Author: sEEd_aDm_wP

Presentato il Rendiconto 8xmille 2024 delle diocesi umbre / Un modo per dire grazie a tutti

vai all’articolo
«L’annuale Rendiconto delle nostre Chiese dell’Umbria è un dovere, perché i cittadini si fidano della Chiesa mettendole a disposizione diverse risorse, attraverso la firma dell’8xmille». Così l’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Ivan Maffeis, presidente del Comitato nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, in occasione della presentazione, nel capoluogo regionale, del Rendiconto 8xmille 2024 delle Diocesi dell’Umbria, tenutasi il 22 marzo, nella Sala del Dottorato del complesso monumentale e museale della Cattedrale “Isola San Lorenzo”.

«È un dovere buono – ha proseguito l’Arcivescovo Maffeis –, perché dietro a questa rendicontazione passa il volto delle nostre comunità, passa l’impegno della carità, basti pensare alle tante opere segno e strutture di accoglienza Caritas, passa l’impegno educativo per i nostri ragazzi, penso ai numerosi oratori, passa l’impegno per la salvaguardia e la valorizzazione del vasto patrimonio storico-artistico ecclesiale, un esempio è questo complesso in cui ci troviamo, e passa l’impegno per tutto l’aspetto del culto, le chiese, le opere d’arte e le tante forme culturali attraverso le quali come Chiesa cerchiamo di portare in questo tempo il messaggio di speranza. La rendicontazione è un modo per dire grazie a tutti, credenti e non credenti».

Oltre all’aspetto pastorale sottolineato da Mons. Maffeis, sono stati trattati i temi riguardanti l’annuale Rendiconto 8xmille dal diacono perugino Giovanni Lolli, delegato regionale per il Sovvenire in Umbria, dall’economo della Conferenza episcopale umbra (Ceu) Daniele Fiorelli e dal giornalista e membro della Segreteria pastorale regionale Ceu Daniele Morini.

Quest’ultimo ha presentato alcuni video realizzati sui diversi ambiti di intervento delle Chiese locali, dalle opere e strutture Caritas agli Oratori, dai parroci e animatori parrocchiali al culto e alla tutela del patrimonio storico-artistico di cui l’Umbria è ricchissima, non trascurando le “storie di vita” delle persone a cui buona parte dei fondi 8xmille è destinata. Storie che interessano più dei numeri i media che da anni, ha ricordato Morini, danno adeguato spazio alla presentazione delle opere e attività promosse grazie all’8xmille a livello territoriale.

L’economo Fiorelli ha parlato di quanto questo rendiconto, giunto alla settima edizione, sia di esempio-modello per altre Regioni ecclesiastiche italiane, nell’essere invitato a presentarlo lungo un po’ tutta la Penisola. Si tratta anche di un esempio di quanto la Chiesa sia trasparente nella gestione delle risorse economiche destinate dal contribuente-cittadino. Inoltre, ha evidenziato lo stesso Fiorelli, il rendiconto è sempre più preso in considerazione dagli enti regionali e comunali che vedono nella Chiesa cattolica un soggetto con cui collaborare per la realizzazione di progetti con ricadute positive sul territorio.

Il diacono Lolli, che ha moderato i vari interventi, ha presentato i dati del rendiconto, che quest’anno è stato dedicato al tema della formazione, crescita e accompagnamento delle giovani generazioni con sei pagine riferite all’attività degli oratori finanziate anche con i fondi dell’8xmille. Pertanto, la scelta del titolo dell’edizione 2024: “8xmille: al servizio di una Chiesa che si spende per i giovani”. Tema, ha sottolineato il diacono Lolli, introdotto dalla prefazione del Vescovo Ivan intitolata “dare speranza ai giovani nostra speranza”.

I dati del Rendiconto 8xmille delle Diocesi dell’Umbria.

Sono 7,85 milioni di euro i fondi che le Diocesi umbre hanno ricevuto dal’8xmille nel 2024, di cui almeno il 50% destinali alla Carità. Ulteriori 4,56 milioni di euro sono arrivati nel territorio regionale per finanziare le opere di conservazione dei beni culturali e per l’edilizia di Culto; questi ultimi fondi non sono gestiti dalle Diocesi, ma dagli enti che attuano le opere: parrocchie, musei, ecc… Anche i fondi 8xmille, che nel 2024 ammontano a circa 9,14 milioni di euro e che contribuiscono al sostegno dei 658 sacerdoti dell’Umbria, giungono direttamente ai sacerdoti attraverso l’Istituto centrale per il sostentamento del clero e quindi non passano dalle Diocesi. In totale in Umbria, direttamente o indirettamente, sono pervenuti 21,55 milioni di euro derivanti dall’8xmille nel 2024.

Le Diocesi hanno collaborato per rendere ancora più tempestiva e trasparente la loro rendicontazione – ha commentato Lolli –. Il rendiconto, sotto forma di un’agile brochure, oltre ai dati di dettaglio degli anni 2023 e 2024 di ogni singola Diocesi, contiene molte pagine infografiche che illustrano e comparano i dati nazionali e regionali nelle specifiche dei vari capitoli di spesa. Nella sezione dedicata alle singole Diocesi – ha precisato –, i dati di rendiconto vengono specificati nelle voci di dettaglio e accompagnati da una relazione dell’economo diocesano”.

