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Uniti Possiamo / Parrocchia di San Tarcisio (RM): condividiamo la fede, sosteniamo la missione

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Si terrà il 9 ottobre dalle 20.45 alle 22.30 nella parrocchia di San Tarcisio a Roma un incontro dal titolo Condividiamo la fede, sosteniamo la missione. Si legge in una nota da parte della parrocchia organizzatrice:

Traendo spunto dal discorso del Santo Padre in occasione dell’apertura del nuovo anno pastorale (in allegato), la nostra parrocchia è chiamata a essere ulteriormente una comunità di comunione e di carità. Non c’è nessuno spettatore: tutti siamo corresponsabili. Il sovvenire alla Chiesa, attraverso la firma dell’8xmille e la raccolta per il sostentamento del clero, non sono questioni puramente economiche: sono scelte di fede e di corresponsabilità. Attraverso di loro, si rende possibile la missione. Vediamo insieme come assolvere a questo mandato nei nostri gruppi stimolando la comunicazione e il dialogo”.

Uniti nel Dono / Don Giorgio nel Ferrarese: 60.000 km l’anno per costruire comunità

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Nel ferrarese, don Giorgio Lazzarato (in foto con don Cristian Vampa) è parroco a Ravalle, Porporana, Salvatonica, San Biagio di Bondeno e Settepolesini, per un totale di 1200 abitanti. Classe 1952, origini venete da parte di padre, è un sacerdote davvero sui generis: senza cellulare per scelta, è però disponibile a tutte le ore per andare incontro alle emergenze del territorio.

Ecco la sua storia.

A volte deve percorrere 25 chilometri solo per comprare i giornali e fare la spesa e il risultato è che il suo eroico furgone, che percorre ogni anno circa 60.000 km, deve fare una revisione ogni sei mesi. Nel ferrarese don Giorgio Lazzarato è parroco a Ravalle, Porporana, Salvatonica, San Biagio di Bondeno e Settepolesini, per un totale di 1200 abitanti. Classe 1952, origini venete da parte di padre, è un sacerdote davvero sui generis: senza cellulare per scelta, è però disponibile a tutte le ore per andare incontro alle emergenze del territorio. Una vita, quella di don Giorgio, spesa fin dal 1986 a servizio della fragilità: persone senza lavoro o che lo hanno perso, immigrati, donne sole o ragazze madri, soggetti con problemi psichiatrici, carcerati. Per questo ha fondato nel 1992 a Salvatonica un’associazione, Accoglienza ODV, che porta incisa già nel nome la propria mission, dal tempo della grande ondata migratoria dall’Albania. Erano sbarcati infatti con oltre 20mila persone nel porto di Bari, con la nave Vlora, undici minori provenienti dall’Albania. «Chiesi al sindaco di Bondeno – racconta don Giorgio – di ospitarne alcuni in una sede a San Biagio. Iniziai quindi a vivere giorno e notte con loro in questa struttura. Poi a Salvatonica organizzai la cucina per loro, e successivamente ho messo a disposizione anche alcune stanze». Uno di questi ragazzi, arrivati trent’anni fa, è Parid Cara, all’epoca quattordicenne: dopo essersi iscritto all’Itis Copernico, iniziò con successo a lavorare e successivamente cercò fortuna anche in politica, candidandosi alle elezioni parlamentari in Albania del 2013. «Da quel momento – prosegue don Giorgio – sempre più persone sono venute a bussare alla mia porta per chiedere aiuto». Già dalla fine degli anni ‘80 il sacerdote organizzava campi per ragazzi da tutta Italia e campi con giovani provenienti da diversi paesi europei.

