Author: sEEd_aDm_wP

Corsi Uniti in Rete / “Sovvenire” e “Comunicazione”: la parola agli incaricati e collaboratori

vai all’articolo
Con l’incontro online del 26 novembre scorso si sono conclusi i 3 webinar previsti per quest’anno sulla presentazione dei nuovi corsi sul Sovvenire e la Comunicazione pubblicati su Uniti in Rete.
Per poterli vedere e frequentare il requisito che viene richiesto è quello di essere già accreditati sul Portale Uniti in Rete. Una volta entrati sul Portale basta cliccare sulla tendina in alto alla sezione “Corsi”. Il suggerimento, anche per gli incaricati più veterani, è quello di iniziare dal corso sul Sovvenire, in modo da poter comunque scaricare i materiali utili per organizzare incontri diocesani o parrocchiali. L’auspicio è che tutti arrivino a completare i due corsi!

Questi corsi di formazione sono organizzati in quattro moduli, più la fase di certificazione finale. Per completare ogni corso di formazione ci vogliono meno di due ore. Ciascun modulo include 2 o 3 videolezioni che durano ciascuna tra i 4 e i 10 minuti. Ogni videolezione può essere rivista in qualsiasi momento e ogni progresso è salvato automaticamente alla fine di ogni passo, permettendo di interrompere il percorso e riprenderlo quando si vuole. Per ogni modulo si possono scaricare risorse e materiali di approfondimento. È possibile anche fare un test di autovalutazione: per ogni domanda, verrà segnalato se si è risposto correttamente e sarà comunque riportata la spiegazione della risposta corretta. Non è richiesto un punteggio minimo per procedere e si possono rifare i test, alla fine dei moduli, ogni volta che si desidera. Per completare ogni corso, dopo aver guardato le video lezioni e i materiali di tutti i moduli, sarà possibile “misurarsi” con un test finale. Solo in questo caso sarà necessario rispondere in modo corretto almeno a 7 domande su 10 per poter scaricare l’attestato di completamento del corso.

Consigli utili

  • I corsi si possono iniziare in qualsiasi momento, bastano 5 minuti per accedere e familiarizzare con l’area corsi del portale;
  • affrontare un modulo alla volta (10-15 minuti per modulo);
  • scaricare i file di approfondimento e le risorse aggiuntive del modulo;
  • provare a fare il test di autovalutazione del modulo;
  • poi passare al modulo successivo, fino ai contenuti aggiuntivi di fine corso;
  • una volta che si è completato un corso al 100%, affrontare il test finale e ottenere la certificazione;
  • cercare di portare a termine un corso entro 2-3 settimane… e passare al prossimo!

Molti incaricati e collaboratori hanno già completato entrambi i corsi lasciando i propri commenti. Ne abbiamo scelti alcuni.
Questi sono sul corso relativo al Sovvenire:

Mi è piaciuto molto, un corso ben condotto, facile da capire e che approfondisce tutti i temi trattati. Molto utili anche la documentazione scaricabile. Importanti anche i test da fare alla fine di ogni sezione. Bravo il giornalista che lo conduce, si fa ascoltare e sa creare la giusta attenzione”
“IL corso non è monotono, integrato perfettamente dalle slide e la spiegazione è stata semplice e precisa”
“Ottimo corso molto dettagliato e chiaro. Tutto molto bello”
“Grazie al corso ho potuto approfondire in modo chiaro e semplice la tematica del Sovvenire alle esigenze della nostra Chiesa Cattolica in Italia”
“Utile per una conoscenza personale, in primis, e da divulgare tra i fedeli e la gente”
“Utile e immediato”
“Interessante ed esaustivo”
“L’impostazione è molto buona, chiara ed esaustiva pur nella sua sinteticità. Semplice da seguire”
“Esauriente e comprensibile anche per chi era digiuno della materia (almeno in parte)
“Il corso mi è servito per specificare meglio ed approfondire alcuni concetti. Molto chiare le videolezioni, molto bravo il giornalista che le tiene, molto utili gli approfondimenti e le slide con la trascrizione. Molto bene anche le risorse. Purtroppo, non c’era la possibilità di scaricare le domande con le risposte, forse l’unico limite del corso. Grazie a chi lo ha pensato e realizzato, per me che cono stato appena nominato è stato utilissimo”
“Il corso è ben fatto, affronta i temi più importanti senza disperdersi nei particolari, ottimo!”
“La semplicità al primo posto”
“Il corso è ben fatto, affronta i temi più importanti senza disperdersi nei particolari, ottimo!”