Video-interviste presentazione Rendiconto 8xmille 2024 delle diocesi umbre

Giornate di formazione e spiritualità / Conclusosi il secondo incontro “Collaboratori della vostra gioia”

vai all’articolo
Il tempo liturgico di Quaresima ogni anno ci invita a una riflessione più attenta e profonda sul nostro cammino personale, in tutti gli ambiti della nostra vita, per una conversione e purificazione del cuore.

In questo tempo favorevole, sono state una proposta davvero provvidenziale le Giornate nazionali di formazione e spiritualità organizzate dal Servizio CEI per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa ad Armeno (NO) dal 17 al 20 marzo e rivolte a tutti gli incaricati e collaboratori del Sovvenire sul territorio.

Nella suggestiva e tranquilla cornice dei monti che attorniano il lago d’Orta, i partecipanti, provenienti prevalentemente dalle diocesi piemontesi, ma anche dalla Liguria, dalla Lombardia e dalla Puglia, hanno condiviso un tempo di ascolto della Parola, preghiera personale e fraternità. Insieme a essi anche alcuni componenti del Servizio CEI per la Promozione, accompagnati dal responsabile Massimo Monzio Compagnoni.

La guida spirituale, il gesuita padre Franco Annicchiarico, ha condiviso un saggio della sua approfondita conoscenza della Scrittura, proponendo alcune meditazioni su passi dell’antico e del nuovo testamento, con beneficio di nutrimento spirituale per tutti i convenuti. Le sorelle dell’istituto Figlie della Chiesa hanno animato le celebrazioni, secondo il loro carisma specifico di animazione liturgica, favorendo opportuno un clima di raccoglimento per la preghiera in comune.

Ciascuno dei partecipanti, al termine delle giornate, ha potuto condividere fraternamente una risonanza della esperienza vissuta insieme, facendo riecheggiare più volte parole di apprezzamento e ringraziamento per la ricchezza spirituale vissuta insieme, la fraternità sperimentata nella gioia e semplicità, l’occasione di confronto e reciproco sostegno nel servizio di delegati Sovvenire.

Al termine dei giorni di catechesi e preghiera nella casa di spiritualità di Armeno, una speciale gita sulle sponde del lago d’Orta e nell’isola di San Giulio ha dato una bellissima conclusione alle giornate di spiritualità vissute insieme. Monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo della diocesi di Novara, ha accompagnato il gruppo Sovvenire alla visita dell’isola, ha beneficiato i partecipanti con una riflessione sul tema “Collaboratori della vostra gioia” (2Cor 1,24), e poi ha presieduto la celebrazione eucaristica nella Chiesa di San Giulio, animata dalle monache benedettine.

Il presule ha introdotto il suo intervento riportando la memoria alla collaborazione e comunione dei fedeli nelle prime comunità cristiane. Accanto al ruolo preminente degli apostoli, tra cui Paolo, Pietro, Giovanni, il nuovo testamento riporta i nomi di numerosi fratelli loro collaboratori. Questi personaggi sono citati negli Atti e nelle lettere paoline, sono descritti come fratelli accesi di amore fraterno per la comunità cristiana, solleciti a spendersi nella attività di evangelizzazione, nel servizio di carità, pronti anche a rischiare la vita per la causa del Vangelo (cfr. Rm 16,4).

Con il termine “collaboratori” San Paolo indica il senso profondo di un ministero apostolico condiviso: collaboratori di Dio, collaboratori in Cristo, partecipi nella missione. Il senso spirituale, pastorale e pratico del loro ministero è ben riassunto nell’espressione che suggella il primo capitolo della Seconda lettera ai Corinzi: «Non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi» (2Cor 1,24). Questo è lo stile dell’apostolato di Paolo e dei suoi compagni: partecipi delle sofferenze di Cristo, e anche della sua consolazione (cfr. 2Cor 1,7). Così “collaboratori della vostra gioia” è un’espressione che svela e contiene il senso di un servizio alla fede a caro prezzo, attraverso la condivisione, la tribolazione, il conforto, la speranza che rimane salda. Ed è nello stesso stile che anche oggi siamo chiamati a crescere insieme per il servizio all’evangelo. In modo particolare Monsignor Brambilla ha richiamato l’attenzione su tre collaboratori dell’Apostolo: Timoteo, Tito ed Epafrodito, fratelli e ministri con caratteristiche differenti tra di loro, che, se considerati insieme, costruiscono un’icona ideale dei collaboratori della azione apostolica, e anche della missione del Sovvenire nella Chiesa di oggi.

Timoteo, colui che conferma nella fede, è uomo di fiducia di Paolo, suo fratello e figlio carissimo nel Signore (cfr. 2Cor 1,1), e sarà insieme a lui fondatore della comunità cristiana di Corinto. La descrizione del suo stile di servizio indica come mediatore, come colui che richiama alla memoria e rende presente il modo di vivere di Cristo. Infatti, egli, come un vero servo di Signore Gesù, si prende a cuore la vita delle comunità, in tutti i suoi aspetti, servendole con uno stile di disinteresse e libertà personale (cfr. 1Cor 4,16-17). Questa immagine indimenticabile di servizio fraterno ci sprona e ci invita anche oggi a essere collaboratori delle comunità cristiane nella preghiera e nella carità, secondo la forma di Cristo servo.

