante. In tempi recenti abbiamo avuto l’esempio di santi sacerdoti che hanno saputo coniugare la passione per la storia con l’annuncio del Vangelo, come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, profeti di pace e di giustizia. E qui a Roma abbiamo avuto don Luigi Di Liegro che, di fronte a tante povertà, ha dato la vita per cercare vie di giustizia e di promozione umana. Attingiamo alla forza di questi esempi per continuare a gettare semi di santità nella nostra città.

Carissimi, vi assicuro la mia vicinanza, il mio affetto e la mia disponibilità a camminare con voi. Affidiamo al Signore la nostra vita sacerdotale e chiediamogli di crescere nell’unità, nell’esemplarità e nell’impegno profetico per servire il nostro tempo. Ci accompagni l’accorato appello di Sant’Agostino che disse: «Amate questa Chiesa, restate in questa Chiesa, siate questa Chiesa. Amate il buon Pastore, lo Sposo bellissimo, che non inganna nessuno e non vuole che alcuno perisca. Pregate anche per le pecore sbandate: che anch’esse vengano, anch’esse riconoscano, anch’esse amino, perché vi sia un solo ovile e un solo pastore» (Discorso 138, 10). Grazie!

Evento online / Il 16 giungo alle 20.30 Luigino Bruni su La grammatica del per-sempre

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Dopo le Giornate di formazione e spiritualità tenutesi nei mesi scorsi ad Assisi, Otranto e Novara e guidate da padre Franco Annicchiarico sj, molti incaricati hanno chiesto di poter continuare a camminare insieme per una formazione basata sulla Parola e per servire sempre meglio le Chiese locali.

Perciò il Servizio Promozione ha pensato ad un percorso di formazione on-line che si svolgerà i lunedì sera del 16 giugno, 8 settembre e 13 ottobre 2025 dalle 20.30 alle 22.00 e che sarà tenuto dal dott. Luigino Bruni, docente di economia presso l’Università Lumsa di Roma e Vicepresidente della Fondazione The Economy of Francesco. Lo farà commentando – in prospettiva biblico-economica – il Libro di Rut.

Questi i temi scelti con le relative date:

  • 16 giugno La grammatica del per-sempre
  • 8 settembre Il dono del grano sospeso
  • 13 ottobre L’altro nome dell’economia

Il piccolo Libro di Rut è tra i libri più belli della Bibbia, se non il più bello dal punto di vista narrativo. Contiene molti messaggi etici, sociali, economici e religiosi, ma prima e soprattutto è una storia meravigliosa, una stupenda novella. È una storia familiare, nuziale, è un brano della storia della salvezza; è una storia di donne, la storia di due donne co-protagoniste, tanto che potremmo anche chiamarlo Libro di Rut e Noemi. Perché se Rut emerge come una donna semplicemente splendida, non meno grande e affascinante è la figura di sua suocera Noemi, e il rapporto tra di loro. La storia di due donne sole, donne migranti, donne straniere, donne in cammino, donne amiche (una etimologia del nome ebraico Rut è ‘la compagna’). Una storia che si svolge lungo la strada, nei campi, nell’aia di casa, quasi interamente all’aria aperta. Non è storia di palazzo né di tempio. Tutto ruota attorno a quel rapporto speciale, tenace e unico con la vita che è tipico delle donne. Un libro che non solo parla di donne, ma è attraversato da uno sguardo tutto femminile. Ci sono espressioni, scene, dettagli grammaticali che sembrano provenire direttamente dal repertorio linguistico e intimo delle donne. Senza conoscere Rut, non capiamo brani decisivi del Nuovo Testamento, a partire dalle prime parole del primo vangelo (la Genealogia di Gesù), passando per le parole del discepolo: “Maestro ti seguirò dovunque tu andrai” (Mt 8,19), finendo con Betlemme, in ebraico “Beit Lechem” letteralmente “Casa del Pane”.

Nei tre incontri formativi on-line verrà seguita Rut nello sviluppo della sua storia, una storia di fragilità e di forza insieme, che introduce nel cuore di grandi temi biblici ed economici, ieri e oggi.

Clicca su Partecipa all’evento

Quindi, salvate le date e mettere in agenda questi tre appuntamenti per poter ancora una volta camminare e servire la Chiesa sullo stile tracciato da Papa Leone XIV “Chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità deve sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo.”