Un viaggio in sette tappe

Con lui percorriamo nel suo furgone sette tappe di luoghi dell’accoglienza, segnati da storie, ostacoli ma anche di eventi a lieto fine. A Ravalle da poco si è insediato don Christian Vampa, nella chiesa San Filippo e Giacomo riaperta al culto, trasferitosi nella canonica, che darà man forte alle attività di don Giorgio. Sempre a Ravalle, entro fine anno, arriveranno alcune suore del Rwanda per sostenere la pastorale parrocchiale. Tantissima partecipazione a Ravalle poi per un avvenimento che la cittadinanza aspettava da tempo: ha riaperto i battenti la ex casa del popolo di via Martelli, oggi trasformato in circolo Anspi e bar. La riapertura dopo la chiusura covid è stata possibile grazie all’impegno di don Lazzarato e di alcuni residenti che hanno raccolto la volontà espressa dai cittadini di riappropriarsi di un luogo simbolo del forte senso di appartenenza tipico delle frazioni ferraresi. Il nuovo circolo Anspi è dedicato alla memoria di santità di Laura Vincenzi e Carlo Acutis. L’obiettivo è ambizioso ma chiaro: trasformare il bar in un vero centro di aggregazione per Ravalle, un luogo dove promuovere iniziative culturali e sociali come presentazioni di libri, mercatini ed eventi di vario genere. Don Giorgio non nasconde di avere progetti ancora più ampi: l’idea è quella di riaprire anche l’adiacente teatro Venere e gli altri spazi limitrofi al bar, immaginando una vera e propria rinascita dell’intera struttura.

La quarta tappa del nostro tragitto è Porporana, nella chiesa Conversione di S. Paolo, ristrutturata dopo il sisma del 2012, che ospita una struttura d’ispirazione cristiana per tutelare minorenni (dieci i posti disponibili) che non possono né essere rinchiusi in carcere né tornare in famiglia.

E finalmente giungiamo, alla nostra quinta tappa in Salvatonica, nella sede dell’associazione Accoglienza, finanziata col contributo dell’8xmille alla Chiesa cattolica, che ospita una trentina di persone bisognose. Tra i soci ci sono assistenti sociali, avvocati e medici specialisti.

«Ogni ospite in realtà, come membro di questa grande famiglia, si mette a disposizione per aiutare gli altri e spesso si aiutano vicendevolmente come una vera comunità – spiega don Giorgio –. C’è chi gestisce la cucina, turnando fra pranzo e cena, chi distribuisce e organizza la posta, chi accompagna dal medico per le visite; due signore italiane si occupano dell’amministrazione e della segreteria, un’altra delle pulizie. A volte – prosegue il sacerdote – sono loro stessi a venire direttamente da me per chiedermi aiuto, altre volte me li mandano i servizi sociali, non solo di Bondeno ma anche di altri comuni della provincia. Spesso sono stranieri e ci sono, tra gli altri, bulgari, rumeni, afghani, pakistani, africani di diversi Paesi. Molti di loro fanno i rider, altri lavorano in campagna o si arrangiano con altri lavoretti». È molto importante cercare di rendere queste persone in difficoltà il più possibile autonome, in modo che possano rifarsi una vita. Purtroppo, non mancano episodi incresciosi, come l’incendio scoppiato a giugno del 2024 nel dormitorio al primo piano, nel quale erano rimaste ferite due persone e – inseguito – è morta Renata. La donna, di origini ebraiche, era stata salvata nell’immediato da un altro ospite, il detenuto a fine pena Filippo, 28 anni e da Dorel, cinquantottenne rumeno, operatore di Accoglienza, ma alla fine in ospedale non ce l’ha fatta. Un lutto che ha colpito la comunità, un dramma dal quale don Giorgio e i suoi ospiti han cercato fin da subito, pur a fatica, di rialzarsi. «Il piano terra, con la sala da pranzo e la cucina, è stato ripristinato e ora dobbiamo ristrutturare le sei stanze e i due bagni al piano superiore, quello dov’è avvenuto l’incendio, piano che ospitava 9 persone – ci spiega don Lazzarato –. Le persone che alloggiavano in quel piano dell’edificio sono state poi trasferite in altre strutture vicine. Aiuti economici per la ristrutturazione sono arrivati da varie parti d’Italia ma anche da Belgio, Spagna, Germania. La solidarietà ci riempie di orgoglio, fiducia e speranza nell’anno del Giubileo».