Questi sono altri commenti rilasciati da coloro che hanno completato il corso sulla Comunicazione.

“Corso molto bello, fatto bene, comprensibile (forse perché alcune cose le conoscevo già) ma difficile nei contenuti e nella realizzazione di quanto imparato. Grazie perché è molto utile e prezioso fare corsi che definirei di livello alto, con il giusto grado di approfondimento. Molto brava la docente, chiara quando parla, semplice e comprensibile. Molto bella anche la grafica. Peccato non poter scaricare i test dei moduli e del certificato con domande e risposte”
“Bellissima iniziativa, utile per la formazione e informazione. Il corso sulla Comunicazione è ben strutturato e veloce apprendimento”
“Bellissimo corso, completo e soprattutto chiaro, si fa capire alla grande”
“Corso chiaro, con tanti spunti di riflessione, con molto materiale preciso, con una presentazione chiara ed efficace, che stimola a provare quanto ascoltato”
“Sintetico e ben strutturato; tanti elementi utili da applicare subito e in ogni contesto”
“Spiegazione molto chiara”
“Eccezionale”
“Metodologia efficace di esposizione con test efficaci. Utilissimo”
“Mettere ordine in quanto sappiamo già fare, migliorare le nostre attività di comunicazione con obiettivi chiari e misurabili è utile, importante, e ci aiuta ad ottenere e dare collaborazione. Uniti, insieme per il bene dei sacerdoti (e nostro)”
“Molto interessante e utile anche per altre questioni”
“Molto interessante e formativo. Ricco di contenuti e strategie. Grazie!”

Per chi volesse rivedere il webinar di martedì 26 novembre, la registrazione del video integrale è a questo link: https://bit.ly/26112024-Registrazione-UnitiinRete-3OoA4Nj;
in allegato il pdf della relativa presentazione.

Al via la nuova campagna della Chiesa cattolica: nelle nostre vite, ogni giorno

vai all’articolo
Un viaggio emozionale tra i mille volti della “Chiesa in uscita”, una comunità di fede con le porte aperte a quanti sono in cerca del senso della vita e sempre al fianco dei più fragili. È la nuova campagna istituzionale della Conferenza Episcopale Italiana che racconta una presenza fatta di piccoli gesti, di mani tese, di momenti di conforto che trasformano le difficoltà in speranza. Come una casa accogliente, una famiglia che unisce, una comunità che ascolta, la Chiesa risponde alle domande di chi ha bisogno di sostegno e di un punto di riferimento.

La campagna, dal claim incisivo “Chiesa cattolica italiana. Nelle nostre vite, ogni giorno”, si articola attorno ad alcune domande – quanto è importante per te chi ti sostiene nella fede? Che valore dai a chi aiuta ad imparare un mestiere o porta speranza ai dimenticati? – e ricorda l’impegno quotidiano dei sacerdoti e delle comunità loro affidate, attraverso immagini vive e autentiche di bambini, giovani, famiglie e anziani. L’azione visibile della Chiesa cattolica è un’opera corale per accompagnare la crescita umana e spirituale di ogni persona, senza smettere di offrire sostegno ai più vulnerabili.