 

Ascoli Piceno / Oltre 150 persone per il Meeting Nazionale dei Giornalisti Disarmare le parole

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Si è tenuta il 10 giugno, presso la parrocchia SS. Simone e Giuda in Ascoli Piceno, l’XI edizione del Meeting Nazionale dei Giornalisti, dal titolo Disarmare le parole. L’evento ha registrato una partecipazione straordinaria, con oltre 150 persone presenti in sala, tra operatori dell’informazione, rappresentanti delle istituzioni, cittadini e sacerdoti. Da segnalare in particolare la partecipazione del cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo emerito de L’Aquila, e dell’Arcivescovo Piero Coccia, emerito di Pesaro.

Promosso dalle diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, il Meeting, i cui responsabili organizzativi sono stati i giornalisti Simone Incicco e don Gianpiero Cinelli, ha voluto offrire un’occasione di confronto sul valore della comunicazione responsabile e della parola come strumento di costruzione e di pace. Anche la scelta della sede non è stata casuale: la parrocchia di Ascoli Piceno sorge infatti non lontano dalla casa circondariale di Marino del Tronto, dove in contemporanea si è svolto l’evento “La porta della speranza”, promosso dalle medesime Diocesi con la partecipazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Tre luoghi simbolici – carcere, parrocchia e ospedale – uniti idealmente in una giornata dedicata alla speranza e alla giustizia. Il Meeting, nato nel 2013 all’indomani dell’elezione di Papa Francesco, si conferma come uno spazio di riflessione e testimonianza, aperto a voci provenienti dal mondo dell’informazione, della Chiesa e della società civile.

Nel video troverete l’intervento del prof. Giulio Tremonti e del dott. Massimo Monzio Compagnoni nell’intervallo tra i minuti 17 e 51.

 

Uniti nel Dono / Da Como a Carabayllo: don Roberto nel Perù di Papa Leone

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«È sempre stato molto apprezzato come vescovo nella sua diocesi di Chiclayo, per la semplicità, la mitezza e la capacità di ascolto. La gente sente che Leone XIV è un Papa ‘peruano’, nonostante sia nato negli Stati Uniti, e abbia origini francesi, italiane, spagnole». Ma anche lui, don Roberto Seregni, fidei donum di Como dal 2013 a Carabayllo, nella periferia Nord di Lima, si sente ‘peruano’. Per la sua esperienza pastorale che lo fa sentire parte della gente e del clero diocesano, ha cercato «di vivere questi anni con semplicità, respirando l’energia e la vitalità della Chiesa latinoamericana, da cui proprio nel 2013 è venuto papa Francesco». Don Roberto, 46 anni, si è formato nella diocesi di Como, e dopo otto anni di servizio in due comunità per la pastorale giovanile, ha sentito una chiamata alla missione. Poi è arrivata la proposta di andare come sacerdote fidei donum nella parrocchia di San Pedro de Carabayllo, nella diocesi fondata 27 anni fa in una zona di immigrazione interna ed estrema povertà, con circa 85mila abitanti, divisa in 22 comunità.
«Quando sono arrivato non c’era praticamente nulla, Lima è una delle megalopoli più contaminate e caotiche del mondo, con i suoi oltre 13 milioni di abitanti, è una delle città più popolose delle Americhe. Fin dall’inizio abbiamo cercato di avere un rapporto molto diretto con le famiglie, con le persone, cercando di decentrare il lavoro pastorale in piccole comunità. Per alcune di queste siamo riusciti a costruire ambienti dove riunirci per la Messa, per la catechesi, per qualche momento comunitario. In altre invece gli incontri si fanno o in un garage o in una piazza o in un parco».

Qui la storia completa di don Roberto Seregni. Su unitineldono.it tante altre testimonianze di fidei donum come quella di Padre Esposito, fidei donum anche in un letto d’ospedale, di don Marco, tornato a Foggia ma con l’Africa nel cuore e di don Ignazio Bonsignore e don Angelo Porrello da Agrigento, impegnati a Korça, nel sud est dell’Albania, zona prevalentemente musulmana, ma con una presenza ortodossa legata alla tradizione.