Oltre ai corsi di italiano, nella vicina San Biagio, dove c’era la trattoria Dal pret, don Giorgio ha avviato una scuola per pizzaioli pensata per i giovani, sei mesi all’anno, tre in primavera e altrettanti in autunno. Idea che prenderà corpo anche nel circolo ANSPI di Ravalle. San Biagio è la nostra sesta tappa. Qui la canonica accoglie undici afghani, il cui sostentamento è a carico di Migrantes e Caritas diocesana di Ferrara. Settima e ultima tappa: Settepolesini. Qui nella chiesa chiusa post sisma hanno luogo diverse attività per mantenere gli ambienti della canonica: pittura, scuola di ballo, in particolare milonga, con partecipanti che arrivano, per due volte al mese, anche da Mantova, Bologna, Modena. Insomma, in questi luoghi tranquilli e quasi disabitati della campagna ferrarese lungo il Po, dove non si poteva soggiornare, don Giorgio rimettendoli a nuovo ha restituito la vita, sporcandosi le mani innanzitutto come cuoco. E ora spera d’integrare ulteriormente i musulmani se l’amministrazione comunale, sul terreno parrocchiale, darà il via per la costruzione di un cimitero anche per loro.

Un appello

Il nostro viaggio si conclude con una proposta di don Giorgio, un appello allo Stato o alle autorità competenti per sgravare l’affollamento nelle carceri: «dare la possibilità a tanti detenuti o fine pena o agli arresti domiciliari di essere accolti in tante associazioni. No a costruire altre carceri, sì all’accoglienza – dichiara don Giorgio a gran voce –. Qui a Salvatonica, avvolti nel silenzio dei campi, appena interrotto dal migrare degli uccelli o dai mezzi agricoli, vogliamo continuare ad accogliere altri detenuti. Per quello che una persona costa allo Stato, ossia fino a 700 euro al giorno, basterebbe che lo stato contribuisse al mese per un solo giorno di carcere e potremmo coprire la spesa viva di un ospite in comunità, che ricambierebbe con un lavoro utile alla società».

(Uniti nel DonoTesto e foto di Sabina Leonetti)

Piemonte / Si svolgerà a Torino il 22 ottobre l’incontro regionale sul Sovvenire

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Si svolgerà il prossimo 22 ottobre a Torino presso Villa Lascaris l’incontro regionale sul Sovvenire della Regione Piemonte. Saranno presenti gli incaricati e collaboratori diocesani del Sovvenire e i dipendenti, direttori e presidenti degli Istituti diocesani sostentamento clero. Il programma della mattinata prevede una riflessione sulla missione degli Istituti con il presidente e direttore generale dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero, Mons. Luigi Testore e Claudio Malizia.

A seguire, l’economo della CEI, don Claudio Francesconi, guiderà una riflessione sulla presenza degli Istituti nella vita pastorale delle diocesi, mentre il responsabile del Servizio Promozione Sostegno Economico CEI, Massimo Monzio Compagnoni, approfondirà il tema del Sovvenire e del progetto di raccolta “Uniti Possiamo”. Nel pomeriggio, ci saranno gli incontri di settore dedicati al confronto e alla condivisione.

Salva la data! / Il 13 ottobre il terzo appuntamento con Luigino Bruni su L’altro nome dell’economia

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Lunedì 13 ottobre, dalle 20.30 alle 22.00, si svolgerà il terzo e ultimo appuntamento con l’economista dott. Luigino Bruni, docente di economia presso l’Università Lumsa di Roma e Vicepresidente della Fondazione The Economy of Francesco su La fedeltà e il riscatto (Torino, Edizioni Qiqajon, 2023). Un piccolo libro della Bibbia, una storia familiare, un brano della storia di Israele e, prima ancora, una storia di donne: questo è il libro di Rut. Un elogio della pratica della bontà, di una prassi di umanità improntata a rispetto e riconoscimento dell’altro, caratterizzata da attenzione, sensibilità e delicatezza, ma anche da giustizia, obbedienza alle leggi reinterpretate in modo creativo e inedito dalle donne, osservanza dei comandamenti finalizzati alla pienezza della vita. Rut è un testo che contiene molteplici messaggi: etici, sociali, economici e religiosi. L’economia del libro di Rut è quella di chi vede prima di tutto le donne e gli uomini, e in essi la prima ricchezza, considerando i beni una benedizione solo nella relazione. Come sarebbero state le leggi, l’economia, la scienza del management se le avessero scritte le donne, se fossero state le Rut a pensarle e a insegnarle? Certamente diverse, forse molto diverse.