“Nell’Italia di oggi, se non ci fosse la Chiesa con la sua rete solidale e il lavoro straordinario svolto da migliaia di volontari, ci sarebbe un vuoto enorme. Con la campagna – spiega il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – vogliamo raccontare il valore tangibile di questa presenza nella vita di tante persone, cattoliche e non”.

Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna della Conferenza episcopale italiana, on air dal 1° dicembre fino a fine gennaio 2025, si snoda tra tv, radio, web, social e stampa. Gli spot, da 15” e da 30”, raccontano una Chiesa vicina ogni giorno attraverso cinque esempi concreti: ascolto, che si traduce nella capacità di accogliere ogni voce, soprattutto quelle inascoltate; fede, che illumina il cammino di chi è alla ricerca di Dio e di significato; lavoro, che diventa impegno per offrire strumenti e opportunità a chi è in cerca di un futuro migliore; speranza ai dimenticati, che si concretizza in una mano tesa a chi si sente escluso o emarginato; ponte tra le generazioni, che valorizza il dialogo tra giovani e anziani come ricchezza e crescita per tutta la comunità.

Non solo tv, ma anche radio, digital e carta stampata, con uscite pianificate su testate cattoliche e generaliste, pensate per stimolare una riflessione profonda sui valori dell’ascolto e della condivisione. Perché “la Chiesa cattolica è casa, è famiglia, è comunità di fede. Per te, con te”.

Per maggiori informazioni:

www.8xmille.it
www.unitineldono.it

Sviluppo dei popoli e 8xmille / L’impegno della Chiesa cattolica per le persone con disabilità

vai all’articolo
“Rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale”. Così Papa Francesco si è rivolto ai ministri partecipanti al G7 su inclusione e disabilità che si è svolto in Umbria dal 14 al 16 ottobre, ribadendo l’importanza di “operare insieme perché sia reso possibile alle persone con disabilità di scegliere il proprio cammino di vita, liberandole dalle catene del pregiudizio”.

Un impegno che la Chiesa cattolica in Italia ha fatto proprio: dal 1991 a oggi, grazie ai fondi dell’8xmille, ha sostenuto 273 progetti in 45 Paesi per quasi 30 milioni di euro per l’inclusione, l’accessibilità, la vita autonoma, la dignità e la valorizzazione delle persone con disabilità che, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono più di 1,3 miliardi, il 16% della popolazione.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ribadisce il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società. Tuttavia, in molti Paesi la loro condizione è ancora vista come una punizione divina e le persone affette da disturbi fisici o psichici sono spesso costrette a nascondersi e a vivere ai margini della società, nascoste dai loro stessi familiari tra le mura domestiche a causa dello stigma sociale di cui sono diventate drammaticamente vittime.

Nelle situazioni di crisi e di emergenza sono ancora più esposte a discriminazioni, allo sfruttamento e alla violenza e devono affrontare numerosi ostacoli per accedere all’assistenza umanitaria. Così la vita quotidiana delle persone con disabilità, se lasciate sole e segregate anche dalle proprie comunità, diventa una lotta per la sopravvivenza.

Grazie all’impegno di molti continuano però a fiorire opportunità di rinascita che ridanno vigore alla speranza.

Come è accaduto a Saw Sai, un ragazzo di Yangon, in Myanmar, che era considerato senza prospettive, perché affetto da paralisi cerebrale emiplegica destra con disabilità intellettiva. I genitori hanno conosciuto il progetto “Comunità inclusive”, avviato nel 2005, che mira allo sviluppo e all’inclusione sociale dei piccoli con disabilità nelle zone rurali e ha già dato sostegno a 150 bambini e alle relative famiglie in 64 villaggi. Saw Sai ha iniziato un percorso e, grazie ai terapisti e all’esercizio quotidiano, è subito migliorato dal punto di vista motorio. Ora segue anche specifici programmi educativi perché è interessato alla matematica e desidera imparare per aiutare i genitori che hanno un piccolo ristorante. Dopo aver frequentato gli incontri di sensibilizzazione, anche la famiglia è sempre più partecipe e coinvolta e ha compreso l’importanza dell’insegnargli a svolgere da solo le attività quotidiane, con calma e con i giusti ritmi.