Tito, di origine greche ma convertito al cristianesimo, fu il collaboratore che giocò un ruolo fondamentale nel progetto di assistenza per la colletta a favore della Chiesa di Gerusalemme, secondo la raccomandazione ricevuta da Paolo nel concilio apostolico (cfr. Gal 2,10). Fu lui, operatore di pace e uomo di comunione, a tessere legami di pacificazione all’interno della comunità di Corinto divisa da liti. Egli è l’amministratore fedele di una grande opera di comunione e di carità concreta, che allevia la povertà dei fratelli e nello stesso tempo abbatte muri di separazione esistenti tra giudei e greci (cfr. 2Cor 8,16-17), perché chi è trasparente nei beni e nella carità tra le comunità è anche efficace nell’opera di riconciliazione e di pace nei conflitti tra le persone. Infatti, la carità-servizio che aiuta i poveri si alimenta alla carità-virtù della comunione fraterna. La carità dei primi cristiani, di cui la colletta per Gerusalemme è stata il segno più forte, forse è stata anche il cemento che ha davvero portato comunione tra le anime della chiesa primitiva. Per questo, anche nelle nostre comunità, gli uomini e le donne che, come Tito, vivono con trasparenza la carità e la gestione dei beni e la rendicontazione economica, sono anche i più liberi di cuore per richiamarci ai legami di comunione e della riconciliazione: la comunione dei cuori suppone la comunione dei beni, la comunione delle risorse (nella parrocchia e tra le parrocchie) è un segno forte della comunione degli spiriti, contro ogni tentazione di chiusura ed egoismo.

La terza e ultima figura proposta tra i collaboratori paolini è quella di Epafrodito, portavoce, messaggero e ministro presso la comunità di Filippi, compagno di lavoro e di lotta dell’Apostolo delle genti. Svolge il suo lavoro pastorale a Filippi con grande dedizione al Vangelo e alla vita di comunità, con le sue fatiche e le sue lotte, affrontando la malattia, fino a rischio della vita, ma accogliendo tale pericolo “per supplire a ciò che mancava al vostro servizio verso di me” (cfr. Fil 2,26-30), al fine di non spezzare il legame di dono e amore fraterno tra Paolo e la comunità cristiana. Osservando la nostra realtà odierna da questa prospettiva, possiamo lodare e ringraziare per tanti ministeri vivi e operanti: l’educazione dei ragazzi e dei giovani, la passione evangelizzatrice, la carità umile e nascosta, il servizio della amministrazione dei beni economici con onestà e senza finzioni. Il nome di uno sconosciuto collaboratore di Paolo, Epafrodito, diventa icona viva, patrono dei “collaboratori della vostra gioia”, della gioia del Vangelo.

A seguito della riflessione proposta sui collaboratori paolini, il Vescovo Brambilla ha offerto qualche spunto di suggerimento e indicazioni operative nell’ambito della gestione di beni e patrimoni in ambito ecclesiale. Tra esse si riporta: la opportuna separazione di risorse individuali e comunitarie, la necessità di totale trasparenza, precisione e veridicità nelle rendicontazioni, la programmazione attenta dei reali bisogni e delle priorità nell’utilizzo delle risorse, l’incongruenza della commistione con qualsiasi tipo di interessi personali o familiari o amicali, facilmente suscettibili di scandalo, e la felice proposta di attivare campagne di propaganda delle opere realizzate con il contributo dei fondi della Chiesa cattolica. Indicazioni concrete e molto chiare, che esortano alla saggia amministrazione, alla libertà di spirito, alla più completa trasparenza nel servizio di gestione dei beni.

Ringraziamo il Signore per il dono di tanta grazia, della Parola di Dio, della fraternità e del tempo trascorso insieme, augurandoci che sia di supporto e sostegno per la delicata missione di cui sono incaricati tutti i nostri cari fratelli referenti incaricati, a beneficio della Chiesa intera, di tutti i suoi sacerdoti e di tutti i fedeli.

Suor Elena Serventi

Modena / Tutti sono chiamati ad essere protagonisti sul sostegno economico alla Chiesa

vai all’articolo
Il sostegno economico della Chiesa cattolica non può essere solo una questione da addetti ai lavori ma sempre più deve coinvolgere tutte le comunità, diocesane e parrocchiali. Ecco perché è stato organizzato l’incontro formativo che si è tenuto sabato 15 marzo a Modena, nella Sala multimediale della Città dei ragazzi.

Sono stati invitati a partecipare sacerdoti e referenti impegnati nelle proprie comunità parrocchiali proprio nella promozione del “Sovvenire” (il verbo che ormai da quarant’anni identifica l’impegno per promuovere il sostegno economico alla Chiesa).

I lavori sono stati introdotti dal vicario generale, Giuliano Gazzetti, che ha poi ceduto la parola a Letizia Franchellucci, addetta al coordinamento e allo sviluppo dei progetti nel territorio del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.