Qui la registrazione del primo incontro (La grammatica del per sempre)  e qui quella del secondo (Il dono del grano sospeso).

Vi invitiamo a partecipare numerosi a questo prezioso momento di approfondimento e condivisione!

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8xmille / La gente di Boncore (LE) ritrova la speranza

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A Boncore, una frazione di Nardò (LE), nel 2021 è stato inaugurato il centro socioeducativo Core a Cuore, grazie anche ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, opera della Caritas diocesana di Nardò Gallipoli. Il direttore della Caritas, don Giuseppe Venneri, ci accompagna a conoscere questa testimonianza di come, insieme, si possa far rinascere la voglia di rimanere a vivere anche lontano dalle grandi città. 

Un territorio incantevole ricco di testimonianze passate e bellezze paesaggistiche: dalle spiagge di sabbia bianca ai centri storici, dalle riserve marine alle zone rurali, dalle tradizioni culturali alla cucina locale. È il versante ionico della penisola salentina, ricco di comuni e frazioni, che si attraversano senza accorgersene, a volte perdendosi, con strade superaffollate per il turismo estivo, e sconfinando dalla provincia di Lecce a quelle di Brindisi e Taranto. Qui a Boncore, una frazione di Nardò (LE), nel 2021 è stato inaugurato il centro socioeducativo Core a Cuore, grazie anche ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, opera della Caritas diocesana di Nardò Gallipoli.

Perché proprio Boncore?
“Perché – ci spiega il direttore Don Giuseppe Venneri, classe 1978 – questa località è tra le frazioni più lontane dalla città, quasi 25 chilometri, e la popolazione residente, circa 300 abitanti, non aveva alcun centro aggregativo, esclusa la parrocchia, che potesse offrire servizi quotidiani per bambini, ragazzi e adulti. Oggi disponiamo di un centro d’ascolto, di uno sportello di assistenza psicologica, di un centro di accompagnamento allo studio e di aggregazione sociale (biblioteca, sala multimediale, sale ludico ricreative), tutti servizi che hanno favorito il consolidamento dei legami nella comunità”.

Ma la popolazione come ha recepito la nascita di questo luogo?
“Dalla prima annualità abbiamo dovuto faticare per guadagnare la fiducia della comunità, disillusa da anni di trascuratezza istituzionale. Se si pensa che fino al 2014 a Boncore erano presenti una scuola elementare e materna, un ufficio postale e una farmacia che oggi non ci sono più, le persone si sono viste abbandonate. Oggi anche usufruire del medico di base è difficoltoso per la distanza dal centro abitato. Invece è nata una collaborazione con l’amministrazione comunale e abbiamo potuto avviare un periodo di ascolto e confronto con le famiglie, che ci ha portato a calibrare le attività del progetto. Il comune di Nardò, poi, ci ha consegnato l’ex scuola elementare, che abbiamo adibito a sede del progetto. Oggi il centro Core a Cuore è inserito nelle strutture convenzionate con l’Ambito Territoriale 3 di Nardò e vi lavorano cinque educatori professionali, un’assistente sociale e una psicologa.

“Il supporto psicologico – aggiunge il coordinatore del centro, Pierluigi Polo – è stato fondamentale negli anni del covid, considerando il tasso di dispersione scolastica e le paure legate all’isolamento da virus. Accogliamo utenti dai 4 ai 18 anni non compiuti, non abbiamo contezza delle centinaia di ragazzi che in cinque anni hanno usufruito del nostro centro. L’evento tanto atteso è la festa finale di fine luglio che conclude un campo di un mese e mezzo. Siamo gli unici a non far pagare il camposcuola, usufruendo anche dei buoni della Regione Puglia, oltre che di un contributo dell’8xmille.”

Andrea Vairo, 50 anni, originario di Asti, si è trasferito in Puglia da Torino, dove lavorava, insieme alla moglie, originaria di Nardò, per crescere qui il loro figlio.