Proprio il lavoro con le famiglie e con le comunità locali è fondamentale per innescare un cambiamento di mentalità, per far comprendere che garantire servizi adeguati alle persone con differenti abilità non è solo una questione di assistenza, ma di giustizia e di rispetto della loro dignità e delle loro capacità. Ne è consapevole anche la famiglia di Berry, che vive ad Haiti, dove solo il 7% dei bambini disabili partecipa a un percorso scolastico: “la situazione di Berry, che a 2 anni ha iniziato a soffrire di una malattia che lo faceva cadere all’improvviso e non era più in grado di camminare, ci ha portati a conoscere ‘Akg’, un’associazione di comunità di Haiti. Partecipiamo sempre alle riunioni e alla formazione, che servono per aiutare i bambini a vivere meglio all’interno della famiglia e della comunità. Ora Berry frequenta la scuola pubblica di Mare Rouge e avrà la possibilità di trovare la sua strada”.

La stessa possibilità è stata offerta ai 638 beneficiari del progetto “Kanyama for all” in Zambia, anche questo realizzato con il contributo della CEI, che punta a favorire inclusione scolastica in 7 scuole di Kanyama e a sostenere le famiglie dei bambini e delle bambine con disabilità attraverso corsi di alfabetizzazione e di lingua dei segni per i genitori, e percorsi di empowerment economico per l’attivazione di attività generatrici di reddito. “In quest’ottica – racconta Andrew, istruttore di judo allo Shalom Centre – sono importanti anche le attività sportive, perché danno la possibilità agli studenti di conoscersi meglio, lavorare insieme, fare squadra ed eliminare le barriere. In particolare, il judo non è soltanto uno sport, è piuttosto prendersi cura gli uni degli altri, aiuta ad aprirsi alle relazioni, a trovare delle passioni e dei punti in comune”.

Piccoli semi e testimonianze che ci spingono ad andare avanti, nella certezza che – come ricorda Papa Francesco – “ogni persona è un dono prezioso per la società” e che una “cultura dell’incontro va sviluppata, specialmente con coloro che una falsa cultura del benessere tende a scartare”.

8xmille / Madagascar: scolarizzazione, inclusione, accoglienza…grazie alle firme per la Chiesa cattolica

vai all’articolo
Un viaggio impegnativo lungo un Paese tenuto in vita dalla creatività silenziosa di un popolo in grado di portare il peso di tante sofferenze. Il Madagascar è sicuramente una realtà complessa e spesso sconvolgente, dove situazioni individuali e sociali s’intrecciano a vissuti che affascinano e sorprendono allo stesso tempo. Qui il vero cancro è la corruzione a tutti i livelli. La povertà è il nemico da combattere, l’emergenza è da contrastare con ogni mezzo e con ampia progettualità perché il popolo malgascio possa trovare un modo per uscire da una spirale negativa ed essere in grado di guardare con speranza al futuro.

Scolarizzazione, inclusione, accoglienza e accesso alle cure sono state le parole più ricorrenti nel far visita alle tante opere realizzate in questo Paese grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica.

È difficile credere che in un Paese ricco di risorse minerarie e paradiso della biodiversità (il 90% delle sue flora e fauna non si trova altrove), l’80% della popolazione viva con meno di un dollaro al giorno. Eppure, in Madagascar petrolio, oro, diamanti e miseria convivono perfettamente. È un Paese minato da una forte instabilità politica. Attualmente si vive una fase complessa e i diritti minimi, come istruzione e accesso alle cure mediche, non sono garantiti. Il più delle volte è la Chiesa cattolica l’unica istituzione a prendersi cura degli ultimi, soprattutto nella più remota brousse, la boscaglia malgascia.