La Franchellucci ha ripercorso insieme ai presenti la storia di questi ultimi quarant’anni di vita ecclesiale, da quando cioè, in seguito alla firma della revisione del Concordato tra Stato e Chiesa (18 febbraio 1984), il sostegno economico della Chiesa è stato interamente affidato alla comunità, attraverso le firme per l’8xmille alla Chiesa cattolica e le offerte deducibili per i sacerdoti. Lo Stato, dunque, cessando di erogare la cosiddetta “congrua” ai sacerdoti diocesani, garantiva però che lo 0,8% del gettito Irpef fosse diviso tra tutte le confessioni religiose che avessero sottoscritto un accordo con lui, sulla base della percentuale di firme raccolte in sede di dichiarazione dei redditi.

Le offerte donate dai contribuenti per il sostentamento del clero, inoltre, potevano essere dedotte dal proprio reddito fino ad un massimo dei vecchi due milioni di lire (1.032,91 euro). Nel corso di questi quarant’anni, ha spiegato la Franchellucci, la percentuale dei firmatari per la Chiesa cattolica è scesa dal 90 a sotto la soglia del 70%, segno della necessità urgente che tutta la comunità cristiana prenda coscienza della propria corresponsabilità. Anche la quantità di offerte raccolte copre solo una minima parte (meno del 2%) del fabbisogno per il mantenimento degli oltre 32.000 sacerdoti delle nostre diocesi, mentre i proventi dell’8xmille garantiscono la fetta più grande.

Perciò il Servizio della CEI sta accompagnando parrocchie e diocesi in questo percorso di crescita nella partecipazione e nella corresponsabilità. Due sono i progetti concreti introdotti in migliaia di parrocchie, dalle Alpi alle Isole: “Uniti Possiamo”, per sensibilizzare alle offerte deducibili, e “unafirmaXunire”, per promuovere e raccogliere le firme per l’8xmille. Può sembrare strano ma in realtà sono moltissimi i cattolici che non si preoccupano di firmare per l’8xmille e quelli che pensano che lo “stipendio” dei sacerdoti arrivi direttamente dal Vaticano.

Ecco perché – ha sollecitato Letizia Franchellucci – il potenziale di crescita della promozione delle firme e delle offerte è così ampio e l’orizzonte di impegno di chi si prende a cuore il sostegno economico della Chiesa è immenso. Gli spunti conclusivi dell’incontro tenuto a Modena sono stati affidati a Silvio Pasquinelli, direttore dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero, e a Bruno Chiarabaglio, diacono e incaricato diocesano del Sovvenire. Nello stile sinodale che tutta la Chiesa sta riscoprendo e valorizzando, è importantissimo che si cresca nella collaborazione tra ambiti e settori diversi, compreso quello della comunicazione. Anche per il sostegno economico, infatti, non ci sono alternative a questo percorso obbligato: tutti devono vivere una vera corresponsabilità e una partecipazione condivisa alle comuni esigenze.

Umbria / “La Chiesa, i giovani e il ruolo dell’8xmille” nel Rendiconto 8xmille 2024

vai all’articolo
Il sostegno economico alla Chiesa cattolica e il suo impegno per i giovani saranno al centro della presentazione alla stampa del Rendiconto 8xmille del 2024 delle Diocesi umbre che si terrà il prossimo 22 marzo alle 10.30 a Perugia presso la Sala del Dottorato (chiostro della Cattedrale di San Lorenzo).

L’iniziativa, dal titolo 8xmille: al servizio di una Chiesa che si spende per i giovani, sarà un’importante occasione per riflettere sul come la Chiesa spende le risorse economiche affidatele dai contribuenti. All’incontro interverrà Mons. Ivan Maffeis, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente del Comitato nazionale per il sostegno economico alla Chiesa. Accanto a lui, Daniele Fiorelli, economo della Conferenza episcopale umbra (Ceu), Daniele Morini, giornalista e il diacono Giovanni Lolli, delegato regionale per il Sovvenire in Umbria.

Uniti nel Dono / Gli angeli di Campobasso, perché nessuno sia solo

vai all’articolo
Il signor Mario è anziano, ma non ricorda esattamente quanti anni abbia. Ha problemi di coagulazione del sangue e le sue mani sono sempre livide. «Avete una pomata?», ha chiesto una volta a una volontaria. E la crema è stata presa apposta per lui. La signora Rosa, invece, non aveva mai visto il mare e così un’altra volontaria ha esaudito il suo desiderio: l’ha portata in spiaggia, in gita insieme ad altri anziani. Adam è arrivato dalla Polonia, si appoggiava a dormire di qua e di là, a una volta da un conoscente, una volta in una roulotte. Aveva problemi di alcolismo ma, grazie al supporto dei volontari, è riuscito a uscirne e addirittura a prendere un piccolo appartamento in affitto. I nomi sono di fantasia, ma le loro storie no. Seppure diverse, tutte raccontano la stessa cosa: queste persone bisognose non hanno incontrato semplici volontari, ma dei veri e propri “angeli” che si sono presi cura di loro. Si chiama infatti “Casa degli Angeli”, il centro servizi della Caritas dell’arcidiocesi di Campobasso – Bojano frequentata da Mario, Rosa, Adam e tanti altri come loro.