“Sono educatore da sempre – afferma Vairo – e qui ho conosciuto ragazzi splendidi, con tanta voglia di conoscere, raccontare e mettersi in gioco. La realtà di una frazione come Boncore è lontana da ogni forma di aggregazione infantile e giovanile: oratori, cinema, parchi giochi, pub. A parte il mare, splendido, il rischio isolamento, specie d’inverno, è altissimo. Con i nostri ragazzi proiettiamo film e li commentiamo, trattiamo tematiche come il bullismo, offriamo loro sempre nuovi spunti di riflessione. Anche i litigi fra di loro non sono mai dovuti a forme di prevaricazione. Notiamo che hanno difficoltà a riportare correttamente i vissuti e i percorsi scolastici anche in famiglia e noi ci occupiamo di educazione civica, di argomenti ambientali, di raccolta differenziata, di spreco alimentare”.

Veruska, 42 anni, è mamma di 4 figli, di cui 3 frequentano il centro. È la prima ad arrivare alla festa di questa estate, con l’entusiasmo di una ragazzina. “Dopo la separazione da mio marito – confida – ho instaurato con tutti loro un legame fraterno. I miei figli gemelli dopo la bocciatura scolastica hanno recuperato il profitto, anche mia figlia dislessica ha fatto molti progressi. Con loro ho pianto e gioito anche quando pensavo di non farcela, sono stati pazienti ad aspettarmi quando, a causa degli orari di lavoro, arrivavo sempre tardi al centro per portare via i miei figli. Giovanni, 16 anni, oggi ha sviluppato la capacità di fare da solo ed è di aiuto ai più piccoli”.

Giulia Filograna è la giovanissima psicologa del centro, impiegata da gennaio scorso. “Questa mia prima esperienza occupazionale in un centro educativo – precisa – mi costringe a rivedere continuamente i rapporti: è molto stimolante lavorare con loro, trattandosi di ragazzi e rispettive famiglie che vivono situazioni di fragilità. Mi occupo di sostenere il benessere emotivo e relazionale, ma anche di affiancare i giovani con difficoltà di apprendimento, aiutandoli a sviluppare consapevolezza, strategie personalizzate e fiducia nelle proprie risorse. L’obiettivo è quello di creare un percorso integrato, in cui mente, cuore e relazioni possano crescere insieme. Oggi, a distanza di sei mesi, posso affermare che la motivazione è cresciuta notevolmente”.

“È un progetto che mette al centro la persona in tutte le sue dimensioni – conclude don Giuseppe Venneri –, avendo come bussola l’amore per l’uomo, tutto l’uomo, secondo la pedagogia del Vangelo. Il nostro progetto è aperto a quanti vogliano offrire il proprio contributo per la crescita della comunità in senso lato. Abbiamo scelto Boncore perché rappresenta la comunità ideale, la polis nel senso classico del termine, in cui i risultati delle buone prassi possono essere immediatamente riscontrabili e replicabili in altre comunità. Ecco perché faccio appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà perché offrano il proprio contributo al progetto e di conseguenza alla comunità. Nell’ambito del turismo, grazie al già avviato Progetto Opera Seme, stiamo promuovendo il territorio attraverso il turismo lento e il coinvolgimento degli imprenditori: aziende, ristoratori e albergatori che vogliono aderire al codice etico del progetto. Infine, nel prossimo autunno, grazie ad un progetto di Caritas Italiana che coinvolge cinque diocesi avvieremo un ambulatorio sociale in cui presteranno servizio cinque medici volontari per diverse specializzazioni. L’ambulatorio avrà in dotazione un ecografo multidisciplinare di nuova generazione per la prevenzione e la diagnostica. Vogliamo superare l’idea di una carità che si manifesta solo nell’assistenza, passando a quella carità intelligente di cui parlava Papa Francesco, che sia intraprendente e crei opportunità”.

(Uniti nel DonoSabina Leonetti – foto gentilmente concessa da don Giuseppe Venneri)

 

 

 

8xmille / Caritas Italiana ad Haiti per incontrare le donne beneficiarie del progetto “Caminos de Esperanza”

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Una delegazione di Caritas Italiana è tornata ad Haiti, ad Anse-à-Pitres, al confine con la Repubblica Dominicana, per incontrare le donne beneficiarie del progetto binazionale “Caminos de Esperanza”. Un’iniziativa – viene sottolineato in un comunicato – sostenuta dalla Conferenza Episcopale Italiana – con i fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica – e realizzata insieme alla Congregazione scalabriniana, che nasce per accompagnare donne migranti haitiane che vivono nei bateyes dominicani e altre che, da un giorno all’altro, sono state deportate con violenza in un Paese, Haiti, che spesso non conoscevano più, perché cresciute e radicate in terra dominicana.