Moltissime sono le scuole primarie e secondarie realizzate attraverso i fondi dell’8xmille. La qualità dell’istruzione cattolica è nota in tutto il Madagascar. Qui il tasso di analfabetismo tocca comunque l’80% e il bisogno di formazione si estende al corpo docenti, agli animatori di comunità, ai catechisti nei villaggi.

Tra le priorità del Paese, il futuro delle nuove generazioni: in tanti già a 12 anni sono costretti a lasciare la propria terra. Proprio per questo a Farafangana, nel sud del Madagascar, è nata l’Università “A.L.B.A: Athénée Lucien Botovasoa Atsinanana”, finanziata dalla Conferenza Episcopale Italiana, attraverso la diocesi di Reggio Emilia e l’“UniMoRe – Università di Modena e Reggio Emilia”.

Ho fatto visita insieme ai missionari fidei donum all’Istituto. Sorge nell’ex-seminario, ristrutturato e riqualificato completamente, con l’obiettivo di diventare un vero e proprio polo di formazione superiore, dove sarà possibile accogliere presto studenti del sud est dell’isola. Qui verranno attivati i corsi universitari di Economia, Agraria e Scienze dell’educazione. Farafangana è stata la prima meta del viaggio. Subito dopo una tappa a Morondava e verso fine mese a Moramanga.

Davvero tre città e tre tappe in cui ho toccato con mano quando una semplice firma 8xmille alla Chiesa cattolica possa trasformarsi in migliaia di gesti d’amore! Scuole, Università, dispensari, case d’accoglienza, centri d’ascolto, progetti di inserimento lavoro, progetti agro-alimentari. Ho visitato davvero tantissimi villaggi dove sono state realizzate delle scuole in cui gli studenti sono affidati alle cure di tanti religiosi e religiose, affinché siano al sicuro dal reclutamento nelle bande criminali o dallo sfruttamento nella prostituzione dilagante.

Quanto alla tutela della salute, nel Paese solo il 15% degli abitanti ha accesso a cure mediche di base, a pagamento. Molte famiglie restano senza terapie, per povertà o perché lontani da un ospedale. Così la presenza di ambulatori cattolici significa speranza. Penso al dispensario di Marovoay. Grazie all’8xmille alla Chiesa cattolica hanno acquistato i pannelli solari per garantire elettricità alla struttura, punto di riferimento per una zona vastissima del Paese anche perché fornisce latte per i bambini malnutriti (non dimentichiamoci che l’isola è al sesto posto nel mondo per malnutrizione infantile). Attraverso questi dispensari la Chiesa cattolica non salva solo vite umane, ma cerca di essere vicina alla gente, con grande umiltà.

Spesso le opere finanziate con i fondi dell’8xmille sono l’unico baluardo a cui la gente può rivolgersi quando ne ha bisogno. Motivo in più per firmare e far firmare!

Don Enrico Garbuio

Uniti nel Dono / A Cisliano (MI), un covo della mafia restituito al bene comune

vai all’articolo
“Da questa esperienza ho imparato che il mondo bisogna guardarlo dalla prospettiva delle vittime”. Don Massimo Mapelli, 52 anni, lecchese di Merate, parla così (nell’articolo a firma di Roberto Brambilla su unitineldono.it) di uno degli insegnamenti che ha appreso durante il suo impegno alla Libera Masseria di Cisliano, paese a sud-ovest di Milano, sorta su un bene confiscato alla ‘ndrangheta.

Una nuova vita, quella del complesso di 10mila metri quadrati sequestrato alla famiglia Valle a seguito dell’operazione “Crimine Infinito”, cominciata quasi dieci anni fa.

“Tutto è iniziato nel 2015 per volontà della società civile – ricorda don Massimo, insignito nel 2024 del titolo di Cavaliere della Repubblica – c’era questo bene abbandonato e noi ci siamo entrati senza aspettare le istituzioni, che poi ci hanno sostenuto, perché era un peccato che venisse rovinato e che non fosse utilizzato. Abbiamo ottenuto prima l’assegnazione provvisoria nel 2015 e poi quella definitiva nel 2021”.