Inaugurata da Papa Francesco

A inaugurarla, il 5 luglio del 2014, fu Papa Francesco. Era presente Maria Antonietta Evangelista, tra i responsabili della mensa della Casa degli Angeli, che ospita anche un dormitorio e un emporio solidale. In cantiere pure l’apertura un ambulatorio sanitario. «La mensa è attiva tutti i giorni per il turno del pranzo – racconta Evangelista –. I volontari arrivano alle 9 e vanno via attorno alle 14. Il servizio comprende la preparazione dei pasti, la somministrazione e la pulizia. I gruppi di volontari cambiano attraverso una turnazione mensile. Chi viene a mangiare alla mensa non può fare la spesa all’emporio, e viceversa. In questo modo riusciamo a garantire aiuti per più persone». Ai tavoli della mensa siedono, per la maggior parte, italiani. Anziani che non sono in grado di prepararsi da mangiare o di fare la spesa, senza fissa dimora, uomini e donne divorziati che non sono riusciti a riprendersi. «C’è un po’ di tutto – confessa don Franco D’Onofrio, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano –. Gli immigrati prima erano più numerosi, ma adesso ce ne sono di meno».
Frequentano di più l’emporio, dove possono fare la spesa e poi cucinare a casa propria. «Tanti sono i giovani argentini – rileva il sacerdote –. C’è stata una sorta di immigrazione di ritorno: i nonni di questi giovani dal Molise sono partiti per andare a cercare fortuna in Sud America e adesso, a causa della crisi economica, i loro pronipoti stanno tornando in Italia. Li aiutiamo molto anche per i documenti».

Cibo per il corpo e per l’anima

Nella Casa degli Angeli, insomma, il cibo non è la portata principale. «Cerchiamo di mettere in pratica quello che ci dice don Franco – sottolinea Maria Antonietta –: dar da mangiare non solo al corpo ma anche allo spirito, chiacchierare con i bisognosi, intrattenersi con loro, capire come stanno vivendo in questo momento». A tanti ospiti, ad esempio, viene preparato anche un panino da portare via, per mangiarlo a cena.

Piccoli gesti di attenzione che possono fare la differenza. Ne è convinto don Franco D’Onofrio, che guida la Caritas dell’arcidiocesi da diciannove anni. «Oltre i normali servizi che svolgevamo, ci siamo resi conto che serviva un punto, una sorta di “sos sociale”, che fosse caratterizzato dalla pedagogia dei fatti. Un luogo dove fare e vivere il servizio» – ricorda. Così è nata la Casa degli Angeli, da «un vecchio asilo dismesso che il Comune ci ha dato in comodato d’uso gratuito». Grazie ai fondi dell’8xmille, è stato «reso fruibile con mensa, dormitorio, miniappartamenti, docce, servizio lavanderia e anche l’emporio – racconta –. Attualmente stiamo lavorando con il Comune per aprire anche un presidio sanitario, dove dei professionisti del settore offriranno la propria opera gratuitamente». Perché la Casa degli Angeli «si mantiene solo grazie ai volontari: prima del Covid circa 570 volontari – prosegue D’Onofrio –; durante il Covid, invece, facevamo soltanto l’asporto ed eravamo pochissimi, mentre ora ci sono circa 300 volontari coinvolti. La Casa si mantiene anche grazie alla vicinanza della città, perché le imprese, le aziende e le istituzioni ci sono molto vicine e ci aiutano con donazioni e altro».

(unitineldono.it, articolo di Giulia Rocchi – foto gentilmente concessa da don Franco D’Onofrio)

8xmille / Caritas Pozzuoli, con “Liberi di crescere” sostenute le attività a favore di minori in situazioni di fragilità sociale

vai all’articolo
È stato pubblicato dalla Caritas diocesana di Pozzuoli il report del primo anno del progetto “Liberi di crescere”, realizzato con l’8xmille alla Chiesa cattolica (in allegato). Il documento descrive le molteplici attività volte a sostenere minori in situazioni di fragilità sociale nel territorio della diocesi di Pozzuoli. Il progetto si realizza in due località: Licola Mare nell’oratorio delle suore Figlie della presentazione di Maria Santissima al Tempio e a Quarto, nel bene confiscato Casa Mehari.

Il progetto della Caritas diocesana ha rinforzato l’azione delle suore a Licola con personale qualificato per lavorare insieme con i genitori e per creare un ponte con la scuola. Le attività sono: giochi e socializzazione, sostegno scolastico, laboratori di musicoterapia, arte, teatro, gioco libero, lettura e riciclo. Le famiglie sono state coinvolte con occasioni di incontro, ascolto, informazione e sensibilizzazione, supporto alla genitorialità e laboratori genitori-figli. Non sono mancate le uscite didattiche per la conoscenza dei Campi Flegrei e di Napoli.

A Quarto le attività di “Liberi di crescere” si sono svolte a Casa Mehari. In questa sede gli obiettivi sono la formazione, l’autonomia e l’inclusione di ragazzi fragili e diversamente abili. Centrale è stato il laboratorio di ceramica che, grazie a professionisti, sta diventando un luogo di socializzazione, creatività e conoscenza a cui si affianca lo sviluppo delle attività manuali, le quali assumono anche una valenza terapeutica. Nella struttura sono presenti tre seminaristi che stanno vivendo la loro esperienza a contatto con persone con disabilità.

8xmille per lo sviluppo dei popoli / Con i volontari, a servizio di tutti

vai all’articolo
Sono 458 i progetti che, nel 2024, hanno coinvolto migliaia di volontari in 68 Paesi. Con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, infatti, sono state finanziate opere per oltre 83 milioni di euro.