Il dramma che vivono queste donne – viene evidenziato da Caritas Italiana – è profondo: politiche migratorie restrittive negano loro il diritto alla regolarizzazione, rendendole invisibili, escluse dai servizi sanitari, soffrendo continue violazioni dei propri diritti. Molte di loro vivono da anni – alcune da sempre – nella Repubblica Dominicana, ma sono costrette a nascondersi per paura di essere espulse.

“Ad Haiti”, racconta Clara Zampaglione di Caritas Italiana, “abbiamo ascoltato le storie di donne costrette a ricominciare da zero, senza legami, senza riferimenti, con il solo peso della sopravvivenza sulle spalle”. Con il progetto “Caminos de Esperanza”, Caritas Italiana e le suore scalabriniane garantiscono sostegno concreto: accesso alla documentazione, opportunità di reddito, accompagnamento umano e spirituale. Un aiuto per ritrovare la propria dignità e ricostruirsi una vita.

Caritas Italiana

Fabriano-Matelica / Le comunità raccontano i campanili. Un incontro su 8xmille, arte e comunità

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Prendendo spunto da un importante progetto diocesano promosso a livello nazionale dalla CEI, che ha visto selezionata la Diocesi di Fabriano-Matelica per il recupero di beni ecclesiastici danneggiati dal sisma del 2016, l’incontro del 3 ottobre presso il Museo Diocesano di Fabriano (Provincia di Ancona), tende a spiegare i fondamenti del Sostegno economico alla Chiesa cattolica, esporre i dati quantitativi dei contributi che giungono in diocesi e presentare esempi virtuosi nei quali le comunità racconteranno come è avvenuta la raccolta fondi ed il loro successivo impiego. Con il contributo dell’Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di Culto e la partecipazione dell’Economo diocesano.

Agrigento / Il Sacerdote: “Al servizio della comunità, nella luce di Dio”

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La Parrocchia S. Antonio di Padova di Menfi della Arcidiocesi di Agrigento, sita in Piazza Vittorio Emanuele III, parteciperà alla Manifestazione “INYCON 2025” Racconti di Terra e Mare, nelle serate del 3-4-5 ottobre 2025. I protagonisti saranno i ragazzi della Mistagogia, gruppo Shemà, con uno stand espositivo davanti l’ingresso della parrocchia. I ragazzi, con l’aiuto della referente parrocchiale per il Sovvenire, illustreranno le finalità e modalità della Firma per l’8xmille, il progetto “Uniti Possiamo”, per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica.

In allegato il programma e la locandina.

Uniti nel Dono / Online il nuovo numero di Sovvenire

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L’ultimo numero di Sovvenire, il n. 2 del 2025, era stato chiuso il 20 aprile, poche ore prima che Papa Francesco, improvvisamente, ci lasciasse. Da quel momento ci siamo trovati ad attraversare una vera e propria tempesta di sentimenti, dal dolore fino alla gioia, passando per l’emozione dell’attesa di quella fumata bianca che, come sempre, è riuscita a tenere gli occhi del mondo incollati al comignolo della cappella Sistina, mentre si aspettava di sentir suonare a distesa (in caso di fumata bianca) le campane di San Pietro, per fugare ogni eventuale dubbio cromatico sul fumo. Un comignolo, delle campane. La semplicità di un rituale che, sempre uguale a se stesso, ci ricorda chi siamo, in quali salde e misericordiose mani siamo adagiati, quale preziosissimo tesoro in vasi di creta ci è stato affidato.