Un luogo in cui si decidevano le strategie criminali del clan e dove si compivano violenze che si è trasformato grazie al lavoro della Caritas, dell’associazione Libera, della onlus Una Casa Anche Per Te e dei volontari, in un bene a disposizione dell’intera comunità. “All’interno della Libera Masseria – spiega don Mapelli, responsabile della Caritas ambrosiana nella zona pastorale VI – ospitiamo in collaborazione con i servizi sociali alcune persone, famiglie o singoli in condizioni di necessità, siamo sede di eventi sul tema delle mafie e della legalità, organizziamo campi di lavoro, oltre ad accogliere scuole, gruppi, oratori che vogliono conoscere la storia di questa struttura e che vogliono lavorare su alcune tematiche”. Una struttura, la Libera Masseria, dove si accoglie e si educa, soprattutto i giovani.

Leggi tutto l’articolo su unitineldono.it

Bologna / La diretta del convegno sul sostentamento dei sacerdoti

vai all’articolo
Al centro del dibattito il tema «Le risorse economiche della Chiesa tra fake news e trasparenza».

Venerdì 22 novembre nell’Auditorium Santa Clelia della Curia (via Altabella, 6) si è svolto un convegno di formazione dal titolo: «Le risorse economiche della Chiesa tra fake news e trasparenza. Il sostentamento ai sacerdoti portatori di speranza». L’Arcivescovo Cardinale Matteo Maria Zuppi ha dialogato con la giornalista Lucia Voltan  e ha risposto ad alcune domande inviate dal giornalista Giancarlo Mazzuca sulla Chiesa e la trasparenza nella comunicazione. Ha introdotto il convegno la relazione di Giacomo Varone, responsabile del servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.

«Le Offerte – ha detto l’Arcivescovo – per il sostentamento del #clero e l’#8xmille sono decisivi per la #Chiesa perché anche da essi deriva la sua libertà ed indipendenza, che viene affidata alla scelta volontaria di coloro che decidono di sostenerla. La Chiesa deve proseguire sulla strada della trasparenza circa l’utilizzo dei fondi, vivendo la #carità che ci insegna il #Vangelo e annunciando ciò che facciamo, ma evitando di realizzare iniziative solo per poterle comunicare». Segue il servizio andato in onda su 12Porte.

Sono intervenuti anche Gianluca Galletti, presidente nazionale Ucid, Alessandro Rondoni, direttore Ufficio comunicazioni sociali della Chiesa di Bologna che parlerà de «L’importanza dell’informazione per comunicare il bene»; Francesco Zanotti, presidente Ucsi Er su «Il ruolo delle testate locali nella cronaca delle comunità cristiane e delle risorse economiche»; Luca Tentori, giornalista dell’Ufficio comunicazioni sociali della Chiesa di Bologna su «Il racconto della Chiesa: giornalismo e narrazione del bene fatto dai sacerdoti».

Il convegno è stato promosso dal Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, l’Ufficio diocesano comunicazioni sociali, l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (Ucid) e l’Istituto diocesano sostentamento clero della Chiesa di Bologna (Idsc), con il patrocinio e il riconoscimento con crediti formativi da parte dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna.

Il seminario ha inteso sensibilizzare l’opinione pubblica e i giornalisti sul contributo della Chiesa, anche nel silenzio della società attuale, a sostegno degli ultimi, delle famiglie, dei singoli, delle persone in difficoltà e di chiunque abbia bisogno di una parola o di un gesto di speranza. Troppo spesso sui media hanno rilievo, riferite alla Chiesa e ai sacerdoti, solo notizie di scandali, giustamente da deplorare, ma spesso non trova spazio il racconto del bene da loro promosso e che risulta essere tra i pochi segni di luce e di speranza da cogliere.