In occasione del Giubileo del mondo del volontariato, tenutosi l’8 e il 9 marzo, il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, ha fatto il punto su quanto le Diocesi, le Congregazioni religiose e le realtà ecclesiali riescono a fare, nei diversi contesti, anche grazie al supporto dei volontari. In Italia sono 4,6 milioni le persone che si impegnano per gli altri, oltre 16 milioni in tutta Europa e circa 1 persona su sette in tutto il mondo. Una vera e propria galassia solidale che, insieme alle comunità locali, alle religiose e ai preti missionari tessono relazioni, incrociano volti, scoprono talenti immensi e storie che arricchiscono e creano ponti con le nostre comunità, anche a nome di chi non può partire, ma rimane in comunione soprattutto con il dono della preghiera. Così, insieme, si continua a costruire speranza.

“Porterò sempre con me ogni sorriso, ogni nome, ogni storia, ogni momento vissuto. Il volontariato non è solo un’esperienza temporanea, ma una lezione di vita. Ho capito che la vera ricchezza sta nelle relazioni che costruiamo, nei segni che lasciamo nel cuore degli altri e in quelli che restano nei nostri”, spiega Cristopher, volontario in Brasile, con la Congregazione delle Suore Missionarie Scalabriniane, in prima linea per tutelare i diritti di chi è costretto a lasciare la propria casa, offrendo percorsi di integrazione e opportunità di crescita. Uno dei volti che Cristopher non dimenticherà è quello di Fatima, una madre venezuelana che nel 2018 ha lasciato il proprio Paese per garantire un futuro migliore ai suoi figli. Il viaggio fino a Roraima, nel nord del Brasile, è stato lungo e faticoso. Grazie alle suore è riuscita ad arrivare a San Paolo, dove ha trovato un’opportunità per ricominciare. Si è rimboccata le maniche ed è riuscita a superare le difficoltà dell’adattarsi a una realtà completamente nuova. Nei momenti di sconforto, la resilienza di Fátima e il sostegno della comunità sono stati fondamentali. “Ricordo ancora – aggiunge Cristopher – le sue parole pronunciate con determinazione: ‘Non posso permettere che la paura ci faccia tornare indietro. Ho lasciato tutto per i miei figli e andrò avanti’. Parole che mi hanno segnato profondamente. Ho compreso che il volontariato non è solo aiuto pratico, ma è ascolto, presenza, condivisione. Il senso della mia esperienza è proprio questo: essere disposto ad ascoltare, a mettermi nei panni dell’altro, a camminare insieme. A volte, il gesto più significativo è la semplice presenza: uno sguardo che trasmette fiducia, un ascolto sincero, un sorriso che dona speranza”.

Azioni concrete che trasformano le vite di chi è aiutato e di chi aiuta. Come è accaduto a Ibrahim e Stephan, sfollati da Idlib e accolti dai frati francescani a Latakia, in Siria. “Vengo – racconta – dal villaggio di Al Ghassanieh a Idlib, ho 26 anni e studio legge. Io e la mia famiglia siamo stati sfollati due volte nel 2012, fino a quando non siamo arrivati a Latakia. Sono stati giorni molto difficili, ma grazie ai frati siamo riusciti a superarli. Ora sono volontario, da quando il terremoto ha colpito Latakia il 6 febbraio 2023. Sono felice di poter restituire qualcosa del tanto che ho ricevuto e mi rende felice alleviare la sofferenza di altre persone che si sentono tristi e senza speranza, proprio come lo ero io”.  “Anche io oggi sono volontario – aggiunge Stephan – e mi occupo di scattare foto, inserire dati e fare visite sul campo. Ho 20 anni e studio scienze informatiche. Ricordo che, quando siamo arrivati a Latakia, eravamo persone disorientate in una nuova comunità, ma subito ci hanno accolto e ci siamo sentiti parte di una famiglia. Mi sento molto felice quando aiuto le persone, anche con piccole cose, cercando di regalare qualche sorriso”.

Calabria / Sintesi finale dell’incontro formativo sul “Sovvenire” per seminaristi e giovani preti

vai all’articolo
Un prete libero per una Chiesa povera è stato il tema dell’incontro di formazione promosso dalla Commissione Sovvenire della Conferenza episcopale calabra rivolto ai seminaristi del IV, V e VI anno e ai sacerdoti ordinati negli ultimi cinque anni, svoltosi il 7 e 8 marzo a Catanzaro.

Il convegno, aperto dai saluti di don Mario Spinocchio, rettore del Seminario San Pio X che ha ospitato i lavori, è nato dall’esigenza, come spiegato da Monsignor Stefano Rega, Vescovo Cec del Sovvenire, “di approfondire le tematiche relative al sostentamento del clero” e di come, poi, Sovvenire tende a rispondere “alle necessità della Chiesa”. Monsignor Rega ha quindi parlato della necessità di “uno stile di vita che susciti collaborazione nei fedeli per vivere il nostro ministero con credibilità”. Da qui la necessità di far comprendere ai giovani sacerdoti che questo sostegno è frutto di un meccanismo regolato dal Concordato tra la Chiesa in Italia e lo Stato. Possiamo dare perché riceviamo – ha concluso – e non dobbiamo avere paura o vergogna di chiedere perché non chiediamo per noi ma chiediamo per la Chiesa, per la comunità”. Ed in questo contesto, bisogna “avere uno sguardo nuovo e profetico” divenendo importante “il rispetto per quello che riceviamo che non è personale, ma è per il nostro ministero, la nostra missione, il nostro servizio” in quanto “la Chiesa ci sostiene e ci accompagna” in questo.