Da più di duemila anni l’annuncio del Vangelo non cessa di risuonare con fedeltà grazie alle vite donate dei successori di Pietro e degli apostoli e proprio in questa continuità si manifesta la maternità della Chiesa. Con questo spirito, dopo aver salutato con commozione e gratitudine Papa Francesco, abbiamo accolto il nuovo Pontefice, Leone XIV, che – per la prima volta nella storia della Chiesa – è un religioso agostiniano. Per questo abbiamo voluto caratterizzare questo numero di Sovvenire dando spazio a un confratello di Robert Francis Prevost che ci aiutasse ad approfondire la spiritualità agostiniana, offrendoci qualche chiave di lettura spirituale per comprendere meglio gli insegnamenti di Papa Leone. Padre Gabriele Pedicino, priore provinciale degli agostiniani d’Italia, ci ha delineato in poche sapienti pennellate il carisma agostiniano e ha attinto dai propri ricordi personali per aiutarci meglio a capire di che stoffa è fatta l’umanità del nuovo Successore di Pietro.

E poi siamo andati in Perù, dove Prevost è vissuto per oltre 20 anni, per farci raccontare da don Roberto Seregni (fidei donum di Como dal 2013 a Carabayllo, nella periferia Nord di Lima) la vita in quella terra di missione.

Anche stavolta troverete, poi, da Roma alla Sicilia, da Milano a Sulmona, tanti altri scorci di vita cristiana vissuta nelle nostre comunità ecclesiali, insieme alla terza puntata del dossier dedicato ai verbi del Giubileo, a una bellissima riflessione del card. De Donatis sull’esame di coscienza e a una ricca Infografica che tira le somme di 30 anni del Progetto Policoro della CEI, per l’occupazione giovanile.

Vorrei invitarvi a leggere, infine, con particolare attenzione, le due pagine con le vostre testimonianze: una donatrice, un’incaricata diocesana del Sovvenire e un parroco ci ricordano che domenica 21 settembre abbiamo celebrato la Giornata Nazionale per sensibilizzare le comunità parrocchiali alla necessità delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti. Ormai la Giornata si è trasformata in un trimestre di speciale impegno, da ora fino alla fine dell’anno. Coraggio, dunque: rimbocchiamoci le maniche! Uniti nel dono, reciproco, con i sacerdoti e per loro.

MASSIMO MONZIO COMPAGNONI
Responsabile del Servizio Promozione CEI per il Sostegno Economico alla Chiesa

8xmille / Rondine: l’Unesco riconosce la Cittadella della Pace come modello per la trasformazione dei conflitti

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“Rondine è nata per dimostrare che la pace non è una parola da pronunciare, ma una pratica quotidiana fatta di coraggio, fatica e convivenza. Da ventisette anni, ogni giovane che arriva qui porta con sé un pezzo di conflitto e lo trasforma in un seme di dialogo”.

Con queste parole Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine, ha inaugurato i percorsi formativi della Cittadella della Pace 2025-26.

L’inaugurazione è stata accompagnata da un riconoscimento di valore mondiale: Rondine ha infatti ricevuto il prestigioso riconoscimento dell’Unesco come esperienza educativa innovativa per la trasformazione creativa dei conflitti e la promozione della pace. Un traguardo che si lega anche alla Giornata della virtù civile in Toscana, promossa dall’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, che per il secondo anno ha scelto Rondine come cornice simbolica dell’iniziativa.

Il riconoscimento Unesco ci ricorda che ciò che accade a Rondine non resta chiuso tra queste mura, ma parla al mondo intero. L’educazione è il nostro strumento di pace e dialogo, anche nei luoghi segnati dal conflitto”, ha sottolineato Vaccari.

Per l’occasione è giunto il messaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito il modello Rondine “una risorsa preziosa da proteggere e sostenere”. Dello stesso tenore la lettera del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “La Costituzione italiana ci ricorda che il nostro Paese ripudia la guerra. Non è un’astensione passiva, ma una scelta coraggiosa che nasce dal dolore della storia e diventa un impegno presente”.

Presentata anche la nuova generazione della World House, lo studentato internazionale della Cittadella, che accoglierà per i prossimi due anni 20 giovani provenienti da aree di conflitto in Europa dell’Est, Balcani, Caucaso e America Latina, con il ritorno significativo di studenti da Medio Oriente e Africa. Il progetto è realizzato anche con il contributo della CEI, attraverso i fondi dell’8xmille.

(Sir, 27 settembre 2025)