Radio Kalaritana / “Sovvenire in radio”, nella IX puntata, “racconta” la parrocchia di Nostra Signora delle Grazie a Decimoputzu

vai all’articolo
Cambiano i protagonisti e le testimonianze ma non l’obiettivo principale del programma “Sovvenire in radio”. Infatti, anche in questa IX puntata i conduttori, Maria Chiara Cugusi e don Alessandro Simula, auspicano di far comprendere agli ascoltatori quanto sia importante sostenere i nostri sacerdoti grazie alle Offerte per il loro sostentamento, perché sostenerli significa, alla fine, sostenere le opere concrete che essi portano avanti nei territori, con ricadute significative per tutta la comunità.

Ospiti di questo appuntamento sono don Gianmarco Casti, parroco della parrocchia Nostra Signora delle Grazie a Decimoputzu dal 2012, Teresa Piras, della fraternità francescana e collaboratrice della Caritas parrocchiale, e Harouna Konate, mediatore culturale impegnato nella cooperativa Casa di Nazareth (struttura di accoglienza per richiedenti asilo).

Le attività portate avanti dalla parrocchia a beneficio di tutti sono veramente moltissime, e don Casti insieme ai suoi collaboratori ce le raccontano in questo podcast.

Ascolta la puntata:

8xmille / A Castelcies, provincia di Treviso, restaurato l’oratorio di san Martino di Tours

vai all’articolo
Riconsegnato alla comunità parrocchiale di Cavaso l’oratorio di san Martino di Tours, in località Castelcies. – L’11 novembre scorso, in occasione della festa del santo titolare, si è svolta la cerimonia di inaugurazione dopo un lungo e accurato consolidamento e restauro. La giornata è stata un omaggio alla devozione e alla storia, profondamente radicata nella vita comunitaria del territorio.

Da oltre sette secoli, la chiesetta di San Martino, posta sul colle accanto alle vestigia del castello di Cies, è stata un punto di riferimento spirituale per la comunità di Castelcies e oltre. Un luogo considerato dai fedeli come la “prima chiesa parrocchiale di Cavaso”, e di cui si ha traccia già attorno all’anno Mille, quando il castello e il borgo, con il piccolo cimitero annesso, erano testimoni della vita medievale.

La storia della chiesetta racconta di distruzioni e crolli causati da guerre e eventi naturali. Nel 1554, durante una visita pastorale, il vescovo di Treviso la dichiarò irrecuperabile per l’avanzato stato di rovina. Tuttavia, la tenacia della comunità permise non solo di ricostruirla, ma anche di ampliarla. Nel 1568, l’interno fu abbellito da un ciclo di affreschi di Marco da Mel, che ancora oggi ne impreziosisce le pareti.

Nel corso dei secoli, vari restauri si sono susseguiti per contrastare le ingiurie del tempo. L’ultimo intervento, resosi necessario a causa di lesioni strutturali nell’abside e nelle murature perimetrali, è iniziato nel giugno 2023 grazie ai fondi del Pnrr e all’8xmille messo a disposizione dalla Diocesi di Treviso. I lavori, conclusi nel novembre 2024, hanno portato a risultati ammirabili, restituendo alla comunità un edificio solido e restaurato in modo esemplare.

La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione del parroco di Cavaso-Possagno, don Pierangelo Salviato, che ha raccontato l’iter per ottenere autorizzazioni e finanziamenti. L’architetto Piergiorgio Ditadi ha, poi, illustrato le sfide tecniche dell’intervento, mentre don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio per l’Arte sacra e i Beni culturali della diocesi, ha ricordato l’importanza di una comunità attiva e partecipe per la conservazione dei beni storici, segni di fede e arte. Il presidente del Comitato San Martino, Floriano Sartor, ha omaggiato in versi la storia della chiesetta e l’impegno dei volontari che, anno dopo anno, hanno sostenuto le attività della parrocchia anche attraverso le sagre.