Di “corresponsabilità e trasparenza nella gestione delle comunità” ha invece parlato don Claudio Francesconi economo della CEI, secondo il quale “non si può chiedere corresponsabilità alle persone se non c’è trasparenza” invitando a “fare della gestione economica un atto di missione e comunione” e in quanto “luogo testimoniale non si può pensare che la gestione delle risorse non ci riguarda”. L’8xmille, per don Claudio, altro non è che “uno strumento di democrazia fiscale, come lo sono anche il 5xmille e il 2xmille”.

A fare una sorta di excursus del sistema di sostentamento al clero, di cui quest’anno ricorre il 40/mo della sua istituzione, è stato il direttore generale dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Claudio Malizia, che ha approfondito il funzionamento del sistema di sostegno al clero, evidenziando come questo modello garantisca equità e stabilità ai sacerdoti nel loro ministero.

Presente all’incontro anche Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico della CEI, che ha spiegato quelle che sono le finalità del servizio SPSE, sollecitando tutti ad “educare le comunità al dono” non perdendo di vista “la trasparenza che deve essere qualitativa e quantitativa” e ad essere “coerenti con la testimonianza e i principi del Vangelo” perché “essere Chiesa cattolica vuol dire fare la differenza”.

Nel corso della seconda giornata, prima dei laboratori pastorali le cui finalità sono state spiegate da Letizia Franchellucci, addetta alla segreteria, amministrazione e sviluppo dei progetti sul territorio, ci sono stati i contributi video di Monsignor Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI; Monsignor Erio Castellucci, Vicepresidente della CEI; Monsignor Domenico Pompili, presidente della Commissione Episcopale Cultura e Comunicazioni Sociali.

Ad introdurre i video e avviare la riflessione con i seminaristi e i giovani sacerdoti, don Enrico Garbuio, Assistente Pastorale e Spirituale di Sovvenire, il quale ha ricordato ai presenti che si è “nel tempo della conversione, il cui luogo privilegiato è la vita, la quotidianità. Il denaro al servizio della comunità – ha concluso – è grazia, ma diventa sterco del diavolo nel momento in cui lo tengo solo per me”.

Monsignor Baturi, nel ripercorrere i 40 anni di storia del sistema di finanziamento della Chiesa cattolica, ha sollecitato una “partecipazione attiva” per “poter condividere fino in fondo questi valori e farsi parte diligente affinché vengano compresi da chi, con atti semplici, può aiutare la Chiesa a realizzare la propria missione in Italia e nei Paesi che guardano a noi con fiducia”, non perdendo di vista i valori che devono diventare “motivo di riflessione e di educazione per i seminaristi, il clero e tutto il popolo cristiano, perché questo è un modo concreto in cui la comunità può farsi corresponsabile della missione della Chiesa, affinché si possa continuare a fare del bene a tanti”.

Dal canto suo, Monsignor Castellucci partendo dall’ auspicio di papa Francesco a pochi giorni dalla sua elezione “Come vorrei una Chiesa povera per i poveri“, ha rimarcato che “il sostentamento del clero non deve essere un privilegio, ma uno strumento per la missione evangelica che si realizza nella sobrietà, nella condivisione e nel riscatto”. Là dove “povertà” non deve necessariamente significare “rinunce clamorose, ma utilizzare i beni per chi ha bisogno. Il Papa ci chiede di essere pellegrini di speranza. Abbiamo il dovere di gestire i beni con responsabilità, senza sprechi, perché il clero possa dedicarsi pienamente alla missione senza preoccupazioni materiali indebite. Se non lo facciamo, le nostre parole saranno dette al vento. Dobbiamo essere fedeli al Vangelo, che ci chiede di essere una Chiesa povera per i poveri”.

L’importanza della comunicazione per Sovvenire è stata sottolineata da Monsignor Pompili, che ha fatto notare che non si tratta di “pubblicità ma di testimonianza. Lo stile adottato negli spot dell’8xmille – ha aggiunto – ha il sapore del reportage, mostrando concretamente il bene che viene fatto. È essenziale che la Chiesa comunichi in modo chiaro e trasparente il senso di questo sistema, facendo comprendere che l’8xmille non è un privilegio, ma un’opportunità per sostenere la missione della Chiesa a servizio di tutti”. Per Monsignor Pompili, infine, “la strategia del Sovvenire ha cinque obiettivi: farsi capire, affrontare la crisi, il paradosso come nuova forma di alleanza, includere attraverso la comunicazione e, da ultimo ma non per importanza, avvalersi delle possibilità del nuovo contesto che oggi definiremmo post-mediale”. Su tutto “linguaggi comprensibili a tutti”.

A conclusione della due giorni a Catanzaro, don Garbuio ha ricordato ai presenti come “il Vangelo di Gesù elimini ogni separazione tra sacro e profano, rendendo “piena di grazia” qualsiasi realtà. Nella fede nulla è di poco conto e nulla è perduto: denaro, ordine, pulizia, buona amministrazione dei beni, inventario sono parole che entrano di diritto non solo nella Regola di Benedetto, ma anche nel vocabolario di una santità sana e credibile, buona per il monastero di Montecassino così come per ogni spiritualità autentica che deve animare le nostre comunità cristiane”.

Saveria Maria Gigliotti

Ravenna-Cervia / Un “ABC” dell’8xmille diocesano per le famiglie

vai all’articolo
Il parroco di origine polacca della parrocchia di San Rocco a Ravenna, don Paolo Szczepaniak (per tutti don Paolino), ha chiesto al referente parrocchiale di realizzare un volantino che porterà personalmente a tutte le famiglie che incontrerà porta a porta durante le benedizioni pasquali (in allegato).

Insieme alla Diocesi è stata creata una sorta di ABC dell’8xmille con i dati del territorio diocesano ed è presente anche un qrcode che riporta un video della Chiesa ti Ascolta sulla distribuzione dei fondi nella Diocesi.

Cremona / A Marzalengo grazie all’8xmille un nuovo spazio per i bambini

vai all’articolo
Importante novità all’interno dell’opera segno di Caritas Cremonese che accompagna ragazze e giovani mamme che stanno uscendo da situazioni di dipendenza.

Ormai è solo questione di piccole rifiniture e il nuovo «spazio-bambini» della comunità San Francesco può dirsi pronto. Un vero sogno che si avvera per l’opera segno di Caritas Cremonese che a Marzalengo accompagna 15 tra ragazze e giovani donne che stanno cercando di uscire dal tunnel della dipendenza (da sostanze o alcool). E che, insieme a queste ragazze, accoglie anche i loro bambini, una decina in tutto.

È proprio ai più piccoli che guarda la novità della casa: uno spazio tutto da vivere nella spensieratezza e per il gioco (per i più piccoli che non vanno a scuola è il luogo dove trascorrono gran parte della giornata). Lo si è potuto realizzare grazie ai fondi dell’8xmille stanziati attraverso Caritas Italiana.

Nella comunità di Marzalengo si respira il clima di casa. «Il nostro stile vuole essere quello della famiglia – spiega suor Virginia Verga, coordinatrice della struttura – con relazioni calde, fatte di cura, di accoglienza e di affetto. Le ragazze che arrivano da noi a volte non hanno alle spalle una famiglia e, comunque, durante il percorso non possono avere accanto i propri cari. Quindi il nostro compito è proprio quello di creare questa situazione di famiglia, che è il luogo in cui una persona può essere se stessa, sentirsi accolta, sentirsi importante, valorizzata, … sentirsi unica. Ed è in questo clima di relazione e di benevolenza che c’è il percorso di cura della dipendenza, che paradossalmente è la cosa meno importante, perché l’uso della sostanza non è altro che un modo per cercare di affrontare il dolore che si porta dentro».

Quello portato avanti a Marzalengo è percorso di crescita doppio: da un lato quello della donna che si sta disintossicando, dall’altro quello dei figli che muovono i primi passi. Da qui l’idea di dedicare uno spazio sempre più adatto ai bambini. Così dalla necessità di riadattare alcuni spazi della cascina è nata l’opportunità di trasferire lo spazio dedicato ai bambini in quelli che in passato erano i locali dedicati alla lavorazione del cuoio. «Grazie all’8xmille – spiega l’educatrice Chiara Rossi – abbiamo potuto riadattare questo spazio realizzando in qualche modo un nostro sogno: mettendo questo ambiente al centro della comunità, anche proprio fisicamente. I lavori ormai sono quasi ultimati e nelle prossime settimane potremo iniziare a dargli vita».

Affacciato da un lato sul cortile della casa e dall’altro sul grande giardino verde, potrà essere goduto a pieno dai più piccoli, sfruttando ancor più gli spazi esterni per il gioco e le attività.

Una novità all’apparenza di poco conto, ma che all’interno della comunità San Francesco ha grande importanza e diventa un ulteriore segno di speranza. «Noi guardiamo sempre alle ragazze con occhi di speranza. La speranza c’è sempre, perché c’è sempre una possibilità di ripartire, di rinascere: è importante che nel nostro cuore ci sia sempre questa speranza sulla loro vita».

L’opera segno

La Comunità San Francesco è comunità residenziale e di pronta accoglienza per donne tossicodipendenti, soprattutto con bambini. Trova spazio in una cascina di Marzalengo, piccola realtà di meno di 400 abitanti nel comune di Castelverde, a pochi chilometri da Cremona. Un contesto familiare in cui è possibile sperimentare uno stile relazionale e di vita diverso per giungere a una gestione autonoma e responsabile della propria vita. Accanto a personale laico educativo specializzato, all’interno della struttura vive e opera una comunità delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda. Una delle «opere segno» della Caritas diocesana: «Perché è il segno – sottolinea suor Virginia Verga – dell’amore del Padre per tutti i suoi figli, anche quelli più lontani, disperati, di cui nessuno si occupa». «Per le ragazze sentire la nostra presenza non giudicante e accogliente – precisa l’educatrice Chiara Rossi – fa vincere la paura di sentirsi inadeguate. Mamme non si nasce: certo si dà vita a un bambino, ma tante cose sono da imparare. Allora può essere importante vivere anche un po’ l’esperienza dell’essere figlie nel cammino di maternità».

Fonte: TeleRadio Cremona Cittanova