Dopo il tradizionale taglio del nastro, si è svolta la messa presieduta da don Paolo Barbisan e concelebrata da padre Giuseppe Francescon, dei Padri Cavanis, e padre Gianluigi Andolfo, canossiano.

Durante l’omelia, don Barbisan ha sottolineato l’importanza della solidarietà e del volontariato, ispirandosi alla figura di san Martino, simbolo di generosità, e al messaggio evangelico dell’amore fattivo.

L’oratorio ora risplende di nuova bellezza, a testimonianza di una tradizione, che continua a vivere grazie alla devozione e all’impegno della comunità.

(Fonte: lavitadelpopolo.it)

“Sovvenire in radio” / Su Radio Kalaritana nell’VIII puntata il ricordo di mons. Virgilio Angioni

vai all’articolo
Anche con questa nuova puntata del programma “Sovvenire in radio”, i conduttori Maria Chiara Cugusi e don Alessandro Simula, continuano a raccontare le figure dei sacerdoti che hanno segnato la vita della Diocesi.

L’obiettivo è quello di far capire quanto sia importante sostenere i nostri sacerdoti grazie alle offerte per i sacerdoti (secondo filone del Sovvenire, insieme all’8xmille), perché sostenere loro significa sostenere le opere concrete che essi portano avanti nei territori, con ricadute significative per le nostre comunità.

L’VIII puntata del 17 novembre è stata dedicata al ricordo di mons. Virgilio Angioni, fondatore, tra le altre opere, della Congregazione delle Suore del Buon Pastore, proclamato dalla Chiesa cattolica VENERABILE nel 2004 (nel 1991 iniziata causa di beatificazione). Fu molto attivo in campo sociale ed educativo: avviò una scuola serale per contrastare l’analfabetismo, animò diversi circoli per giovani e lavoratori per formarne il senso critico e indirizzarli all’azione sociale.

Il disagio sociale portato dalla guerra, lo spinse a impegnarsi in prima linea accanto ai più fragili, con la creazione dell’opera «Buon pastore» sorta per sua iniziativa nel 1923 a Cagliari, un’opera di carità ed educazione rivolta all’infanzia abbandonata – in particolare alle bambine di strada – alla quale il sacerdote si dedicò totalmente, opera che poi porterà alla creazione della Congregazione delle suore Figlie di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore.

A ricordare e raccontare questa figura è stata chiamata in studio suor Maria Teresina Carta, superiora generale della Congregazione Suore del Buon Pastore e suor Maria Luisa Cau della Congregazione delle Suore del Buon Pastore.

Ascolta la puntata:

Su Toscana Oggi il resoconto dell’incontro regionale della Toscana

vai all’articolo
Si è svolto dal 3 al 4 ottobre a Pisa, presso la Casa per Ferie Regina Mundi, l’incontro regionale della Toscana.

Come per tutti gli altri incontri regionali, anche questo evento ha avuto come obiettivo il coinvolgimento di incaricati diocesani, presidenti Istituti diocesani sostentamento clero ed economi per informarli sull’andamento del sostegno economico alla Chiesa e anche per favorire un importante momento di incontro, ascolto e confronto tra le strutture della CEI e il Territorio.

Una proficua occasione di riflessione e di scambio di esperienze sulle attività svolte nelle Diocesi e uno spazio di confronto su temi di interesse comune, come la raccolta delle Offerte deducibili e delle firme 8xmille.

In allegato 2 articoli pubblicati sull’evento da Toscana Oggi con l’intervista all’incaricato diocesano di Fiesole, don Luca Meacci, e un resoconto dell’incontro a cura di Francesco Fisoni.

Inoltre pubblichiamo in allegato anche la pagina a cura del Servizio Sovvenire della diocesi di Fiesole e dell’Istituto diocesano sostentamento clero su Uniti Possiamo.